LA MAPPA CON GLI "ITINERARI NELLA MEMORIA"
Questa carta del territorio, è stata ufficialmente
presentata il 27 gennaio 2008 e vi sono riportati sette luoghi, con una
breve descrizione dei fatti accaduti:
a
- il cippo posto in località
Saracino a Rosignano Marittimo (Foto 4) in memoria della strage del 2
luglio 1944, dove persero la vita Angiolo Ricciarelli, Adele
Turini, Ulisse Ricciarelli, Francesca Bettini, Emo Ricciarelli,
lole Ricciarelli, Ermando Luppichini e Maria Pasqua Geppini;
b
- la
targa che si trova in Vicolo della Fonte, sempre a Rosignano
Marittimo, (Foto 5) in ricordo dei due partigiani Lio Picchianti, ucciso
il 5 luglio 1944 con un colpo alla schiena, e Goriano Gorini,
prelevato dai nazisti su segnalazione di spie, barbaramente
torturato e poi ucciso la mattina del 25 giugno 1944 a
Collemezzano;
c
- la Cappella della Memoria, (Foto 6) che si trova all’interno
del cimitero del capoluogo, dove si trova il Registro della Pace
e l’elenco nominativo di tutti i caduti civili e militari della
Prima Guerra Mondiale, della Seconda Guerra Mondiale, della
Guerra d’Africa e della Guerra di Spagna (vedi);
d
- il cippo in località Acquabona, ancora a Rosignano Marittimo,
(Foto 7)
in memoria dell’eccidio della famiglia Nocchi, avvenuto il 5
luglio allorché furono barbaramente fucilati Napoli, Galliano,
Luigi e Valtero Nocchi;
e
- la targa apposta presso la stazione di
Vada, (Foto 8) in ricordo dei bambini ebrei, ormai avviati alla deportazione, che nell’aprile 1944 grazie ad un bombardamento del treno
su cui erano stati caricati, riuscirono a fuggire scampando così
allo sterminio con l’aiuto del parroco Don Antonio Vellutini e
delle famiglie di Vada (vedi);
f
- il cippo di Piazza Garibaldi a Vada
(Foto 9) in
ricordo dell’eccidio del 20 giugno, in cui persero la vita
Ruggero Lupichini, Delfo Rofi, Elio Vanni e Ivo Vanni, mentre
grazie all’intervento del parroco Don Vellutini fu evitata una
strage ben più ampia (vedi);
g
- il cippo sulla spiaggia del Lillatro a
Rosignano Solvay (Foto 10) in memoria del giovane antifascista livornese
Oberdan Chiesa, che fu giustiziato all’alba del 29 gennaio 1944
(vedi).
A corredo della mappa anche un messaggio del Sindaco Nenci. “La memoria è una funzione della psiche volta ad
assimilare informazioni attraverso un percorso di ricostruzione
e concatenamento di tracce, secondo un processo che risulta in
genere assai più efficace rispetto al semplice immagazzinamento
di dati. Per questa ragione, in occasione del Giorno della
Memoria e nella commemorazione del giovane antifascista Oberdan
Chiesa, abbiamo voluto proporre ai cittadini di Rosignano e
soprattutto agli studenti, i futuri portatori della memoria
storica del nostro territorio, un vero e proprio “percorso
geografico”, una mappa dei luoghi in cui si sono svolti fatti di
sangue che hanno segnato Rosignano, poco prima della sua
Liberazione, con l’auspicio che attraverso questa sorta di
pellegrinaggio tra i segni che evocano un passato di
ingiustizia, violenza e sofferenza, i giovani possano
costruirsi una solida memoria storica ed un altrettanto solido
bagaglio di valori di libertà, democrazia e rispetto”.
(Da Rosignano oggi 1/2008)
Successivamente il
Percorso Memoria è stato a cura dell'AMPI e dell'Amministrazione
Comunale, completato celebrando i morti legati al cannoneggiamento delle
navi Valverde e del Foscari da parte dei tedeschi il 9 settembre
1943 davanti a Castiglioncello (vedi)
e ricordando con un cippo sul lungomare dei Pungenti, il bombardamento del 15 giugno 1944 che causò 35 morti e la
distruzione di scuole, ville ed edifici pubblici fra Castiglioncello e Rosignano Solvay
(Foto 11)(vedi).
h -
Dal 2016 pannelli in ricordo
dell'operazione Herring sullo stradone Belvedere a Vada (vedi)
(Foto 6) - La Cappella della Memoria, all’interno della parte
storica del cimitero di Rosignano M.mo. dove si trova il
Registro della Pace e l’elenco nominativo di tutti i caduti
civili e militari della Prima Guerra Mondiale, della Seconda
Guerra Mondiale, della Guerra d’Africa e della Guerra di Spagna.
(Foto 2) - La guerra di redenzione del 1915-1918 mieté molte
vittime di compaesani; in tutto il Comune i morti sul campo di
battaglia, in prigionia, negli Ospedali, o successivamente per
malattie contratte alla guerra, furono N. 182; per la sola
frazione del Capoluogo, N. 65.
(Monografia storica del
comune di Rosignano Marittimo
di P. Nencini 1925 scaricabile dal sito)
(Foto 7) -
Sulla lapide:
«Il
5 luglio 1944 in questi luoghi le truppe tedesche in ritirata
compirono un vile massacro, fucilando sette innocenti, dopo
averli strappati alle loro famiglie»:
Nocchi Napoleone (1881 anni 60 zio di Galliano),
Nocchi Galliano (1903, cugino di Napoli anni 41),
Nocchi Luigi (1919, figlio di Napoleone
anni 25),
Nocchi Valtero (1927, figlio di Galliano anni 17).
Caccialupo Arago.
Gisberto, (ignoto sfollato da Livorno).
Tempestini Antonio
«L’Amministrazione Comunale di Rosignano Marittimo ha apposto
questa lapide in memoria del sacrificio della famiglia Nocchi e
di tutti coloro, donne e uomini, grazie ai quali fu possibile
riconquistare le libertà negate dal Fascismo»
Questa la frase incisa sul cippo, che il 5 luglio 2006, alla
presenza di autorità, familiari e conoscenti, è stato scoperto
dal sindaco Alessandro Nenci, in memoria dei quattro membri
della famiglia Nocchi barbaramente uccisi, proprio la mattina
del 5 luglio, dalle truppe tedesche in ritirata. I 62 anni
trascorsi dall’eccidio non hanno cancellato il dolore dei
parenti e la commozione in tutti coloro che hanno presenziato
alla cerimonia, semplice ma molto intensa.
«Il nostro territorio - ha detto Nenci - ha pagato un tributo di
sangue altissimo durante tutta la guerra ed in particolare al
momento della ritirata delle truppe tedesche. L’eccidio della
famiglia Nocchi, che oggi ricordiamo, va ad aggiungersi a
numerosi altri episodi di violenza registrati sul territorio
rosignanese. A loro abbiamo voluto tributare questo omaggio, nel
giorno dell’anniversario, ponendo a testimonianza del tragico
evento un cippo che, da oggi in poi, tutti possano vedere. In
una sorta di mappa visiva, fatta di cippi ed immagini, che ci
permettano di segnare il nostro territorio, in memoria di coloro
che persero la vita e come monito per le generazioni future».
Tanta la commozione, specie al momento in cui, con la tromba, è
stato suonato “Il silenzio”. «Ringrazio l’Amministrazione
comunale - ha detto Pierluigi Nocchi, testimone, , della
tragedia ad appena 4 anni di età - a nome di tutti i familiari
delle quattro vittime, tra cui anche mio padre e mio fratello.
Fino ad oggi il nostro è stato un dolore privato. Con questo
cippo, così ben visibile, è arrivato il momento, dopo 62 anni,
di trasformare il dolore in monito. Non posso dimenticare - ha
concluso - che questa tragedia ha segnato la vita di tutti i
miei familiari e la mia stessa infanzia, trascorsa per lo più al
cimitero, presso le tombe di mio padre e mio fratello». Tanta
commozione negli occhi di tutti i presenti, ed in particolar
modo dei familiari. Tra loro c’è stata anche chi, seppur
bambina, rammenta bene e con sgomento quei giorni. Ricordiamo
che il 4 luglio 1944, vista l’avanzata degli americani, i membri
della famiglia Nocchi, allora residenti a Rosignano Marittimo,
decisero di sfuggire ai tedeschi risalendo verso nord,
dirigendosi cioè verso le cave in zona Acquabona di proprietà
Solvay; ma all’altezza dell’attuale terrazza panoramica di via
Gramsci, una truppa tedesco sparò sulla famiglia in fuga, il
giovane Valtero si impaurì e perciò i capofamiglia scelsero come
rifugio un casolare lungo la strada allora di proprietà del
signor Vestrini. Erano in tutto 10 persone, tra le quali due
bambine di nove e tre mesi, due bambini (tra i quali lo stesso
Pierluigi di soli quattro anni), due donne e quattro uomini:
Luigi di 25 anni tenente pilota, Napoli 63 anni controllore di
tram, Valtero 27 anni e Galliano 41, entrambi dipendenti Solvay.
La sera del 4 luglio fece irruzione nel casolare una squadra di
SS naziste che portò via gran parte del cibo che la famiglia
aveva con sé; il pericolo sembrò scampato fino al mattino
seguente quando, un’altra squadra tedesca irruppe nel casolare
con i fucili puntati, sorprendendo e terrorizzando la famiglia e
portando via i quattro uomini inermi con il pretesto di fare un
lavoro con loro. Gli altri rimangono nel rifugio fino al giorno
dopo, quando vengono a sapere che i loro congiunti erano stati
trucidati subito dopo il prelevamento. I corpi vengono rinvenuti
lungo la strada dell'Acquabona a circa 200 m. dal rifugio. I
miseri resti furono bruciati e le ceneri consegnate alle
famiglie. RC
(Da:"Il Tirreno del 6-7-2006)
(Foto 4)
2 luglio 1944 - Eccidio al podere Saracino II°
Sangue innocente, versato per chissà quali misteriose e
incomprensibili ragioni. Nel podere immerso nella campagna
vivono in dodici, il capoccia:
1 - Angelo Ricciarelli di 79 anni,
2 - la moglie Zelinda Turini di 77 anni,
3 - la figlia Iole di 53 anni
4 - con il marito Ermando Luppichini di 55 anni,
5 - il figlio Ulisse di 47 anni
6 - con la moglie Francesca Bettini di 46 anni e i
7 - figli Inigo di 16
8 - e Maido e 9 anni,
9 - il figlio Emo di 32 anni
10 - con la moglie Livia Bandini di anni 29 e
11 - il figlio Giancarlo di 7 anni e
12 - Maria Geppini cognata del capoccia.
Alle 17,30 di quel 2 luglio si presentarono al podere tre
militari della sedicesima divisione SS arrivata a Rosignano
nella mattinata. Altri erano appostati in pineta ed oltre la
strada. Durante una tregua dei cannoni, Emo, lasciando il
ricovero provvisorio vicino a casa, si reca a governare il
bestiame. Lo segue il nipote Inigo, ma appena allo scoperto vede
i tedeschi e torna ad avvertire gli altri. Anche la moglie di
Emo vede e corre in casa seguita dagli altri familiari ancora
all'esterno. In casa discutono fra tutti il da farsi poi gli
uomini decidono di uscire per tirar fuori una "macina" dal
campo, le donne restano all'interno. Poco dopo raffiche di mitra
e le grida dei congiunti. Angiolo il più anziano che era rimasto
con le donne, corre fuori e viene mitragliato. Un tedesco si
affaccia alla porta e urlando butta fuori Zelinda, Iole, Maria e
Francesca che appena fuori vengono uccise come gli atri a colpi
di mitra. I tedeschi radunano gli otto corpi in un capanno
attrezzi vicino e puliscono la scena. Quattro soli i superstiti,
dagli occhi sbarrati per il terrore, sono la ventinovenne Livia
Bandini, con il figlio Giancarlo di 7 e i nipoti Inigo di 16 e
Maido di 9. Una donna e tre bimbi, senza più alcun
congiunto. I militari dicono che sarebbero tornati a pranzo con
il loro tenente. Livia terrorizzata prende i bambini e si
rifugia dai coloni vicini, alla Bucaccia e più tardi con l'aiuto
di Osvaldo Nocchi raggiunge la casa paterna vicino al cimitero.
Del gesto disumano e sconvolgente resta, l'indicibile sapore
della morte. Nel novembre 2001 il Comune ha posto questo cippo a
ricordo delle "vittime innocenti della follia della guerra".
(Foto 5) -
Nell’ambito del “progetto memoria”, in occasione del
sessantaduesimo anniversario della liberazione del capoluogo,
l’Amministrazione comunale di Rosignano, ha scoperto una targa, in
vicolo della Fonte a Rosignano Marittimo, in ricordo
dell’uccisione per mano delle truppe tedesche di due cittadini di
Rosignano, Goriano Gorini e Lio Picchianti, avvenuta nel 1944. Lio
Picchianti trentatreenne, fu ucciso con un colpo di fucile alle
spalle. Goriano Gorini ventunenne, fu prelevato su segnalazione
di spie, dai tedeschi a
Rosignano M.mo, torturato per tutta la notte e fucilato il 25
luglio a Collemezzano.
Anche la toponomastica stradale può essere uno strumento del
ricordo. Le strade e le piazze dedicate a personaggi locali
hanno la potenzialità perpetua di evocarne il valore,
soprattutto nelle giovani generazioni. A Rosignano Marittimo
troviamo il vicolo del Picchianti, nel centro storico di
Rosignano, proprio all’entrata del paese, a ricordo di Lio Lido
Picchianti, colpito a tradimento da colpo d’arma da fuoco
tedesca. |