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ROLANDO
FILIDEI
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Maternità
(...continua)
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13.
Presepio, 1972
bronzo. 40 x 35 x 10 cm. ca.
Proprietà della famiglia.
Il Presepio in bronzo singolarmente riproduce quasi l'asperità
del legno lavorato di sgorbia e perciò, oltre che per
l'iconografia, si ricollega all'opera precedente. Questa scultura
è già stata esposta a S. Miniato al Tedesco in occasione della
Mostra del Presepio svoltasi durante le feste natalizie 1993/1994.
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14.
Strage degli innocenti, 1970 post pietra arenaria 35 x 23 x
16 cm. Proprietà della famiglia.
La madre addoloratissima e tutta ripiegata su sé stessa si copre
il viso con una mano mentre con l'altra regge il corpo inerte del
figlio. Appoggiato sulla spalla destra della donna un altro
bambino rivolge il viso verso il basso, espressione dell'innocenza
ferita.
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Crocifissioni
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15.
Crocifissione, anni '30
legno di tiglio 50 x 23 cm. Proprietà della famiglia.
L'opera risale all'epoca degli studi all'Istituto Statale d'Arte
di Porta Romana (vedi anche nn. 1, 2 e 9). La composizione è
ancora priva di quella drammaticità che sarà tipica delle opere
successive; è molto pacata nella sua espressione e tradizionale
nella espressione frontale del Crocifisso con ai lati un S.
Giovanni orante (con una strana mantellina) e la Madonna e la
Maddalena velate che si abbracciano dolenti.
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16.
Crocifisso, 1970
ante legno di faggio, patina a terra verde h. 148 cm. Proprietà
della famiglia
Filidei dedicò nella sua vita uno studio particolare alla figura
del Crocifisso, cioè del figlio di Dio che si era fatto uomo e
come tale aveva sofferto. Quindi lo scultore accentuò questo
aspetto nei suoi Crocifissi che spesso sono doloranti, contorti,
estremamente drammatici. Abbandonò l'immagine più serenamente
divina che permeava le composizioni tradizionali e anche i suoi
primi lavori. Questa sua scelta di umanizzare fino alle estreme
conseguenze lo spasimo del Corpo Crocifisso portò non poche
polemiche, sopratutto nel caso di opere da collocare in luoghi di
culto. Inoltre Filidei concepiva sempre i suoi Crocifissi senza la
Croce e anche questo sollevò non poche obiezioni. Tipico è
l'esempio del grande Crocifisso di Vada (vedi N. Rilli "Rolando
Filidei scultore" 1974, tav. XXI) che inizialmente fu collocato
senza Croce sull'altare maggiore, ma successivamente fu dotato di
una Croce in quanto così non era accettabile liturgicamente. Il
Crocifisso qui illustrato mostra il corpo emaciato, con tutti i
tendini tesi e le costole che traspaiono dal petto, di Cristo
coronato di spine. La mano destra del Crocifisso indica verso
l'alto con il dito indice, simbolo di rimando a Dio.
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17.
Crocifissione, 1962.
legno di cirmolo, tela,
mordente, terra verde, cera rossa 130 x 50 cm. Proprietà della
famiglia.
La composizione si legge in senso verticale e le figure quasi
sovrammesse esprimono una tensione drammatica che culmina nella
figura di Cristo crocifisso da tre uomini. In evidenza sono posti
gli strumenti di questo atto atroce, cioè i grandi martelli e la
corda. In basso la Madonna aureolata si copre il viso con le mani
chiusa nel suo strazio.
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18.
Crocifisso, 1970
post legno di cipresso, patina ad olio 216 x 25 x 18 cm. Proprietà
della famiglia.
Il monumentale Crocifisso presenta un solo braccio verticale con
un chiodo nel palmo mentre l'altro si distende lungo il fianco
sinistro come se fosse stato staccato. Nella sua composizione
originalissima si può interpretare anche come "inizio" di
Deposizione. L'opera è già stata esposta a S. Miniato al Tedesco.
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19.
Deposizione, 1960-1965
ca. legno di cipresso, patinato con mordente a noce 238 x 99 cm.
Proprietà della famiglia.
Mirabile è questa scultura in cui le figure si susseguono con ritmo
incalzante in senso verticale seguendo perfettamente la natura del ramo
contorto di cipresso. In basso distesa a terra la Maddalena con i
capelli sciolti sulle spalle, poi tre figure di uomini che pur dovendo
sostenere il Corpo di Cristo sembrano invece loro stessi aggrappati al
Figlio di Dio e infine in alto Nicodemo che solleva per le spalle Cristo
coronato di spine. L'opera fu esposta alla Mostra a S. Damiano ad Assisi
nel 1975 e pubblicata nel catalogo "Celebrazione di Frate Francesco
nelle sculture e disegni di Rolando Filidei".
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20.
Tempesta sul Golgota, 1970 post bronzo 38 x 18 cm. Proprietà della famiglia.
La drammaticità della morte di Cristo sconvolge il Corpo teso nello
spasmo dei muscoli, i capelli sconvolti da un vento tempestoso, la veste
della Madonna e il perizoma quasi sfaccettati. L'abbraccio della
Madonna, che prende su di sé il Corpo del Figlio, e i capelli, che ne
coprono il petto sofferente, uniscono perfettamente le due figure che
diventano un'unica forma dolorante solcata da una stessa tensione.
L'originale dell'opera, ora proprietà privata a Milano, era in legno
(vedi il già citato testo di N. Rilli, 1974, tavole fuori testo) e
questo spiega i tagli netti delle vesti e dei capelli fedelmente
riprodotti dalla fusione in bronzo voluta da Filidei stesso. L'opera è
firmata a grandi lettere in basso.
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San
Francesco
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21.
S. Francesco (non finito), 1980 legno di cirmolo 40 x 33 x 5 cm.
Proprietà della famiglia.
Per la prima volta vengono qui esposte quattro tavole, di cui il San
Francesco illustrato, "non-finite", cioè con il disegno appena accennato
a mordente ed inchiostro sui cui poi Filidei avrebbe lavorato di sgorbia
e di scalpello. Esse appartengono al periodo immediatamente precedente
alla morte dello scultore e ci offrono la possibilità di vedere come
Filidei impostava i suoi lavori. L'artista amava fermare le sue idee con
disegni molto veloci, veri schizzi, da lui eseguiti su qualsiasi pezzo
di carta gli capitasse fra le mani (un calendario, un foglio di
giornale, della carta da pacchi ecc.) e usava sia la matita sia la penna
Biro, sia il pennarello, sia il pennello spesso trasformando le linee
con le proprie dita bagnate o con l'acqua del rubinetto o addirittura
con il vino. Tutto ciò ci fa comprendere la fervida attività della sua
mente e la ricchezza di idee e progetti che riempivano il suo lavoro e
le sue giornate interamente dedicate alla scultura. Proprio per questa
ricchezza e per la precarietà dei mezzi usati, molti disegni sono andati
perduti spesso anche gettati via dall'artista stesso perché ormai
avevano assolto la loro funzione. Quindi per noi è mirabile poter
osservare queste quattro tavole con l'abbozzo dell'idea ripetuto sul
legno e perciò ormai in via di esecuzione. Le altre tre tavole dovevano
raffigurare una maternità (in corsivo Filidei ha apposto la sua firma in
basso), una Madonna aureolata con Bambino e figurine di Santi in basso a
destra e una Crocifissione (tavola questa già leggermente sgorbiata). Il
San Francesco in mostra in tondo con colomba della pace, doveva essere
eseguita dall'artista per una grande Mostra da tenersi ad Assisi nel
1982, mostra mai realizzata per l'improvvisa morte di Filidei
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22.
San Francesco libera le Tortore,
1950 ca. terracotta 46 x 34 x 24 cm. Proprietà della famiglia.
Il tema francescano fu particolarmente amato da Filidei lungo tutto
l'arco della sua vita artistica e a ciò contribuirono l'amicizia e il
rapporto profondo con l'Ordine Francescano in genere e con i Prati
Minori della città di Assisi in particolare. Molte volte l'artista fu
ospite nei Conventi di S. Damiano, di S. Maria degli Angeli e dell'Eremo
delle Carceri, luoghi così cari al Poverello d'Assisi e anche al nostro
artista. Filidei evidenziò tutto questo in una bella Mostra con sculture
e disegni preparatori che si tenne presso la Galleria del "Cantico
delle Creature" del Santuario di S. Damiano nel 1975 nella ricorrenza
del 750° Anniversario della composizione del Cantico. Anche la scultura
qui esposta partecipò a quella Mostra (vedi il relativo catalogo
"Celebrazione di Frate Francesco nelle sculture e disegni di Rolando Filidei" impresso con i tipi della tipo-lito Griselli - Cecina - 1975) e
fu ed è testimonianza di un primo approccio da parte di Filidei con il
tema francescano secondo stilemi che poi furono completamente
abbandonati dall'artista. Infatti l'impianto scenografico dell'opera
(dovuto al monumentale schienale del sedile) e l'iconografia di S.
Francesco (che fa uscire da una gabbietta le tortore, che ormai libere
si appoggiano al braccio del Santo, mentre uno stupito e grassoccello
bambino in piedi guarda il Suo volto) sono elementi unici nell'opera di
Filidei. Questa scultura infatti non era fra le più amate dall'artista
e, come ci ricorda la figlia, veniva sempre messa da parte.
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23.
San Francesco insegna agli uccelli il linguaggio Divino,
1965
legno di platano patinato 101 x 106 x 46
cm. Proprietà della famiglia.
Questa opera di grandi dimensioni esprime, sfruttando e seguendo le
immagini suggerite dal tronco dell'albero e dai suoi rami, tutta la
forza di un intimo dialogo fra S. Francesco e gli uccelli che sembrano
quasi nascere ed espandersi dalle braccia e dalle gambe del Santo.
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San Francesco
(continua...)
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