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“I TESORI DI SAN LEOPOLDO” |
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Un'altro elemento che faceva parte integrante e
indispensabile di ogni chiesa, dal momento che non c'erano i
sistemi di altoparlanti, era il pulpito. Lo vediamo nella
fotografia sulla parete destra della navata centrale, quasi
sospinto verso l'alto dalla linea a spirale della piccola
scala di accesso. Caduto in disuso venne tolto dalla parete.
Quello che resta funge da fioriera nel giardino dietro la
chiesa.
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Questa tela segna una svolta nella vita del Lami. Il quadro
suscita approvazione e l'anno successivo Vincenzo Lami
riceve dal Granduca l'incarico di dipingere una
Crocifissione per il duomo di Cecina, che possiamo ammirare
tutt'oggi. Successivamente viene nominato Socio Professore
dell'Accademia, dedicandosi soprattutto ai ritratti, tutti
di notevole qualità. Alla sua morte nel 1892 sarà proprio
l'amico Felice Francolini a celebrare presso la regia
Accademia delle belle Arti i suoi meriti artistici.
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Il quadro della Madonna in Gloria fu portato a Vada il 27
aprile 1854. Il primo parroco di Vada don Meazzini scrive
che:
"fu subito posto al suo luogo
e benedetto da me nel giorno seguente. Vi si fecero delle
preghiere per ottenere la pioggia dopo tre mesi della più
desolante aridità e si ottenne la pioggia dopo la terza
preghiera".
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Nel lontano 1854, appena due giorni dopo l'arrivo della tela della Madonna in Gloria, il 29 aprile, fu recapitato nella nostra chiesa anche un altro quadro, ovale, con una bella cornice a sfoglia d'oro zecchino, raffigurante San Vincenzo de' Paoli. E' un dono da parte di Sua Altezza Imperiale Reale l'Arciduchessa Maria Luisa Augusta, sorella di Leopoldo II, per la "Compagnia delle sorelle della carità " di San Vincenzo, nata nella nuova parrocchia, con il compito di dar sollievo agli ammalati. Il parroco aveva chiesto che la sorella del Granduca ne divenisse la protettrice ed ella aveva acconsentito inviando in omaggio il quadro. Il suo autore: l'insigne artista professor Lazzaro Martellini, fiorentino. Anche questo quadro è stato restaurato nel 1997 a cura e a carico della Soprintendenza alla Conservazione dei Beni Artistici e Culturali. |
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San Vincenzo de' Paoli
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Annota don Ciabatti:”i
parrocchiani vadesi chiedono con insistenza di avere nella
chiesa una effigie di Cristo nel sepolcro”.
Il parroco non è del tutto convinto e tergiversa alquanto,
forse perchè la nostra fede è nel Cristo risorto e vivente.
Ma alla fine cede all'insistenza dettata dal sentimento di
pietà popolare e incarica due sorelle della Compagnia di San
Vincenzo de' Paoli , le signore Nizzi Annunziata e Papini
Giuseppina, di raccogliere il denaro per l'acquisto. Il
momento non è dei migliori: è il tempo delle sanzioni
economiche imposte all'Italia da parte della Società delle
Nazioni per l'aggressione dell'Abissinia. Il parroco vede in
questa congiuntura la causa per cui la raccolta non giunge a
coprire l'intera somma di 900 lire più le spese di
spedizione per un totale di 1105 lire e 25 centesimi.
Interviene la Compagnia del SS. Sacramento con un prestito
di L. 426,80 da restituire in tre anni senza interessi dalle
dame di carità di San Vincenzo. L'opera risale al 1935.
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Una scultura di questo genere è piuttosto delicata. Nel 1997 si decide per il restauro perché la cartapesta (vedi immagini) è aperta in più punti, nel modellato dei cuscini che sostengono il corpo di Cristo si intravede il saccone che fa da riempimento: inoltre tutta la statua è ricoperta da un velo di sottile muffa che tende a sollevare lo strato di gesso superficiale e ne altera i colori. La restauratrice riferisce che la Soprintendenza segue con interesse le fasi del lavoro perché il restauro di opere artistiche di queste dimensioni in cartapesta non è frequente. |
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