Rosignano S. ieri/Scuola Europa    
1968 - Apre la scuola elementare Europa in via del Popolo 1968 - Cerimonia inaugurale con il Direttore Benincasa e l'ing. Michetti. Cortile interno Ambienti moderni e luminosi Ambienti moderni e luminosi Ambienti moderni e luminosi Ambienti moderni e luminosi Ambienti moderni e luminosi Ambienti moderni e luminosi
 

1968 - Apre la scuola elementare Europa in via del Popolo, fortemente voluta dal sindaco Demiro Marchi vincendo una dura battaglia durata 13 anni, come si può leggere sotto.

Questa scuola non s'ha da fare (1972)

Non si tratta qui dell'imperativo di manzoniana...ma di un imperativo dei nostri tempi, dove la parte dei "bravi" viene assunta dagli Organi Ministeriali del nostro paese, incapaci e colpevoli per il marasma legislativo esistente nel campo dell'edilizia scolastica e da una burocrazia lenta e spesso insensibile alle necessità più urgenti ed alla vera e propria fame di edifici scolastici largamente presente in tutto il territorio nazionale. La scuola che "non s'ha da fare", è una delle tante scuole del nostro paese, che prima di essere costruite hanno dovuto superare lunghissime trafile burocratiche e ostacoli a non finire. Se ne parla in questo lavoro non tanto perché si tratta di un caso unico e irripetibile, ma perché è uno dei tanti casi, forse uno dei più significativi tra tanti, per dimostrare l'incuria, l'incompetenza e l'insipienza della nostra classe dirigente.

La storia, e di storia vera e propria si può parlare, inizia nel lontano 1955 quando la Giunta Comunale di Rosignano M.mo adotta per la prima volta un atto deliberativo per la progettazione e la costruzione di un nuovo edificio scolastico nella parte a mare di Rosignano Solvay.

E la Giunta non desidera una scuola qualunque, una scuola "caserma" o "alveare" con corridoi centrali o tante aule disposte simmetricamente fatte apposta per rinchiudervi ed inquadrarvi quasi militarmente centinaia di ragazzi. Avverte fin da allora la necessità di superare vecchi schemi costruttivi, desidera apportare anche in questo campo un contributo di idee e esperienze innovatrici, sente l'imperiosa necessità di costruire una scuola valida "per il futuro".

E' così che della redazione del progetto viene incaricato l'Architetto Pietro Quaroni docente alla facoltà di Architettura di Firenze.

Lo studio per concorde decisione del progettista e dello scrivente viene condotto tramite un Seminario interdisciplinare al quale partecipano docenti e studenti dei Corsi di pedagogia e di architettura dell'Ateneo fiorentino, ed i risultati sotto il profilo pedagogico ed architettonico vengono poi riassunti nel progetto definitivo per una "scuola-laboratorio", così è definita, che redatto e presentato al Consiglio Comunale viene da questi approvato nel 1959.

Nella relazione introduttiva al progetto stesso si affermava tra l'altro:

"La vecchia scuola dell'ascoltare non poneva grandi esigenze ai progettisti, occorrevano aule che rispondessero a determinati criteri igienici e sanitari e l'unica preoccupazione di ordine educativo era che la scuola fosse ordinata razionalmente in modo da garantirvi l'ordine e la disciplina. Una scuola "caserma" od una scuola "alveare" non favorivano certamente il libero sviluppo del fanciullo. Un edificio a carattere monumentale serviva ad incutere timore, rispetto quasi religioso, silenzio, disciplina assoluta. La scuola aveva il compito di creare sudditi obbedienti e fedeli e a tale compito cercava di assolvere iniziando il fanciullo ad un modello di comportamento totalmente passivo e ricettivo."

La moderna pedagogia, si aggiungeva subito dopo, "tende invece a creare ambienti in cui l'attività degli alunni si svolga liberamente e cooperativamente senza timori reverenziali. La struttura architettonica deve essere quindi quanto mai semplice e intonata all'ambiente naturale circostante con padiglioni immersi nel verde. Le aule hanno la loro importanza ma non sono l'essenziale".

Dopo aver posto in evidenza la funzione della scuola come centro culturale a servizio anche della comunità si prefigurava un tipo di scuola-laboratorio in funzione di attività di ricerca, di sperimentazione e costruttivo-pratiche.

"L'aula deve essere - si precisava - in diretto rapporto con il giardino mediante vetrate ed aperture con l'esterno e deve consentire una utilizzazione dello spazio interno in funzione di attività di lavoro e di ricerca. L'attività di laboratorio consente al ragazzo di portare nella scuola le proprie esperienze e i problemi, i quesiti, i fatti di cui ha avuto diretta esperienza.

 Nella scuola progettata tali esigenze sono state tenute presenti con la creazione di spazi interni alle aule ed a servizio delle aule stesse e di aule di lavoro indipendenti oltre che di aule articolate ove lo studio e la sperimentazione pratica volta a volta possono alternarsi e soddisfare tutte le esigenze del ragazzo. Si trattava quindi nelle intenzioni e nella progettazione concreta di "una scuola immersa nel verde circostante, in diretto rapporto con l'ambiente umano o sociale extrascolastico, con il parco destinato al gioco ed alla ricreazione", una scuola in definitiva "dove non soltanto ci si prepara alla vita, ma dove si vive realmente", una scuola infine "dove si tende a creare l'uomo e il cittadino, non il suddito obbediente". Tali concetti venivano ulteriormente precisati nella parte illustrativa del progetto, nella quale si affermava: "La scuola progettata tutta su di un piano, è articolata in due organismi distinti, uniti fra loro da ambienti di ingresso comune destinati separatamente al 1° e al 2° ciclo di insegnamento."

Le aule del primo ciclo "di forma quadrata, permettono la libera disposizione degli alunni, coi loro tavoli e sedili, a seconda delle varie esigenze dell'insegnamento attivo, con le più svariate possibilità per il lavoro di gruppo e collettivo. Da ciascuna aula si può accedere al giardino, dove, in prossimità dell'aula stessa, sono previste piazzuole per le attività didattiche all'aperto".

Per il secondo ciclo poi "due aule hanno adiacenti i propri ambienti di lavoro, intesi come spazi complementari alle attività didattiche di classe, attrezzati con bancone, armadiature, lavabo e quanto altro occorre per svolgere attività manuali e di creazione. Le altre quattro aule convergono a due a due su altrettanti ambienti di lavoro posti sull'altro lato del corridoio. Tale diversa disposizione è stata dettata dall'esigenza di offrire una certa varietà di organizzazione che potrà combinarsi con le più svariate forme didattiche. Così, per quanto riguarda il rapporto delle aule suddette con lo spazio esterno, quattro di esse risultano affacciate direttamente sulla vasta superficie di verde prospiciente la Via del Popolo, mentre le altre due, pur con la possibilità ci accedere a questa, prospettano su uno spazio più raccolto, lungo la Via Pacinotti, che potrà essere caratterizzato anche da forme di culture particolari. Va aggiunto che tutte le aule hanno una piazzuola esterna per le attività didattiche come proiezione sul giardino della superficie interna di classe". Abbiamo voluto soffermarci sulla esposizione dei criteri informatori e delle soluzioni concrete adottate per sottolineare i caratteri innovativi (si pensi che eravamo nel 1959!) largamente presenti nel progetto di questa nuova scuola, tanto che il progetto stesso incontrò subito unanime ed entusiastica approvazione negli ambienti politici e scolastici di tutta la zona. Si poteva quindi supporre che il progetto sarebbe stato esaminato dagli organi competenti abbastanza celermente e che la scuola sarebbe diventata rapidamente una concreta realtà.

Evidentemente non erano stati fatti tutti i conti ed in particolare i conti con la lenta e farraginosa macchina burocratica preposta all'esame ed all'approvazione dei progetti di edilizia scolastica redatti in base ad una legge abbastanza recente in quel periodo, la legge 9 agosto 1954, n° 645.

Parte il progetto ed inizia l'assurda, impensabile storia di un dossier, sempre più voluminoso, che ritorna con osservazioni, riparte con le delucidazioni richieste, ritorna ancora con nuove marginali osservazioni, riparte ancora con nuove e più precise puntualizzazioni e così per mesi e mesi, per anni interi.

Gli amministratori comunali ed i funzionari preposti allo svolgimento della pratica sono scoraggiati, delusi ed impotenti, non sanno più a che santo votarsi,in certi momenti non riescono più nemmeno a sapere con sicurezza presso quale Ufficio o Ente si trovi il progetto. Nel frattempo i prezzi previsti per la esecuzione del lavoro crescono e non sono più adeguati, da qui la necessità di dover rivedere e aggiornare gli importi di spesa e di conseguenza di dover ripercorrere tutta la trafila burocratica per ottenere il contributo ed il finanziamento per i nuovi oneri. E così per mesi e per anni!

Se non avessimo il timore di tediare il lettore con un lunghissimo elenco di date e di chiarimenti esplicativi sarebbe estremamente istruttivo riportare in maniera schematica tutte le interminabili tappe di questo "iter" allucinante ed incomprensibile di spedizioni e di rinvii,

Ci limitiamo soltanto a notare, a conclusione di questo discorso, che, ripetiamo, vuole essere significativo di un certo periodo e di una provata incapacità a seguire e risolvere i problemi più urgenti del paese, che tra la data di prima progettazione (1955) e la data di inaugurazione della nuova scuola (1968) intercorrono ben tredici anni. Nel frattempo i ragazzi che erano entrati in prima elementare nel periodo 1955-1959 e che ragionevolmente avrebbero potuto usufruire di questa nuova istituzione educativa nel corso della loro permanenza nella scuola elementare, avevano ormai raggiunto il Liceo o le altre Scuole Medie Superiori o addirittura, al momento della inaugurazione dei nuovi locali, stavano iscrivendosi all'Università.

Oggi la scuola elementare di via del Popolo, alla quale è stato dato il nome di "Europa" e che è ottimamente diretta dal Prof. Aldo Benincasa, è finalmente una realtà. Vi si fa scuola secondo i principi ispiratori del progetto, vi si tengono Convegni e Corsi, si presenta, ed è sempre più riconosciuta, come una istituzione educativa modello, che si impone all'attenzione degli uomini di scuola e degli studiosi di scienze dell'educazione che hanno l'opportunità e la possibilità di visitarla. Se quindi, come dice un vecchio proverbio, "tutto è bene,quel che finisce bene", abbiamo motivo di rallegrarci,...ma quanta fatica e...quanta pazienza....   (Da: "Educazione e politica in una comunità in trasformazione" di Demiro Marchi-1972 scaricabile dal sito)


Biografia del Prof. Aldo Benincasa nella sezione PERSONE
Biografia del Sindaco Prof. Demiro Marchi nella sezione BIOGRAFIE SINDACI

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