Le case del podere
Foto 1
-
La
casa colonica presso la rotatoria al termine di via Allende,
lato Piazza del Mercato è stata in passato uno dei pochi mulini
a vapore della piana di Rosignano insieme
a quello del Casone Tardy-Traverso di Vada.
Come risulta dalle testimonianze rese dal Sig. Cecconi Ezio,
abitante nel podere sopra indicato, il mulino, costruito nel 1910 dall'allora consigliere
comunale Ezio Foraboschi, ebbe una vita produttiva
relativamente breve, in quanto la sua localizzazione era stata
prevista in funzione della stazione ferroviaria che sarebbe
dovuta sorgere nelle vicinanze (a Caletta), ma che invece fu
costruita a Castiglioncello.
L’investimento nella macinazione dei cereali risultò
fallimentare e la potente caldaia (del tipo “Cornovaglia”),
installata per far fronte alle grandi capacità di lavoro
attese, si rivelò ben presto antieconomica e funzionò poco o
niente. Il mulino venne trasformato in abitazione
e l'imponete ciminiera (alta più di 50 m), divenuta
pericolante, fu demolita.
(Da:"Strade di pietra, vie d'acqua e di vento" di Giuseppe
Milanesi e Roberto Branchetti)
Foto 2 - La casa della famiglia Guerrini sorgeva
nell'area ora occupata dalle scuole Europa ed era di
proprietà della fattoria Berti di Caletta. Galline sull'aia e colombaia
sul tetto. Nella carraia era tenuto il carro funebre a
cavalli per la comunità. Successivamente le "Pompe funebri"
passarono al Comune ed il carro fu trasformato in pianale
per il trattore. Nel 1968 fu costruita la scuola Europa
entrata in funzione nell'anno scolastico 1968-69 con 14
aule. Per la famiglia Guerrini
vedi (Persone/famiglie). Per le vicende della lunga
gestazione della scuola vedi Rosignano
ieri/Scuola
Europa.
Foto 3 - Tra i vari componenti del resedio, la casa colonica è certamente la più
duratura nel tempo ed insieme al suo variegato universo di
forme, rappresenta uno degli elementi più caratterizzanti del
paesaggio agrario. La difformità continuata nel tempo e nello
spazio è la caratteristica principale delle case coloniche, il
risultato di uno straordinario adattamento all'ambiente
circostante, alle necessità del lavoro e della famiglia. I
vani principali (cucina, camere, stalle o magazzini),
rispondevano sempre all'esigenza della sistemazione più
conveniente e funzionale, così come i locali secondari, che
trovavano sempre il posto e il punto più adatto. Inoltre,
scale, scalette e balconi, e perfino botole, permettevano al
colono di spostarsi rapidamente entro il fabbricato. In
collina, per dominare il circostante podere, la casa colonica
era sempre edificata alla sommità del poggio ed orientata in
modo tale da sfruttare al meglio la radiazione solare nelle
diverse stagioni, così da riscaldare i locali durante
l’inverno quando il sole è basso sull’orizzonte e tenerli più
freschi in estate quando è alto.
(Da: "I segni storici del paesaggio rurale" di Roberto
Branchetti)
Foto 4 - Nella foto a
sinistra le condizioni odierne. La scala centrale porta al
grande appartamento che occupa tutto il primo piano. In basso
a sinistra la stalla dei bovini ed a destra dei cavalli. Il
piano rialzato era il magazzino. Il Poderone
è una delle case coloniche risalenti ai primi decenni
dell'800 costruite sui poderi del cav. Francesco Teodoro
Mastiani-Brunacci (foglio 86 particella 90) e che dopo il
fallimento della facoltosa famiglia nel 1909, passò all'asta
ai Vestrini come tutti gli altri della val di Fine. Si trova
alle spalle dell'ex villaggio Aniene assai vicino alla
recinzione dello stabilimento. Nel 1937 fu acquistato dalla
Società Solvay. Dal 1930 al 1958, vi abitava la famiglia del
colono Ettore Guidi, persona capace e competente come mostra
il diploma e 1° premio vinto alla "Fiera del Bestiame"
durante i festeggiamenti di S.Teresa nel 1951. La fiera si
teneva allora nella pineta lungo l'attuale via A.Moro. In
precedenza il sig. Ettore aveva ottenuto dalla Società
Solvay un premio-riconoscimento di 5.000 lire per la
eccellente tenuta del proprio allevamento di bovini e suini.
Successivamente la casa è stata abitata fino al 1964, quindi
non è stata più assegnata.
(Fonte Fedora Guidi)
Foto 8 - Podere La Sala:
"Ampliò e restaurò il Conte Fra (Francesco) Mastiani
Brunacci l'anno 1837. Jacopo Vivaldi Agente".
Foto 11 - La fonte "Acquaiola" è citata negli Estimi
del '500 con la denominazione "Acquaioli". Il nome al
plurale "fa supporre che essa servisse come
approvvigionamento a questa categoria di venditori che
avevano il loro mercato dove si beveva male per scarsità di
acqua"
(P.I. Menichini, 1989)
Foto 12 -
Le concimaie in muratura hanno origini abbastanza recenti;
negli anni Venti del '900, una legge impose, per motivi
igienici, (vicinanza ai pozzi e nessuna impermeabilizzazione
del fondo causavano frequenti casi di epidemie per inquinamento
delle acque) di costruirle con opportuni criteri ad una certa
distanza dalle case coloniche: "nacquero così, in
corrispondenza di ogni resedio rurale, i contenitori
in cemento, della profondità di un metro circa, delimitati da
muretti di recinzione" (Cultura contadina in Toscana, 1982).
Usate per stoccare il "concio" o "sugo", cioè il concime
naturale formato da deiezioni animali (soprattutto bovine) e
lettiera. Le concimaie un tempo erano diffusissime proprio per
la loro importante funzione di conservare i preziosissimi
"sughi"; oggi, non avendo trovato valide alternative di
riutilizzo, queste semplici strutture sono quasi scomparse
dalle nostre campagne.
(Argomento dibattuto sul
volume "Mezzadria" scaricabile dal sito)
Foto 14 - Due croci stradali a 950 m. di distanza su via
della Cava cioè sul percorso che da Rosignano M.mo portava alla torre di Castiglioncello i cavalleggeri
della caserma del capoluogo. A destra quella all'incrocio fra via della
Cava, via Siciliani e via Lungomonte. A sinistra quella fra
via della Cava e l'Aurelia sul cui piedistallo fu apposto l'epitaffio ancora
presente": "Nel giorno terzo di
ottobre - 1841 - il pio Baldassarre Audibert - con devota
pompa - l'augusto segno doloroso di nostra - redenzione
inalzava - Giovanni Berti - questo monumento di venerazione
- al religioso popolo riponeva".
(Nencini, 1925).
Oggi la croce, forse in legno, è scomparsa, ma l'epitaffio è
presente
(nel riquadro in basso) e durante i lavori al vicino fabbricato
ex "Caravanserraglio" che sostituisce l'antica casa colonica
dei Berti-Mantellassi è stato restaurato. Nel
riquadro in basso il vecchio cartello stradale nella stessa
posizione.
Nascenti da un cippo di pietra o da un basamento in
laterizio, le croci stradali erano disseminate nella campagna,
lungo le vie percorse dalla processione rogatoria; oggi sono
poche le croci superstiti, alcune, addirittura, sono state
assorbite dallo sviluppo urbano e restano nascoste dalle case
o dimenticate ai bordi di uno svincolo stradale. Le più recenti ricordano avvenimenti
dolorosi accaduti in quel luogo. Per saperne
di più sul culto delle croci stradali e sul Pio Audibert
vedi
Rosignano M.mo /Chiese
e oratori. |