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		Demiro Marchi, e nato il 4 
    dicembre 1922, è stato direttore didattico del 2° circolo di Rosignano 
    Marittimo dal 1966 al 1982, sindaco di Rosignano dal 1951 al 1966, 
    titolare della cattedra di Storia della Pedagogia e docente di Pedagogia 
    generale all'Università di Firenze e Direttore della Scuola di 
    Perfezionamento "Famiglia ed educazione familiare" dello stesso Ateneo. E' 
    morto il 3 febbraio 1999. A lui è stato intitolato il "Centro per 
    l'Infanzia, l'Adolescenza, la Famiglia" (C.I.A.F.) di Piazza Risorgimento a 
    Rosignano Solvay.******
 In ricordo di Demiro Marchi
 «Uomo vivace ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche 
	seminare e sostenere il seme della democrazia e della partecipazione, 
	confrontandosi con le parti più giovani di Rosignano e favorendo la crescita 
	di una nuova leva di amministratori e di persone impegnate»
 Salutiamo Demiro Marchi, Sindaco di Rosignano ed educatore.
 Con la sua passione civile, la sua cultura, la sua intelligenza ha segnato 
	tanta parte della Rosignano che conosciamo oggi. I valori, i principi che 
	fanno unita e ricca la nostra comunità.
 Giovane antifascista impegnato nel Movimento comunista si mise in luce per 
	le sue doti e capacità umane partecipando attivamente all’iniziativa per la 
	riconquista della libertà e la costruzione della democrazia dopo il fascismo 
	e la guerra.
 Nel 1951, giovanissimo (29 anni), viene eletto Sindaco di Rosignano. Un 
	impegno che ricoprì fino al 1966 essendo rieletto per tre volte.
 Ricordare ciò che ci ha lasciato come Amministratore è impossibile. Sono gli 
	anni difficili della ricostruzione, dello sviluppo civile ed economico del 
	territorio, di un confronto politico acceso. Di livelli di povertà presenti, 
	di servizi carenti.
 Marchi non è un Sindaco di ordinaria Amministrazione. E’ un innovatore, un 
	uomo di cultura capace di impostare il nostro futuro partendo da solidi 
	valori. La promozione della formazione e della cultura, la difesa del valore 
	del lavoro, la solidarietà, l’ansia per il riscatto civile e per il 
	progresso, l’apertura al mondo, sono i principi, i valori di riferimento che 
	come Sindaco sa promuovere nel senso comune della nostra comunità. Riesce a 
	farli divenire parte di un patrimonio genetico che faranno di Rosignano una 
	realtà viva, vivace, ricca.
 Sono innumerevoli i servizi che vengono attivati ed inaugurati da Demiro 
	Marchi, le strutture pubbliche realizzate, piano regolatore, scuole rurali, 
	biblioteca comunale, casa della cultura, patti di gemellaggio, rete idrica, 
	urbanizzazione del territorio, valorizzazione della storia di Rosignano.. E 
	sono, questi, soltanto alcuni titoli dell’impegno che egli portò avanti.
 La popolazione di Rosignano passa dai 24.000 abitanti del 1951 ai 28.000 del 
	1966.
 Solo questo dato può dare il senso del lavoro che il Sindaco Marchi e gli 
	amministratori di allora dovettero affrontare nell’organizzare i servizi 
	civili, la risposta ai bisogni dei cittadini.
 Demiro ce lo ricorda nel 1996, quando celebrammo i 50 anni dell’insediamento 
	del Consiglio Comunale. Ci illustrò i cinque obiettivi che gli 
	Amministratori di allora si posero: la ricostruzione materiale dopo le 
	distruzioni della guerra, la costruzione di un costume di vita democratica, 
	l’impegno di fare di Rosignano un Comune Moderno, gli interventi per 
	stabilire un più stretto rapporto tra politica e cultura, la costante azione 
	rivolta a rivendicare e difendere l’autonomia comunale nei confronti del 
	potere centrale.
	Questo lavoro fu portato avanti con grande lungimiranza, sapendo volare alto 
	e mantenendo un forte radicamento tra le forze del movimento operaio, che 
	vivono in quegli anni il peso della divisione del paese, delle 
	discriminazioni e delle ripercussioni. Un lavoro che si muove nella 
	consapevolezza che il Comune è il centro della vita democratica, la base 
	fondamentale dello Stato.
	Anche qui Demiro uomo di parte, comunista convinto, sa però portare il segno 
	della persona che cerca di costruire unità e non divisioni, riuscendo a dare 
	al confronto sui problemi della Comunità quella caratteristica di rispetto, 
	pur nella franca ed accesa divergenza, delle posizioni altrui. Questo segno 
	è rimasto tuttora nel confronto politico a Rosignano con la capacità di 
	ascoltare e rispettare le posizioni dell’altra parte politica. Uomo vivace 
	ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche seminare e sostenere 
	il seme della democrazia e della partecipazione, confrontandosi con le parti 
	più giovani di Rosignano e favorendo la crescita di una nuova leva di 
	amministratori e di persone impegnate. La Casa della Cultura, il Comitato di 
	Gestione della Biblioteca andavano in questo senso.
	Questa capacità di ascolto faceva di lui un Sindaco molto amato e popolare, 
	un uomo politico verso il quale è rimasto grande, anche dopo la fine 
	dell’impegno di amministratore, il rispetto di tutti.
	E’ un Comune profondamente diverso quello che nel 1966 Demiro Marchi 
	lascia nel momento in cui si dimette da Sindaco.
	Diverso nell’organizzazione civile, nei valori che reggono il patto sociale, 
	nei servizi di base, nell’apertura al mondo, nella stessa struttura 
	operativa che lui, il Professore, come lo chiamavano alcuni dei dipendenti 
	di allora, sapeva motivare e mobilitare nella risposta ai bisogni della 
	gente.
	Un Comune diverso che, sulla base degli insegnamenti e degli indirizzi 
	definiti in quei 15 anni, saprà marciare e troverà comunque Demiro 
	protagonista di un ulteriore processo di innovazione come Direttore 
	Didattico.
 Dal 1° ottobre del 1966 al 1982 infatti il Circolo Didattico di Rosignano 
	Marittimo ha la fortuna di avere Demiro Marchi come Direttore. E dico 
	fortuna senza alcuna retorica o esagerazione.
	Più che ricordare le esperienze anticipatrici a livello nazionale con la 
	sperimentazione della scuola a tempo pieno, le modalità educative innovative 
	che propose come esperimento a Rosignano delle quali giustamente il 
	territorio è sempre andato orgoglioso, per capire il ruolo che Demiro ha 
	avuto nella scuola basterebbe ascoltare l’affetto, la passione con cui le 
	maestre ed i maestri che con lui lavoravano hanno sempre parlato di lui. 
	Insegnanti che si sono considerate e considerati suoi allievi, anche perché 
	a loro trasmise prima di ogni altro valore l’amore per la professione, il 
	riconoscimento della funzione fondamentale per lo sviluppo della Comunità 
	che ha la formazione e l’insegnamento, il mettere il bambino al centro del 
	proprio impegno. E forse iniziative che in seguito hanno fatto di Rosignano 
	un punto di riferimento nazionale sull’infanzia non sarebbero state 
	possibili senza ciò che nella scuola di Marittimo si è verificato.
	L’impegno amministrativo non terminò nel ‘66: proseguì fino al 1982 come 
	Membro della Commissione di Controllo della Regione Toscana. Così come 
	l’impegno politico di Demiro è proseguito fino ad oggi, sia raccontando la 
	storia del nostro territorio, sia partecipando attivamente a momenti di 
	confronto delicati nella vita di Rosignano, penso al confronto sul PVC, sia 
	mettendo a disposizione le proprie competenze in un rapporto importante di 
	collaborazione con la Provincia di Livorno, in particolare per lo studio 
	della condizione giovanile. Demiro Sindaco, Direttore Didattico e studioso.
 Gli ultimi vent’anni della sua vita lo vedono impegnato profondamente come 
	studioso, ricercatore, docente di storia della pedagogia all’Università di 
	Firenze, divenendo anche qui punto di riferimento per centinaia e centinaia 
	di giovani tra i quali molti nostri concittadini.
 Anche in questa nuova fase della sua vita però il legame con Rosignano 
	rimarrà profondo, e si può dire che non ci sia stato evento culturale, ma 
	anche occasione significativa di vita, che non lo abbia visto presente e 
	protagonista, disponibile a dare il suo contributo.
 Attento e disponibile a difendere un’idea della politica, ben lontana dal 
	teatrino, dalle ripicche, dai giochi di potere a cui spesso oggi assistiamo. 
	Una politica intesa come servizio, come strumento per cambiare, come mezzo 
	per affermare un’idea più alta del vivere.
 Lo diceva bene il 17 novembre del 1996 quando a nome dei Sindaci che lo 
	avevano seguito portò il saluto per i 50 anni del Consiglio Comunale, 
	sottolineando come fosse “più che mai necessario un più stretto rapporto tra 
	politica e cultura per mettere in condizione uomini, donne e giovani di 
	autorinnovarsi idealmente e culturalmente per essere in grado di rinnovare 
	anche la propria comunità e la società in generale. Questo stretto rapporto 
	tra politica e cultura potrà consentire allora alla politica, ed ad una 
	politica alimentata da alti ideali e di prospettive nutrite da valori comuni 
	e da esperienze in continuo divenire, sempre a contatto con i bisogni e le 
	esigenze della gente, di volare alto senza contaminazioni e errori di 
	percorso, costituendo così un giusto, alto e stimolante punto di riferimento 
	anche per giovani generazioni”.
	Ecco questo è il grande insegnamento e monito che ci lascia, al quale credo 
	dobbiamo essere capaci di adeguarci. Rosignano oggi è più debole, mancherà 
	una voce autorevole e pacata, un contributo di saggezza e di posizione.
 Rosignano ricorderà con riconoscenza ed affetto Demiro per quanto ha fatto e 
	per quanto ha seminato. A Riva, ad Elena, ai nipoti, ai familiari va 
	l’abbraccio di tutti noi.
 Gianfranco Simoncini Sindaco
 
		«Lo studioso del Socialismo. Lo studioso 
		del Risorgimento. Lo studioso dei giovani e, soprattutto, dell’infanzia. 
		Un Demiro, per così dire, uno e trino...»Siamo qui riuniti per salutare e ricordare, nel momento del commiato da 
		coloro che lo amavano e profondamente lo apprezzavano per le sue doti 
		umane, politiche - e nel senso autentico della parola - e scientifiche - 
		di uomo di scuola e di studio - Demiro Marchi che, lasciandoci 
		interiormente un pò più “orfani”, ha intrapreso quell’ultimo viaggio, 
		viaggio verso l’ignoto che tutti ci inquieta e ci turba.
 Come Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione 
		dell’Università di Firenze, presso il quale Demiro ha svolto la sua 
		intensa attività di studioso e di docente, per oltre trent’anni, voglio 
		ricordarlo - in questo doloroso momento - soffermandomi sulle sue 
		qualità di uomo e di intellettuale, ma anche di collega. Come uomo, 
		Demiro ha manifestato, in ogni occasione, qualità eccellenti di umanità: 
		capacità d’impegno, volontà di dialogo, signorilità di tratto. 
		Comunicare con lui era - sempre - un vero “parlare tra uomini”: ogni 
		aspetto futile del dialogo veniva rimosso quasi naturalmente; 
		l’obiettivo dell’atto comunicativo - fosse esso teorico o pratico - era 
		sempre tenuto presente, nel favorire un autentico scambio tra soggetti; 
		la dialettica, infatti del comunicare era sempre urbana, calibrata, 
		elegante vorrei dire. Da dove veniva a Demiro questa “Dote” comunicativa 
		che così bene lo contrassegnava? Certamente dall’essere stato molto a 
		lungo uomo di scuola, un educatore quindi; dall’altrettanto lunga e 
		impegnata e carica di frutti militanza politica, che lo aveva forgiato - 
		insieme - al realismo e alla mediazione, lo aveva formato all’arte del 
		dialogo; ma - soprattutto - da capacità “naturali” di disporsi come 
		interlocutore autorevole, ma mai autoritario, pronto ad accogliere - con 
		garbo estremo - le ragioni dell’altro, vorrei dire da un innato spirito 
		di democrazia.
 Tutto ciò ha fatto di Demiro, anche nel nostro mondo accademico, una 
		figura eccezionale: quasi di un amico più saggio a cui potersi rivolgere 
		per trovare soluzioni equilibrate e consigli efficaci in ogni 
		situazione.
 Infatti, come collega nel Dipartimento e nella Facoltà di Magistero, poi 
		di Scienze della Formazione di Firenze, e collega impegnato sia nella 
		didattica sia nella ricerca, Demiro deve essere ricordato, in 
		particolare, per l’intenso dialogo che ha saputo stabilire coi giovani, 
		accompagnandoli nella loro crescita professionale e scientifica, 
		laureandone moltissimi con lavori sempre precisi e rigorosi, capaci di 
		allenarli nel modo migliore alla stessa etica della ricerca, che reclama 
		- appunto - impegno e responsabilità, applicazione costante e 
		intelligente, capacità autocritiche. Virtù che dalla ricerca possono 
		entrare in circolo virtuoso anche con tutte le altre attività, a 
		cominciare da quella connessa all’esercizio della cittadinanza, 
		all’essere cittadini attivi e responsabili in una società autenticamente 
		democratica. Nel rapporto con noi colleghi Demiro, poi, era sempre 
		cordiale, amichevole, di buon umore, quindi capace di spingere tale 
		rapporto sempre oltre gli aspetti più formali e di trascriverlo in 
		termini di vera amicizia.
 Poi lo studioso. Lo studioso del Socialismo. Lo studioso del 
		Risorgimento. Lo studioso dei giovani e - soprattutto - dell’infanzia. 
		Un Demiro, per così dire, uno e trino. Uno nell’applicazione di un 
		rigoroso metodo scientifico nelle sue ricerche e nella passione, umana e 
		politica, ma più umana che politica, che metteva nelle sue indagini. 
		Trino negli ambiti di studio che ha, nei decenni della sua produzione, 
		affrontato, se pur accomunati da un’ottica, questa si etico-politica, di 
		emancipazione dell’uomo da ogni servitù, di promozione autenticamente 
		umana per tutti, di attesa e speranza di un futuro più degno per tutti 
		gli uomini a cominciare da quel progetto d’uomo che sono i bambini; 
		speranza che è e che deve essere propria di ogni vero pedagogista. E 
		Demiro lo era. Se le sue ricerche sul Socialismo - e sul più grande 
		teorico della sua tradizione italiana, Antonio Labriola - sviluppate con 
		precisa attenzione filologica e sottile passione interpretativa, hanno 
		dato risalto ai valori propri dell’educazione e della pedagogia (valori 
		- appunto - emancipativi, di liberazione e di formazione integrale 
		dell’umanità di ogni uomo), quelle dedicate al Risorgimento hanno posto 
		in rilievo il lento maturarsi - qui da noi in Italia - di questa ottica 
		emancipativa della pedagogia, frenata nella società borghese 
		ottocentesca da prassi illiberali e da immagini sociali (della 
		dialettica sociale) vincolate dal moderatismo ideologico e politico, 
		prima del riscatto più consapevole e più attivo attuato dal Socialismo. 
		Studiando la pedagogia di quell’età storica, Demiro ha ben messo in 
		rilievo le potenzialità e i limiti del Risorgimento, che è poi la radice 
		dell’Italia contemporanea.
 In anni più recenti si è avuta l’attenzione, in particolare, 
		all’infanzia. A quell’infanzia - senza infanzia, attaccata dalle 
		violenze degli adulti, dallo sfruttamento, dall’emarginazione. Infanzia 
		che segue come un’ombra inquietante la crescita di quella società del 
		benessere che tende a presentarsi come l’habitat ideale del bambino. 
		Demiro si è impegnato a toglierci, a farci togliere, questi occhiali 
		“rosei” e deformanti, per farci vedere quell’infanzia reale, che è 
		ancora - e tanto - umiliata e offesa. Anche qui da noi. Anche su questo 
		fronte d’indagine lo studioso e il politico, lo scienziato-pedagogista e 
		l’educatore si connettono strettamente a ricordarci, a un tempo, sia la 
		vocazione emancipativa che deve ispirarci come intellettuali, sia quella 
		che deve guidarci come cittadini di una società democratica.
 Per tutti questi aspetti della sua personalità e del suo lavoro 
		scientifico Demiro ci resterà sempre presente - deve restarci sempre 
		presente - come uno stimolo e come una guida, come un memento per il 
		nostro lavoro di pedagogisti e per aiutarci ad abitare quel tempo 
		storico che ci è dato, fattosi oggi così inquieto e così carico di 
		derive e di ombre.
 Così permettetemi di chiudere con un addio Demiro e grazie per quanto ci 
		hai insegnato, ma - per tutto questo - tu rimarrai sempre con noi.
 Prof. Franco Cambi
 Direttore Dipartimento Scienze dell’Educazione Università Firenze
 
		                     
		Premio a Demiro Marchi, una vita per la pedagogiaUna vita per la pedagogia: per questa motivazione, ma anche per tanti 
		altri indubbi meriti, il professor Demiro Marchi ha ricevuto il premio 
		"Città di Rosignano", iniziativa dell'Università Popolare. Ed è stato 
		Dino Dini presidente di giuria del premio, nonché noto giornalista ed 
		ora editore della casa "Il Gabbiano", a consegnare allo studioso il 
		significativo trofeo d'argento. Dini ha anche tratteggiatola figura del 
		docente ricordando, tra l'altro, un episodio della lontana estate del 
		1944 (periodo bellico) allorché un giovane poco più che ventenne 
		organizzò un corso di recupero per studenti e una sessione di esami. Si 
		trattava appunto di Marchi. Inutile presentare il personaggio - dice 
		Dini - tutti lo conoscono. Educatore, scrittore fecondo, politico 
		impegnato, sindaco per 15 anni del Comune di Rosignano che ha 
		contribuito alla formazione soprattutto delle coscienze. Inoltre ha 
		legato l'opera di amministratore a imprese importanti tra cui la 
		municipalizzazione dei trasporti pubblici, l'istituzione di scuole 
		materne e farmacie comunali, la biblioteca e così via. Brillante la sua 
		carriera universitaria tanto che è diventato titolare all'ateneo di 
		Firenze della cattedra di storia della pedagogia.
 
 Morto Demiro Marchi. Era 
		ricoverato all'ospedale Santa Chiara. Per quindici anni sindaco di 
		Rosignano
 Demiro Marchi ha cessato di 
		vivere mercoledì sera, quando ancora non era mezzanotte. Non ha 
		resistito al decorso successivo all'operazione a cui medici hanno deciso 
		di sottoporlo per tentare di salvarlo. Da tempo era ricoverato nel 
		reparto di chirurgia toracica dell'ospedale Santa Chiara a Pisa, ma le 
		sue condizioni, nella giornata di mercoledì, si sono aggravate al punto 
		da precipitare. I tentativi di cura non hanno sortito i risultati 
		sperati: il cuore non ha retto e Demiro Marchi, è passato dalle terapie 
		post-operatorie alla morte. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio 
		alle15, davanti alla sede del Comune di Rosignano Marittimo. Per quattro 
		volte è stato sindaco di Rosignano: fu eletto nel 1951, nel '56, nel '60 
		e nel 1965. Nel 1966 lasciò l'incarico e fu sostituito da Leno 
		Carmignoli. Il suo nome resterà legato per sempre al primo piano 
		regolatore di Rosignano e agli accordi di gemellaggio con Champigny sur 
		Marne e Pardubice. Ma soprattutto alla pedagogia e alla scuola: il primo 
		ottobre del 1966 divenne direttore didattico del 2° Circolo di Rosignano 
		Marittimo. E qui avviò, tra i primi in Italia, l'esperienza del tempo 
		pieno, tanto affascinante quanto innovativa. Gli insegnanti della scuola 
		la ricordano così: «Profondo conoscitore della realtà del nostro 
		territorio, ritiene che una scuola non discriminante, ricca di proposte 
		educative, aperta alle innovazioni pedagogiche,metodologiche e 
		didattiche possa colmare lo svantaggio socio-culturale e impedire di 
		fatto l'abbandono scolastico e la conseguente emarginazione dei più 
		deboli». Un'esperienza che in Italia divenne un «modello di scuola - 
		dicono ancora gli insegnanti - che nel tempo è andato diffondendosi in 
		tutto il territorio nazionale suscitando il dibattito intorno al 
		rinnovamento dei programmi, dei modi di fare scuola e dei sistemi di 
		valutazione». L'esperienza del tempo pieno alla scuola di Marittimo 
		divenne quindi un prototipo, un esempio da imitare in tutto il Paese. E 
		Demiro Marchi, benché avesse abbandonato la vita amministrativa, riuscì 
		a dividersi tra politica, cultura e insegnamento. Il sindaco Simoncini, 
		in una lettera indirizzata alla moglie dello scomparso, sottolinea che 
		«come amministratore, come educatore, come appassionato protagonista 
		della nostra vita civile Demiro ha segnato la storia del nostro Comune 
		in questo dopoguerra. Centinaia e centinaia di bambini ne ricordano il 
		contributo innovatore che seppe dare all'organizzazione educativa e 
		all'insegnamento con esperienze anticipatrici di valore nazionale. I 
		cittadini di Rosignano - aggiunge - conoscono il contributo che il 
		sindaco Marchi ha portato a costruire la Rosignano di oggi, con la 
		prosecuzione di lavoro di ricostruzione dopo la guerra, l'apertura di 
		moltissimi nuovi servizi e con l'affermazione della promozione della 
		cultura, della solidarietà, la difesa del valore del lavoro come 
		principi fondamentali della nostra comunità». A lungo ebbe la docenza 
		universitaria: fu, fino a 2 anni fa, titolare della cattedra di storia 
		della pedagogia nell'ateneo di Firenze. E negli ultimi periodi aveva 
		incentrato la sua attenzione sul maltrattamento ai bambini e ai minori. 
		«Ma per me fu soprattutto un maestro di vita - racconta Massimo 
		Paganelli, direttore artistico di Armunia - tentò d'insegnarmi la 
		tolleranza, una cosa che non ho mai imparato. Era un uomo tollerante, 
		maieutico, per niente invadente, un grande educatore senza essere mai 
		pedagogico. Se ne va una parte di tutti noi». Fu punto di riferimento 
		per generazioni di amministratori rosignanesi». Cordoglio alla famiglia 
		è stato espresso dal presidente della Provincia Claudio Frontera. 
		5/2/1999. Il Tirreno.
 I giovani, la politica e il 
		professore
 «Vi annuncio una triste 
		novella: si muore». Così recentemente diceva un amico scrittore 
		commentando amaramente la scomparsa della madre e rimproverando il nostro 
		modo di vivere così sordo e cieco di fronte al fatto indubitabile che 
		appunto si muore. Eppure nel caso di Demiro Marchi verrebbe fatto di dire 
		che si può non scomparire del tutto quando si fanno alcune delle cose che 
		«il professore» ha compiuto. Una di queste è stata la promozione 
		negli anni 60 delle iniziative verso la cultura e i giovani movimenti 
		politici della zona. Marchi credeva fermamente nella versione italiana del 
		marxismo. Studioso tra i primi nel dopoguerra di Antonio Labriola e 
		di Gramsci, aveva imparato ad abbandonare ogni traccia di settarismo di 
		parte e ad apprezzare i contributi alla vita democratica che venivano da 
		altre culture, da altre esperienze ideologiche e politiche. In 
		particolare Marchi era attento ai fermenti che si venivano manifestando 
		allora nei movimenti giovanili e si era interessato non 
		episodicamente delle questioni che poneva il movimento cattolico 
		democratico e il mondo laico liberale. Da qui il suo bisogno di confronto 
		che si manifestava dai vertici del Consiglio comunale. Difatti nella 
		funzione di sindaco dirigeva il dibattito nelle assemblee comunali con 
		taglio signorile, sì che anche i suoi modi gli avevano conquistato la 
		simpatia e la stima delle stesse opposizioni. Ebbene il sindaco Marchi, 
		si vedeva, credeva anche nel ruolo promotore delle pubbliche istituzioni e 
		puntava chiaramente a fare del Comune di Rosignano un centro vivace di 
		vita associativa e culturale. Da qui il rilievo che assumevano alcune 
		iniziative per l'insediamento della biblioteca comunale, la nascita dei 
		gemellaggi con Champigny e con Pardubice, e l'impegno nel dar vita alla prime esperienze di decentramento democratico. Certamente la più 
		significativa sul piano della produttività di nuove energie da 
		immettere poi nella vita pubblica, nella formazione cioè di nuovi gruppi 
		dirigenti, fu la nascita e la vita della Consulta comunale della 
		gioventù che Marchi volle, che seguì nei suoi primi approcci e che 
		all'atto della sua costituzione solennemente confermò in una pubblica 
		seduta sui banchi del Consiglio comunale a Marittimo. Mettere insieme 
		allora giovani cattolici, laici, comunisti e socialisti non era impresa da 
		poco se consideriamo i tempi ed i veti che piovevano dalle varie 
		segreterie politiche della zona, ma Demiro Marchi si giovò della 
		determinazione con cui un gruppo di giovani politici allora seppe 
		muoversi d'intesa con lui e con l'assessore al decentramento, Leno 
		Carmignoli. Fu così che fecero le loro prime esperienze politiche i vari 
		Giuseppe Danesin, Paolo Rotelli, Roberto Lucchesi, Eliano Ferrari, Pier 
		Mario Pucci, Mario Baldeschi e tanti altri giovani, alcuni dei quali 
		ancora presenti con funzioni importanti nella vita politica e culturale 
		locale e provinciale. Il sindaco trovò così degli interlocutori non 
		episodici e il dibattito politico divenne più efficace. 
		(c.r.) IL RICORDO 
		5/2/1999. Il Tirreno.
 
 Memorabile l'assemblea in cui 
		riuscì a far tacere i separatisti di Castiglioncello «Un esempio di 
		equilibrio» Carmignoli e Fiorentini: «Fu un innovatore, trasformò il 
		Comune»
 «Schiettezza, sensibilità, 
		equilibrio, tolleranza, disponibilità costante alla discussione ed al 
		confronto. Tutto questo ritrovo in ogni singolo ricordo che ho dell'amico 
		e del compagno Demiro. Un innovatore nel vero senso della parola, che ha 
		dato lustro a Rosignano e che Rosignano non dovrà mai dimenticare». 
		Parole profondamente sentite quelle che Leno Carmignoli ha pronunciato 
		ieri ripercorrendo decenni di vita condivisa con Demiro Marchi, in 
		ricordo di «quel giovane- così lo ha definito - che insieme ad altri 
		giovani accettò la difficile scommessa di ricostruire un paese e di 
		gestire la cosa pubblica». «Credo che nella mente di tutti- ha detto - 
		debba rimanere soprattutto memoria di un uomo che ebbe l'eccezione ed 
		il coraggio di progettare un comune moderno, indirizzato verso il progresso. 
		Forse non tutti ricorderanno che è stato proprio lui, dopo la distruzione 
		della guerra, a dare il via all'assetto delle strade, dell'illuminazione e 
		dei raccordi, e di andare verso la programmazione del territorio con la 
		struttura del primo piano regolatore e sempre sua fu l'idea di progettare 
		il sottopasso ferroviario di via del Popolo, per non parlare poi del suo 
		impegno nei confronti della scuola e del tempo libero per anziani e 
		bambini e tutto questo lo ha fatto seguendo sempre il metodo della 
		discussione democratica». «Non ha mai avuto paura del confronto diretto - 
		ha aggiunto Carmignoli -. Ricordo un'assemblea pubblica a Castiglioncello, nel 
		corso della quale Demiro riuscì a far tacere definitivamente le pretese 
		separatiste del comitato per il Comune autonomo di Castiglioncello». 
		Coraggio, impegno, capacità organizzative e grande disponibilità al 
		dialogo, sono, di nuovo, le parole che ricorrono anche nei ricordi di Enzo 
		Fiorentini, un altro di quei ragazzi che, fin dal dopoguerra, hanno 
		dedicato gran parte della loro vita all'impegno politico, inteso 
		soprattutto come volontà di lavorare per gli altri. «E' difficile e 
		riduttivo ricordare singoli episodi di una lunga vita trascorsa insieme - 
		ha detto - a partire dai giochi di infanzia e dalle prime esperienze 
		politiche nei comitati di Liberazione nazionale, per arrivare fino alla militanza nel Pci e alla sua indimenticabile esperienza di sindaco. Marchi 
		ebbe la visione di un comune completamente nuovo, inteso non più come 
		semplice ente erogatore di servizi, ma come luogo di dibattito 
		democratico attraverso il quale creare una coscienza civica. Per lui, così 
		come per tutti noi vecchi compagni, ha prevalso sempre il senso di responsabilità verso gli altri. E quindi, non è un caso che proprio Demiro 
		sia stato il primo sindaco comunista eletto come scelta unitaria di una 
		coalizione di forze di sinistra. Lui, per sua natura, non avrebbe mai 
		accettato di essere imposto, nonostante fosse capace di grande 
		fermezza. Ricordo perfettamente come riusciva ad imporsi anche su 
		un prefetto e con la direzione Solvay. La sua parola d'ordine 
		era: "Costruire un comune democratico e moderno". Il periodo in cui ha 
		governato Rosignano, ha rappresentato una svolta epocale per la nostra 
		comunità, e con questo vorrei concludere, lanciando una proposta all'amministrazione comunale: 
		finanziare tesi di laurea, nelle quali vengano studiati ed approfonditi 
		quei quindici anni in cui a Rosignano ci furono cambiamenti 
		rivoluzionari, anche grazie a Demiro Marchi». Federica Vivaldi 5/2/1999. 
		Il Tirreno.
 
 5 novembre 2022 
		- Largo Demiro Marchi
 Lo spazio adiacente alle scuole Carducci è stato intitolato a Demiro 
		Marchi, ex Sindaco, docente e pedagogista che ha speso la vita a 
		servizio della comunità di Rosignano.
  All'inaugurazione 
		della targa di Largo Demiro Marchi, oltre al Sindaco Daniele Donati, 
		erano presenti anche i parenti e i familiari di Marchi che hanno 
		ringraziato l'Amministrazione e tutta la cittadinanza per questo 
		importante riconoscimento. Nell’anno in cui ricorre il centenario della 
		nascita dell’ex sindaco, l’amministrazione locale ha organizzato sin 
		dalla primavera incontri e momenti di riflessione per ricordare il suo 
		ruolo di studioso, pedagogista e politico. L’idea di intitolare una 
		strada o una piazza a Demiro Marchi è stata avanzata nei mesi scorsi 
		anche da alcuni cittadini. Una idea che l’amministrazione ha accolto 
		avviando il percorso amministrativo, che si è concluso con la cerimonia 
		del 5 novembre. Uno spazio, quello dedicato all’ex sindaco che, come ha 
		spiegato Donati, “non è scelto in modo casuale, ma legato al fatto che 
		si tratta dello spazio fra la scuola di cui Marchi è stato anche 
		direttore didattico e un’area simbolo di socialità, dove da sempre si 
		ritrovano i ragazzi e le famiglie. Questa congiunzione fra l’ambito 
		scolastico e quello sociale è, se vogliamo, il simbolo di quello che è 
		stato l’insegnamento di Demiro Marchi”. 
		Tuttigiorni info. 
 
		13 novembre 2022 - Tra 
		emozioni e cultura le “insegnanti pioniere” ricordano il prof. Demiro 
		Marchi in un libro a villa Pertusati.Un libro è testimonianza di un nuovo modo di pensare e organizzare la 
		scuola, ma soprattutto il ricordo 
		di chi quell’innovazione culturale e sociale l’ha promossa e gestita. Ci 
		sono emozioni e ricordi nelle pagine del libro “Demiro Marchi. Uno 
		sguardo al futuro”. Sono le emozioni delle “insegnanti pioniere”, come
  loro 
		stesse si definiscono, vale a dire il gruppo di maestre del II Circolo 
		didattico di Rosignano Marittimo che agli inizi degli anni Settanta sono 
		state le prime, guidate dal prof Marchi, a impegnarsi nella scuola a 
		tempo pieno. Un nuovo modello scolastico, il cui scopo principale era 
		una educazione il più possibile democratica, che garantisse gli stessi 
		input ai ragazzi di tutte le classi sociali. Il libro (edizioni 
		Comiedit-Alando altri tempi) è stato presentato domenica 13 novembre a 
		villa Pertusati a Rosignano Marittimo. Insieme alle insegnanti, che nel 
		centenario della nascita di Demiro Marchi hanno sentito il bisogno di 
		celebrarlo mettendo insieme ricordi e fotografie di quella esperienza 
		scolastica e sociale così innovativa, il regista Alessio Pizzech ha 
		letto alcuni passi del testo. Con loro anche Giacomo Cantini, che ha 
		curato il libro e si è occupato di raccogliere e riorganizzare una serie 
		di documenti storici riguardanti la figura di Demiro Marchi come 
		educatore, storico e politico. Le “insegnanti pioniere”: Cecilia 
		Triglia, Antonella Boscolo, Antonella Gori, Biancalina Gavarini, Claudia 
		Balice, Dania Gubbilini, Franca Belloni, Graziana Battini, Laura 
		Falagiani, Luisella Sabatini, Paola Pistolesi, Patrizia Tarchi, Rosanna 
		Tamburini, Sonia Colombini.
		
		
		Tuttigiorni info. 
		
		Nella Sala DINO AGOSTINI a Villa Pertusati è stata una festa, in una 
		sala strapiena si è sviluppato con emozione, passione e amore un ricordo 
		di DEMIRO MARCHI e di tutti quelli che l’hanno conosciuto e vissuto da 
		ragazzi, genitori e insegnanti che hanno espresso in maniera plateale il 
		sentimento per un lavoro realizzato con passione. Chi ha creato questa 
		bellissima iniziativa è stato
		
		Alessio Pizzech 
		che con sapiente gestione è stato capace di rendere fluide due ore di 
		iniziativa, percorrendo i fantastici anni della scuola a “Pieno Tempo”. |