Demiro Marchi, e nato il 4
dicembre 1922, è stato direttore didattico del 2° circolo di Rosignano
Marittimo dal 1966 al 1982, sindaco di Rosignano dal 1951 al 1966,
titolare della cattedra di Storia della Pedagogia e docente di Pedagogia
generale all'Università di Firenze e Direttore della Scuola di
Perfezionamento "Famiglia ed educazione familiare" dello stesso Ateneo. E'
morto il 3 febbraio 1999. A lui è stato intitolato il "Centro per
l'Infanzia, l'Adolescenza, la Famiglia" (C.I.A.F.) di Piazza Risorgimento a
Rosignano Solvay.
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In ricordo di Demiro Marchi
«Uomo vivace ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche
seminare e sostenere il seme della democrazia e della partecipazione,
confrontandosi con le parti più giovani di Rosignano e favorendo la crescita
di una nuova leva di amministratori e di persone impegnate»
Salutiamo Demiro Marchi, Sindaco di Rosignano ed educatore.
Con la sua passione civile, la sua cultura, la sua intelligenza ha segnato
tanta parte della Rosignano che conosciamo oggi. I valori, i principi che
fanno unita e ricca la nostra comunità.
Giovane antifascista impegnato nel Movimento comunista si mise in luce per
le sue doti e capacità umane partecipando attivamente all’iniziativa per la
riconquista della libertà e la costruzione della democrazia dopo il fascismo
e la guerra.
Nel 1951, giovanissimo (29 anni), viene eletto Sindaco di Rosignano. Un
impegno che ricoprì fino al 1966 essendo rieletto per tre volte.
Ricordare ciò che ci ha lasciato come Amministratore è impossibile. Sono gli
anni difficili della ricostruzione, dello sviluppo civile ed economico del
territorio, di un confronto politico acceso. Di livelli di povertà presenti,
di servizi carenti.
Marchi non è un Sindaco di ordinaria Amministrazione. E’ un innovatore, un
uomo di cultura capace di impostare il nostro futuro partendo da solidi
valori. La promozione della formazione e della cultura, la difesa del valore
del lavoro, la solidarietà, l’ansia per il riscatto civile e per il
progresso, l’apertura al mondo, sono i principi, i valori di riferimento che
come Sindaco sa promuovere nel senso comune della nostra comunità. Riesce a
farli divenire parte di un patrimonio genetico che faranno di Rosignano una
realtà viva, vivace, ricca.
Sono innumerevoli i servizi che vengono attivati ed inaugurati da Demiro
Marchi, le strutture pubbliche realizzate, piano regolatore, scuole rurali,
biblioteca comunale, casa della cultura, patti di gemellaggio, rete idrica,
urbanizzazione del territorio, valorizzazione della storia di Rosignano.. E
sono, questi, soltanto alcuni titoli dell’impegno che egli portò avanti.
La popolazione di Rosignano passa dai 24.000 abitanti del 1951 ai 28.000 del
1966.
Solo questo dato può dare il senso del lavoro che il Sindaco Marchi e gli
amministratori di allora dovettero affrontare nell’organizzare i servizi
civili, la risposta ai bisogni dei cittadini.
Demiro ce lo ricorda nel 1996, quando celebrammo i 50 anni dell’insediamento
del Consiglio Comunale. Ci illustrò i cinque obiettivi che gli
Amministratori di allora si posero: la ricostruzione materiale dopo le
distruzioni della guerra, la costruzione di un costume di vita democratica,
l’impegno di fare di Rosignano un Comune Moderno, gli interventi per
stabilire un più stretto rapporto tra politica e cultura, la costante azione
rivolta a rivendicare e difendere l’autonomia comunale nei confronti del
potere centrale.
Questo lavoro fu portato avanti con grande lungimiranza, sapendo volare alto
e mantenendo un forte radicamento tra le forze del movimento operaio, che
vivono in quegli anni il peso della divisione del paese, delle
discriminazioni e delle ripercussioni. Un lavoro che si muove nella
consapevolezza che il Comune è il centro della vita democratica, la base
fondamentale dello Stato.
Anche qui Demiro uomo di parte, comunista convinto, sa però portare il segno
della persona che cerca di costruire unità e non divisioni, riuscendo a dare
al confronto sui problemi della Comunità quella caratteristica di rispetto,
pur nella franca ed accesa divergenza, delle posizioni altrui. Questo segno
è rimasto tuttora nel confronto politico a Rosignano con la capacità di
ascoltare e rispettare le posizioni dell’altra parte politica. Uomo vivace
ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche seminare e sostenere
il seme della democrazia e della partecipazione, confrontandosi con le parti
più giovani di Rosignano e favorendo la crescita di una nuova leva di
amministratori e di persone impegnate. La Casa della Cultura, il Comitato di
Gestione della Biblioteca andavano in questo senso.
Questa capacità di ascolto faceva di lui un Sindaco molto amato e popolare,
un uomo politico verso il quale è rimasto grande, anche dopo la fine
dell’impegno di amministratore, il rispetto di tutti.
E’ un Comune profondamente diverso quello che nel 1966 Demiro Marchi
lascia nel momento in cui si dimette da Sindaco.
Diverso nell’organizzazione civile, nei valori che reggono il patto sociale,
nei servizi di base, nell’apertura al mondo, nella stessa struttura
operativa che lui, il Professore, come lo chiamavano alcuni dei dipendenti
di allora, sapeva motivare e mobilitare nella risposta ai bisogni della
gente.
Un Comune diverso che, sulla base degli insegnamenti e degli indirizzi
definiti in quei 15 anni, saprà marciare e troverà comunque Demiro
protagonista di un ulteriore processo di innovazione come Direttore
Didattico.
Dal 1° ottobre del 1966 al 1982 infatti il Circolo Didattico di Rosignano
Marittimo ha la fortuna di avere Demiro Marchi come Direttore. E dico
fortuna senza alcuna retorica o esagerazione.
Più che ricordare le esperienze anticipatrici a livello nazionale con la
sperimentazione della scuola a tempo pieno, le modalità educative innovative
che propose come esperimento a Rosignano delle quali giustamente il
territorio è sempre andato orgoglioso, per capire il ruolo che Demiro ha
avuto nella scuola basterebbe ascoltare l’affetto, la passione con cui le
maestre ed i maestri che con lui lavoravano hanno sempre parlato di lui.
Insegnanti che si sono considerate e considerati suoi allievi, anche perché
a loro trasmise prima di ogni altro valore l’amore per la professione, il
riconoscimento della funzione fondamentale per lo sviluppo della Comunità
che ha la formazione e l’insegnamento, il mettere il bambino al centro del
proprio impegno. E forse iniziative che in seguito hanno fatto di Rosignano
un punto di riferimento nazionale sull’infanzia non sarebbero state
possibili senza ciò che nella scuola di Marittimo si è verificato.
L’impegno amministrativo non terminò nel ‘66: proseguì fino al 1982 come
Membro della Commissione di Controllo della Regione Toscana. Così come
l’impegno politico di Demiro è proseguito fino ad oggi, sia raccontando la
storia del nostro territorio, sia partecipando attivamente a momenti di
confronto delicati nella vita di Rosignano, penso al confronto sul PVC, sia
mettendo a disposizione le proprie competenze in un rapporto importante di
collaborazione con la Provincia di Livorno, in particolare per lo studio
della condizione giovanile. Demiro Sindaco, Direttore Didattico e studioso.
Gli ultimi vent’anni della sua vita lo vedono impegnato profondamente come
studioso, ricercatore, docente di storia della pedagogia all’Università di
Firenze, divenendo anche qui punto di riferimento per centinaia e centinaia
di giovani tra i quali molti nostri concittadini.
Anche in questa nuova fase della sua vita però il legame con Rosignano
rimarrà profondo, e si può dire che non ci sia stato evento culturale, ma
anche occasione significativa di vita, che non lo abbia visto presente e
protagonista, disponibile a dare il suo contributo.
Attento e disponibile a difendere un’idea della politica, ben lontana dal
teatrino, dalle ripicche, dai giochi di potere a cui spesso oggi assistiamo.
Una politica intesa come servizio, come strumento per cambiare, come mezzo
per affermare un’idea più alta del vivere.
Lo diceva bene il 17 novembre del 1996 quando a nome dei Sindaci che lo
avevano seguito portò il saluto per i 50 anni del Consiglio Comunale,
sottolineando come fosse “più che mai necessario un più stretto rapporto tra
politica e cultura per mettere in condizione uomini, donne e giovani di
autorinnovarsi idealmente e culturalmente per essere in grado di rinnovare
anche la propria comunità e la società in generale. Questo stretto rapporto
tra politica e cultura potrà consentire allora alla politica, ed ad una
politica alimentata da alti ideali e di prospettive nutrite da valori comuni
e da esperienze in continuo divenire, sempre a contatto con i bisogni e le
esigenze della gente, di volare alto senza contaminazioni e errori di
percorso, costituendo così un giusto, alto e stimolante punto di riferimento
anche per giovani generazioni”.
Ecco questo è il grande insegnamento e monito che ci lascia, al quale credo
dobbiamo essere capaci di adeguarci. Rosignano oggi è più debole, mancherà
una voce autorevole e pacata, un contributo di saggezza e di posizione.
Rosignano ricorderà con riconoscenza ed affetto Demiro per quanto ha fatto e
per quanto ha seminato. A Riva, ad Elena, ai nipoti, ai familiari va
l’abbraccio di tutti noi.
Gianfranco Simoncini Sindaco
«Lo studioso del Socialismo. Lo studioso
del Risorgimento. Lo studioso dei giovani e, soprattutto, dell’infanzia.
Un Demiro, per così dire, uno e trino...»
Siamo qui riuniti per salutare e ricordare, nel momento del commiato da
coloro che lo amavano e profondamente lo apprezzavano per le sue doti
umane, politiche - e nel senso autentico della parola - e scientifiche -
di uomo di scuola e di studio - Demiro Marchi che, lasciandoci
interiormente un pò più “orfani”, ha intrapreso quell’ultimo viaggio,
viaggio verso l’ignoto che tutti ci inquieta e ci turba.
Come Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione
dell’Università di Firenze, presso il quale Demiro ha svolto la sua
intensa attività di studioso e di docente, per oltre trent’anni, voglio
ricordarlo - in questo doloroso momento - soffermandomi sulle sue
qualità di uomo e di intellettuale, ma anche di collega. Come uomo,
Demiro ha manifestato, in ogni occasione, qualità eccellenti di umanità:
capacità d’impegno, volontà di dialogo, signorilità di tratto.
Comunicare con lui era - sempre - un vero “parlare tra uomini”: ogni
aspetto futile del dialogo veniva rimosso quasi naturalmente;
l’obiettivo dell’atto comunicativo - fosse esso teorico o pratico - era
sempre tenuto presente, nel favorire un autentico scambio tra soggetti;
la dialettica, infatti del comunicare era sempre urbana, calibrata,
elegante vorrei dire. Da dove veniva a Demiro questa “Dote” comunicativa
che così bene lo contrassegnava? Certamente dall’essere stato molto a
lungo uomo di scuola, un educatore quindi; dall’altrettanto lunga e
impegnata e carica di frutti militanza politica, che lo aveva forgiato -
insieme - al realismo e alla mediazione, lo aveva formato all’arte del
dialogo; ma - soprattutto - da capacità “naturali” di disporsi come
interlocutore autorevole, ma mai autoritario, pronto ad accogliere - con
garbo estremo - le ragioni dell’altro, vorrei dire da un innato spirito
di democrazia.
Tutto ciò ha fatto di Demiro, anche nel nostro mondo accademico, una
figura eccezionale: quasi di un amico più saggio a cui potersi rivolgere
per trovare soluzioni equilibrate e consigli efficaci in ogni
situazione.
Infatti, come collega nel Dipartimento e nella Facoltà di Magistero, poi
di Scienze della Formazione di Firenze, e collega impegnato sia nella
didattica sia nella ricerca, Demiro deve essere ricordato, in
particolare, per l’intenso dialogo che ha saputo stabilire coi giovani,
accompagnandoli nella loro crescita professionale e scientifica,
laureandone moltissimi con lavori sempre precisi e rigorosi, capaci di
allenarli nel modo migliore alla stessa etica della ricerca, che reclama
- appunto - impegno e responsabilità, applicazione costante e
intelligente, capacità autocritiche. Virtù che dalla ricerca possono
entrare in circolo virtuoso anche con tutte le altre attività, a
cominciare da quella connessa all’esercizio della cittadinanza,
all’essere cittadini attivi e responsabili in una società autenticamente
democratica. Nel rapporto con noi colleghi Demiro, poi, era sempre
cordiale, amichevole, di buon umore, quindi capace di spingere tale
rapporto sempre oltre gli aspetti più formali e di trascriverlo in
termini di vera amicizia.
Poi lo studioso. Lo studioso del Socialismo. Lo studioso del
Risorgimento. Lo studioso dei giovani e - soprattutto - dell’infanzia.
Un Demiro, per così dire, uno e trino. Uno nell’applicazione di un
rigoroso metodo scientifico nelle sue ricerche e nella passione, umana e
politica, ma più umana che politica, che metteva nelle sue indagini.
Trino negli ambiti di studio che ha, nei decenni della sua produzione,
affrontato, se pur accomunati da un’ottica, questa si etico-politica, di
emancipazione dell’uomo da ogni servitù, di promozione autenticamente
umana per tutti, di attesa e speranza di un futuro più degno per tutti
gli uomini a cominciare da quel progetto d’uomo che sono i bambini;
speranza che è e che deve essere propria di ogni vero pedagogista. E
Demiro lo era. Se le sue ricerche sul Socialismo - e sul più grande
teorico della sua tradizione italiana, Antonio Labriola - sviluppate con
precisa attenzione filologica e sottile passione interpretativa, hanno
dato risalto ai valori propri dell’educazione e della pedagogia (valori
- appunto - emancipativi, di liberazione e di formazione integrale
dell’umanità di ogni uomo), quelle dedicate al Risorgimento hanno posto
in rilievo il lento maturarsi - qui da noi in Italia - di questa ottica
emancipativa della pedagogia, frenata nella società borghese
ottocentesca da prassi illiberali e da immagini sociali (della
dialettica sociale) vincolate dal moderatismo ideologico e politico,
prima del riscatto più consapevole e più attivo attuato dal Socialismo.
Studiando la pedagogia di quell’età storica, Demiro ha ben messo in
rilievo le potenzialità e i limiti del Risorgimento, che è poi la radice
dell’Italia contemporanea.
In anni più recenti si è avuta l’attenzione, in particolare,
all’infanzia. A quell’infanzia - senza infanzia, attaccata dalle
violenze degli adulti, dallo sfruttamento, dall’emarginazione. Infanzia
che segue come un’ombra inquietante la crescita di quella società del
benessere che tende a presentarsi come l’habitat ideale del bambino.
Demiro si è impegnato a toglierci, a farci togliere, questi occhiali
“rosei” e deformanti, per farci vedere quell’infanzia reale, che è
ancora - e tanto - umiliata e offesa. Anche qui da noi. Anche su questo
fronte d’indagine lo studioso e il politico, lo scienziato-pedagogista e
l’educatore si connettono strettamente a ricordarci, a un tempo, sia la
vocazione emancipativa che deve ispirarci come intellettuali, sia quella
che deve guidarci come cittadini di una società democratica.
Per tutti questi aspetti della sua personalità e del suo lavoro
scientifico Demiro ci resterà sempre presente - deve restarci sempre
presente - come uno stimolo e come una guida, come un memento per il
nostro lavoro di pedagogisti e per aiutarci ad abitare quel tempo
storico che ci è dato, fattosi oggi così inquieto e così carico di
derive e di ombre.
Così permettetemi di chiudere con un addio Demiro e grazie per quanto ci
hai insegnato, ma - per tutto questo - tu rimarrai sempre con noi.
Prof. Franco Cambi
Direttore Dipartimento Scienze dell’Educazione Università Firenze
Premio a Demiro Marchi, una vita per la pedagogia
Una vita per la pedagogia: per questa motivazione, ma anche per tanti
altri indubbi meriti, il professor Demiro Marchi ha ricevuto il premio
"Città di Rosignano", iniziativa dell'Università Popolare. Ed è stato
Dino Dini presidente di giuria del premio, nonché noto giornalista ed
ora editore della casa "Il Gabbiano", a consegnare allo studioso il
significativo trofeo d'argento. Dini ha anche tratteggiatola figura del
docente ricordando, tra l'altro, un episodio della lontana estate del
1944 (periodo bellico) allorché un giovane poco più che ventenne
organizzò un corso di recupero per studenti e una sessione di esami. Si
trattava appunto di Marchi. Inutile presentare il personaggio - dice
Dini - tutti lo conoscono. Educatore, scrittore fecondo, politico
impegnato, sindaco per 15 anni del Comune di Rosignano che ha
contribuito alla formazione soprattutto delle coscienze. Inoltre ha
legato l'opera di amministratore a imprese importanti tra cui la
municipalizzazione dei trasporti pubblici, l'istituzione di scuole
materne e farmacie comunali, la biblioteca e così via. Brillante la sua
carriera universitaria tanto che è diventato titolare all'ateneo di
Firenze della cattedra di storia della pedagogia.
Morto Demiro Marchi. Era
ricoverato all'ospedale Santa Chiara. Per quindici anni sindaco di
Rosignano
Demiro Marchi ha cessato di
vivere mercoledì sera, quando ancora non era mezzanotte. Non ha
resistito al decorso successivo all'operazione a cui medici hanno deciso
di sottoporlo per tentare di salvarlo. Da tempo era ricoverato nel
reparto di chirurgia toracica dell'ospedale Santa Chiara a Pisa, ma le
sue condizioni, nella giornata di mercoledì, si sono aggravate al punto
da precipitare. I tentativi di cura non hanno sortito i risultati
sperati: il cuore non ha retto e Demiro Marchi, è passato dalle terapie
post-operatorie alla morte. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio
alle15, davanti alla sede del Comune di Rosignano Marittimo. Per quattro
volte è stato sindaco di Rosignano: fu eletto nel 1951, nel '56, nel '60
e nel 1965. Nel 1966 lasciò l'incarico e fu sostituito da Leno
Carmignoli. Il suo nome resterà legato per sempre al primo piano
regolatore di Rosignano e agli accordi di gemellaggio con Champigny sur
Marne e Pardubice. Ma soprattutto alla pedagogia e alla scuola: il primo
ottobre del 1966 divenne direttore didattico del 2° Circolo di Rosignano
Marittimo. E qui avviò, tra i primi in Italia, l'esperienza del tempo
pieno, tanto affascinante quanto innovativa. Gli insegnanti della scuola
la ricordano così: «Profondo conoscitore della realtà del nostro
territorio, ritiene che una scuola non discriminante, ricca di proposte
educative, aperta alle innovazioni pedagogiche,metodologiche e
didattiche possa colmare lo svantaggio socio-culturale e impedire di
fatto l'abbandono scolastico e la conseguente emarginazione dei più
deboli». Un'esperienza che in Italia divenne un «modello di scuola -
dicono ancora gli insegnanti - che nel tempo è andato diffondendosi in
tutto il territorio nazionale suscitando il dibattito intorno al
rinnovamento dei programmi, dei modi di fare scuola e dei sistemi di
valutazione». L'esperienza del tempo pieno alla scuola di Marittimo
divenne quindi un prototipo, un esempio da imitare in tutto il Paese. E
Demiro Marchi, benché avesse abbandonato la vita amministrativa, riuscì
a dividersi tra politica, cultura e insegnamento. Il sindaco Simoncini,
in una lettera indirizzata alla moglie dello scomparso, sottolinea che
«come amministratore, come educatore, come appassionato protagonista
della nostra vita civile Demiro ha segnato la storia del nostro Comune
in questo dopoguerra. Centinaia e centinaia di bambini ne ricordano il
contributo innovatore che seppe dare all'organizzazione educativa e
all'insegnamento con esperienze anticipatrici di valore nazionale. I
cittadini di Rosignano - aggiunge - conoscono il contributo che il
sindaco Marchi ha portato a costruire la Rosignano di oggi, con la
prosecuzione di lavoro di ricostruzione dopo la guerra, l'apertura di
moltissimi nuovi servizi e con l'affermazione della promozione della
cultura, della solidarietà, la difesa del valore del lavoro come
principi fondamentali della nostra comunità». A lungo ebbe la docenza
universitaria: fu, fino a 2 anni fa, titolare della cattedra di storia
della pedagogia nell'ateneo di Firenze. E negli ultimi periodi aveva
incentrato la sua attenzione sul maltrattamento ai bambini e ai minori.
«Ma per me fu soprattutto un maestro di vita - racconta Massimo
Paganelli, direttore artistico di Armunia - tentò d'insegnarmi la
tolleranza, una cosa che non ho mai imparato. Era un uomo tollerante,
maieutico, per niente invadente, un grande educatore senza essere mai
pedagogico. Se ne va una parte di tutti noi». Fu punto di riferimento
per generazioni di amministratori rosignanesi». Cordoglio alla famiglia
è stato espresso dal presidente della Provincia Claudio Frontera.
5/2/1999. Il Tirreno.
I giovani, la politica e il
professore
«Vi annuncio una triste
novella: si muore». Così recentemente diceva un amico scrittore
commentando amaramente la scomparsa della madre e rimproverando il nostro
modo di vivere così sordo e cieco di fronte al fatto indubitabile che
appunto si muore. Eppure nel caso di Demiro Marchi verrebbe fatto di dire
che si può non scomparire del tutto quando si fanno alcune delle cose che
«il professore» ha compiuto. Una di queste è stata la promozione
negli anni 60 delle iniziative verso la cultura e i giovani movimenti
politici della zona. Marchi credeva fermamente nella versione italiana del
marxismo. Studioso tra i primi nel dopoguerra di Antonio Labriola e
di Gramsci, aveva imparato ad abbandonare ogni traccia di settarismo di
parte e ad apprezzare i contributi alla vita democratica che venivano da
altre culture, da altre esperienze ideologiche e politiche. In
particolare Marchi era attento ai fermenti che si venivano manifestando
allora nei movimenti giovanili e si era interessato non
episodicamente delle questioni che poneva il movimento cattolico
democratico e il mondo laico liberale. Da qui il suo bisogno di confronto
che si manifestava dai vertici del Consiglio comunale. Difatti nella
funzione di sindaco dirigeva il dibattito nelle assemblee comunali con
taglio signorile, sì che anche i suoi modi gli avevano conquistato la
simpatia e la stima delle stesse opposizioni. Ebbene il sindaco Marchi,
si vedeva, credeva anche nel ruolo promotore delle pubbliche istituzioni e
puntava chiaramente a fare del Comune di Rosignano un centro vivace di
vita associativa e culturale. Da qui il rilievo che assumevano alcune
iniziative per l'insediamento della biblioteca comunale, la nascita dei
gemellaggi con Champigny e con Pardubice, e l'impegno nel dar vita alla prime esperienze di decentramento democratico. Certamente la più
significativa sul piano della produttività di nuove energie da
immettere poi nella vita pubblica, nella formazione cioè di nuovi gruppi
dirigenti, fu la nascita e la vita della Consulta comunale della
gioventù che Marchi volle, che seguì nei suoi primi approcci e che
all'atto della sua costituzione solennemente confermò in una pubblica
seduta sui banchi del Consiglio comunale a Marittimo. Mettere insieme
allora giovani cattolici, laici, comunisti e socialisti non era impresa da
poco se consideriamo i tempi ed i veti che piovevano dalle varie
segreterie politiche della zona, ma Demiro Marchi si giovò della
determinazione con cui un gruppo di giovani politici allora seppe
muoversi d'intesa con lui e con l'assessore al decentramento, Leno
Carmignoli. Fu così che fecero le loro prime esperienze politiche i vari
Giuseppe Danesin, Paolo Rotelli, Roberto Lucchesi, Eliano Ferrari, Pier
Mario Pucci, Mario Baldeschi e tanti altri giovani, alcuni dei quali
ancora presenti con funzioni importanti nella vita politica e culturale
locale e provinciale. Il sindaco trovò così degli interlocutori non
episodici e il dibattito politico divenne più efficace.
(c.r.) IL RICORDO
5/2/1999. Il Tirreno.
Memorabile l'assemblea in cui
riuscì a far tacere i separatisti di Castiglioncello «Un esempio di
equilibrio» Carmignoli e Fiorentini: «Fu un innovatore, trasformò il
Comune»
«Schiettezza, sensibilità,
equilibrio, tolleranza, disponibilità costante alla discussione ed al
confronto. Tutto questo ritrovo in ogni singolo ricordo che ho dell'amico
e del compagno Demiro. Un innovatore nel vero senso della parola, che ha
dato lustro a Rosignano e che Rosignano non dovrà mai dimenticare».
Parole profondamente sentite quelle che Leno Carmignoli ha pronunciato
ieri ripercorrendo decenni di vita condivisa con Demiro Marchi, in
ricordo di «quel giovane- così lo ha definito - che insieme ad altri
giovani accettò la difficile scommessa di ricostruire un paese e di
gestire la cosa pubblica». «Credo che nella mente di tutti- ha detto -
debba rimanere soprattutto memoria di un uomo che ebbe l'eccezione ed
il coraggio di progettare un comune moderno, indirizzato verso il progresso.
Forse non tutti ricorderanno che è stato proprio lui, dopo la distruzione
della guerra, a dare il via all'assetto delle strade, dell'illuminazione e
dei raccordi, e di andare verso la programmazione del territorio con la
struttura del primo piano regolatore e sempre sua fu l'idea di progettare
il sottopasso ferroviario di via del Popolo, per non parlare poi del suo
impegno nei confronti della scuola e del tempo libero per anziani e
bambini e tutto questo lo ha fatto seguendo sempre il metodo della
discussione democratica». «Non ha mai avuto paura del confronto diretto -
ha aggiunto Carmignoli -. Ricordo un'assemblea pubblica a Castiglioncello, nel
corso della quale Demiro riuscì a far tacere definitivamente le pretese
separatiste del comitato per il Comune autonomo di Castiglioncello».
Coraggio, impegno, capacità organizzative e grande disponibilità al
dialogo, sono, di nuovo, le parole che ricorrono anche nei ricordi di Enzo
Fiorentini, un altro di quei ragazzi che, fin dal dopoguerra, hanno
dedicato gran parte della loro vita all'impegno politico, inteso
soprattutto come volontà di lavorare per gli altri. «E' difficile e
riduttivo ricordare singoli episodi di una lunga vita trascorsa insieme -
ha detto - a partire dai giochi di infanzia e dalle prime esperienze
politiche nei comitati di Liberazione nazionale, per arrivare fino alla militanza nel Pci e alla sua indimenticabile esperienza di sindaco. Marchi
ebbe la visione di un comune completamente nuovo, inteso non più come
semplice ente erogatore di servizi, ma come luogo di dibattito
democratico attraverso il quale creare una coscienza civica. Per lui, così
come per tutti noi vecchi compagni, ha prevalso sempre il senso di responsabilità verso gli altri. E quindi, non è un caso che proprio Demiro
sia stato il primo sindaco comunista eletto come scelta unitaria di una
coalizione di forze di sinistra. Lui, per sua natura, non avrebbe mai
accettato di essere imposto, nonostante fosse capace di grande
fermezza. Ricordo perfettamente come riusciva ad imporsi anche su
un prefetto e con la direzione Solvay. La sua parola d'ordine
era: "Costruire un comune democratico e moderno". Il periodo in cui ha
governato Rosignano, ha rappresentato una svolta epocale per la nostra
comunità, e con questo vorrei concludere, lanciando una proposta all'amministrazione comunale:
finanziare tesi di laurea, nelle quali vengano studiati ed approfonditi
quei quindici anni in cui a Rosignano ci furono cambiamenti
rivoluzionari, anche grazie a Demiro Marchi». Federica Vivaldi 5/2/1999.
Il Tirreno.
5 novembre 2022
- Largo Demiro Marchi
Lo spazio adiacente alle scuole Carducci è stato intitolato a Demiro
Marchi, ex Sindaco, docente e pedagogista che ha speso la vita a
servizio della comunità di Rosignano.
All'inaugurazione
della targa di Largo Demiro Marchi, oltre al Sindaco Daniele Donati,
erano presenti anche i parenti e i familiari di Marchi che hanno
ringraziato l'Amministrazione e tutta la cittadinanza per questo
importante riconoscimento. Nell’anno in cui ricorre il centenario della
nascita dell’ex sindaco, l’amministrazione locale ha organizzato sin
dalla primavera incontri e momenti di riflessione per ricordare il suo
ruolo di studioso, pedagogista e politico. L’idea di intitolare una
strada o una piazza a Demiro Marchi è stata avanzata nei mesi scorsi
anche da alcuni cittadini. Una idea che l’amministrazione ha accolto
avviando il percorso amministrativo, che si è concluso con la cerimonia
del 5 novembre. Uno spazio, quello dedicato all’ex sindaco che, come ha
spiegato Donati, “non è scelto in modo casuale, ma legato al fatto che
si tratta dello spazio fra la scuola di cui Marchi è stato anche
direttore didattico e un’area simbolo di socialità, dove da sempre si
ritrovano i ragazzi e le famiglie. Questa congiunzione fra l’ambito
scolastico e quello sociale è, se vogliamo, il simbolo di quello che è
stato l’insegnamento di Demiro Marchi”.
Tuttigiorni info.
13 novembre 2022 - Tra
emozioni e cultura le “insegnanti pioniere” ricordano il prof. Demiro
Marchi in un libro a villa Pertusati.
Un libro è testimonianza di un nuovo modo di pensare e organizzare la
scuola, ma soprattutto il ricordo
di chi quell’innovazione culturale e sociale l’ha promossa e gestita. Ci
sono emozioni e ricordi nelle pagine del libro “Demiro Marchi. Uno
sguardo al futuro”. Sono le emozioni delle “insegnanti pioniere”, come
loro
stesse si definiscono, vale a dire il gruppo di maestre del II Circolo
didattico di Rosignano Marittimo che agli inizi degli anni Settanta sono
state le prime, guidate dal prof Marchi, a impegnarsi nella scuola a
tempo pieno. Un nuovo modello scolastico, il cui scopo principale era
una educazione il più possibile democratica, che garantisse gli stessi
input ai ragazzi di tutte le classi sociali. Il libro (edizioni
Comiedit-Alando altri tempi) è stato presentato domenica 13 novembre a
villa Pertusati a Rosignano Marittimo. Insieme alle insegnanti, che nel
centenario della nascita di Demiro Marchi hanno sentito il bisogno di
celebrarlo mettendo insieme ricordi e fotografie di quella esperienza
scolastica e sociale così innovativa, il regista Alessio Pizzech ha
letto alcuni passi del testo. Con loro anche Giacomo Cantini, che ha
curato il libro e si è occupato di raccogliere e riorganizzare una serie
di documenti storici riguardanti la figura di Demiro Marchi come
educatore, storico e politico. Le “insegnanti pioniere”: Cecilia
Triglia, Antonella Boscolo, Antonella Gori, Biancalina Gavarini, Claudia
Balice, Dania Gubbilini, Franca Belloni, Graziana Battini, Laura
Falagiani, Luisella Sabatini, Paola Pistolesi, Patrizia Tarchi, Rosanna
Tamburini, Sonia Colombini.
Tuttigiorni info.
Nella Sala DINO AGOSTINI a Villa Pertusati è stata una festa, in una
sala strapiena si è sviluppato con emozione, passione e amore un ricordo
di DEMIRO MARCHI e di tutti quelli che l’hanno conosciuto e vissuto da
ragazzi, genitori e insegnanti che hanno espresso in maniera plateale il
sentimento per un lavoro realizzato con passione. Chi ha creato questa
bellissima iniziativa è stato
Alessio Pizzech
che con sapiente gestione è stato capace di rendere fluide due ore di
iniziativa, percorrendo i fantastici anni della scuola a “Pieno Tempo”.
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