DEMIRO MARCHI

Demiro Marchi, e nato il 4 dicembre 1922, è stato direttore didattico del 2° circolo di Rosignano Marittimo dal 1966 al 1982, sindaco di Rosignano dal 1951 al 1966, titolare della cattedra di Storia della Pedagogia e docente di Pedagogia generale all'Università di Firenze e Direttore della Scuola di Perfezionamento "Famiglia ed educazione familiare" dello stesso Ateneo. E' morto il 3 febbraio 1999. A lui è stato intitolato il "Centro per l'Infanzia, l'Adolescenza, la Famiglia" (C.I.A.F.) di Piazza Risorgimento a Rosignano Solvay.
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                                  In ricordo di Demiro Marchi 

«Uomo vivace ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche seminare e sostenere il seme della democrazia e della partecipazione, confrontandosi con le parti più giovani di Rosignano e favorendo la crescita di una nuova leva di amministratori e di persone impegnate»
Salutiamo Demiro Marchi, Sindaco di Rosignano ed educatore.
Con la sua passione civile, la sua cultura, la sua intelligenza ha segnato tanta parte della Rosignano che conosciamo oggi. I valori, i principi che fanno unita e ricca la nostra comunità.
Giovane antifascista impegnato nel Movimento comunista si mise in luce per le sue doti e capacità umane partecipando attivamente all’iniziativa per la riconquista della libertà e la costruzione della democrazia dopo il fascismo e la guerra.
Nel 1951, giovanissimo (29 anni), viene eletto Sindaco di Rosignano. Un impegno che ricoprì fino al 1966 essendo rieletto per tre volte.
Ricordare ciò che ci ha lasciato come Amministratore è impossibile. Sono gli anni difficili della ricostruzione, dello sviluppo civile ed economico del territorio, di un confronto politico acceso. Di livelli di povertà presenti, di servizi carenti.
Marchi non è un Sindaco di ordinaria Amministrazione. E’ un innovatore, un uomo di cultura capace di impostare il nostro futuro partendo da solidi valori. La promozione della formazione e della cultura, la difesa del valore del lavoro, la solidarietà, l’ansia per il riscatto civile e per il progresso, l’apertura al mondo, sono i principi, i valori di riferimento che come Sindaco sa promuovere nel senso comune della nostra comunità. Riesce a farli divenire parte di un patrimonio genetico che faranno di Rosignano una realtà viva, vivace, ricca.
Sono innumerevoli i servizi che vengono attivati ed inaugurati da Demiro Marchi, le strutture pubbliche realizzate, piano regolatore, scuole rurali, biblioteca comunale, casa della cultura, patti di gemellaggio, rete idrica, urbanizzazione del territorio, valorizzazione della storia di Rosignano.. E sono, questi, soltanto alcuni titoli dell’impegno che egli portò avanti.
La popolazione di Rosignano passa dai 24.000 abitanti del 1951 ai 28.000 del 1966.
Solo questo dato può dare il senso del lavoro che il Sindaco Marchi e gli amministratori di allora dovettero affrontare nell’organizzare i servizi civili, la risposta ai bisogni dei cittadini.
Demiro ce lo ricorda nel 1996, quando celebrammo i 50 anni dell’insediamento del Consiglio Comunale. Ci illustrò i cinque obiettivi che gli Amministratori di allora si posero: la ricostruzione materiale dopo le distruzioni della guerra, la costruzione di un costume di vita democratica, l’impegno di fare di Rosignano un Comune Moderno, gli interventi per stabilire un più stretto rapporto tra politica e cultura, la costante azione rivolta a rivendicare e difendere l’autonomia comunale nei confronti del potere centrale. Questo lavoro fu portato avanti con grande lungimiranza, sapendo volare alto e mantenendo un forte radicamento tra le forze del movimento operaio, che vivono in quegli anni il peso della divisione del paese, delle discriminazioni e delle ripercussioni. Un lavoro che si muove nella consapevolezza che il Comune è il centro della vita democratica, la base fondamentale dello Stato. Anche qui Demiro uomo di parte, comunista convinto, sa però portare il segno della persona che cerca di costruire unità e non divisioni, riuscendo a dare al confronto sui problemi della Comunità quella caratteristica di rispetto, pur nella franca ed accesa divergenza, delle posizioni altrui. Questo segno è rimasto tuttora nel confronto politico a Rosignano con la capacità di ascoltare e rispettare le posizioni dell’altra parte politica. Uomo vivace ed aperto seppe allora non solo amministrare, ma anche seminare e sostenere il seme della democrazia e della partecipazione, confrontandosi con le parti più giovani di Rosignano e favorendo la crescita di una nuova leva di amministratori e di persone impegnate. La Casa della Cultura, il Comitato di Gestione della Biblioteca andavano in questo senso. Questa capacità di ascolto faceva di lui un Sindaco molto amato e popolare, un uomo politico verso il quale è rimasto grande, anche dopo la fine dell’impegno di amministratore, il rispetto di tutti. E’ un Comune profondamente diverso quello che nel 1966 Demiro Marchi lascia nel momento in cui si dimette da Sindaco. Diverso nell’organizzazione civile, nei valori che reggono il patto sociale, nei servizi di base, nell’apertura al mondo, nella stessa struttura operativa che lui, il Professore, come lo chiamavano alcuni dei dipendenti di allora, sapeva motivare e mobilitare nella risposta ai bisogni della gente. Un Comune diverso che, sulla base degli insegnamenti e degli indirizzi definiti in quei 15 anni, saprà marciare e troverà comunque Demiro protagonista di un ulteriore processo di innovazione come Direttore Didattico.
Dal 1° ottobre del 1966 al 1982 infatti il Circolo Didattico di Rosignano Marittimo ha la fortuna di avere Demiro Marchi come Direttore. E dico fortuna senza alcuna retorica o esagerazione. Più che ricordare le esperienze anticipatrici a livello nazionale con la sperimentazione della scuola a tempo pieno, le modalità educative innovative che propose come esperimento a Rosignano delle quali giustamente il territorio è sempre andato orgoglioso, per capire il ruolo che Demiro ha avuto nella scuola basterebbe ascoltare l’affetto, la passione con cui le maestre ed i maestri che con lui lavoravano hanno sempre parlato di lui. Insegnanti che si sono considerate e considerati suoi allievi, anche perché a loro trasmise prima di ogni altro valore l’amore per la professione, il riconoscimento della funzione fondamentale per lo sviluppo della Comunità che ha la formazione e l’insegnamento, il mettere il bambino al centro del proprio impegno. E forse iniziative che in seguito hanno fatto di Rosignano un punto di riferimento nazionale sull’infanzia non sarebbero state possibili senza ciò che nella scuola di Marittimo si è verificato. L’impegno amministrativo non terminò nel ‘66: proseguì fino al 1982 come Membro della Commissione di Controllo della Regione Toscana. Così come l’impegno politico di Demiro è proseguito fino ad oggi, sia raccontando la storia del nostro territorio, sia partecipando attivamente a momenti di confronto delicati nella vita di Rosignano, penso al confronto sul PVC, sia mettendo a disposizione le proprie competenze in un rapporto importante di collaborazione con la Provincia di Livorno, in particolare per lo studio della condizione giovanile. Demiro Sindaco, Direttore Didattico e studioso.
Gli ultimi vent’anni della sua vita lo vedono impegnato profondamente come studioso, ricercatore, docente di storia della pedagogia all’Università di Firenze, divenendo anche qui punto di riferimento per centinaia e centinaia di giovani tra i quali molti nostri concittadini.
Anche in questa nuova fase della sua vita però il legame con Rosignano rimarrà profondo, e si può dire che non ci sia stato evento culturale, ma anche occasione significativa di vita, che non lo abbia visto presente e protagonista, disponibile a dare il suo contributo.
Attento e disponibile a difendere un’idea della politica, ben lontana dal teatrino, dalle ripicche, dai giochi di potere a cui spesso oggi assistiamo. Una politica intesa come servizio, come strumento per cambiare, come mezzo per affermare un’idea più alta del vivere.
Lo diceva bene il 17 novembre del 1996 quando a nome dei Sindaci che lo avevano seguito portò il saluto per i 50 anni del Consiglio Comunale, sottolineando come fosse “più che mai necessario un più stretto rapporto tra politica e cultura per mettere in condizione uomini, donne e giovani di autorinnovarsi idealmente e culturalmente per essere in grado di rinnovare anche la propria comunità e la società in generale. Questo stretto rapporto tra politica e cultura potrà consentire allora alla politica, ed ad una politica alimentata da alti ideali e di prospettive nutrite da valori comuni e da esperienze in continuo divenire, sempre a contatto con i bisogni e le esigenze della gente, di volare alto senza contaminazioni e errori di percorso, costituendo così un giusto, alto e stimolante punto di riferimento anche per giovani generazioni”. Ecco questo è il grande insegnamento e monito che ci lascia, al quale credo dobbiamo essere capaci di adeguarci. Rosignano oggi è più debole, mancherà una voce autorevole e pacata, un contributo di saggezza e di posizione.
Rosignano ricorderà con riconoscenza ed affetto Demiro per quanto ha fatto e per quanto ha seminato. A Riva, ad Elena, ai nipoti, ai familiari va l’abbraccio di tutti noi.
                                                                          Gianfranco Simoncini Sindaco

«Lo studioso del Socialismo. Lo studioso del Risorgimento. Lo studioso dei giovani e, soprattutto, dell’infanzia. Un Demiro, per così dire, uno e trino...»
Siamo qui riuniti per salutare e ricordare, nel momento del commiato da coloro che lo amavano e profondamente lo apprezzavano per le sue doti umane, politiche - e nel senso autentico della parola - e scientifiche - di uomo di scuola e di studio - Demiro Marchi che, lasciandoci interiormente un pò più “orfani”, ha intrapreso quell’ultimo viaggio, viaggio verso l’ignoto che tutti ci inquieta e ci turba.
Come Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Firenze, presso il quale Demiro ha svolto la sua intensa attività di studioso e di docente, per oltre trent’anni, voglio ricordarlo - in questo doloroso momento - soffermandomi sulle sue qualità di uomo e di intellettuale, ma anche di collega. Come uomo, Demiro ha manifestato, in ogni occasione, qualità eccellenti di umanità: capacità d’impegno, volontà di dialogo, signorilità di tratto. Comunicare con lui era - sempre - un vero “parlare tra uomini”: ogni aspetto futile del dialogo veniva rimosso quasi naturalmente; l’obiettivo dell’atto comunicativo - fosse esso teorico o pratico - era sempre tenuto presente, nel favorire un autentico scambio tra soggetti; la dialettica, infatti del comunicare era sempre urbana, calibrata, elegante vorrei dire. Da dove veniva a Demiro questa “Dote” comunicativa che così bene lo contrassegnava? Certamente dall’essere stato molto a lungo uomo di scuola, un educatore quindi; dall’altrettanto lunga e impegnata e carica di frutti militanza politica, che lo aveva forgiato - insieme - al realismo e alla mediazione, lo aveva formato all’arte del dialogo; ma - soprattutto - da capacità “naturali” di disporsi come interlocutore autorevole, ma mai autoritario, pronto ad accogliere - con garbo estremo - le ragioni dell’altro, vorrei dire da un innato spirito di democrazia.
Tutto ciò ha fatto di Demiro, anche nel nostro mondo accademico, una figura eccezionale: quasi di un amico più saggio a cui potersi rivolgere per trovare soluzioni equilibrate e consigli efficaci in ogni situazione.
Infatti, come collega nel Dipartimento e nella Facoltà di Magistero, poi di Scienze della Formazione di Firenze, e collega impegnato sia nella didattica sia nella ricerca, Demiro deve essere ricordato, in particolare, per l’intenso dialogo che ha saputo stabilire coi giovani, accompagnandoli nella loro crescita professionale e scientifica, laureandone moltissimi con lavori sempre precisi e rigorosi, capaci di allenarli nel modo migliore alla stessa etica della ricerca, che reclama - appunto - impegno e responsabilità, applicazione costante e intelligente, capacità autocritiche. Virtù che dalla ricerca possono entrare in circolo virtuoso anche con tutte le altre attività, a cominciare da quella connessa all’esercizio della cittadinanza, all’essere cittadini attivi e responsabili in una società autenticamente democratica. Nel rapporto con noi colleghi Demiro, poi, era sempre cordiale, amichevole, di buon umore, quindi capace di spingere tale rapporto sempre oltre gli aspetti più formali e di trascriverlo in termini di vera amicizia.
Poi lo studioso. Lo studioso del Socialismo. Lo studioso del Risorgimento. Lo studioso dei giovani e - soprattutto - dell’infanzia. Un Demiro, per così dire, uno e trino. Uno nell’applicazione di un rigoroso metodo scientifico nelle sue ricerche e nella passione, umana e politica, ma più umana che politica, che metteva nelle sue indagini. Trino negli ambiti di studio che ha, nei decenni della sua produzione, affrontato, se pur accomunati da un’ottica, questa si etico-politica, di emancipazione dell’uomo da ogni servitù, di promozione autenticamente umana per tutti, di attesa e speranza di un futuro più degno per tutti gli uomini a cominciare da quel progetto d’uomo che sono i bambini; speranza che è e che deve essere propria di ogni vero pedagogista. E Demiro lo era. Se le sue ricerche sul Socialismo - e sul più grande teorico della sua tradizione italiana, Antonio Labriola - sviluppate con precisa attenzione filologica e sottile passione interpretativa, hanno dato risalto ai valori propri dell’educazione e della pedagogia (valori - appunto - emancipativi, di liberazione e di formazione integrale dell’umanità di ogni uomo), quelle dedicate al Risorgimento hanno posto in rilievo il lento maturarsi - qui da noi in Italia - di questa ottica emancipativa della pedagogia, frenata nella società borghese ottocentesca da prassi illiberali e da immagini sociali (della dialettica sociale) vincolate dal moderatismo ideologico e politico, prima del riscatto più consapevole e più attivo attuato dal Socialismo. Studiando la pedagogia di quell’età storica, Demiro ha ben messo in rilievo le potenzialità e i limiti del Risorgimento, che è poi la radice dell’Italia contemporanea.
In anni più recenti si è avuta l’attenzione, in particolare, all’infanzia. A quell’infanzia - senza infanzia, attaccata dalle violenze degli adulti, dallo sfruttamento, dall’emarginazione. Infanzia che segue come un’ombra inquietante la crescita di quella società del benessere che tende a presentarsi come l’habitat ideale del bambino. Demiro si è impegnato a toglierci, a farci togliere, questi occhiali “rosei” e deformanti, per farci vedere quell’infanzia reale, che è ancora - e tanto - umiliata e offesa. Anche qui da noi. Anche su questo fronte d’indagine lo studioso e il politico, lo scienziato-pedagogista e l’educatore si connettono strettamente a ricordarci, a un tempo, sia la vocazione emancipativa che deve ispirarci come intellettuali, sia quella che deve guidarci come cittadini di una società democratica.
Per tutti questi aspetti della sua personalità e del suo lavoro scientifico Demiro ci resterà sempre presente - deve restarci sempre presente - come uno stimolo e come una guida, come un memento per il nostro lavoro di pedagogisti e per aiutarci ad abitare quel tempo storico che ci è dato, fattosi oggi così inquieto e così carico di derive e di ombre.
Così permettetemi di chiudere con un addio Demiro e grazie per quanto ci hai insegnato, ma - per tutto questo - tu rimarrai sempre con noi.
                                                                      Prof. Franco Cambi
                                            Direttore Dipartimento Scienze dell’Educazione Università Firenze

                     Premio a Demiro Marchi, una vita per la pedagogia
Una vita per la pedagogia: per questa motivazione, ma anche per tanti altri indubbi meriti, il professor Demiro Marchi ha ricevuto il premio "Città di Rosignano", iniziativa dell'Università Popolare. Ed è stato Dino Dini presidente di giuria del premio, nonché noto giornalista ed ora editore della casa "Il Gabbiano", a consegnare allo studioso il significativo trofeo d'argento. Dini ha anche tratteggiatola figura del docente ricordando, tra l'altro, un episodio della lontana estate del 1944 (periodo bellico) allorché un giovane poco più che ventenne organizzò un corso di recupero per studenti e una sessione di esami. Si trattava appunto di Marchi. Inutile presentare il personaggio - dice Dini - tutti lo conoscono. Educatore, scrittore fecondo, politico impegnato, sindaco per 15 anni del Comune di Rosignano che ha contribuito alla formazione soprattutto delle coscienze. Inoltre ha legato l'opera di amministratore a imprese importanti tra cui la municipalizzazione dei trasporti pubblici, l'istituzione di scuole materne e farmacie comunali, la biblioteca e così via. Brillante la sua carriera universitaria tanto che è diventato titolare all'ateneo di Firenze della cattedra di storia della pedagogia.

Morto Demiro Marchi. Era ricoverato all'ospedale Santa Chiara. Per quindici anni sindaco di Rosignano
Demiro Marchi ha cessato di vivere mercoledì sera, quando ancora non era mezzanotte. Non ha resistito al decorso successivo all'operazione a cui medici hanno deciso di sottoporlo per tentare di salvarlo. Da tempo era ricoverato nel reparto di chirurgia toracica dell'ospedale Santa Chiara a Pisa, ma le sue condizioni, nella giornata di mercoledì, si sono aggravate al punto da precipitare. I tentativi di cura non hanno sortito i risultati sperati: il cuore non ha retto e Demiro Marchi, è passato dalle terapie post-operatorie alla morte. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio alle15, davanti alla sede del Comune di Rosignano Marittimo. Per quattro volte è stato sindaco di Rosignano: fu eletto nel 1951, nel '56, nel '60 e nel 1965. Nel 1966 lasciò l'incarico e fu sostituito da Leno Carmignoli. Il suo nome resterà legato per sempre al primo piano regolatore di Rosignano e agli accordi di gemellaggio con Champigny sur Marne e Pardubice. Ma soprattutto alla pedagogia e alla scuola: il primo ottobre del 1966 divenne direttore didattico del 2° Circolo di Rosignano Marittimo. E qui avviò, tra i primi in Italia, l'esperienza del tempo pieno, tanto affascinante quanto innovativa. Gli insegnanti della scuola la ricordano così: «Profondo conoscitore della realtà del nostro territorio, ritiene che una scuola non discriminante, ricca di proposte educative, aperta alle innovazioni pedagogiche,metodologiche e didattiche possa colmare lo svantaggio socio-culturale e impedire di fatto l'abbandono scolastico e la conseguente emarginazione dei più deboli». Un'esperienza che in Italia divenne un «modello di scuola - dicono ancora gli insegnanti - che nel tempo è andato diffondendosi in tutto il territorio nazionale suscitando il dibattito intorno al rinnovamento dei programmi, dei modi di fare scuola e dei sistemi di valutazione». L'esperienza del tempo pieno alla scuola di Marittimo divenne quindi un prototipo, un esempio da imitare in tutto il Paese. E Demiro Marchi, benché avesse abbandonato la vita amministrativa, riuscì a dividersi tra politica, cultura e insegnamento. Il sindaco Simoncini, in una lettera indirizzata alla moglie dello scomparso, sottolinea che «come amministratore, come educatore, come appassionato protagonista della nostra vita civile Demiro ha segnato la storia del nostro Comune in questo dopoguerra. Centinaia e centinaia di bambini ne ricordano il contributo innovatore che seppe dare all'organizzazione educativa e all'insegnamento con esperienze anticipatrici di valore nazionale. I cittadini di Rosignano - aggiunge - conoscono il contributo che il sindaco Marchi ha portato a costruire la Rosignano di oggi, con la prosecuzione di lavoro di ricostruzione dopo la guerra, l'apertura di moltissimi nuovi servizi e con l'affermazione della promozione della cultura, della solidarietà, la difesa del valore del lavoro come principi fondamentali della nostra comunità». A lungo ebbe la docenza universitaria: fu, fino a 2 anni fa, titolare della cattedra di storia della pedagogia nell'ateneo di Firenze. E negli ultimi periodi aveva incentrato la sua attenzione sul maltrattamento ai bambini e ai minori. «Ma per me fu soprattutto un maestro di vita - racconta Massimo Paganelli, direttore artistico di Armunia - tentò d'insegnarmi la tolleranza, una cosa che non ho mai imparato. Era un uomo tollerante, maieutico, per niente invadente, un grande educatore senza essere mai pedagogico. Se ne va una parte di tutti noi». Fu punto di riferimento per generazioni di amministratori rosignanesi». Cordoglio alla famiglia è stato espresso dal presidente della Provincia Claudio Frontera. 5/2/1999. Il Tirreno.
                           I giovani, la politica e il professore
«Vi annuncio una triste novella: si muore». Così recentemente diceva un amico scrittore commentando amaramente la scomparsa della madre e rimproverando il nostro modo di vivere così sordo e cieco di fronte al fatto indubitabile che appunto si muore. Eppure nel caso di Demiro Marchi verrebbe fatto di dire che si può non scomparire del tutto quando si fanno alcune delle cose che «il professore» ha compiuto. Una di queste è stata la promozione negli anni 60 delle iniziative verso la cultura e i giovani movimenti politici della zona. Marchi credeva fermamente nella versione italiana del marxismo. Studioso tra i primi nel dopoguerra di Antonio Labriola e di Gramsci, aveva imparato ad abbandonare ogni traccia di settarismo di parte e ad apprezzare i contributi alla vita democratica che venivano da altre culture, da altre esperienze ideologiche e politiche. In particolare Marchi era attento ai fermenti che si venivano manifestando allora nei movimenti giovanili e si era interessato non episodicamente delle questioni che poneva il movimento cattolico democratico e il mondo laico liberale. Da qui il suo bisogno di confronto che si manifestava dai vertici del Consiglio comunale. Difatti nella funzione di sindaco dirigeva il dibattito nelle assemblee comunali con taglio signorile, sì che anche i suoi modi gli avevano conquistato la simpatia e la stima delle stesse opposizioni. Ebbene il sindaco Marchi, si vedeva, credeva anche nel ruolo promotore delle pubbliche istituzioni e puntava chiaramente a fare del Comune di Rosignano un centro vivace di vita associativa e culturale. Da qui il rilievo che assumevano alcune iniziative per l'insediamento della biblioteca comunale, la nascita dei gemellaggi con Champigny e con Pardubice, e l'impegno nel dar vita alla prime esperienze di decentramento democratico. Certamente la più significativa sul piano della produttività di nuove energie da immettere poi nella vita pubblica, nella formazione cioè di nuovi gruppi dirigenti, fu la nascita e la vita della Consulta comunale della gioventù che Marchi volle, che seguì nei suoi primi approcci e che all'atto della sua costituzione solennemente confermò in una pubblica seduta sui banchi del Consiglio comunale a Marittimo. Mettere insieme allora giovani cattolici, laici, comunisti e socialisti non era impresa da poco se consideriamo i tempi ed i veti che piovevano dalle varie segreterie politiche della zona, ma Demiro Marchi si giovò della determinazione con cui un gruppo di giovani politici allora seppe muoversi d'intesa con lui e con l'assessore al decentramento, Leno Carmignoli. Fu così che fecero le loro prime esperienze politiche i vari Giuseppe Danesin, Paolo Rotelli, Roberto Lucchesi, Eliano Ferrari, Pier Mario Pucci, Mario Baldeschi e tanti altri giovani, alcuni dei quali ancora presenti con funzioni importanti nella vita politica e culturale locale e provinciale. Il sindaco trovò così degli interlocutori non episodici e il dibattito politico divenne più efficace. (c.r.) IL RICORDO 5/2/1999. Il Tirreno.

Memorabile l'assemblea in cui riuscì a far tacere i separatisti di Castiglioncello «Un esempio di equilibrio» Carmignoli e Fiorentini: «Fu un innovatore, trasformò il Comune»
«Schiettezza, sensibilità, equilibrio, tolleranza, disponibilità costante alla discussione ed al confronto. Tutto questo ritrovo in ogni singolo ricordo che ho dell'amico e del compagno Demiro. Un innovatore nel vero senso della parola, che ha dato lustro a Rosignano e che Rosignano non dovrà mai dimenticare». Parole profondamente sentite quelle che Leno Carmignoli ha pronunciato ieri ripercorrendo decenni di vita condivisa con Demiro Marchi, in ricordo di «quel giovane- così lo ha definito - che insieme ad altri giovani accettò la difficile scommessa di ricostruire un paese e di gestire la cosa pubblica». «Credo che nella mente di tutti- ha detto - debba rimanere soprattutto memoria di un uomo che ebbe l'eccezione ed il coraggio di progettare un comune moderno, indirizzato verso il progresso. Forse non tutti ricorderanno che è stato proprio lui, dopo la distruzione della guerra, a dare il via all'assetto delle strade, dell'illuminazione e dei raccordi, e di andare verso la programmazione del territorio con la struttura del primo piano regolatore e sempre sua fu l'idea di progettare il sottopasso ferroviario di via del Popolo, per non parlare poi del suo impegno nei confronti della scuola e del tempo libero per anziani e bambini e tutto questo lo ha fatto seguendo sempre il metodo della discussione democratica». «Non ha mai avuto paura del confronto diretto - ha aggiunto Carmignoli -. Ricordo un'assemblea pubblica a Castiglioncello, nel corso della quale Demiro riuscì a far tacere definitivamente le pretese separatiste del comitato per il Comune autonomo di Castiglioncello». Coraggio, impegno, capacità organizzative e grande disponibilità al dialogo, sono, di nuovo, le parole che ricorrono anche nei ricordi di Enzo Fiorentini, un altro di quei ragazzi che, fin dal dopoguerra, hanno dedicato gran parte della loro vita all'impegno politico, inteso soprattutto come volontà di lavorare per gli altri. «E' difficile e riduttivo ricordare singoli episodi di una lunga vita trascorsa insieme - ha detto - a partire dai giochi di infanzia e dalle prime esperienze politiche nei comitati di Liberazione nazionale, per arrivare fino alla militanza nel Pci e alla sua indimenticabile esperienza di sindaco. Marchi ebbe la visione di un comune completamente nuovo, inteso non più come semplice ente erogatore di servizi, ma come luogo di dibattito democratico attraverso il quale creare una coscienza civica. Per lui, così come per tutti noi vecchi compagni, ha prevalso sempre il senso di responsabilità verso gli altri. E quindi, non è un caso che proprio Demiro sia stato il primo sindaco comunista eletto come scelta unitaria di una coalizione di forze di sinistra. Lui, per sua natura, non avrebbe mai accettato di essere imposto, nonostante fosse capace di grande fermezza. Ricordo perfettamente come riusciva ad imporsi anche su un prefetto e con la direzione Solvay. La sua parola d'ordine era: "Costruire un comune democratico e moderno". Il periodo in cui ha governato Rosignano, ha rappresentato una svolta epocale per la nostra comunità, e con questo vorrei concludere, lanciando una proposta all'amministrazione comunale: finanziare tesi di laurea, nelle quali vengano studiati ed approfonditi quei quindici anni in cui a Rosignano ci furono cambiamenti rivoluzionari, anche grazie a Demiro Marchi». Federica Vivaldi 5/2/1999. Il Tirreno.

5 novembre 2022 - Largo Demiro Marchi
Lo spazio adiacente alle scuole Carducci è stato intitolato a Demiro Marchi, ex Sindaco, docente e pedagogista che ha speso la vita a servizio della comunità di Rosignano. All'inaugurazione della targa di Largo Demiro Marchi, oltre al Sindaco Daniele Donati, erano presenti anche i parenti e i familiari di Marchi che hanno ringraziato l'Amministrazione e tutta la cittadinanza per questo importante riconoscimento. Nell’anno in cui ricorre il centenario della nascita dell’ex sindaco, l’amministrazione locale ha organizzato sin dalla primavera incontri e momenti di riflessione per ricordare il suo ruolo di studioso, pedagogista e politico. L’idea di intitolare una strada o una piazza a Demiro Marchi è stata avanzata nei mesi scorsi anche da alcuni cittadini. Una idea che l’amministrazione ha accolto avviando il percorso amministrativo, che si è concluso con la cerimonia del 5 novembre. Uno spazio, quello dedicato all’ex sindaco che, come ha spiegato Donati, “non è scelto in modo casuale, ma legato al fatto che si tratta dello spazio fra la scuola di cui Marchi è stato anche direttore didattico e un’area simbolo di socialità, dove da sempre si ritrovano i ragazzi e le famiglie. Questa congiunzione fra l’ambito scolastico e quello sociale è, se vogliamo, il simbolo di quello che è stato l’insegnamento di Demiro Marchi”.
Tuttigiorni info.
 

13 novembre 2022 - Tra emozioni e cultura le “insegnanti pioniere” ricordano il prof. Demiro Marchi in un libro a villa Pertusati.
Un libro è testimonianza di un nuovo modo di pensare e organizzare la scuola, ma soprattutto il ri
cordo di chi quell’innovazione culturale e sociale l’ha promossa e gestita. Ci sono emozioni e ricordi nelle pagine del libro “Demiro Marchi. Uno sguardo al futuro”. Sono le emozioni delle “insegnanti pioniere”, come loro stesse si definiscono, vale a dire il gruppo di maestre del II Circolo didattico di Rosignano Marittimo che agli inizi degli anni Settanta sono state le prime, guidate dal prof Marchi, a impegnarsi nella scuola a tempo pieno. Un nuovo modello scolastico, il cui scopo principale era una educazione il più possibile democratica, che garantisse gli stessi input ai ragazzi di tutte le classi sociali. Il libro (edizioni Comiedit-Alando altri tempi) è stato presentato domenica 13 novembre a villa Pertusati a Rosignano Marittimo. Insieme alle insegnanti, che nel centenario della nascita di Demiro Marchi hanno sentito il bisogno di celebrarlo mettendo insieme ricordi e fotografie di quella esperienza scolastica e sociale così innovativa, il regista Alessio Pizzech ha letto alcuni passi del testo. Con loro anche Giacomo Cantini, che ha curato il libro e si è occupato di raccogliere e riorganizzare una serie di documenti storici riguardanti la figura di Demiro Marchi come educatore, storico e politico. Le “insegnanti pioniere”: Cecilia Triglia, Antonella Boscolo, Antonella Gori, Biancalina Gavarini, Claudia Balice, Dania Gubbilini, Franca Belloni, Graziana Battini, Laura Falagiani, Luisella Sabatini, Paola Pistolesi, Patrizia Tarchi, Rosanna Tamburini, Sonia Colombini. Tuttigiorni info. Nella Sala DINO AGOSTINI a Villa Pertusati è stata una festa, in una sala strapiena si è sviluppato con emozione, passione e amore un ricordo di DEMIRO MARCHI e di tutti quelli che l’hanno conosciuto e vissuto da ragazzi, genitori e insegnanti che hanno espresso in maniera plateale il sentimento per un lavoro realizzato con passione. Chi ha creato questa bellissima iniziativa è stato Alessio Pizzech che con sapiente gestione è stato capace di rendere fluide due ore di iniziativa, percorrendo i fantastici anni della scuola a “Pieno Tempo”.

 

 

5 febbraio 1999

I funerali di
Demiro Marchi
nel piazzale
antistante il Municipio

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