UN FIUME PICCOLO, MA STORICO
Questo fiume, pur nella sua modestia geografica, merita una considerazione
a parte in quanto, a differenza di altri, anche più importanti per portata
di acque o per lunghezza, ha goduto di particolari considerazioni. Alcuni
autori, infatti, gli riconoscono una funzione confinaria, prima in epoca
etrusca, poi tra territori etruschi e romani, successivamente in epoca
romana tra i municipi di Volterra e quello di Pisa, infine, in epoca
vescovile, tra le diocesi (Volterra e Pisa). Di qui il suo nome, latino;
ma, secondo alcuni (tra cui il Targioni Tozzetti), per una motivazione
storica ancora più interessante. Quando la Repubblica di Roma intese
attuare i suoi ambiziosi progetti di espansione territoriale verso nord,
come già aveva fatto lungo il litorale adriatico, provvide a spingere i
suoi eserciti lungo il litorale tirrenico. Solo che, mentre sul versante
adriatico, superate le brevi asperità del Conero, fu facile proseguire per
le valli del Polesine nella pianura padana e, quindi, conquistare Milano e
giungere fino ad Aosta; sul versante tirrenico, dopo le malsane pianure
costiere del Lazio e della Maremma, superato l'Ombrone, il Cornia e il
Cecina, quando si videro innanzi le pendici meridionali delle
Colline livornesi, i comandanti delle truppe romane ritennero di
essere giunti a fronte di un ostacolo che avrebbe richiesto un
maggiore impegno militare. Quindi, per un elementare criterio
tattico, si attestarono sulla riva sinistra di questo fiume che,
pur modesto, chiamarono "confine", appunto Fine, in attesa di
esplorare meglio il territorio che si estendeva a settentrione.
Fu una sosta di breve durata: fin tanto, cioè, che ben presto si
resero conto non solo che avevano a fronte rilievi di esigua
entità, ma che, scavalcate le Colline Livornesi, avrebbero
rinvenuto nell'Arno un altro e più sicuro confine. Ridotto così
l'intero fiume Fine in saldo possesso romano, divenne teatro di
nuove vicende storiche, di altra natura, a cominciare, ancora in
epoca romana, dall'aver lambito la celebre e sontuosa villa di
Decio Albino Cecina, ai piedi della collina di Rosignano
(vedi:
"Vada: alla ricerca della villa perduta"
di Piero Stiavetti, scaricabile dal sito) e, ancora in epoca barbarica, per aver alimentato i fossati di
un castello dislocato sulla riva sinistra della sua foce, quello di Vada. Mentre,
nell'interno, verso le sorgenti, ebbe vita e sede una importante pieve,
quella di Santa Maria "ad Fines" che, differentemente da altre, in seguito
costruite nel territorio, godette del privilegio di essere officiata
direttamente dalla curia romana. Una chiesa romanica, a due navate,
costruita con numerosi reperti etruschi, che alcuni vogliono riconoscere
in quella che ancora oggi è l'importante "pieve vecchia" di Santa Luce,
ridotta ad una navata dopo che fu gravemente danneggiata dal terremoto di
Orciano del 1846. In epoche a noi più vicine questo fiume Fine ha
significato il confine settentrionale della Maremma e, in particolare,
della Maremma Pisana (mentre altri la facevano iniziare dalle propaggini
meridionali delle Colline Livornesi), cioè dalla collina di Rosignano
Marittimo, mentre a sud era delimitata dal fiume Cornia. Quando, nei suoi
viaggi, vi giunse il Targioni Tozzetti (verso il 1740) annotò: Poco
avanti d'arrivare al Ponte della Fine, sulla strada, in piano, tra esso
ponte e una diramazione della montagna di Rosignano, trovai vaste rovine
di fondamenti di un qualche castello, o simile raccolta di abitazioni. Non
incontrai per tutta la valle alcuna persona dalla quale potessi sapere il
nome di queste rovine; ma senza dubbio sono di un castello che anticamente
si chiamava ad Fines, e nei tempi di mezzo Fine. Durante la
dominazione francese, nel 1809, il fiume, contro il parere del maire di
Rosignano, fu posto sotto la diretta sorveglianza di Francesco Brunacci,
uno dei più ricchi "possidenti" locali e per conseguenza uno dei più
interessati alla vigilanza contro i danni che il fiume poteva procurare.
Il fiume o, più ancora, la sua valle, fin dal 1860 fu oggetto di
discussioni per il tracciato della ferrovia Pisa-Cecina, al quale alcuni
contrapponevano già allora, il tracciato Livorno-Cecina. Finì per
prevalere il primo.
(Da: "Rosignano e il suo territorio" di Giuseppe
Caciagli 1999)
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IL BACINO DEL FIUME FINE ED I PARAMETRI DELL'ALLUVIONE
ESTENSIONE: 142 Kmq alla
foce, 130 Kmq alla stretta in loc. Le Fabbriche
GEOLOGIA: nella zona collinare affiorano prevalentemente
formazioni argillose del Pliocene (Argille Azzurre). Nelle
dorsali “montuose” di Rosignano M. e Castellina M. sono presenti
estesi affioramenti di argilloscisti (Argille scagliose). Tutte
queste formazioni sono praticamente impermeabili, quindi con
coefficienti di infiltrazione praticamente nulli, prevalendo lo
scorrimento superficiale.
PIOVOSITÀ: con la cortese collaborazione dell’Ufficio
Idrografico di Pisa sono stati acquisiti i dati di piovosità di
alcune stazioni pluviometriche nel bacino del F. Fine per i
giorni 7-8/nov/93.
La piovosità media sul bacino è risultata 170 mm, di cui
120-150 mm caduti in sole 3 ore.
PIOVOSITÀ TOTALE: alla sezione de Le Fabbriche il bacino sotteso
è di circa 130 kmq per cui si può calcolare la piovosità totale
che risulta di circa Ptot = Pmedia x Supbacino = 170mmx130
Kmq = 22.1 milioni di mc considerando la superficie totale
del bacino alla foce si hanno 24.1 milioni di mc
VELOCITÀ Dl PIENA: su può stimare nella fase di massima piena,
presso le Fabbriche una velocità di deflusso compresa tra 3.5 e
5.0 m/s.
SEZIONE Dl DEFLUSSO: la sezione di deflusso in Loc. Le Fabbriche
ha un’area di circa 330 mq. per un colmo di piena di 3 m sul
piano campagna. Portata Max: per Vp = 3.5 e 5.0 m/s si ha una
portata variabile tra 1.100 e 1.650 mc/s
AREA ALLUVIONATA: compresa Vada 5.8 Kmq
PIOVOSITÀ STORICA: La disponibilità di dati settantennali del
mese di ottobre per la stazione pluviometrica di Rosignano M.
(dal 1921 ad oggi) ha consentito di realizzare il grafico
allegato da cui si può desumere:
- l’estrema varietà dei valori quantitativi di piovosità nei
vari anni;
- la presenza di cicli di intensa piovosità più brevi rispetto a
cicli più ampi in cui si registrano piovosità basse. In
particolare dal 1966 al 1990 si è avuto un ciclo di basse
piovosità di circa 22 anni con un modesto picco nel 1984-85.
- nell’Ottobre 1935 si è registrato il massimo valore (fra
quelli presi in considerazione) con 453 mm. In quell’anno si
verificarono estesi fenomeni alluvionali sia nel bacino del Fine
che in quello del Cecina.
Ta il 1921 e il 1993 (esclusi gli anni tra il 1951 e 1965) il
valore registrato l'8 ottobre è quello maggiore. Altro valore
significativo è quello del 2 ottobre1949 che determinò lo
straripamento del Fine e la “rottura” del rilevato
ferroviario in sponda destra con diffusione dell’onda di piena
fino ai Palazzoni di Rosignano Solvay.
I DANNI LUNGO LA COSTA:
In questa zona a causa dell’onda di piena, conseguente alla
rottura del rilevato ferroviario si è “scaricata”, un’onda di
piena con altezza di almeno 70 cm che ha determinato, per la sua
potenzialità dinamica, l’erosione delle sabbie della duna
costiera e di quelle di spiaggia, con fenomeni di scalzamento
della pineta e formazione di “stagni” separati dal mare dal
materiale sabbioso eroso spostato verso il largo. Anche nella
zona della foce naturale del Fine l’onda di piena ha
completamente eroso la barra sabbiosa stagionale allargando la
sezione di deflusso a circa 300 m. Dopo alcuni giorni si è di
nuovo formata una ampia barra di foce molto più a largo rispetto
a quella precedente all’evento alluvionale.
CONSIDERAZIONI FINALI: L’evento meteorico che ha determinato le
abbondanti e intense piovosità con conseguenti fenomeni
alluvionali, se è da annoverarsi tra le situazioni estreme, non
può rappresentare un evento di eccezionalità in senso assoluto,
neppure a “memoria d’uomo”, in quanto situazioni di
alluvionamento, anche con situazioni di “strappo” della linea
FF.SS., sono avvenute in un recente passato (1949).
E’ indubbio che la situazione che si è verificata nel tratto
terminale del Fine dalla loc. Acquabona fino alla Foce
investendo anche l’abitato di Vada ha messo in evidenza che i
depositi alluvionali, per altro accuratamente rilevati e
cartografati nella Carta Geologica del Comune di
Rosignano M., sono stati
nella quasi totalità investiti dalla piena del Fine. Ciò sta a
testimoniare che il regime idraulico del fiume e i suoi depositi
alluvionali più recenti, non appartengono ad un regime
morfologico ed idraulico di “tempi geologici” non più
attivabili, ma altresì ad una situazione “attuale
geologicamente” almeno da quando si è determinata la situazione
geografica e di livello dei mari che oggi le popolazioni
residenti conoscono. Eventi estremi di questa portata quindi
mettono in evidenza la necessità di una programmazione del
territorio che mantenga inalterata la “naturale cassa di
espansione dei depositi alluvionali”, operando anche tramite il
miglioramento dei deflussi idraulici (realizzando le
infrastrutture
trasversali alle valli permeabili al deflusso delle acque in
piena) e una costante manutenzione dei corsi d’acqua del bacino
per limitare fenomeni alluvionali anche per situazioni molto
consistenti rispetto a quelle che si sono verificate l'8 ottobre
‘93. La presenza di formazioni per lo più impermeabili nel
bacino del Fine determina fenomeni alluvionali molto più rapidi
rispetto ai tempi di caduta della pioggia con portate di
deflusso praticamente coincidenti con i tempi di caduta della
pioggia che si scarica sul bacino. Questa situazione insieme
alle piccole dimensioni del bacino del Fine, se rende difficile
prevedere strutture di allertamento che possono operare in tempi
lunghi, impone però la necessità di intervenire, anche tramite
l’installazione di stazioni automatiche, per creare strutture di
pronto intervento e di controllo dei punti a maggiore rischio
(viabilità, abitati, centri industriali) per evitare situazioni
di pericolo. Per quanto concerne gli interventi a breve termine
occorre intervenire per ripristinare, immediatamente per la zona
tra le Badie e loc. Polveroni, gli argini che mantengano le
piene stagionali all’interno di un percorso definito. Infatti,
dopo l’alluvione del 8/10/93, il fiume divaga selvaggiamente
allagando, anche per portate modeste, la piana alluvionale.
(Rosignano oggi 9/93) |
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Le esondazioni del Fine,
nell’ottobre 1949 portarono via un notevole tratto della
massicciata ferroviaria dimostrando che il ponte della ferrovia
era un ostacolo notevole allo scorrimento delle acque.
L'alluvione del 1993, minuto per minuto
L'8 ottobre 1993
il Fiume Fine ha straripato lungo tutto il suo corso, allagando
gran parte dello stabilimento Solvay e tutto l’abitato di Vada,
determinando tra l’altro una grave situazione di pericolo che ha
portato all’evacuazione ne di circa 20 famiglie in località
Fanfani. Ecco la ricostruzione del fatto da parte della
Provincia di Livorno:
Dalle 11/11.30 della mattinata dell'8/10/93, dopo diverse ore di
abbondanti ed intense precipitazioni, sono iniziati fenomeni di
allagamento lungo il corso del Fine e nella piana alluvionale
costiera. Verso le 12/12.30 è giunta l’ondata di piena in loc. Melette, dove il
fiume Fine già oltre il livello delle sponde
(incassate) ha raggiunto progressivamente la massima altezza di
+1.60 metri sul piano campagna. In questo periodo di tempo anche
gli affluenti inferiori (Botro Canale e T. Pesciera)
presentavano livelli di esondazione.
Nella zona ad ovest del Poggio lberna il Fine ha trovato la
strettoia che riduce a poco più di 50 m l’area golenale
(rispetto ai 300 m del tratto superiore) in questa zona si sono
avuti fenomeni di “rigurgito” che hanno determinato un
sovralluvionamento, presso il Podere sulla SS. n. 206 di fronte
all’incrocio con la S.P. Traversa Livomese diramazione del
Saracino, il livello della acque ha raggiunto quota +1.7/1.8 m
sul piano di campagna. In questa zona l’alluvionamento ha interessato anche
la SS. 206 e parte dello svincolo tra la S.P. Traversa
Livornese-Saracino e la SS. n. 206.
L’onda di piena ha determinando verso le 13.30 il massimo
livello presso la Porta dello stabilimento Aniene, con
livello di +0.76 m sul p.c.
Verso la foce l’onda di piena non ha trovato varchi sufficienti
(oltre quello naturale ed alcuni sottopassi ferroviari) per
scaricare la enorme portata verso il mare, per cui,
progressivamente dalle 13.30 alle 14.30, si è determinato un
“ristagno” con quote comprese tra 2,5 e 3 m sul p.c. a monte del
terrapieno stradale tra Podere di Bella e la via dei Polveroni
tra le 13.30 e le 14.00.
Verso le 14.30-15.00 la pressione idraulica di monte ha
innescato fenomeni di scarsamento e successivamente “strappato”
il terrapieno ferroviario per 200 m, oltre ad altri 80 metri
dove si sono verificati consistenti erosioni del rilevato.
Questo evento ha determinato successivamente, verso valle,
un’onda di piena con direzione di deflusso Sud-Ovest, che ha
raggiunto velocemente e violentemente la costa tra il podere
Pietrabianca e Pontile Vittorio Veneto, determinando ingenti
erosioni della pineta, distruzione di diverse strutture
balneari.
Verso Sud, rispetto alla zona dove si è avuta la “rottura” del
rilevato FF.SS., il livello del terreno è inferiore per cui si è
avuto un progressivo innalzamento del livello delle acque, che
avevano raggiunto verso le ore 13 valori di +0.30 m presso il
Villaggio Fanfani. I valori massimi rilevati, dopo la rottura
del rilevato FF.SS., sono risultati di ÷1.48 presso la Casa di
Accoglienza e 0.48 m presso il Villaggio Fanfani, lato Vada.
Alle ore 16/16.30 presso loc. Pietricci i pozzi del Civico
Acquedotti risultavano ancora sommersi e si poteva intravedere
solo la soletta di copertura.
L’ondata di piena, progressivamente è diminuita e verso le
22.30-23 il Fine dovrebbe essere rientrano nei suoi argini
stagionali e così si presentava anche alle ore 7.30 del giorno
successivo
(9/10/93).
Da notare che nella mattinata erano straripati i fossi tra
Caletta di Castiglioncello e Solvay con gravi conseguenze
sull’abitato di Rosignano Solvay.
Dalla relazione
del dott. Bartoletti, geologo del settore pianificazione del
territorio della Provincia di Livorno. |
La Fine e il suo bacino
Lo sfruttamento della
forza idrica del più grande corso d'acqua della Comunità, la
Fine, (nasce dai monti sopra Santa Luce, riceve dei piccoli
affluenti provenienti dalle zone di Orciano e sempre di Santa
Luce, nel cui territorio, oggi, forma il lago omonimo. Entra nel
Comune di Rosignano prima presso la confluenza del torrente
Lespa e poi del torrente Savalano) ha origini antiche: nel 1206
l'abate del monastero di S. Felice a Vada pagava alla Mensa
Arcivescovile un censo per l'uso dell'acqua del fiume a favore
di un mulino. Ma già nel 1285 il Comune d Pisa, preoccupato
della situazione idrica della pianura, ordinava di far fare un
ponticello sopra la gora del mulino di Vada e di far riadattare
tutti i fossi e scoli d'acqua fra Rosignano e quest'ultimo
paese. Più di duecento anni dopo l'Ufficio dei Fiumi e Fossi
tentava una soluzione al problema delle paludi del Pisano, che
anche in questo territorio l'incuria secolare dei corsi d'acqua
aveva aggravato.
Riguardo a ciò che appare dagli Estimi consultati, dobbiamo
tuttavia osservare che, nonostante i problemi della tortuosità e
delle paludi, nel 1551 la Fine era ancora un punto di forza
dell'economia locale. Laddove la morfologia del terreno lo
permetteva, prosperavano i pascoli e i seminativi migliori come
nel caso di Maccetti. I terreni allivellati dall'Arcivescovado e
da altri enti religiosi furono soprattutto quelli posti sul
fiume, oltre alle vigne sulle pendici del Poggio di Rosignano.
Ma andiamo ad estrarre dal nostro Registro notizie sulla Fine.
Alcun dei nomi che negli Estimi compaiono a definire le parcelle
di terreno su fiume sono tutt'oggi esistenti. Un esempio sono
Maccetti e la Macchia Verde, poderi situati nel tratto a monte
del corso d'acqua. Altri due nomi invece, "Bucine" e "Fossa di
Guidone", non sono più presenti nella geografia attuale. Ancora
avanti nel corso del fiume, tra Maccetti e la Valdiperga scorre
un torrente che ci sembra di identificare con la Lespa Vecchia
degli Estimi, il botro delle Meletra del secolo XVIII ed il
botro Canale odierno. Esso confluisce le sue acque nella Fine
presso Poggiberna. (Il nome Meletra si ritrova in un podere oggi
esistente: Le Melette, la Lespa Vecchia è chiamata Botro Canale,
il nome odierno).
Sulla riva destra della Fine, in "confine" di Colli (nel
Medioevo esisteva una chiesa di Santo Stefano a Colli), era il
luogo chiamato Prataglia; vicino all'Acquabuona, oggi esistente,
era un mulino di proprietà privata. Passato Poggio Berni,
confluiva nella Fine il torrente Marmolaio, detto negli Estimi
talvolta Marmoraio o Mortrilaio. (Forse il torrente Marmolaio
deriva il suo nome da "marmore", cioè marmo, e dalle vene di
alabastro presenti nel territorio di Castellina Marittima). A
confine con i territori delle Due Badie, si trovavano il
Campodonico (il medioevale campum dominicum), e prossimi al
Marmolaio, Vallicampora, i boschi del Poggio al Forte, il poggio
di Grezia o Bagnolo sulla strada Maremmana. Poco più avanti nel
corso della Fine, terminate le sponde scoscese dei poggi, i
luoghi avevano nome Fabbriche (esistente), forse Campo al Lago o
Campo al Guado, Guado Nuovo e Fine Vecchia, gli ultimi due nomi
segno di un'antica deviazione del fiume. Seguiva la Macchia del
Pietriccio che aveva sulla sua sinistra l'altura del Poggio
Pillistrelli. Presso le località Fornace e Guado alla Fornace,
alla confluenza del botro di Marmentana, poi, una gora o
steccaia (Fossa), sfruttando la diversa altezza del corso del
fiume, portava l'acqua al Mulino del Comune, situato
nell'interno presso la via di Vada. Dopo l'inizio della Fossa,
ad una curva della Fine, confluiva il botro di Caccione (oggi
Gonnellino). Le zone avevano nome Mulinari o Mulinacci e
Caprioli. Seguiva la Macchia di Cacciapaoli e il Vallone. Là
dove è sorto lo stabilimento ex Aniene, nel 1551 si trovavano le
Sedici: nelle vicinanze un ponte traversava il fiume insieme
alla strada che da Rosignano andava a Vada. A sinistra della
Fine c'erano le Prata a Isola o Sabbine; dove il botro Ricavo
confluiva le sue acque, la località aveva nome Speldari.
Tortuosamente, in una zona piana pressoché deserta di
abitazioni, la Fine si avviava al mare. Negli Estimi si parla
della Valle di Camigliari, toponimo dall'etimologia sconosciuta
ma che indicava un luogo forse un tempo fiorente. Qui infatti
erano una torre, il "sito" di un mulino, forse un confine (il
toponimo Pietra a Campora). A destra della foce si estendeva il
territorio vasto detto le Prata a Mare e Valleporta,
attraversata quest'ultima dal Fosso Lupaio, e Tegoleta. La zona
propria della Foce aveva nome Galafone. Quest'ultimo toponimo è
attuale, ma anch'esso di etimologia sconosciuta.
Da: "AMBIENTE
E SOCIETÀ A ROSIGNANO NEL XVI SECOLO" di Paola Ircani
Menichini scaricabile dal sito.
IL FIUME FINE E IL SUO BACINO IDROGRAFICO
Il fiume Fine ha origine dalle colline presenti nella zona di
Santa Luce. Ha un bacino, di circa 230 km quadrati ed occupa la
la depressione compresa tra le Colline Livornesi con il Poggio
Pelato ed i suoi 379m., e la dorsale che si allunga dal Monte
Vasto presso Santa Luce a Poggio Vitalba (674 m.) che
rappresenta lo spartiacque nei riguardi del Torrente Sterza,
affluente dell'Era. Il corso del Fine con la sua direzione
nord—sud, ha inciso l'ampia area collinare compresa tra la costa
ed il bacino dell' Era, così da determinare una certa diversità
di caratteri fra la parte che si trova sul versante mare
(Colline Livornesi) e quella all’interno (Colline Pisane). Per
avere un secondo termine di paragone, basta ricordare che il
fiume Cecina è alimentato da un bacino idrografico più grande
che si estende su circa 905 km quadrati.
Il Fine che nel suo percorso sfocia nel lago di Santa luce e poi
prosegue parallelo alla statale ‘206’. è un fiume importante
perché oltre ai centri abitati costeggia infrastrutture quali i
Aurelia e i tratti ferroviari Pisa-Roma e Vada-Collesalvetti. Al
pari del bacino è fondamentale tutelarlo perché è il corso
d'acqua principale che raccoglie affluenti classificati in 3°
categoria. Per questo anno dopo anno viene curata la
manutenzione ordinaria con il taglio della vegetazione sulle
sponde, interventi di ripristino spondale e il controllo
dell'alveo. Il bacino raccoglie anche gli affluenti delle
Colline Pisane e Livornesi quali il torrente Marmolaio che
scorre vicino all'azienda Knauf ed il Savalano che lambisce
l’autostrada. I lavori che vengono programmati servono ad
evitare problemi dovuti ad esondazioni e straripamenti che
potrebbero danneggiare le zone abitate e le infrastrutture.
In generale il quadro idrologico analizzato è caratterizzato da
un fitto reticolo idrografico costituito da rii, fossi e
botri con regime idraulico che dipende dalle piogge, copiose
d'inverno e scarse destate. La zona interna del comprensorio e
pressoché occupata dal bacino del Fine e dal Torrente Tripesce
aree a scolo meccanico strategiche per la manutenzione del
reticolo. Sul bacino del fiume sono quindi stati programmati
interventi mirati alla salvaguardia ambientale che hanno
privilegiato il regolare scolo delle acque e la loro
regimazione, il ripristino degli argini e la prevenzione del
rischio idraulico per privilegiare la difesa del suolo e le
attività dell'uomo sul comprensorio.
(Sintesi da consorzio di
Bonifica Colline Livornesi n°4/2007)
Rischio idraulico, Gdf Suez deve provvedere
Entro il 2012, Rosen, ovvero Gdf Suez, deve provvedere alla
messa in sicurezza del fiume Fine nel tratto terminale secondo
la convenzione col Comune di Rosignano a seguito della
realizzazione della seconda Turbogas. Si tratta di un’opera
molto attesa, soprattutto dai cittadini di Vada nord, esposti
maggiormente al problema del rischio idraulico. Secondo le
ultime stime della Regione, nel comune di Rosignano sono quasi 6
i chilometri quadrati di superficie dove c’è un pericolo idrico
molto elevato.
Nel caso del Fine, con una spesa di 5 milioni di euro -
finanziata con i 2 milioni di euro compensativi previsti nella
convenzione per la Turbogas 2 e con i 3 della Regione Toscana -
si va a lavorare sul tratto del Fine che va dalla località
Polveroni alla foce.
21 maggio 2014, si è tenuta la conferenza
dei servizi decisoria sul progetto di regimazione idraulica del fiume
Fine.
Si è concluso con successo il
lungo e complesso iter, avviato nel maggio del 2011, che lo scorso anno
ha portato all’apertura di una conferenza di servizi con oltre venti
soggetti coinvolti.
Nella conferenza dei servizi,
aperta il 18 giugno 2013, fu presentato il progetto definitivo del primo
lotto della messa in sicurezza idraulica del fiume Fine. Tale progetto
comprendeva una serie di opere, a valle dell’abitato dei Polveroni fino
alla foce del fiume Fine, finalizzato alla messa in sicurezza idraulica
dell’abitato di Vada.
Nella ambito della conferenza dei
servizi gli enti competenti fornirono prescrizioni che hanno permesso di
adeguare e rielaborare il progetto che è stato presentato in data
odierna e su cui tutti i soggetti interessati hanno dato parere
favorevole, consentendo a questo punto l’avvio delle procedure per
l’attuazione dei lavori.
Il progetto comprende:
- la realizzazione di due
sottopassi, in corrispondenza del rilevato ferroviario e della
ex-Aurelia, finalizzati a favorire il maggior deflusso delle acque in
caso di piena;
- l’interramento di tutte le
tubazioni (Solvay, Ineos, Aretusa e fognature comunali), consentendo la
possibile demolizione del ponte Solvay che sostiene le tubazioni
attualmente esistenti;
- la realizzazione di una golena
e di argini di protezione.
I lavori previsti dal progetto
ammontano complessivamente a 5 milioni di Euro e sono finanziati per 2
milioni di Euro da Roselectra, nell’ambito della convenzione
sottoscritta nel 2004 con il Comune di Rosignano Marittimo, quale
intervento compensativo per la realizzazione della centrale Turbogas2,
mentre per 3 milioni di Euro nell’ambito di un accordo di programma
sottoscritto tra la Regione Toscana e il Ministero dell’Ambiente.
Il soggetto attuatore dell’intero
intervento, sulla scorta dell’accordo di programma sopracitato, è il
commissario straordinario Prof. Ing. Piergino Megale, nominato con
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il commissario
straordinario con propria ordinanza si è avvalso del Comune di Rosignano
Marittimo ed in particolare dell’Ufficio Tecnico che ha costantemente
seguito tutto l’iter procedurale amministrativo per l’ottenimento delle
autorizzazioni e che seguirà il successivo percorso attuativo.
Il raggiungimento di questo
importante obiettivo va nella direzione di ridurre il rischio di
alluvione per i centri abitati e per lo stabilimento Solvay (è ancora
vivo nei cittadini il ricordo dell’alluvione dell’ottobre del 1993),
nonché di superare i vincoli sul territorio che derivano dal rischio
idrogeologico.
Recupero, riqualificazione,
rigenerazione urbana e difesa del suolo sono paradigmi fondamentali per
l’azione di governo di questa Amministrazione, infatti programmare
correttamente un territorio comporta prioritariamente renderlo libero da
tutti quei “lacci e lacciuoli” che possono limitarne un utilizzo
ottimale. L’Ass. Marghrita Pia, presente alla conferenza con l’Ing.
Andrea Immorali e l’Ing. Monica Ceccanti, ha ringraziato sentitamente
per la fattiva collaborazione il commissario straordinario e tutti i
soggetti, sia istituzionali che privati, che sono stati coinvolti ed
hanno apportato il loro prezioso contributo. Si può dire che da domani
inizia un nuovo capitolo.
(Comunicato stampa CRM)
Nell'ambito dei lavori
propedeutici per la regimazione del fiume Fine, e' iniziato il
disboscamento della pinetina vicina al Galafone
A novembre 2015 sono
iniziati i lavori di disboscamento della pinetina vicina al Galafone,
condizione indispensabile per la realizzazione del progetto di
regimazione idraulica del fiume Fine. A seguito di tale disboscamento
l’Amministrazione Comunale ha previsto due piantumazioni compensative a
Vada ed in Località Le Morelline.
Nel frattempo con la Regione Toscana è stato definito il testo di una
convenzione triangolare tra Amministrazione Comunale, Regione Toscana e
Rete Ferroviaria Italiana per l’attuazione del progetto che ha come
obiettivo principale la messa in sicurezza di Vada Nord e dello
Stabilimento Solvay. Le opere fondamentali previste dal progetto, sono:
l’adeguamento del ponte ferroviario; l’adeguamento del ponte sulla
strada comunale Vecchia Aurelia; lo spostamento delle quattro condutture
di approvvigionamento Solvay, della fognatura comunale e della condotta
Aretusa; la realizzazione di una più vasta area di golena e di nuove
arginature del fiume Fine.(CRM)
Marzo 2016 - Panoramica
sullo scavo del nuovo ponte dell'Aurelia sul Fine
1 Dicembre 2016 -
IL PRESIDENTE DELLA TOSCANA ENRICO ROSSI VISITA IL CANTIERE SUL
FINE MESSO IN SICUREZZA.
Il
Presidente della Regione
Toscana, Enrico Rossi, accompagnato dal Sindaco Alessandro
Franchi, ha visitato i cantieri sul fiume Fine nei pressi delle
spiagge bianche verificando che le opere sono quasi ultimate e
realizzate a tempo di record, con una spesa complessiva di circa
8 milioni di euro, metà dei quali ricavati da fondi regionali.
“Dopo troppi anni di
attesa – ha dichiarato il Presidente Rossi – sono felice di
constatare che i lavori procedono spediti. Contiamo che siano
terminati entro l’inizio del 2017. Per il momento incassiamo il
risultato della messa in sicurezza del fiume. Non sarà più
possibile che si ripeta un disastro come quello che si è
verificato nell’ormai troppo lontano 1993. Da quando sono stato
nominato commissario di governo per la realizzazione di
quest’opera, le cose sono procedute speditamente e bene. E non
abbiamo intenzione di fermarci qui. Saremo soddisfatti soltanto
dopo che saremo riusciti a finanziare e completare anche gli
interventi per dare completamento alla messa in sicurezza di
Vada”.
Nel corso del sopralluogo Enrico Rossi ha avuto modo di
ripercorrere la storia di questa zona costiera. A partire dal
quel disastroso 8 ottobre 1993, giorno in cui il Fine straripò
lungo tutto il suo corso, allagando gran parte dello
stabilimento Solvay e tutto l’abitato di Vada, rompendo 200
metri di rilevato ferroviario e determinando una grave
situazione di pericolo che portò all’evacuazione di numerose
famiglie in località Fanfani.
Da quel giorno è iniziata una lunga attesa per ottenere
finanziamenti e realizzare progetti. Il primo, preliminare e
finalizzato alla regimazione idraulica, risale a dieci anni fa.
L’accelerazione si é avuta nel 2014 con l’approvazione del
progetto definitivo da parte del Comune e la nomina del
Presidente Rossi a Commissario di Governo. Non appena nominato
ha provveduto a individuare Rete ferroviaria italiana quale
unico soggetto attuatore degli interventi che sono iniziati nel
luglio 2016. I lavori hanno riguardato il consolidamento e
l’ampliamento dei due ponti paralleli, quello ferroviario e
quello sull’Aurelia, nel rifacimento, per un tratto di circa 300
metri, di arginatura in riva sinistra, lo spostamento delle
quattro condutture di approvvigionamento della Solvay, della
fognatura comunale e della condotta Aretusa, unite alla
realizzazione di una più vasta area di golena. L’importo
complessivo del cantiere è pari a 6,5 milioni di euro ai quali
si devono aggiungere quasi 2 milioni per lo spostamento dei
sottoservizi.
“L’intervento di
regimazione idraulica del fiume Fine – spiega il Sindaco
Alessandro Franchi - era atteso da anni ed era molto complesso
sia nella definizione, perché comprendeva l’attraversamento
della via Aurelia e della ferrovia, che nella realizzazione,
infatti ha richiesto un investimento di 8 milioni di euro. Ci
siamo adoperati molto per raggiungere questo risultato e siamo
soddisfatti perché mette in sicurezza tutto l’abitato di Vada
Nord. Ringraziamo la Regione Toscana e il Commissario
straordinario Enrico Rossi per aver fatto tutto quanto era nelle
loro disponibilità per arrivare a questo risultato, ed anche
Rete Ferroviaria Italiana che è si è fatta carico di attuare
l’intervento per la propria parte oltre che di finanziare i
lavori alla ferrovia”.
2018 Rischio idraulico: terminati i
lavori sul fiume Fine - Messi in
sicurezza due argini lungo il corso
d'acqua. Si conclude così un
progetto da oltre dieci milioni di
euro.
Quando il progetto è stato approvato
c'è chi, in Regione, l'ha definito
l'intervento più importante legato
al rischio idrogeologico in tutta la
Toscana. Sono serviti circa dieci
milioni di euro per riuscire a
portarlo in fondo, ma alla fine
l'impresa sul fiume Fine è stata
conclusa. In questi giorni infatti
sono stati posizionate le ultime
tubazioni necessarie a mitigare
eventuali piene o altri pericoli
legati al corso d'acqua, completando
di fatto i lavori sul fiume. Mancano
ancora alcuni interventi di
rifinitura, come la demolizione di
vecchi ponti ormai obsoleti, ma
l'obiettivo principale
dell'investimento pubblico è stato
raggiunto. I lavori di regimazione
del Fine sono stati l'opera
ingegneristica più complessa
realizzata sul territorio, anche per
la pluralità dei soggetti coinvolti,
per i vari attraversamenti e le
condotte industriali presenti, che
ha coinvolto molti enti preposti,
gestori e autorità, oltre a privati
e industrie. La Regione Toscana è
stata promotrice e finanziatrice del
progetto, il Comune di Rosignano
Marittimo ha rivestito il ruolo di
cabina di regia, la multinazionale
Solvay si è occupata delle tubazioni
industriali insieme ad altre ditte
specializzate nel settore. «È stato
un lavoro di squadra veramente
proficuo, dimostrazione del fatto
che si vuole raggiungere un
risultato, insieme si può», per
riprendere l'ultimo commento,
risalente all'estate scorsa, da
parte dell'amministrazione comunale
di Rosignano Marittimo riguardo a
questo progetto importante. Una
messa in sicurezza che in buona
sostanza è passata attraverso
l'argine sinistro a monte della
ferrovia e l'argine destro e lo
scavo della golena a valle della
Aurelia. Un progetto complessivo,
approvato nel 2006 dal consorzio
Bacino Costa Toscana e scandito in
quattro lotti, è costato circa dieci
milioni di euro: due a carico della
convenzione con Roselectra quando
venne realizzata la seconda centrale
turbogas nel parco industriale di
Rosignano, poco più di cinque
milioni derivanti dall'Accordo di
programma tra Stato e Regione per
interventi di regimazione idraulica,
tre milioni e trecentomila euro del
soggetto attuatore dell'intero
intervento (Rfi). Una bella notizia
per tutti i residenti interessati
dal corso d'acqua e per chi ogni
giorno deve attraversarlo, non
soltanto per una garanzia maggiore
di sicurezza, ma anche perché i
lavori, com'è normale che sia, hanno
causato qualche disagio nel corso
del tempo. Soprattutto nel marzo
scorso, quando la vecchia via
Aurelia, per permettere la
sostituzione per ponte viario, è
rimasta chiusa diciassette giorni.
Numerosi anche gli interventi che si
sono susseguiti su via dei
Polveroni, percorso strategico per i
pendolari. Un lavoro imponente che
ha interessato un territorio molto
vasto, che superati i disagi ora
potrà sentirsi un po' più sicuro.
Alfredo Faetti Il Tirreno 24/2/2018.
Agosto 2018 Rischio idraulico:
inaugurati i lavori di
regimazione del fiume fine e il
ponte sul chioma
Taglio del nastro stamattina –
giovedì 2 agosto - per i lavori di
regimazione idraulica del fiume
Fine. All'inaugurazione delle due
opere realizzate sul territorio
comunale di Rosignano sono
intervenuti il presidente della
Regione Toscana Enrico Rossi in
qualità di Commissario
Straordinario, l’assessore regionale
all’ambiente Federica Fratoni e i
dirigenti responsabili del settore,
gli amministratori comunali – il
sindaco Alessandro Franchi, la
giunta e alcuni consiglieri – il
prefetto di Livorno Gianfranco Tomao,
il comandante della Capitaneria di
Porto ammiraglio Giuseppe Tarzia,
oltre a rappresentanti delle forze
dell’ordine, delle associazioni,
delle imprese e delle istituzioni
locali coinvolte nel complesso dei
lavori.
L’opera di messa in sicurezza del
Fine, progettata dal 2011 e
realizzata a partire dal 2015, è
stata fortemente voluta dal Comune
per salvaguardare la ferrovia, la
strada, ed evitare il rischio
idraulico per l’abitato di Vada
Nord, già allagato pesantemente in
varie occasioni, l’ultima delle
quali nel 1993. Il presidente Rossi
con il sindaco Franchi hanno
formalmente consegnato alla
cittadinanza l’opera finita,
realizzata grazie ad un
finanziamento di 11mln di euro
(principalmente risorse concordate
nell’Accordo di Programma tra
Minambiente e Regione Toscana, 2mln
dalla vecchia convenzione Roselectra
per la prima turbogas, il resto da
Rete Ferroviaria Italiana).
Il sindaco Franchi ha esplicitamente
ringraziato tutti i soggetti che
hanno contribuito alla realizzazione
dell’opera, da RFI a Ineos e Società
Solvay, al Genio Civile, da Asa al
consorzio Aretusa, dalla riserva
Biogenetica di Cecina alla
Soprintendenza Archeologica della
Toscana (durante i lavori è stato
effettuato anche uno scavo
archeologico in emergenza, con il
ritrovamento di reperti oggi al
Museo Archeologico di Palazzo
Bombardieri), sottolineando il
merito specifico della squadra di
progettisti – gli ingegneri Andrea
Immorali e Monica Ceccanti - e il
lavoro instancabile dell’assessore
alla programmazione del territorio
Margherita Pia. “E’ stato un lavoro
di squadra senza il quale non
potevamo essere qui oggi a
consegnare quest’opera ai cittadini
– ha detto – solo grazie alla
collaborazione di tutti abbiamo
potuto mettere in sicurezza il
territorio dal rischio idraulico e
idrogeologico”.
“Ogni anno in Toscana riusciamo a
spendere circa 100mln per interventi
di questi tipo – ha affermato il
presidente Rossi – quest’anno a
causa dell’alluvione a Livorno
abbiamo speso qualcosa in più, cui
dobbiamo aggiungere gli 80-100mln
per la manutenzione del territorio.
Dobbiamo tenere questo passo, perché
se si fa così le cose cambiano e i
cittadini hanno la sensazione che lo
stato si comporta come deve”.
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