Vada oggi/La chiesa di San Leopoldo
La facciata della chiesa L'interno della chiesa, una delle più belle e meglio fornite della Diocesi. Il pavimento rifatto nel 1916 donato da Eugenio Caputi Il campanile della chiesa nasce direttamente dalla parte posteriore al centro delle due Canoniche. L'Altare, di S. Vincenzo de' Paoli sulla parete sud della chiesa L'Altare dell'Immacolata Concezione sulla parete nord della chiesa. La cappella dedicata alla Madonna di Pompei. L'organo posto sopra il portale della chiesa Due delle sette vetrate della chiesa sostituite nel 1942 La statua dell'Assunta e di S.Antonio da Padova - 1936. Il Fonte battesimale del 1948 Le campane nell'ordine, verso la piazza (est), la Mazzanta (sud), la spiaggia (ovest) e cimitero (nord) La moderna scala in acciaio zincato interna al campanile La parte absidiale della chiesa vista dalla cella campanaria sovrastante La chiesa vista dal terrazzo lato est della torre Dal campanile verso la piazza (est), la Mazzanta (sud), la spiaggia (ovest) e Pietrabianca (nord)
 
La grande chiesa di S. Leopoldo ha navata unica voltata, con facciata intonacata, timpano e loggia.

  Da secoli non esistevano più la Badia di S. Felice (Monastero) e la Chiesa Plebana dedicata a S. Giovanni e Paolo. La cura dei fedeli era affidata ai parroci di Rosignano Marittimo e di Riparbella. In Vada esisteva una cappella nel fabbricato ( ora della Finanza) per il servizio dei dipendenti militari ed ivi era il castello e il forte, mentre la Plebana era in aperta campagna, forse verso il Poggetto. Vada rimase compresa nella Diocesi di Pisa fino a che il pontefice Pio VII, con bolla del 25 settembre 1806, eresse la Diocesi di Livorno, al quale venne assegnata. Il Granduca di Toscana Leopoldo II con suo decreto 7 settembre 1842 volle provvedere ai bisogni della popolazione di Vada e ordinò al suo architetto Felice Francolini (livornese) di fare il progetto del tempio degno dello scopo e della magnanimità del Fondatore e iniziò subito la costruzione a capo della Piazza destinata a essere fabbricata in case. La Chiesa, fu ultimata e benedetta nel 1848; il 12 marzo 1851 fatta Curia, e fu aperta al culto la Domenica delle Palme il 13 aprile 1851. Il Granduca Leopoldo II volle essere presente alla cerimonia e si degnò trattenersi a una colazione in Canonica dopo aver dispensato dal servizio i suoi soldati.
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CHI ERA SAN LEOPOLDO (Titolare della Chiesa di Vada)
Figlio di Leopoldo III, marchese d'Austria, nipote dell'imperatore Enrico III (morto nel 1056), Morto il padre (1096) tenne ancor giovane le redini dello stato, con grande prudenza e giustizia, per quaranta anni. Sposò nel 1106 Agnese, figlia di Enrico IV e ne ebbe 18 figli, fra i quali Ottone, Vescovo di Frisinga. Fondò il Monastero di S. Croce (1127) a Kaluperg e un altro a Neobourg. Sconfisse più volte gli Ungheresi comandati da Stefano II e per poco non fu eletto imperatore alla morte di Enrico IV (1125). Morì il 15 novembre 1136. Fu canonizzato da Papa Innocenze VIII (1485). È patrono d'Austria e della Casa Imperiale. La sua festa è il 15 novembre, anche in Vada, perché l'attuale Chiesa Prioria ha per titolare e Patrono S. Leopoldo. In Austria lo si festeggia lo stesso giorno, a ricordo della sua traslazione.
(Da "Vada nei secoli"di don M. Ciabatti)

I PARROCI a VADA
26-11-1850 9-9-1855 Francesco MEAZZINI
9-9-1855 15-2-1857 Francesco GOLFARELLI
16-2-1857 28-1 -1858  Giuliano GIANNOZZI
13-2-1858 25-10-1868 Antonio TADDEI
31-1-1869 15- 3-1869 Piero SCARPARO
18-3-1869 26- 3-1874 Giuseppe PANNOCCHIA
4-6-1874 20- 3-1875 Salvadore CORAZZA
20-3-1875 14- 3-1904 Cipriano FILIPPI
14-3-1904 1- 9-1909 Stefano ROLLERO
1-9-1909 1-12-1939 Mario CIABATTI
Cappellani: Francesco VIVALDI - Donato CIAMPOLINI - Armando CAMICI
2-12-1939 31-1 -1943 Angelo VINCENZI
14-2-1943 10-10-1996 Antonio VELLUTINI (vedi biografia)
10-10-1996 10-10-1999 Pino PIVA
10-10-1999 10-10-2000 Luciano ZUCCHETTI
10-10-2000 27-2-2008 Mario e Giovanni NOWAKOWSKI (fratelli polacchi)
27-2-2008 20-7-2011 Pio MAIOLI
20-7- 2011 2-10-2020 Janusz WOZNIAK (polacco)
2-10-2020   Bruno GIORDANO

(Da: "Con Vada in quegli anni" di Vinicio Bernini, scaricabile dal sito)

Dopo l'abbandono di don Vellutini, si sono alternati sacerdoti e frati nell'espletamento delle pratiche religiose della parrocchia di San Leopoldo. In particolare padre Pino Piva che riuscì a trovare i contributi per il risanamento totale della copertura dell'ottocentesca chiesa leopoldina. Fu seguito per un breve periodo da don Luciano Zucchetti, partito missionario per il Kenya nell’agosto del 2002, lasciando il posto a don Mariusz Nowakowski nato il 4 aprile 1959 a Brzeszczki Duze (PL) e ordinato sacerdote il 31 maggio 1984 a Roma, trasferito nella chiesa di Collinaia a Livorno nel 2008. Il 27 luglio 2008 la parrocchia passa a don Pio Maioli. Nato il 3.2.1966 a Rosignano Marittimo e ordinato sacerdote il 13.2.1999 a Livorno. Proviene dalla chiesa di Banditella a Livorno. Il nuovo Vescovo Giusti modifica anche l'organizzazione creando l’Unità Pastorale di Rosignano che coordinerà le tre parrocchie di S. Leopoldo, S. Teresa e S. Croce. A capo di questa unità don Pio Maioli che si avvarrà della collaborazione di due vice-parroci: don Cornelio Banchea nato a Bucarest (Romania) il 2.11.1976 e ordinato sacerdote il 29.06.2001 a Bucarest. Il 20 luglio 2011 arriva don Janusz Wozniak 40 anni, che almeno per il periodo iniziale avrà come assistente il diacono livornese Valfredo Zolesi. Il parroco, originario  della Polonia al confine con la Germania, arriva dalla parrocchia di San Michele a Gabbro dove ha avuto il suo primo incarico in Italia. Subentra a don Pio Maioli spostato a S.Croce. Il 2 ottobre 2020 arriva don Bruno Giordano che era vice parroco a S. Lucia in Antignano.  (Fonte: www.diocesi.livorno.org ed "Il Tirreno" del 16/5/08)

Foto 2 - Le epigrafi in alto sono all'interno della chiesa. Quella in latino a sinistra:
A DIO ONNIPOTENTE, IN MEMORIA DI SAN LEOPOLDO CONFESSORE, QUESTO TEMPIO ORNATO CON STRAORDINARIA BELLEZZA CON IL CONTRIBUTO RACCOLTO DAI DEVOTI, IL VESCOVO GIOVANNI PICCIONI CONSACRO' CON RITO SOLENNE NELL'ANNO 1942 NEL GIORNO 29 DI AGOSTO - PARROCO ANGELO VINCENTI
Mediante una scalinata di travertino rivestita a cemento bianco (6 grandi scalini in 3 lati ) si accede al portico formato da 8 colonne in travertino e decorato in base con capitelli della stessa pietra sui quali sono voltati 5 archi, essi pure decorati di travertino nell'esterno delle cornici, formano il grande portico. Esso è composto da 3 porte dove quella di mezzo, e la più importante, introduce in Chiesa. In detto accesso vi è una bussola di moscovia grande e artistica, con tre aperture a vetri istoriati, opera del famoso artigiano di Vada Aristodemo Bernini e antenato delle famiglie Bernini ancora qui residenti. Aristodemo si trasferì a Roma dove morì in Trastevere. Le altre due porte hanno un andito scavato nel muro che rimette in Chiesa al di là della porta principale. Da queste due, parte una scala per ciascuna in pietra gonfolina a spirale che da accesso alla cantoria dov'è l'organo e un coretto storiato sopra il portico con veduta dall'interno della Chiesa mediante due finestre di noce quadrate e artisticamente lavorate. Dai piccoli vestiboli che precedono il coretto si accede alla soffitta. Il coretto prende luce da cinque finestre circolari di vetri e reti metalliche. La cantoria è rilevata in parte sulla grossezza del muro anteriore, in parte con un accollo verso l'arco della Chiesa sostenuta da mensole di travertino. L'organo fu esposto in Firenze e acquistato presso la ditta Tronci di Pistoia l'anno 1859. Questa porzione è decorata all'esterno da pietrami scorniciati. Tutte le luci sono corredate di cornicioni alla maniera dorica che simplicizzato gira poi anche nei fianchi e sul tergo della Chiesa. I muri sono tutti intonacati a calce. La Chiesa è di forma a croce latina, terminata da coro semicircolare coperto a volta e similmente coperte a volta sono, al di sotto delle tettoie, le due cappelle ed i piombi delle pilastrate del braccio lungo. La parte di mezzo di detto braccio è coperto a stola a forma di crocera. Nella intersecazione dei due bracci della croce sorge una calotta con lunette di Volterrana. La Chiesa ed il coro prendono luce da sette finestroni alti m. 6 e mezzo l'uno con vetri istoriati e da 8 occhi della cupola tutti decorati con cornici di travertino. Quando fu restaurata la Chiesa il 21 agosto 1942 i finestroni furono sostituiti con altri pure istoriati, mentre i dieci occhi sulle pareti di Chiesa vennero abbelliti con cartoni a pittura essendo allora Priore Don Angelo Vincenti di Lamporecchio. Il pavimento del 1916 in marmo sostituì il vecchio logoro che era di mattoni con guide di travertino a forma di croce. Per detto pavimento il priore M. Ciabatti spese in quell'epoca L. 3.000 lasciategli dal nobiluomo E. Caputi e il resto lo sborsò il detto priore senza il concorso del popolo, dato che questo si era prodigato per l'acquisto della grande lumiera pendente dal centro della cupola, come risulta in archivio. L'Altare maggiore e la balaustra, che erano di travertino, furono rimessi allo stato presente nel 1956 dal popolo, come pure il Batistero fu rinnovato con marmi pregiati nel 1938. La Chiesa ha una superficie interna di braccia 1080, l'altezza al colmo della cupola dell'intratetto è di braccia 35. Il Cristo sull'altare maggiore (foto in basso) è opera dello scultore Rolando Filidei. Esso è scolpito in legno di cipresso.
 (Inizialmente fu collocato senza Croce sull'altare maggiore, ma successivamente fu dotato di una Croce in quanto così non era accettabile liturgicamente. Raimonda B. Giorgi da "Rolando Filidei" scaricabile dal sito). La Chiesa era già provvista di impianto elettrico ma fu arricchita con impianti acustici e altoparlanti dal presente Priore. Vi è anche un armonium in coro e un organo. La spaziosa Sacrestia ha pavimento in marmo e non mancano le Stazioni della Via Crucis in artistiche terrecotte. In Chiesa la pietra con epigrafe, in alto a sinistra nella foto ricorda la consacrazione e fu dettata da S. E. Mons. Giovanni Piccioni, Vescovo di Livorno, quella a destra celebra la Peregrinatio Mariae.
L'orologio sulla facciata della Chiesa fu fatto da Toninelli Luigi di Cecina nell'anno 1928 con la sottoscrizione del paese e poi ceduto, per il mantenimento al Comune di Rosignano Marittimo.
Unite in un sol corpo vi sono le due Canoniche per il Priore e il Cappellano curato. Quella del Priore ha tre vani a terreno lato sacrestia per uso degli arredi e di archivio e sette, oltre gli accessori, al primo piano, più tre a terreno lato nord, dei quali uno per uso ricovero carro funebre e due adibite per ambulatorio della Misericordia. (Queste ultime erano adibite per uso stalle e scuderie del parroco ). Quella del cappellano ha una stanza a terreno e cinque al primo piano con accessori. Il parroco ha anche un locale per uso bagno. Sulla facciata della Canonica, lato padule, al di sotto della finestra di studio prospicente il marciapiede del Canonico, era una meridiana, funzionante, la quale, nel fare il restauro dell'intonaco fu abolita.
(Da "Vada nei secoli"di don M. Ciabatti)

Foto 3 - Il campanile della chiesa nasce direttamente dalla parte posteriore al centro delle due Canoniche. Dal 1964 il movimento delle campane è elettrico. Le campane furono fuse a Lucca e Pistoia a partire dal 1850.
                 Compendio delle vicende del campanile dal 1846 al 2006
- Nel 1846, mentre è ancora in costruzione, la chiesa subisce un terremoto che danneggia le scale del campanile.
- Nei primi mesi del 1851, il campanile da segni di oscillazione, dopo l'installazione delle campane avvenuta nel mese di gennaio.
- Il fenomeno provoca lesioni nei muri della canonica attigui al campanile. Interviene l'architetto Felice Francolini che ordina alcuni "restauri e fortificazioni" al campanile; viene asportata e mai più rimessa la campana maggiore.
(Archivio Diocesano di Livorno - dal "Campione A"- pag. 8)
- Nel 1851 un fulmine cade sulla croce del campanile e la cuspide cade sul tetto della canonica, sfondandolo.
(Archivio Diocesano di Livorno - dal "Campione A" - pag. 20)
- 22 agosto 1913-Il maestro muratore Romualdo Pescucci compila la nota di spese per i lavori di restauro dai quali risulta, tra l'altro, che sono stati riparati 20 metri di ringhiera in ferro delle scale e della terrazza della torre, sostituendo i ferri mancanti.
- 28 marzo 1920 - L'ingegnere Masotti dell'Ufficio Tecnico di Finanza compila un elenco di riparazioni e al n. 23 scrive: "Riparazione con cemento di n. 20 gradini in tufo del campanile, compresa per 4 di essi la provvista e posa in opera di una sbarra di ferro incassata nel muro e collegata coi ritti della ringhiera". I restauri vengono autorizzati nel settembre dello stesso anno e affidati alla ditta Pescucci Romualdo.
(Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada, serie 7, busta 1)
- 16 novembre 1921-Il parroco don Ciabatti, scrive all'Intendenza di Finanza affinchè "vengano date le opportune disposizioni poiché vi è la necessità di rivestire a cemento le mensole reggenti la terrazza del campanile, rifatta la ringhiera esterna, pericolante".
- Nel gennaio del 1922 l'Ufficio Tecnico di Finanza di Pisa compila una "stima e condizioni di esecuzione di lavori di poca entità" nella quale si legge: "3 - Risarcimento delle mensole esterne del campanile poste sotto il pianerottolo delle campane - Scalpellinatura della parte attaccata dagli agenti atmosferici e ri­presa con cemento."
I lavori vengono eseguiti tra la fine del 1922 e i primi mesi del 1923 dalla ditta Pescucci.
(Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada, serie 7, busta 1)
- 19 novembre 1930 - Il parroco scrive all'ingegnere capo dell'Ufficio Tecnico di Finanza chiedendo il sopralluogo: la situazione dei tetti, dei soffitti è tale da far temere la chiusura della chiesa. In merito al campanile dice: "..la ringhiera della terrazza campanaria cade a pezzi perché logora dal salmastro, così pure alcuni gradini che portano ad essa ed in parte anche i canali di sgrondo delle acque dai tetti." Inoltre il battaglio della campana maggiore, staccatesi mentre suonava per un matrimonio, cadendo ha danneggiato la ringhiera e le scale del campanile. Viene stilato un verbale di somma urgenza. Nell'ottobre del 1931 il parroco chiede il collaudo dei restauri effettuati della ditta Pescucci.
(Archivio Diocesano di Livorno-fondo Parrocchia Vada, serie 7, busta 1)
- 13 marzo 1934 - In una lettera diretta alla Direzione generale del Fondo per il Culto, il parroco lamenta che non è stato "provveduto ai restauri urgenti dei fabbricati della chiesa e del campanile pericolanti".
- 8 marzo 1939 - In un'altra lettera inviata al Fondo per il Culto il parroco scrive, tra l'altro: "dal campanile e dalla sua scala cadono pezzi di pietra costituendo un pericolo ai passanti" e "ancora poco o niente e stato fatto per un radicale ed urgente restauro...."
(Archivio Diocesano di Livorno - dal fondo Parrocchia di Vada, serie 7, busta 1)
- Nel 1942, il parroco don Angelo Vincenti scrive che è stata felicemente iniziata dalla ditta Pescucci Romualdo l'opera di restauro del campanile che, a lavori terminati, è costata L. 9200, pagate in parte dal Fondo per il Culto (L. 6000) e in parte dal Comune di Rosignano Marittimo.
(Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada, "Campione A")
- 28 agosto 1963 - Un fulmine si abbatte sul campanile: cade la palla collocata sulla cuspide, la cuspide stessa è ridotta un mozzicone; la caduta di pietre danneggia il terrazzo, la ringhiera, i gradini superiori della scala di pietra, che rovinano su quelli sottostanti, danneggiandoli, e sfonda una parte del tetto della canonica.
- 28 agosto 1964 - A un anno di distanza vengono fatte suonare le campane sul campanile ripristinato dalla ditta Quintavalle che ha rifatto la cuspide, rimesso la palla con la croce e restaurato il terrazzino con le pietre di riporto della cuspide. (da"Regnum Christi"- tratto da notizie date dal parroco, don Vellutini, alla popolazione). Le pietre di riporto utilizzate per il restauro del terrazzino, col tempo, non si sono rivelate adatte per tale intervento.
- Nel 1966 viene installato un nuovo impianto di parafulmine sul campanile, in sostituzione di quello risalente al periodo granducale.
- Nel 1969, di notte, improvvisamente dal terrazzo del campanile cadono frammenti di pietra sul tetto della canonica, lesionandolo per una buona parte. In questa occasione viene revisionato tutto il tetto, senza tuttavia procedere a sostanziali lavori di restauro.
(testimonianze orali di don Antonio Vellutini, 1998).
- Negli anni 1969/70 vengono installate nel campanile le scale in ferro e rimosse quelle di pietra perché giudicate irrimediabilmente lesionate e impraticabili. La decisione della sostituzione viene presa dal Genio Civile nella persona dell'ingegner Pasquinelli.
Le scale antiche vengono rimosse dalla ditta Pescucci e quelle in ferro sono allestite e messe in opera dal fabbro Bianchini Athos di Livorno.
(Testimonianza orale di don Antonio Vellutini, 1998).
- Luglio 1987 - "Il terrazzo che si trova nella cella campanaria del campanile, da alcuni giorni ha incominciato a franare ed ha necessità di riparazioni urgenti. Nel 1964, dopo che un fulmine di eccezionale potenza aveva rovinato la guglia ed il terrazzo del campanile, fu eseguito un restauro che, a distanza di 23 anni ha ceduto".
(Don Antonio Vellutini - da "Regnum Christi")
- Marzo 1989 - "Domenica 26 febbraio durante la Messa alle ore 8 un grande boato ha scosso i muri della chiesa. Il vento di libeccio, che da alcuni giorni si è abbattuto sul litorale ha fortemente lesionato il terrazzo del campanile e grosse pietre sono cadute nel cortile della canonica ed hanno sfondato una parte del tetto rendendo inabitabile una parte della stessa abitazione parrocchiale... Dopo l'intervento della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco e del Genio Civile che hanno effettuato un attento sopralluogo si attendono le conclusioni per una pronta ed efficace ristrutturazione..."
(Don Antonio Vellutini - da "Regnum Christi")
Dai sopralluoghi e dalle perizie effettuati dall'ingegner Corrado Malfanti a partire dal gennaio 1996, commissionati dal parroco, Padre Pino Piva per valutare lo stato degli immobili parrocchiali, emerge che il campanile è tra le situazioni che mostrano evidenti segni di pericolosità per la gente. La situazione diventa talmente precaria che, dal novembre dello stesso anno, è necessario sospendere il suono delle campane, poiché le sue vibrazioni compromettono la solidità del terrazzo del campanile.
- Alla fine di maggio del 1997, l'ingegnere del Provveditorato alle Opere Pubbliche, nel corso di un sopralluogo, sollecitato da precedenti colloqui con il parroco, prende atto dell'urgenza dei lavori per mettere in sicurezza il campanile e invita a transennare la zona sottostante, per motivi di sicurezza. Viene quindi inoltrata la pratica per richiedere un intervento di somma urgenza.
- Il 25 settembre 1997 cadono, nel cortile della canonica e nel piccolo chiostro interno, alcuni frammenti di cornicione della terrazza del campanile. Sono inoltre evidenti delle lesioni che fanno prevedere la probabile caduta di altro materiale. Ritenendo la situazione di una certa pericolosità per la pubblica incolumità e per salvaguardare l'edificio sottostante, il parroco chiama i Vigili del Fuoco perché tolgano il pericolo più immediato. I Vigili del Fuoco di Livorno, dopo un sopralluogo, dichiarano che, pur constatando il pericolo e la gravita della situazione, non possono intervenire poiché la rimozione delle parti pericolanti rischia di compromettere la stabilità di tutta la torre campanaria; è invece necessario intervenire più globalmente sulla struttura generale del campanile. Il Provveditorato alle Opere Pubbliche decide un intervento di massima urgenza, a proprie spese e incarica del lavoro la ditta Frangerini di Livorno. Il 16 ottobre 1997 inizia l'allestimento dei ponteggi per mettere in sicurezza la parte superiore del campanile.
- Il 13 gennaio 1998 la ditta Frangerini, dopo un'interruzione di tre mesi, riprende i lavori. Viene ultimato il ponteggio per poter procedere all'intervento vero e proprio. La ditta comunica che il lavoro autorizzato dal Provveditorato prevede il semplice consolidamento delle parti pericolanti, senza alcuna opera di ristrutturazione. E' evidente la sproporzione tra il lavoro per l'allestimento del ponteggio, durato più di una settimana, con la spesa conseguente, contro l'esiguità dell'intervento sul campanile, che prevede un impegno lavorativo di due o tre giorni. Il parroco fa quindi pressione sui competenti uffici demaniali affinchè, utilizzando in maniera più adeguata il ponteggio già installato, venga finanziato e realizzato un intervento di ristrutturazione definitivo; ma il Demanio, proprietario degli immobili della chiesa, dichiara di non aver alcuna disponibilità economica per restaurare in modo radicale il campanile.
(Padre Pino Piva - notizie riassunte dal Diario Parrocchiale di San Leopoldo - Vada, 1996-1998 )
Il campanile è tuttora un problema aperto: la semplice "messa in sicurezza" delle sue parti pericolanti non ci garantisce da una nuova caduta di materiale dalle sue pietre ormai consunte dagli agenti atmosferici. Data l'opportunità di utilizzare il ponteggio anche la parrocchia ha valutato la possibilità di attuare a proprie spese il restauro, ma a tutt'oggi non è stato possibile trovare i fondi per realizzare il lavoro. Il ponteggio verrà quindi smantellato tra breve: i problemi del campanile sono stati solo rinviati.... (aprile 1998). A lavori ultimati nella relazione tecnica del Provveditorato alle Opere Pubbliche si afferma che prima dell'intervento di consolidamento, le condizioni di degrado degli elementi costituenti il solaio esterno della cella campanaria erano particolarmente evidenti, con fessure e corrosioni causati dall'azione meccanica del vento. Gli interventi hanno avuto lo scopo di ricreare le condizioni di sicurezza, consolidando le mensole e le sporgenze del campanile, le pietre del solaio poggiante sulle mensole stesse e quelle dei rosoni. Sono state inserite della armature per migliorare la stabilità delle parti di pietra, si è provveduto a ricostruire le mensole particolarmente erose con malte speciali; sono state fatte iniezioni di resina epossidica per consolidare le parti fratturate. Infine si è provveduto a impermeabilizzare la copertura con un particolare "manto plastobituminoso"
(Da "Quaderni Vadesi" n°2 - Microstorie della chiesa a cura di Carla Menghini Facchini
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3 agosto 2006. Fulmine si abbatte in chiesa,danni ingenti, parroco e fratello «salvi per miracolo». Distrutto l’impianto elettrico ed elettronico, campane di nuovo mute. Un fulmine, entrato dalla torre campanaria, ha distrutto praticamente tutto l’impianto elettrico ed elettronico della chiesa di Vada, oltre agli elettrodomestici dell’abitazione del parroco, don Mario Nowakowski, che si trovava in casa con il fratello Giovanni, anche lui prete. Entrambi sono stati "miracolati", visto cosa è successo in pochi attimi. Circa quarantamila euro, in totale, i danni provocati dalla folgore che ha reso di nuovo mute le campane, almeno fino a settembre. «Il fulmine bianco, azzurro, giallo, nel suo guizzare ci ha proprio schivato» dice don Mario.  «Soltanto Dio - aggiunge don Mario - ha risparmiato ulteriori danni alle strutture già duramente provate dal tempo, proteggendo inoltre me e mio fratello Giovanni da quelli fisici, se non dalla morte. Tutto è avvenuto dopo una sorta di esplosione seguita dall’ondeggiare, pur breve, delle mura: quasi un terremoto di modesta intensità che però ci ha impietriti. Tanto che sono dovuti trascorrere diversi minuti prima di riprenderci. Poi siamo usciti per controllare e fuori c’era parecchia gente che aveva assistito allibita al fenomeno e ha voluto assicurarsi circa le nostre condizioni». Il campanile, che in tempi recenti era stato reso a lungo inagibile per i danni legati all’età (le crepe poi rinforzate con l’acciaio erano evidenti), ha resistito all’impatto così come tutta la struttura. A fare le spese della potente scarica l’impianto elettrico, parte del quale ricostruito recentemente. Il tratto più vecchio era invece in attesa di essere sostituito, vista la mancanza di denaro per rinnovarlo. «Fino al 16 agosto i tecnici non sono disponibili - continua don Mario - per cui l’illuminazione in chiesa sarà ridotta di oltre il 60%, mentre per la centralina che coordina il movimento dei motori legati alle campane se ne riparlerà a settembre. La saetta ha risparmiato, e anche qui forse c’è un miracolo, l’antico, grande lampadario che spicca al centro della navata». Il sacerdote, ancora scosso dall’episodio, come del resto il fratello, fa i conti: 10mila euro li avevamo già spesi; 30mila serviranno per ricostruire tutto l’impianto, altri 3-4 mila serviranno solo per la centralina che comanda le campane. Mute, di nuovo, come era accaduto 4-5 anni fa. «Non so come riusciremo a ripristinare il danno: la somma è consistente, ma proveremo a racimolarla magari con qualche iniziativa, una delle quali, la fiera di beneficenza in corso da luglio, si protrarrà fino a tutto agosto. Speriamo che venga frequentata da molte persone. Non resta - conclude l’avvilito don Mario - che confidare ancora una volta nell’abnegazione dei parrocchiani (e al momento anche dei numerosi villeggianti) oltre che nelle istituzioni, come peraltro è accaduto già altre volte».  Di Manrico Falorni Il Tirreno, 3/8/2006

Foto 4 - Su questo Altare c'è una pittura in tela di Vincenzo Lami (1850) rappresentante l'Assunta S. Caterina, S. Girolamo e S. Felice di Valois donato dall'autore alla Chiesa. Le pitture e le figure di S. Felice e di S. Caterina vi furono fatte perché tali erano i nomi dell'architetto della Chiesa e di sua moglie. (Da "Vada nei secoli "di don M. Ciabatti )
- "Nel giorno 27 aprile 1854 fu portato questo quadro rappresentante la Madonna con a destra al di sotto San Felice di Valois, ed a sinistra Santa Caterina da Siena in piedi, e Sant' Ilario vescovo in ginocchio, destinato per l'altare laterale della cappella in cornu Evangeli: qual quadro è dono per la spesa viva del signor Felice Francolini architetto di questa chiesa, e per la mano d'opera del signor Vincenzo Lami pittore. Fu subito posto al suo luogo e benedetto da me nel giorno seguente. Vi si fecero preghiere per ottenere la pioggia dopo tre mesi della più desolante aridità, e si ottenne la pioggia dopo la terza preghiera."  Nell'urna sotto l'altare: il "Cristo morto" (1936) di Luigi Guacci (Lecce) in gesso e cartapesta policroma. Dimensioni 205x90 cm. Il laboratorio di scultura in gesso e cartapesta con la tecnica usata da Luigi Guacci era unico in Italia. Egli scrive al parroco don Ciabatti: «La vera cartapesta è soltanto qui da me lavorata, senza essere schiavo di forme o di stampi, lavorandosi unicamente a mano, la qual cosa permette di poter avere qualunque tipo, qualunque modificazione, qualsiasi atteggiamento nelle statue che vengono ordinate». (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)
Ma la manutenzione non finisce mai...13 MAGGIO 2005 - Per qualche giorno hanno tolto la tonaca e indossato i panni del muratore. Hanno chiamato due parenti, polacchi come loro, e in quattro hanno restaurato la cappella della Madonna di Pompei. E non finisce qui. I lavori in (super) economia per restaurare pezzo per pezzo la chiesa principale di Vada hanno avuto un’appendice in terra di Polonia, dove don Giovanni Nowakoski, fratello del parroco di Vada Mario, è andato di persona per acquistare panche nuove e vetrata per la cappella,perché: «Là costano un decimo rispetto a qui», chiarisce don Mario.  Una vera spedizione. «Giovanni - racconta il fratello parroco - ha tolto i seggiolini al pulmino parrocchiale e ha attaccato, a rimorchio, il carrello, perché doveva trasportare - fra panche e vetrata - una tonnellata e mezzo di peso».  Con duemila euro di spesa e un bel sacrificio (don Giovanni si è fatto il viaggio da solo, al volante del pulmino, di andata e ritorno da Vada per Torunj, in Polonia, dove sono stati acquistati gli arredi sacri)
Foto 5 - La statua dell'Immacolata (in pasta di legno) fu acquistata a Monaco di Baviera e conta oltre 100 anni. La statuetta rappresentante San Giovanni sul Batistero è pregevole opera dello scultore L. Magi (1851). (Da "Vada nei secoli"di don M. Ciabatti )
-Tra le carte parrocchiali sono state rinvenute alcune lettere inviate dal sovrintendente alle Regie Possessioni Luigi Picchianti a don Francesco Golfarelli, vicario spirituale della chiesa, in sostituzione del parroco. Padre Meazzini, assente perché affetto da febbri intermittenti: da tale corrispondenza è possibile dedurre che la statua dell'Immacolata Concezione che adorna l'altare destro vi è stata collocata nel 1856. Il 18 novembre 1855 don Francesco Golfarelli scrive alla sovrintendenza alle Regie possessioni esprimendo il desiderio di ornare con una "statua in rilievo" di Maria Santissima, l'altare dedicato alla Madonna. Il progetto comporta la scavazione della nicchia, da ricavare nel fastigio già esistente sopra l'altare.
Il 10 dicembre il sovrintendente risponde che Sua Altezza il granduca, il giorno 7 dicembre, "con un nuovo tratto di religiosa munificenza", ha disposto di concedere una "elemosina di 25 zecchini" a beneficio del progetto, ma dichiara che "dove si voglia in qualsiasi modo alterare la struttura attuale dell'altare suddetto, ciò debba essere fatto sotto la sorveglianza e di concerto" con le Regie Possessioni. Don Golfarelli il 30 gennaio del 1856 invia il disegno di una decorazione scelta per adornare la nicchia.
Il 6 marzo riceve la risposta del sovrintendente che comunica di aver consultato l'ingegner Francolini, architetto della chiesa, il quale "non frappone ostacolo perché sia formato nell'altare laterale destro della chiesa una nicchia,....però sotto le condizioni che appresso.
1 - Che sia lasciata intatta la decorazione tutta dell'altare
2 - Che la nicchia sia formata a "spello", largo braccia uno e un quarto, alto braccia due e soldi diciotto nel colmo del semicerchio, e profonda soldi dodici nel massimo della curvatura, effettuando il vuoto con "mazzolo e ferro", escluso il martello ed altri arnesi a percussione diretta, l'uso dei quali potrebbe intronare il muro grosso in quel punto braccia uno e mezzo soltanto .
3 - Che il lavoro sia eseguito dal capo maestro muratore Luigi Grazzini
4 - Che male potendosi accordare con lo stile semplice e severo della chiesa, l'ornato all'Albertolli dorato o non dorato che sia, del quale mi accompagnava un disegno, venga a quello sostituita una formellatura, di cui pregherò il summentovato Signor ingegnere Francolini di dare le linee, e sarò a rimetterle quanto prima...."
Il disegno a formelle che incornicia la nicchia viene sollecitamente preparato e inviato con l'annotazione che la decorazione può essere realizzata in travertino o in gesso al quale dare il colore del travertino.
Nell'agosto del 1856 la statua è già stata collocata a "pubblica venerazione"; ne viene data notizia al sovrintendente al quale vengono trasmesse anche alcune immagini della statua stessa. Egli ringrazia e invia una sua "piccola, particolare offerta di lire 20, per il lavoro testé compiuto".
La decorazione che adorna oggi la nicchia è quella voluta e disegnata dall'architetto Francolini, nel rispetto dell'armonia e dello stile della chiesa. Il suo disegno originale è esposto nella sagrestia della parrocchia.
(Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)
Foto 6 - "La Cappella della Madonna di Pompei fu fatta ove era una stanza di deposito*. Dove c'è la finestra vi era una porta che dava accesso alla chiostra. Il lavoro di decorazione fu eseguito dal decoratore Alfredo Giorgi di Livorno su suo disegno e l'altare in travertino da Poggiolini di Rosignano Marittimo, sostenendo la spesa gli eredi della defunta principessa Ginori Conti, il conte Ugo e figlio.
Anno 1913. Il pavimento fu donato da Vincenzo Barabino (vedi targa a destra). Dietro il cancelletto di ingresso la lapide a ricordo di Giovanni Battista Barabino (a sinistra) con l'iscrizione: A RICORDO DI GIOV.BATT.BARABINO NATO A SESTRI DI PONENTE IL 5 FEBBRAIO 1813 MORTO IN GROSSETO IL 10 GENNAIO 1867 BUON MARITO BUON PADRE ONESTO NEI COMMERCI AMICO DEL POVERO. LA VEDOVA ED I FIGLI INCONSOLABILI PER TANTA PERDITA GLI POSERO QUESTA MEMORIA INVOCANDO PACE ALLA DILETTA ANIMA.
*La notizia non è esatta : dal documento della descrizione della chiesa redatto in data 8 febbraio 1851 e sottoscritto dal Sovrintendente Pietro Municchi questa stanza risulta essere stata originariamente la cappella mortuaria, magazzino diventò in seguito.
A Don Mario Ciabatti, parroco di Vada dal 1909 al 1939 si deve la destinazione di questo spazio in cappella destinata alla devozione della Madonna di Pompei. Don Mario annota anche:
I parrocchiani per esprimere la devozione alla Madonna donarono alcuni arredi.
La lampada a olio in Cappella fu acquistata con le offerte di persone della parrocchia.
.
- "La lampada in alabastro di Volterra posta sull'altare in Cappellina di Pompei accanto all'altra regalata da Lea Pescucci ved. Cecchetti, è stata donata dalla signorina Pisa Bianca e la colonna, pure in alabastro, dalla signora Gina Saggini in Barbieri. Vada 8 maggio 1939"

 
(Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)
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 Le lampade delle pareti laterali sono offerte da: Vincenzo Bontà e Renata Macelloni. Le otto panche con inginocchiatoio da anonimo. La vetrata artistica della cappellina in memoria di: Anna, Adriano, Maria Caterina è stata offerta dai rispettivi familiari (in alto). Nel maggio 2005 la vetrata è stata sostituita con quella attuale raffigurante un particolare dell'ultima cena con Gesù e due apostoli. La cappella è stata tinteggiata in colore unico e nel periodo natalizio usata per il presepe. Nel 2005 è tornata ad essere un luogo di raccoglimento e di preghiera grazie al paziente lavoro di ripulitura della pietra dell'altare, di riordino dell'impianto elettrico, di tinteggiatura delle pareti, di ripulitura e verniciatura del bel cancelletto che la racchiude, lavori fatti per mano di Don Giovanni Nowakowski. La vetrata artistica realizzata su disegno dello stesso Don Giovanni, le lampade laterali e le otto panche in legno di quercia provengono da laboratori artigianali di Turonj in Polonia.
Foto 7 - Nella cantoria sopra il portale della chiesa vi è l'antico organo costruito da Luigi e Cesare del fu Filippo Tronci di Pistoia. Anno di fabbricazione 1853. Posto in questa chiesa per il 15 agosto 1871. Caratteristiche tecniche: tastiera in bosso ed ebano, in sesta di 50 tasti, pedaliera a leggio da 8 pedali più uno per il rollante. Cassa lignea di semplice fattura. 23 canne in stagno a cuspide. Somiere maggiore con 18 pettini di registro azionati da manette. Ventilabri frontali con apertura triangolare. L'organo era stato realizzato per essere esposto a Firenze nel 1859 in un concorso indetto da Leopoldo II fra i fabbricanti d'organo. Dopo il concorso la fabbrica costruttrice dei fratelli Tronci lo dava a nolo nelle varie chiese. Don Giuseppe Pannocchia all'epoca parroco di Vada scrive: "Fu sentito e provato quest'organo da un amico di me sottoscritto e avendomelo grandemente lodato pensai di farne acquisto" Per poter raccogliere le 1400 lire necessarie il parroco "andò questuando" fra la popolazione per due anni. (Dalla targa posta in chiesa)
Foto 8 - Le vetrate istoriate sono state istallate in occasione della solenne consacrazione a S.Leopoldo (agosto 1942). Partendo dall'ingresso raffigurano (a destra):
La Madonna della Guardia, la Regina Pacis. (A sinistra): S.Giorgio, S.Francesco di Paola. Le tre vetrate del coro raffigurano: Il sacro Cuore di Gesù al centro,S.Leopoldo a sinistra, S.Francesco a destra. Autore Bruno Masini (Firenze 1942). Le piccole vetrate sopra la porta di ingresso, istallate qualche anno dopo hanno disegni geometrici sulle porte laterali, mentre sul portone raffigurano: La Natività e la fuga in Egitto e sono dello stesso autore (1946).
Le vetrate originali non erano istoriate, ma più semplicemente decorate con parti in cristallo colorato. Gli infissi che suddividevano la grande luce in riquadri, erano in legno verniciato. Nel corso degli anni le vetrate, oltre che dall'usura del tempo e dal salmastro, vengono danneggiate più volte dalle intemperie e dalla forza delle libecciate, alle quali espongono la loro slanciata e fragile superficie. Tra il 1901, data della richiesta d'intervento di restauro da parte dell'economo spirituale don Stefano Rollerò, e il 1904, data del collaudo successivo all'esecuzione dei lavori, vengono sostituiti due finestroni del coro. Nel 1905 necessitano di restauro, oltre ai piccoli rosoni della cupola, quattro finestroni della navata centrale, poiché i listelli di legno degli infissi sono marciti e vi è pericolo della caduta di parte dei vetri. Nel 1921 il parroco, don Ciabatti, " a scanso di ogni responsabilità" informa il competente Ufficio dell'Intendenza di Finanza di Pisa che, dopo "un terribile uragano", i finestroni sono stati danneggiati perché gli infissi sono "marci" e sono caduti in chiesa alcuni cristalli. Nell'anno successivo la perizia dell'ufficio tecnico di Pisa prevede la messa in opera di "un finestrone fisso, alla parete sinistra della chiesa all'altezza dell'altar maggiore. Tale finestrone, dell'altezza di metri 5,85 e larghezza di metri 1, sarà costruito in abete con invetriate di vetri doppi..." Il lavoro, insieme ad altri sarà eseguito tra il 1922 e il 1923. Nel 1930 l'Ufficio Tecnico viene informato ancora dal parroco che dagli "infissi di chiesa e canonica cadono "regoli e cristalli". Il 23 aprile e il 30 maggio 1940 viene compilata un preventivo di lavori che ' programma anche la costruzione di nuovi finestroni. Le nuove vetrate, che sono quelle che ancora oggi decorano la chiesa, vengono poste in opera nel 1942. Sono vetrate artistiche, eseguite artigianalmente su disegno del professor Bruno Masini di Firenze e vengono realizzate con le offerte della popolazione. "Nel 1943 appena venuto in parrocchia mi preoccupai per la difesa delle vetrate artistiche, che negli eventuali e non improbabili bombardamenti, avrebbero con facilità sofferto e forse potevano anche andare distrutte. Infatti al primo bombardamento che fu compiuto sul pontile Vittorio Veneto parte della vetrata della Madonna della Guardia subì dei danni però non rilevanti. Allora si fece più urgente la necessità di correre ai ripari e pensai di ricoprire le vetrate esternamente con un tavolato, lavoro compiuto dalla ditta Pescucci con la spesa di L. 2500. Vedemmo subito come durante i formidabili scoppi della polveriera della "Valle" che infransero tutti i vetri del paese, come i tavolati difendessero ottimamente le vetrate. Gli scoppi delle mine della sera del 1 luglio 1944 quando le truppe tedesche in ritirata fecero saltare la casa del lato nord all'inizio della via della Stazione e la fontana in piazza, alcune parti delle vetrate furono rotte. Nell'aprile del 1946 in un sopraluogo il prof. Bruno Masini di Firenze che aveva fatto il disegno ed eseguito le vetrate nel 1942, fece smontare le parti rovinate e le fece inviare al suo studio a Firenze per le necessario riparazioni. Nel novembre dello stesso anno furono rimesse a posto in parte e nel febbraio del 1947 furono definitivamente sistemate. Il restauro delle vetrate continua nei decenni successivi fino al 6 aprile 1998 quando vengono asportate per il restauto le ultime tre vetrate che illuminano il presbiterio raffiguranti San Leopoldo, il Sacro Cuore e San Francesco.
(Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)
Foto 9 - La statua dell'Assunta e di S.Antonio da Padova. Entrambi le statue sono in gesso e cartapesta policroma ad opera di Luigi Guanacci (Lecce), come quella del Cristo morto ed appartengono allo stesso periodo (1936).
Foto 10                                   IL NUOVO FONTE BATTESIMALE
"La domenica 25 luglio 1948 fu benedetto il nuovo fonte battesimale, che sostituisce il vecchio ormai brutto e indecoroso (in basso a sinistra la vecchia base custodita in sacrestia), infatti fin dalla visita pastorale dell'anno 1937 Mons. Vescovo consigliava il restauro completo. Il nuovo nella sua ricchezza di marmi, viene ad arricchire di una bella opera d'arte la nostra chiesa."
Il fonte battesimale attuale è stato realizzato nello stabilimento "E.M.I.L. -Escavazione Marmi Industria Lavorazione" di Cuturi - Tombesi di Apuania - Massa, su disegno del professor Tombesi. Nel marzo 1947 viene inviato al parroco il progetto del nuovo fonte con la seguente descrizione della sua realizzazione: ".... Le spalle dell'arco della nicchia saranno rivestite in marmo cipollino verde a lastre di 3 cm. di spessore; il fondo della nicchia sarà invece rivestito con lastre di 2 cm di spessore, giallo. Il fonte battesimale verrà eseguito a pezzi di massello di marmo bianco e colorato. Lo scalino di cm. 4 di spessore con la relativa alzata di 3 cm. di spessore, in marmo bianco ordinario. Eseguiremo anche la mensolina sulla quale verrà collocata la statuetta di San Giovanni...." Nel giugno del 1948 i marmisti hanno completato il lavoro e viene apprestato lo scavo nel muro della chiesa, per la collocazione dell'opera. I marmi da montare e il coperchio di legno fatto da un falegname di Massa, vengono trasportati a mezzo di autocarro a Vada il 13 luglio 1948, in tempo perché il nuovo fonte venga messo a posto dal signor Luigi Bassi (Gigi), prima della venuta del Vescovo, atteso in paese per amministrare la Cresima. L'opera dei marmisti è costata 213.000 lire. La ditta E.M.I.L. fornisce anche la fascia e le marmette, in marmo bianco e bardiglio, per ricostruire il pavimento nella zona dalla quale viene rimosso l'antico fonte battesimale. La sobria e austera semplicità ottocentesca del travertino originario, viene sostituita dalla preziosità dei marmi policromi (bianco, cipollino rosso verde e dorato) e la corposa, geometrica struttura del primo fonte lascia il posto ad una forma mossa che si staglia sullo sfondo dove il gioco delle venature del marmo crea un effetto di fonte zampillante. La statua di S. Giovanni Battista, scolpita nel 1850 e donata alla chiesa dal granduca Leopoldo II nel 1851, ora posta su una piccola mensola policroma, chiude al centro, in alto, la piccola architettura. Hanno dato notizia della benedizione del nuovo fonte battesimale i quotidiani "Il Mattino d'Italia" e "Il Tirreno" del giorno 27 luglio 1948. Nell'articolo si legge: "L'opera è stata compiuta con le offerte dei Vadesi ai quali, a nostro mezzo, il parroco don Antonio Vellutini da il più vivo ringraziamento pregando nello stesso tempo di continuare nella loro opera di bene per poter completare la spesa ." (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini)
Foto 11 -                                            LE CAMPANE

In data 28 agosto 1848 nella " previsione di spese" per i lavori della fabbrica della chiesa, l'architetto Felice Francolini, rivolgendosi al Soprintendente delle Regie Possessioni scrive tra l'altro:

"Per l'importo di N 3 campane simili a quelle di Follonica del peso in tutto di...(5771 libbre) L.7.733; montatura al posto L.400." (Archivio di Stato di Firenze - Scrittoio delle Regie Possessioni, 1848)

 "Con lettera del 18 gennaio 1851 dell'ill.mo sig. cav. Pietro Municchi soprintendente generale alle Regie Possessioni fui invitato, come parroco eletto coll'annuenza di Mons. Girolamo Gavi Vescovo amministratore della Diocesi di Livorno, a intervenire alla funzione di benedizione delle quattro campane di questa chiesa che doveva farsi, come fu fatta, nel 21 gennaio 1851 a Vada...Le dette quattro campane furono fuse a Pistola da Terzo Rafanelli con eleganti ornati. Nella maggiore nella parte posteriore vi è la seguente iscrizione ben rilevata:

Dei Filio hominum servatori

sub invocationem S. Leopoldi March, et C.

aes sacrum

audiant Vadenses

et prò Leopol II M.E.D.

Principe providentissimo

etiam atque etiam iterent vota

an . r. s. MDCCCL

Nel davanti l'immagine del Crocifisso,nel lato destro Santa Teresa, nel lato sinistro Sant'Anna colla Madonna bambina. Nel cartello ' Terzo Rafanelli e Figli - Fonditori in Pistoia.'
Fra gli ornati : Vivos voco Mortuos piango.

Nella seconda campana, dopo le iscrizioni vivos voco etc. e il cartello dei fusori, vi è la seguente iscrizione:

Mariae Virgini sideribus receptae
Plebs sub proprio Pastore
Nunc primum collecta
Nec non novae quot quot sunt molitiones
Locique salubritas et incrementum
Commendetur an. r.s. MDCCCL

Nel davanti l'immagine di Maria SS.ma Assunta, nel lato destro S. Lorenzo Martire, nel lato sinistro S. Cristoforo Martire. Nella terza campana, dopo le solite iscrizioni, vi è la seguente nel lato posteriore:

loan Christi Praecursori et Hilario Pont.
ut veterum Patronorum
assiduo invocetur memoria
an.r.s. MDCCCL.

Sopra la detta iscrizione vi è l'immagine di S. Giovanni Battista. Nel davanti di S. Ilario Vescovo, nel lato destro la Madonna col Bambino Gesù, nel lato sinistro l'Ascensione.

Nella quarta campanella detta 'il cenno' dopo l'iscrizione dei fusori, ci sono ai quattro lati degli angioletti con emblemi musicali." (Padre F. Meazzini dal "Campione A", pag. 4 e segg, 1851 - Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada)
                                                                                                                       
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"Pochi mesi dopo il possesso (don Meazzini si riferisce qui alla sua investitura canonica relativa alla chiesa di S. Leopoldo avvenuta il 7 marzo 1851) il campanile di questa chiesa di elegantissima architettura e pregiabile per la sua...ma male atto a sostenere campane di tanta mole, cominciò a oscillare e a produrre delle crepature nei muri attigui alla Canonica per il che venne ordine dalla Soprintendenza alle Regie Possessioni che fosse sospeso il suono della campana maggiore finché non vi fosse preso provvedimento, la quale risoluzione esacerbò molto e molto i popolani molti dei quali, secondo quello che segue ordinariamente, riversarono la colpa di tale sospensione sul Parroco, sebbene per la pura verità non vi avesse parte, che anzi aveva fatte delle pressanti premure per la riattivazione di detta campana.

Venne di fatto a Vada l'ingegnere sig. Felice Francolini architetto delle Fabbriche, ordinò alcuni restauri e fortificazioni al campanile stesso, trasmutò le tre campane minori, ma l'oscillazione sempre la medesima per cui è tuttora insuonabile la campana maggiore. Affare doloroso e di molti disgusti per il parroco." La vicenda della campana maggiore e del campanile continua: infatti a pagina 27 del Campione A, ancora Padre Francesco Meazzini, scrive:

"In parimenti (non so con quale diritto) dalla Soprintendenza delle Regie Possessioni (fu) rimossa la campana maggiore di questo campanile e portata non so dove ed in sua vece ne fu portata altra dal fusore Terzo Rafanelli di Pistoia ed è la terza minore di quelle che sono attualmente sul campanile." (Padre F. Meazzini, dal "Campione A", pagg. 8 e 27, 1856 - Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada )
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                                     I restauri alle campane

12 giugno 1905 - Viene chiesto il restauro dei ferramenti delle campane. Dalla documentazione successiva non risulta se tale restauro sia stato fatto.

Il 2 giugno 1912-Il priore don Mario Ciabatti scrive all'Intendenza di Finanza per richiedere il restauro alle 4 campane della torre di chiesa. Non è più possibile suonarle perché i ferri che le reggono sono tutti logorati dalla ruggine e dal salmastro; ad una di esse sono cadute le staffe e minaccia di precipitare sul tetto di canonica; non è migliore lo stato delle altre staffe: viene richiesto un restauro urgente che è autorizzato nel gennaio del 1913.

Da una nota di spese compilata dal muratore Romualdo Pescucci nell'agosto 1913 si viene a conoscenza che sono stati cambiati i mozzi delle campane.

Il 16 novembre 1921 il parroco informa l'Intendenza di Finanza "che due campane, la grande e la mezzana, a causa dei mozzi marciti sono calate da una parte strappando alcune funi tiranti di ferro..."

Il restauro necessario viene eseguito tra la fine del 1922 e i primi mesi del 1923 dalla ditta Pescucci, secondo la seguente perizia dell'Ufficio Tecnico: Smontatura dei due mozzi delle campane, con calatura delle medesime sul pianerottolo del campanile. Provvista di due nuovi mozzi in legno duro stagionato uguali a quelli esistenti incatramati, con staffa e ferri occorrenti. Messa in opera dei suddetti con sollevamento delle campane. Provvista e messa in opera di n.4 boccolotti in vetro per lo scorrimento delle funi.

Novembre 1930 - Il parroco informa ('Ufficio Tecnico: "Faccio pure noto che la campana mezzana prospiciente il mare a causa dei ferri e del mozzo in disordine, si è incrinata a che ho dovuto sospendere di suonarla. Dalla campana maggiore, mentre suonava in occasione di un matrimonio, è scappato il battaglio recando danni alla ringhiera e alle scale del campanile." Essendo incrinata la campana mezzana del nostro campanile e per alcuni anni resa inservibile, su proposta del sottoscritto Priore fu formato un comitato tra due membri della compagnia per raccogliere le offerte dei fedeli, fino a raccogliere il denaro occorrente per la rifusione. Espresso dal Priore il desiderio di avere il doppio a quattro campane, anziché a tre com'era, fu accettata la proposta. Raccolta in paese e fuori la somma di L. 2799,15 e più L. 376,55 messe dal signor Priore per completare la somma necessaria, fu commesso l'ordine per la rifusione alla ditta Pera di Lucca e il sabato santo del 1934 fu inaugurato il nuovo doppio.

Sulla campana mezzana rifusa feci incidere la seguente iscrizione:

Ioan Christi praecursori et Hilario Pont.
ut veterum patronorum
assidue invocetur
An. r.s. MDCCCCXXXIV
Publico sumptu refusa
 a. D. 1934 XII E. F.

Fra gli ornati Vivos voco Mortuos piango. Sopra l'iscrizione l'immagine di S. Giovanni Battista, sul davanti l'immagine di S. Ilario Vescovo, sul lato destro l'immagine della Madonna col Bambino Gesù, sul lato sinistro l'immagine dell'Ascensione. Lorenzo Pera fonditore in Lucca

Sulla piccola: Ornato con angioletti ed emblemi musicali e l'iscrizione: 

Hoc aes sacrum
sub Pontificatu Pii P.P.XI
Regnante Victorio Em .III
et B. Mussolini Duce
fusum est
aero collato a. D. MCMXXXIV. XII E.F.
                                                               Lorenzo Pera fonditore in Lucca
Il fonditore nelle iscrizioni è caduto in errori e deve correggere come ha promesso. Pasqua del 1934.
(don Mario Ciabatti, fondo Parrocchia di Vada) 
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L'automazione delle campane

Nell'agosto del 1964, ricostruita la cuspide e restaurato il campanile dai danni subiti per la caduta di un fulmine avvenuta nell'agosto del precedente anno 1963, viene installato l'impianto elettrico che rende automatico il suono delle campane. L'impianto viene inaugurato il 28 agosto '64, ad un anno esatto dalla caduta del fulmine. Per salire sul campanile ci sono ancora le antiche scale di pietra, ma lesionate in più punti, a causa del fulmine . L'elettrificazione delle campane viene pagata con le offerte della popolazione ed è installata a cura della ditta Lorenzi di Milano (ora denominata A.E.I. di Perego). Sul "Regnum Christi" del gennaio 1967, il parroco, Don Antonio Vellutini, informa che è stata raggiunta la somma di lire 1.500.000, tuttavia mancano ancora lire 300.000 per pagare tutto il debito. (notizie tratte in parte da "Regnum Christi" e in parte testimonianza orale di don Antonio Vellutini).
                                                               
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Novembre 1996 - La chiesa si trova in uno stato di preoccupante degrado. Da alcuni mesi, il nuovo parroco, Padre Pino Piva, sta promuovendo iniziative per attuare gli interventi necessari. Nel corso di un sopralluogo dei tecnici del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Livorno, sollecitato dal parroco poiché gli immobili della parrocchia sono di proprietà demaniale, si decide di evitare il suono delle campane, sia per non compromettere ulteriormente la situazione a rischio del terrazzo del campanile e dei supporti delle campane che appaiono deteriorati, sia per non mettere a prova l'impianto elettrico di automazione che risulta fatiscente. (Padre Pino Piva 1996)

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Il 22 aprile 1998, poiché l'opera di "messa in sicurezza" del campanile è ormai conclusa, viene dato l'avvio ai lavori per il rifacimento dell'impianto meccanico e di automazione delle campane, affidandoli alla ditta milanese A.E.I. di Perego, la stessa che, con altra denominazione, nel 1964, aveva installato il primo impianto. Allo scopo è atteso il nulla osta della Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Culturali, che ha già dato approvazione verbale.
(Padre Pino Piva 1998)( Da "Quaderni Vadesi 2 Microstorie della Chiesa" di Carla Menchini Falchini)

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                      2009 - Don Pio Maioli: «E’ in crisi l’associazionismo»
  
Il parroco di San Leopoldo denuncia anche la «fuga» dei bambini verso parrocchie vicine. Forse è una coincidenza, ma con lui pare che certe carenze della parrocchia e del paese si stiano risanando, dalla diaspora del catechismo, all’asfissia dell’associazionismo. Don Pio Maioli, 43 anni, è a capo della chiesa di San Leopoldo. Ordinato sacerdote 10 anni fa, da sette è parroco. Ha svolto il suo servizio a Livorno, per tornare a casa poco più di anno fa. È anche coordinatore dei parroci di zona. Ci parla di pregi e difetti della sua comunità.
 Edifici. La prima notizia è che «i lavori al soffitto della chiesa sono finiti. Restano da togliere le impalcature. Un lavoro di tre giorni, se non piove. L’ex Casa del fascio? E’ di proprietà della chiesa ma non è agibile. E’ naufragata l’ipotesi della vendita al Comune. Ma a decidere avvio dei lavori e destinazione è la curia».
 
In pochi a messa. Don Pio descrive una comunità non molto praticante, ma neanche chiusa alla religiosità: «Alle messe viene poca gente e soprattutto anziani. A parte d’estate, quando la popolazione aumenta, e durante la messa domenicale delle 10 dedicata ai bambini del catechismo. Per coinvolgerli faccio fare loro delle domande durante l’omelia. Mi piacerebbe che con i figli venissero anche i genitori. Ma quando ho fatto il giro delle case per le benedizioni sono stato ben accolto. Molti mi hanno detto: “Anche se a messa vengo solo a Natale e Pasqua, credo e prego a casa”».
 
Catechismo in rialzo. «Molti bambini residenti a Vada non fanno il catechismo nella parrocchia di san Leopoldo. Vanno in altri comuni collinari, ad esempio a Riparbella. Fino all’anno scorso qui ce n’erano 10-11, quest’anno però sono 23». Forse non era ben visto il parroco che Pio ha sostituito? «Non credo, perché so che la stessa cosa accade anche a Marittimo e Solvay. Il fatto è che in certi posti il catechismo è più breve, magari un anno invece di due-tre e certi genitori lo preferiscono. In compenso mancano i catechisti».
 
L’impronta di don Vellutini. Ma i motivi della diaspora del catechismo e della scarsa frequenza dei fedeli, secondo don Pio vanno ricercati anche nella storia della parrocchia: «A San Leopoldo c’è stato lo stesso prete per 56 anni, don Antonio Vellutini. Dal 2002, quando morì, si sono alternati diversi parroci rimasti poco tempo. Questo non ha favorito partecipazione e coesione della comunità».
 
L’associazionismo soffre. Fuori dalle mura della chiesa, don Pio mette l’accento sull’«associazionismo che soffre di asfissia. La gente fa fatica a portare avanti un’iniziativa perché pochi sono disponibili a fare. Ma devo dire che la festa di San Leopoldo di quest’anno ha smentito questa tendenza. Hanno aderito ben sei associazioni: oltre alla parrocchia, la Pro Loco Taekwondo Rosignano, As Vada pattinaggio, Attori per caso, Vada Armonia».
 
L’allarme e le iniziative. I poveri sono raddoppiati. Don Pio conferma l’aumento della povertà: «Le persone che si rivolgono alla Caritas sono raddoppiate abbondantemente. Nel 2008 si davano 40 pacchi viveri al mese, quest’anno la media è stata di 100». La parrocchia di San Leopoldo ha organizzato una raccolta di viveri le domeniche di dicembre. E poi c’è il laboratorio di taglio e cucito: «Due volte a settimana delle donne si riuniscono in una stanza parrocchiale, allestita con macchine e tutto il necessario per lavori di sartoria. Creano oggetti che vengono venduti nei mercatini di beneficenza». Anche a Vada c’è il gruppo della terza età che si riunisce la domenica pomeriggio. «Preghiera, tombola, merenda sono le attività che svolgono».15 dicembre 2009 Chiara Castaldi.

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2017                 Un paese unito per ristrutturare la chiesa - la storia

Un comitato di cittadini per restaurare la chiesa, prima di tutto la torre del campanile. La popolazione della frazione costiera si è mobilitata per raccogliere fondi da destinare all'intervento di ristrutturazione dell'edificio religioso. L'idea è venuta al parroco, don Janusz Wozniak, ma i cittadini si sono immediatamente organizzati per creare una rete di sostegno economico. Una rete che include tutti i cittadini, che siano credenti o meno. Prima di tutto l'edificio religioso è passato dal Demanio alla Chiesa. L'immobile era infatti di proprietà dello Stato (che lo aveva avuto come patrimonio del Granduca Leopoldo di Toscana), ma da tempo la Diocesi aveva intenzione di arrivare a un passaggio di proprietà. L'atto di vendita sarà perfezionato entro la fine del mese di gennaio, ma di fatto la chiesa di San Leopoldo è stata comprata dalla Diocesi di Livorno, per qualche centinaio di migliaia di euro (il prezzo ufficiale ci sarà solo dopo l’atto di vendita). L'acquisto è stato fatto con i fondi della Cei (principalmente grazie alle donazioni 8x1000), con un sostanzioso contributo da parte della parrocchia stessa (il Comitato parrocchiale ha infatti acceso un prestito). Fin qui l’acquisto dell’immobile. «Per il paese - ha detto don Janusz - è un grande risultato, tutti possono usufruire di un bene che dà lustro al paese (l’edificio infatti è della metà del XIX secolo, ne parliamo dell’approfondimento a fianco, ndr)». I residenti da tempo sottolineano la necessità di ristrutturare l’edificio. così una decina di cittadini si sono uniti e hanno formato il Comitato San Leopoldo per il restauro della chiesa di Vada, allo scopo di fare partecipare l’intero paese all’intervento. «Il parroco - precisa Roberto Creatini - ha spiegato più volte durante la messa il progetto, che è aperto a tutti e non solo a chi frequenta la parrocchia».Così è nato il comitato, i cui fondatori sono, oltre don Janusz, Roberto Creatini, Franco Santini, Mauro Panicucci, Themistocles Kazantzis, Domenico De Filippo, Claudio Ficcanterri, Dario Vagelli, Enrica Bargelli, Alberto Rossi, Giancarlo Citi, Ruffo Giorgi, tutte persone attive dell’associazionismo locale. «L’idea è quella di una campagna di raccolta fondi - spiegano i componenti del comitato - da portare avanti in vario modo. Ognuno di noi sta raccogliendo nominativi di cittadini disposti a partecipare, ne abbiamo già alcune decine, che si sono impegnati a dare un contributo mensile, da 5-10 euro al mese». Chi aderisce può dare il contributo in vari modi: direttamente in chiesa, all’ufficio Pro Loco, tramite bonifico bancario alla Cassa di Risparmio di Volterra (dove il comitato San Leopoldo ha aperto un conto corrente dedicato esclusivamente alla ristrutturazione dell’edificio), chiedendo ai membri del comitato di ritirare i soldi a domicilio. L’obiettivo del comitato è partecipare in modo sostanzioso - alcuni fondi li metterà la Diocesi - alla ristrutturazione della chiesa nella piazza di Vada, a partire dal campanile. Dato che da alcune settimane, viste le pessime condizioni strutturali, non è più possibile suonare le campane. «La campagna contributi - terminano i componenti del comitato - avrà una rendicontazione mensile ed è anche un modo attraverso il quale i cittadini fanno comunità e si riappropriano di un bene importante come è la chiesa». Di Anna Cecchini.
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2020             È la prima tappa di un importante passo verso il totale recupero

Al momento i cittadini hanno raccolto 40mila euro, 16mila dei quali sono andati per restaurare le campane. «I lavori per la riqualificazione del campanile - ha detto Roberto Creatini della Pro Loco, una delle associazioni che si impegna nella raccolta dei fondi necessari alla riqualificazione della chiesa - sono terminati; adesso l'intervento si è spostato sulla facciata esterna». Venerdì scorso, di buon mattino, sono giunte, in piazza Garibaldi, le quattro campane di bronzo istoriate, realizzate nel 1850 ed oggi completamente rimesse a nuovo. C'è voluta una grossa gru affinché venissero posizionate all'interno del campanile. L'arrivo delle campane, da sempre simbolo di una comunità, ha attirato l'attenzione di tanti residenti. Un'atmosfera che riporta alla memoria gli anni passati ben descritti anche nei racconti da Giovanni Guerreschi. «Erano almeno due anni che a Vada non udivamo più il suono delle campane - ha detto Creatini - perché dovevano essere eseguiti i lavori alla torre campanaria. Adesso le campane verranno collegate con l'impianto elettrico e potranno tornare finalmente a svolgere la loro funzione». Ma non solo. La chiesa aveva necessità anche di interventi esterni ed interni. Per questo, nel 2017, accogliendo l'appello di don Janusz Wozniak parroco di Vada, nacque il Comitato "San Leopoldo, per il restauro della chiesa di Vada". Un Comitato che si rivolge a tutti i residenti indipendentemente dal fatto che siano credenti o meno, che possono versare un proprio contributo direttamente in Chiesa, all'Ufficio della Pro Loco o attraverso bonifico bancario alla Cassa di Risparmio di Volterra. «In tanti hanno partecipato sottoscrivendo finanziamenti. Finanziamenti che uniti a quelli della Cei, hanno permesso l'inizio dei lavori di riqualificazione». Il restauro delle campane è costato 16mila euro. Terminato il lavoro al campanile la ditta incaricata delle opere, sta proseguendo cominciando a pensare agli interventi di riqualificazione alla facciata, poi gli operai si sposteranno all'interno della Chiesa. «Come Pro Loco - continua Creatini - abbiamo sostituito i fari posizionati sul sagrato, con lampade a led che con la loro luce particolare rendono la chiesa, di notte, particolarmente suggestiva esaltandone le sue linee architettoniche di assoluto valore. In più vorremmo illuminare anche i rosoni e l'orologio, in modo che tutto l'edificio sia completamente rimesso a nuovo». I lavori della Chiesa di Vada, realizzata su progetto di Felice Francolini per volere del granduca Leopoldo che già si era occupato della bonifica, iniziarono nel 1844 e terminarono sei anni dopo. Al confine con piazza Garibaldi, rappresenta il nucleo storico della frazione costiera.
A. Bernardeschi - Il Tirreno 20/2/2020

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