Vada oggi/La chiesa di San Leopoldo |
La grande chiesa di S. Leopoldo ha navata unica voltata, con facciata intonacata, timpano e loggia. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Da secoli non esistevano
più la Badia di S. Felice (Monastero) e la Chiesa Plebana dedicata a S.
Giovanni e Paolo. La cura dei fedeli era affidata ai parroci di Rosignano
Marittimo e di Riparbella. In Vada esisteva una cappella nel fabbricato (
ora della Finanza) per il servizio dei dipendenti militari ed ivi era il
castello e il forte, mentre la Plebana era in aperta campagna, forse verso
il Poggetto. Vada rimase
compresa nella Diocesi di Pisa fino a che il pontefice Pio VII, con bolla
del 25 settembre 1806, eresse la Diocesi di Livorno, al quale venne
assegnata. Il Granduca di Toscana Leopoldo II con suo decreto 7
settembre 1842 volle provvedere ai bisogni della popolazione di Vada e
ordinò al suo architetto Felice Francolini (livornese) di fare il progetto
del tempio degno dello scopo e della magnanimità del Fondatore e iniziò
subito la costruzione a capo della Piazza destinata a essere fabbricata in
case. La Chiesa, fu ultimata e benedetta nel 1848; il 12 marzo 1851 fatta
Curia, e fu aperta al culto la Domenica delle Palme il 13 aprile 1851. Il
Granduca Leopoldo II volle essere presente alla cerimonia e si degnò
trattenersi a una colazione in Canonica dopo aver dispensato dal servizio
i suoi soldati. |
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I PARROCI a
VADA
Dopo l'abbandono di don Vellutini, si sono alternati sacerdoti e frati nell'espletamento delle pratiche religiose della parrocchia di San Leopoldo. In particolare padre Pino Piva che riuscì a trovare i contributi per il risanamento totale della copertura dell'ottocentesca chiesa leopoldina. Fu seguito per un breve periodo da don Luciano Zucchetti, partito missionario per il Kenya nell’agosto del 2002, lasciando il posto a don Mariusz Nowakowski nato il 4 aprile 1959 a Brzeszczki Duze (PL) e ordinato sacerdote il 31 maggio 1984 a Roma, trasferito nella chiesa di Collinaia a Livorno nel 2008. Il 27 luglio 2008 la parrocchia passa a don Pio Maioli. Nato il 3.2.1966 a Rosignano Marittimo e ordinato sacerdote il 13.2.1999 a Livorno. Proviene dalla chiesa di Banditella a Livorno. Il nuovo Vescovo Giusti modifica anche l'organizzazione creando l’Unità Pastorale di Rosignano che coordinerà le tre parrocchie di S. Leopoldo, S. Teresa e S. Croce. A capo di questa unità don Pio Maioli che si avvarrà della collaborazione di due vice-parroci: don Cornelio Banchea nato a Bucarest (Romania) il 2.11.1976 e ordinato sacerdote il 29.06.2001 a Bucarest. Il 20 luglio 2011 arriva don Janusz Wozniak 40 anni, che almeno per il periodo iniziale avrà come assistente il diacono livornese Valfredo Zolesi. Il parroco, originario della Polonia al confine con la Germania, arriva dalla parrocchia di San Michele a Gabbro dove ha avuto il suo primo incarico in Italia. Subentra a don Pio Maioli spostato a S.Croce. Il 2 ottobre 2020 arriva don Bruno Giordano che era vice parroco a S. Lucia in Antignano. (Fonte: www.diocesi.livorno.org ed "Il Tirreno" del 16/5/08) |
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Foto 2 -
Le epigrafi in alto sono all'interno della chiesa. Quella in latino a
sinistra: |
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Foto 3 - Il campanile della chiesa nasce
direttamente dalla parte posteriore al centro delle due Canoniche. Dal
1964 il movimento delle campane è elettrico. Le campane furono fuse a Lucca e
Pistoia a partire dal 1850. |
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Foto 4 - Su questo Altare c'è una
pittura in tela di Vincenzo Lami (1850) rappresentante l'Assunta S.
Caterina, S. Girolamo e S. Felice di Valois donato dall'autore alla
Chiesa. Le pitture e le figure di S. Felice e di S. Caterina vi furono
fatte perché tali erano i nomi dell'architetto della Chiesa e di sua
moglie.
(Da "Vada nei secoli "di
don M. Ciabatti ) - "Nel giorno 27 aprile 1854 fu portato questo quadro rappresentante la Madonna con a destra al di sotto San Felice di Valois, ed a sinistra Santa Caterina da Siena in piedi, e Sant' Ilario vescovo in ginocchio, destinato per l'altare laterale della cappella in cornu Evangeli: qual quadro è dono per la spesa viva del signor Felice Francolini architetto di questa chiesa, e per la mano d'opera del signor Vincenzo Lami pittore. Fu subito posto al suo luogo e benedetto da me nel giorno seguente. Vi si fecero preghiere per ottenere la pioggia dopo tre mesi della più desolante aridità, e si ottenne la pioggia dopo la terza preghiera." Nell'urna sotto l'altare: il "Cristo morto" (1936) di Luigi Guacci (Lecce) in gesso e cartapesta policroma. Dimensioni 205x90 cm. Il laboratorio di scultura in gesso e cartapesta con la tecnica usata da Luigi Guacci era unico in Italia. Egli scrive al parroco don Ciabatti: «La vera cartapesta è soltanto qui da me lavorata, senza essere schiavo di forme o di stampi, lavorandosi unicamente a mano, la qual cosa permette di poter avere qualunque tipo, qualunque modificazione, qualsiasi atteggiamento nelle statue che vengono ordinate». (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) Ma la manutenzione non finisce mai...13 MAGGIO 2005 - Per qualche giorno hanno tolto la tonaca e indossato i panni del muratore. Hanno chiamato due parenti, polacchi come loro, e in quattro hanno restaurato la cappella della Madonna di Pompei. E non finisce qui. I lavori in (super) economia per restaurare pezzo per pezzo la chiesa principale di Vada hanno avuto un’appendice in terra di Polonia, dove don Giovanni Nowakoski, fratello del parroco di Vada Mario, è andato di persona per acquistare panche nuove e vetrata per la cappella,perché: «Là costano un decimo rispetto a qui», chiarisce don Mario. Una vera spedizione. «Giovanni - racconta il fratello parroco - ha tolto i seggiolini al pulmino parrocchiale e ha attaccato, a rimorchio, il carrello, perché doveva trasportare - fra panche e vetrata - una tonnellata e mezzo di peso». Con duemila euro di spesa e un bel sacrificio (don Giovanni si è fatto il viaggio da solo, al volante del pulmino, di andata e ritorno da Vada per Torunj, in Polonia, dove sono stati acquistati gli arredi sacri) |
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Foto 5 - La statua dell'Immacolata
(in pasta di legno) fu acquistata a Monaco
di Baviera e conta oltre 100 anni. La statuetta rappresentante San
Giovanni sul Batistero è pregevole opera dello scultore L. Magi (1851). (Da "Vada nei secoli"di don M.
Ciabatti ) -Tra le carte parrocchiali sono state rinvenute alcune lettere inviate dal sovrintendente alle Regie Possessioni Luigi Picchianti a don Francesco Golfarelli, vicario spirituale della chiesa, in sostituzione del parroco. Padre Meazzini, assente perché affetto da febbri intermittenti: da tale corrispondenza è possibile dedurre che la statua dell'Immacolata Concezione che adorna l'altare destro vi è stata collocata nel 1856. Il 18 novembre 1855 don Francesco Golfarelli scrive alla sovrintendenza alle Regie possessioni esprimendo il desiderio di ornare con una "statua in rilievo" di Maria Santissima, l'altare dedicato alla Madonna. Il progetto comporta la scavazione della nicchia, da ricavare nel fastigio già esistente sopra l'altare. Il 10 dicembre il sovrintendente risponde che Sua Altezza il granduca, il giorno 7 dicembre, "con un nuovo tratto di religiosa munificenza", ha disposto di concedere una "elemosina di 25 zecchini" a beneficio del progetto, ma dichiara che "dove si voglia in qualsiasi modo alterare la struttura attuale dell'altare suddetto, ciò debba essere fatto sotto la sorveglianza e di concerto" con le Regie Possessioni. Don Golfarelli il 30 gennaio del 1856 invia il disegno di una decorazione scelta per adornare la nicchia. Il 6 marzo riceve la risposta del sovrintendente che comunica di aver consultato l'ingegner Francolini, architetto della chiesa, il quale "non frappone ostacolo perché sia formato nell'altare laterale destro della chiesa una nicchia,....però sotto le condizioni che appresso. 1 - Che sia lasciata intatta la decorazione tutta dell'altare 2 - Che la nicchia sia formata a "spello", largo braccia uno e un quarto, alto braccia due e soldi diciotto nel colmo del semicerchio, e profonda soldi dodici nel massimo della curvatura, effettuando il vuoto con "mazzolo e ferro", escluso il martello ed altri arnesi a percussione diretta, l'uso dei quali potrebbe intronare il muro grosso in quel punto braccia uno e mezzo soltanto . 3 - Che il lavoro sia eseguito dal capo maestro muratore Luigi Grazzini 4 - Che male potendosi accordare con lo stile semplice e severo della chiesa, l'ornato all'Albertolli dorato o non dorato che sia, del quale mi accompagnava un disegno, venga a quello sostituita una formellatura, di cui pregherò il summentovato Signor ingegnere Francolini di dare le linee, e sarò a rimetterle quanto prima...." Il disegno a formelle che incornicia la nicchia viene sollecitamente preparato e inviato con l'annotazione che la decorazione può essere realizzata in travertino o in gesso al quale dare il colore del travertino. Nell'agosto del 1856 la statua è già stata collocata a "pubblica venerazione"; ne viene data notizia al sovrintendente al quale vengono trasmesse anche alcune immagini della statua stessa. Egli ringrazia e invia una sua "piccola, particolare offerta di lire 20, per il lavoro testé compiuto". La decorazione che adorna oggi la nicchia è quella voluta e disegnata dall'architetto Francolini, nel rispetto dell'armonia e dello stile della chiesa. Il suo disegno originale è esposto nella sagrestia della parrocchia. (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) Foto 6 - "La Cappella della Madonna di Pompei fu fatta ove era una stanza di deposito*. Dove c'è la finestra vi era una porta che dava accesso alla chiostra. Il lavoro di decorazione fu eseguito dal decoratore Alfredo Giorgi di Livorno su suo disegno e l'altare in travertino da Poggiolini di Rosignano Marittimo, sostenendo la spesa gli eredi della defunta principessa Ginori Conti, il conte Ugo e figlio. Anno 1913. Il pavimento fu donato da Vincenzo Barabino (vedi targa a destra). Dietro il cancelletto di ingresso la lapide a ricordo di Giovanni Battista Barabino (a sinistra) con l'iscrizione: A RICORDO DI GIOV.BATT.BARABINO NATO A SESTRI DI PONENTE IL 5 FEBBRAIO 1813 MORTO IN GROSSETO IL 10 GENNAIO 1867 BUON MARITO BUON PADRE ONESTO NEI COMMERCI AMICO DEL POVERO. LA VEDOVA ED I FIGLI INCONSOLABILI PER TANTA PERDITA GLI POSERO QUESTA MEMORIA INVOCANDO PACE ALLA DILETTA ANIMA. *La notizia non è esatta : dal documento della descrizione della chiesa redatto in data 8 febbraio 1851 e sottoscritto dal Sovrintendente Pietro Municchi questa stanza risulta essere stata originariamente la cappella mortuaria, magazzino diventò in seguito. A Don Mario Ciabatti, parroco di Vada dal 1909 al 1939 si deve la destinazione di questo spazio in cappella destinata alla devozione della Madonna di Pompei. Don Mario annota anche: I parrocchiani per esprimere la devozione alla Madonna donarono alcuni arredi. La lampada a olio in Cappella fu acquistata con le offerte di persone della parrocchia.. - "La lampada in alabastro di Volterra posta sull'altare in Cappellina di Pompei accanto all'altra regalata da Lea Pescucci ved. Cecchetti, è stata donata dalla signorina Pisa Bianca e la colonna, pure in alabastro, dalla signora Gina Saggini in Barbieri. Vada 8 maggio 1939" (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) ****** Le lampade delle pareti laterali sono offerte da: Vincenzo Bontà e Renata Macelloni. Le otto panche con inginocchiatoio da anonimo. La vetrata artistica della cappellina in memoria di: Anna, Adriano, Maria Caterina è stata offerta dai rispettivi familiari (in alto). Nel maggio 2005 la vetrata è stata sostituita con quella attuale raffigurante un particolare dell'ultima cena con Gesù e due apostoli. La cappella è stata tinteggiata in colore unico e nel periodo natalizio usata per il presepe. Nel 2005 è tornata ad essere un luogo di raccoglimento e di preghiera grazie al paziente lavoro di ripulitura della pietra dell'altare, di riordino dell'impianto elettrico, di tinteggiatura delle pareti, di ripulitura e verniciatura del bel cancelletto che la racchiude, lavori fatti per mano di Don Giovanni Nowakowski. La vetrata artistica realizzata su disegno dello stesso Don Giovanni, le lampade laterali e le otto panche in legno di quercia provengono da laboratori artigianali di Turonj in Polonia. |
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Foto 7 - Nella cantoria sopra il portale della chiesa vi è l'antico organo costruito da Luigi e Cesare del fu Filippo Tronci di Pistoia. Anno di fabbricazione 1853. Posto in questa chiesa per il 15 agosto 1871. Caratteristiche tecniche: tastiera in bosso ed ebano, in sesta di 50 tasti, pedaliera a leggio da 8 pedali più uno per il rollante. Cassa lignea di semplice fattura. 23 canne in stagno a cuspide. Somiere maggiore con 18 pettini di registro azionati da manette. Ventilabri frontali con apertura triangolare. L'organo era stato realizzato per essere esposto a Firenze nel 1859 in un concorso indetto da Leopoldo II fra i fabbricanti d'organo. Dopo il concorso la fabbrica costruttrice dei fratelli Tronci lo dava a nolo nelle varie chiese. Don Giuseppe Pannocchia all'epoca parroco di Vada scrive: "Fu sentito e provato quest'organo da un amico di me sottoscritto e avendomelo grandemente lodato pensai di farne acquisto" Per poter raccogliere le 1400 lire necessarie il parroco "andò questuando" fra la popolazione per due anni. (Dalla targa posta in chiesa) | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Foto 8 - Le vetrate istoriate sono
state istallate in occasione della solenne consacrazione a S.Leopoldo
(agosto 1942). Partendo dall'ingresso raffigurano (a destra): La Madonna della Guardia, la Regina Pacis. (A sinistra): S.Giorgio, S.Francesco di Paola. Le tre vetrate del coro raffigurano: Il sacro Cuore di Gesù al centro,S.Leopoldo a sinistra, S.Francesco a destra. Autore Bruno Masini (Firenze 1942). Le piccole vetrate sopra la porta di ingresso, istallate qualche anno dopo hanno disegni geometrici sulle porte laterali, mentre sul portone raffigurano: La Natività e la fuga in Egitto e sono dello stesso autore (1946). Le vetrate originali non erano istoriate, ma più semplicemente decorate con parti in cristallo colorato. Gli infissi che suddividevano la grande luce in riquadri, erano in legno verniciato. Nel corso degli anni le vetrate, oltre che dall'usura del tempo e dal salmastro, vengono danneggiate più volte dalle intemperie e dalla forza delle libecciate, alle quali espongono la loro slanciata e fragile superficie. Tra il 1901, data della richiesta d'intervento di restauro da parte dell'economo spirituale don Stefano Rollerò, e il 1904, data del collaudo successivo all'esecuzione dei lavori, vengono sostituiti due finestroni del coro. Nel 1905 necessitano di restauro, oltre ai piccoli rosoni della cupola, quattro finestroni della navata centrale, poiché i listelli di legno degli infissi sono marciti e vi è pericolo della caduta di parte dei vetri. Nel 1921 il parroco, don Ciabatti, " a scanso di ogni responsabilità" informa il competente Ufficio dell'Intendenza di Finanza di Pisa che, dopo "un terribile uragano", i finestroni sono stati danneggiati perché gli infissi sono "marci" e sono caduti in chiesa alcuni cristalli. Nell'anno successivo la perizia dell'ufficio tecnico di Pisa prevede la messa in opera di "un finestrone fisso, alla parete sinistra della chiesa all'altezza dell'altar maggiore. Tale finestrone, dell'altezza di metri 5,85 e larghezza di metri 1, sarà costruito in abete con invetriate di vetri doppi..." Il lavoro, insieme ad altri sarà eseguito tra il 1922 e il 1923. Nel 1930 l'Ufficio Tecnico viene informato ancora dal parroco che dagli "infissi di chiesa e canonica cadono "regoli e cristalli". Il 23 aprile e il 30 maggio 1940 viene compilata un preventivo di lavori che ' programma anche la costruzione di nuovi finestroni. Le nuove vetrate, che sono quelle che ancora oggi decorano la chiesa, vengono poste in opera nel 1942. Sono vetrate artistiche, eseguite artigianalmente su disegno del professor Bruno Masini di Firenze e vengono realizzate con le offerte della popolazione. "Nel 1943 appena venuto in parrocchia mi preoccupai per la difesa delle vetrate artistiche, che negli eventuali e non improbabili bombardamenti, avrebbero con facilità sofferto e forse potevano anche andare distrutte. Infatti al primo bombardamento che fu compiuto sul pontile Vittorio Veneto parte della vetrata della Madonna della Guardia subì dei danni però non rilevanti. Allora si fece più urgente la necessità di correre ai ripari e pensai di ricoprire le vetrate esternamente con un tavolato, lavoro compiuto dalla ditta Pescucci con la spesa di L. 2500. Vedemmo subito come durante i formidabili scoppi della polveriera della "Valle" che infransero tutti i vetri del paese, come i tavolati difendessero ottimamente le vetrate. Gli scoppi delle mine della sera del 1 luglio 1944 quando le truppe tedesche in ritirata fecero saltare la casa del lato nord all'inizio della via della Stazione e la fontana in piazza, alcune parti delle vetrate furono rotte. Nell'aprile del 1946 in un sopraluogo il prof. Bruno Masini di Firenze che aveva fatto il disegno ed eseguito le vetrate nel 1942, fece smontare le parti rovinate e le fece inviare al suo studio a Firenze per le necessario riparazioni. Nel novembre dello stesso anno furono rimesse a posto in parte e nel febbraio del 1947 furono definitivamente sistemate. Il restauro delle vetrate continua nei decenni successivi fino al 6 aprile 1998 quando vengono asportate per il restauto le ultime tre vetrate che illuminano il presbiterio raffiguranti San Leopoldo, il Sacro Cuore e San Francesco. (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) |
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Foto 9 - La statua dell'Assunta e di S.Antonio da Padova. Entrambi le statue sono in gesso e cartapesta policroma ad opera di Luigi Guanacci (Lecce), come quella del Cristo morto ed appartengono allo stesso periodo (1936). | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Foto 10
IL NUOVO FONTE BATTESIMALE "La domenica 25 luglio 1948 fu benedetto il nuovo fonte battesimale, che sostituisce il vecchio ormai brutto e indecoroso (in basso a sinistra la vecchia base custodita in sacrestia), infatti fin dalla visita pastorale dell'anno 1937 Mons. Vescovo consigliava il restauro completo. Il nuovo nella sua ricchezza di marmi, viene ad arricchire di una bella opera d'arte la nostra chiesa." Il fonte battesimale attuale è stato realizzato nello stabilimento "E.M.I.L. -Escavazione Marmi Industria Lavorazione" di Cuturi - Tombesi di Apuania - Massa, su disegno del professor Tombesi. Nel marzo 1947 viene inviato al parroco il progetto del nuovo fonte con la seguente descrizione della sua realizzazione: ".... Le spalle dell'arco della nicchia saranno rivestite in marmo cipollino verde a lastre di 3 cm. di spessore; il fondo della nicchia sarà invece rivestito con lastre di 2 cm di spessore, giallo. Il fonte battesimale verrà eseguito a pezzi di massello di marmo bianco e colorato. Lo scalino di cm. 4 di spessore con la relativa alzata di 3 cm. di spessore, in marmo bianco ordinario. Eseguiremo anche la mensolina sulla quale verrà collocata la statuetta di San Giovanni...." Nel giugno del 1948 i marmisti hanno completato il lavoro e viene apprestato lo scavo nel muro della chiesa, per la collocazione dell'opera. I marmi da montare e il coperchio di legno fatto da un falegname di Massa, vengono trasportati a mezzo di autocarro a Vada il 13 luglio 1948, in tempo perché il nuovo fonte venga messo a posto dal signor Luigi Bassi (Gigi), prima della venuta del Vescovo, atteso in paese per amministrare la Cresima. L'opera dei marmisti è costata 213.000 lire. La ditta E.M.I.L. fornisce anche la fascia e le marmette, in marmo bianco e bardiglio, per ricostruire il pavimento nella zona dalla quale viene rimosso l'antico fonte battesimale. La sobria e austera semplicità ottocentesca del travertino originario, viene sostituita dalla preziosità dei marmi policromi (bianco, cipollino rosso verde e dorato) e la corposa, geometrica struttura del primo fonte lascia il posto ad una forma mossa che si staglia sullo sfondo dove il gioco delle venature del marmo crea un effetto di fonte zampillante. La statua di S. Giovanni Battista, scolpita nel 1850 e donata alla chiesa dal granduca Leopoldo II nel 1851, ora posta su una piccola mensola policroma, chiude al centro, in alto, la piccola architettura. Hanno dato notizia della benedizione del nuovo fonte battesimale i quotidiani "Il Mattino d'Italia" e "Il Tirreno" del giorno 27 luglio 1948. Nell'articolo si legge: "L'opera è stata compiuta con le offerte dei Vadesi ai quali, a nostro mezzo, il parroco don Antonio Vellutini da il più vivo ringraziamento pregando nello stesso tempo di continuare nella loro opera di bene per poter completare la spesa ." (Da "Quaderni Vadesi" 2 di Carla Menghini Facchini) |
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Foto 11 -
LE CAMPANE In data 28 agosto 1848 nella " previsione di spese" per i lavori della fabbrica della chiesa, l'architetto Felice Francolini, rivolgendosi al Soprintendente delle Regie Possessioni scrive tra l'altro: "Per l'importo di N 3 campane simili a quelle di Follonica del peso in tutto di...(5771 libbre) L.7.733; montatura al posto L.400." (Archivio di Stato di Firenze - Scrittoio delle Regie Possessioni, 1848) "Con lettera del 18 gennaio 1851 dell'ill.mo sig. cav. Pietro Municchi soprintendente generale alle Regie Possessioni fui invitato, come parroco eletto coll'annuenza di Mons. Girolamo Gavi Vescovo amministratore della Diocesi di Livorno, a intervenire alla funzione di benedizione delle quattro campane di questa chiesa che doveva farsi, come fu fatta, nel 21 gennaio 1851 a Vada...Le dette quattro campane furono fuse a Pistola da Terzo Rafanelli con eleganti ornati. Nella maggiore nella parte posteriore vi è la seguente iscrizione ben rilevata: Dei Filio hominum servatori sub invocationem S. Leopoldi March, et C. aes sacrum audiant Vadenses et prò Leopol II M.E.D. Principe providentissimo etiam atque etiam iterent vota an . r. s. MDCCCL
Nel davanti l'immagine del
Crocifisso,nel lato destro Santa Teresa, nel lato sinistro Sant'Anna colla
Madonna bambina. Nel cartello ' Terzo Rafanelli e Figli - Fonditori in
Pistoia.' Nella seconda campana, dopo le iscrizioni vivos voco etc. e il cartello dei fusori, vi è la seguente iscrizione:
Mariae Virgini sideribus receptae Nel davanti l'immagine di Maria SS.ma Assunta, nel lato destro S. Lorenzo Martire, nel lato sinistro S. Cristoforo Martire. Nella terza campana, dopo le solite iscrizioni, vi è la seguente nel lato posteriore:
loan Christi Praecursori et Hilario
Pont. Sopra la detta iscrizione vi è l'immagine di S. Giovanni Battista. Nel davanti di S. Ilario Vescovo, nel lato destro la Madonna col Bambino Gesù, nel lato sinistro l'Ascensione.
Nella quarta campanella detta
'il cenno'
dopo l'iscrizione dei fusori, ci sono ai quattro lati degli angioletti con
emblemi musicali." (Padre F. Meazzini dal "Campione A",
pag. 4 e segg,
1851 - Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di Vada) Venne di fatto a Vada l'ingegnere sig. Felice Francolini architetto delle Fabbriche, ordinò alcuni restauri e fortificazioni al campanile stesso, trasmutò le tre campane minori, ma l'oscillazione sempre la medesima per cui è tuttora insuonabile la campana maggiore. Affare doloroso e di molti disgusti per il parroco." La vicenda della campana maggiore e del campanile continua: infatti a pagina 27 del Campione A, ancora Padre Francesco Meazzini, scrive:
"In parimenti (non so con quale
diritto) dalla Soprintendenza delle Regie Possessioni (fu) rimossa la
campana maggiore di questo campanile e portata non so dove ed in sua vece
ne fu portata altra dal fusore Terzo Rafanelli di Pistoia ed è la terza
minore di quelle che sono attualmente sul campanile."
(Padre F. Meazzini, dal "Campione A",
pagg. 8 e 27, 1856 - Archivio Diocesano di Livorno - fondo Parrocchia di
Vada ) 12 giugno 1905 - Viene chiesto il restauro dei ferramenti delle campane. Dalla documentazione successiva non risulta se tale restauro sia stato fatto. Il 2 giugno 1912-Il priore don Mario Ciabatti scrive all'Intendenza di Finanza per richiedere il restauro alle 4 campane della torre di chiesa. Non è più possibile suonarle perché i ferri che le reggono sono tutti logorati dalla ruggine e dal salmastro; ad una di esse sono cadute le staffe e minaccia di precipitare sul tetto di canonica; non è migliore lo stato delle altre staffe: viene richiesto un restauro urgente che è autorizzato nel gennaio del 1913. Da una nota di spese compilata dal muratore Romualdo Pescucci nell'agosto 1913 si viene a conoscenza che sono stati cambiati i mozzi delle campane. Il 16 novembre 1921 il parroco informa l'Intendenza di Finanza "che due campane, la grande e la mezzana, a causa dei mozzi marciti sono calate da una parte strappando alcune funi tiranti di ferro..." Il restauro necessario viene eseguito tra la fine del 1922 e i primi mesi del 1923 dalla ditta Pescucci, secondo la seguente perizia dell'Ufficio Tecnico: Smontatura dei due mozzi delle campane, con calatura delle medesime sul pianerottolo del campanile. Provvista di due nuovi mozzi in legno duro stagionato uguali a quelli esistenti incatramati, con staffa e ferri occorrenti. Messa in opera dei suddetti con sollevamento delle campane. Provvista e messa in opera di n.4 boccolotti in vetro per lo scorrimento delle funi. Novembre 1930 - Il parroco informa ('Ufficio Tecnico: "Faccio pure noto che la campana mezzana prospiciente il mare a causa dei ferri e del mozzo in disordine, si è incrinata a che ho dovuto sospendere di suonarla. Dalla campana maggiore, mentre suonava in occasione di un matrimonio, è scappato il battaglio recando danni alla ringhiera e alle scale del campanile." Essendo incrinata la campana mezzana del nostro campanile e per alcuni anni resa inservibile, su proposta del sottoscritto Priore fu formato un comitato tra due membri della compagnia per raccogliere le offerte dei fedeli, fino a raccogliere il denaro occorrente per la rifusione. Espresso dal Priore il desiderio di avere il doppio a quattro campane, anziché a tre com'era, fu accettata la proposta. Raccolta in paese e fuori la somma di L. 2799,15 e più L. 376,55 messe dal signor Priore per completare la somma necessaria, fu commesso l'ordine per la rifusione alla ditta Pera di Lucca e il sabato santo del 1934 fu inaugurato il nuovo doppio. Sulla campana mezzana rifusa feci incidere la seguente iscrizione:
Ioan Christi praecursori et Hilario
Pont. Fra gli ornati Vivos voco Mortuos piango. Sopra l'iscrizione l'immagine di S. Giovanni Battista, sul davanti l'immagine di S. Ilario Vescovo, sul lato destro l'immagine della Madonna col Bambino Gesù, sul lato sinistro l'immagine dell'Ascensione. Lorenzo Pera fonditore in Lucca Sulla piccola: Ornato con angioletti ed emblemi musicali e l'iscrizione:
Hoc aes sacrum
Nell'agosto del 1964, ricostruita la
cuspide e restaurato il campanile dai danni subiti per la caduta di un
fulmine avvenuta nell'agosto del precedente anno 1963, viene installato
l'impianto elettrico che rende automatico il suono delle campane.
L'impianto viene inaugurato il 28 agosto '64, ad un anno esatto dalla
caduta del fulmine. Per salire sul campanile ci sono ancora le antiche
scale di pietra, ma lesionate in più punti, a causa del fulmine .
L'elettrificazione delle campane viene pagata con le offerte della
popolazione ed è installata a cura della ditta Lorenzi di Milano (ora
denominata A.E.I. di Perego). Sul "Regnum Christi" del gennaio 1967, il
parroco, Don Antonio Vellutini, informa che è stata raggiunta la somma di
lire 1.500.000, tuttavia mancano ancora lire 300.000 per pagare tutto il
debito. (notizie tratte in parte da "Regnum Christi" e in parte
testimonianza orale di don Antonio Vellutini). Novembre 1996 - La chiesa si trova in uno stato di preoccupante degrado. Da alcuni mesi, il nuovo parroco, Padre Pino Piva, sta promuovendo iniziative per attuare gli interventi necessari. Nel corso di un sopralluogo dei tecnici del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Livorno, sollecitato dal parroco poiché gli immobili della parrocchia sono di proprietà demaniale, si decide di evitare il suono delle campane, sia per non compromettere ulteriormente la situazione a rischio del terrazzo del campanile e dei supporti delle campane che appaiono deteriorati, sia per non mettere a prova l'impianto elettrico di automazione che risulta fatiscente. (Padre Pino Piva 1996)
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Al momento i cittadini hanno
raccolto 40mila euro, 16mila dei quali sono andati per restaurare le
campane. «I lavori per la riqualificazione del campanile - ha detto
Roberto Creatini della Pro Loco, una delle associazioni che si impegna
nella raccolta dei fondi necessari alla riqualificazione della chiesa -
sono terminati; adesso l'intervento
si è spostato sulla facciata esterna». Venerdì scorso, di buon mattino,
sono giunte, in piazza Garibaldi, le quattro campane di bronzo
istoriate, realizzate nel 1850 ed oggi completamente rimesse a nuovo.
C'è voluta una grossa gru affinché venissero posizionate all'interno del
campanile. L'arrivo delle campane, da sempre simbolo di una comunità, ha
attirato l'attenzione di tanti residenti. Un'atmosfera che riporta alla
memoria gli anni passati ben descritti anche nei racconti da Giovanni
Guerreschi. «Erano almeno due anni che a Vada non udivamo più il suono
delle campane - ha detto Creatini - perché dovevano essere eseguiti i
lavori alla torre campanaria. Adesso le campane verranno collegate con
l'impianto elettrico e potranno tornare finalmente a svolgere la loro
funzione». Ma non solo. La chiesa aveva necessità anche di interventi
esterni ed interni. Per questo, nel 2017, accogliendo l'appello di don
Janusz Wozniak parroco di Vada, nacque il Comitato "San Leopoldo, per il
restauro della chiesa di Vada". Un Comitato che si rivolge a tutti i
residenti indipendentemente dal fatto che siano credenti o meno, che
possono versare un proprio contributo direttamente in Chiesa,
all'Ufficio della Pro Loco o attraverso bonifico bancario alla Cassa di
Risparmio di Volterra. «In tanti hanno partecipato sottoscrivendo
finanziamenti. Finanziamenti che uniti a quelli della Cei, hanno
permesso l'inizio dei lavori di riqualificazione». Il restauro delle
campane è costato 16mila euro. Terminato il lavoro al campanile la ditta
incaricata delle opere, sta proseguendo cominciando a pensare agli
interventi di riqualificazione alla facciata, poi gli operai si
sposteranno all'interno della Chiesa. «Come Pro Loco - continua Creatini
- abbiamo sostituito i fari posizionati sul sagrato, con lampade a led
che con la loro luce particolare rendono la chiesa, di notte,
particolarmente suggestiva esaltandone le sue linee architettoniche di
assoluto valore. In più vorremmo illuminare anche i rosoni e l'orologio,
in modo che tutto l'edificio sia completamente rimesso a nuovo». I
lavori della Chiesa di Vada, realizzata su progetto di Felice Francolini
per volere del granduca Leopoldo che già si era occupato della bonifica,
iniziarono nel 1844 e terminarono sei anni dopo. Al confine con piazza
Garibaldi, rappresenta il nucleo storico della frazione costiera. |
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