Vada industriale: Fonderia Tardy
1876-1898; distilleria e oleificio Giuseppe Carlevaro; i frantoi
Caputi;
cartiera Dr. Parisio Carlevaro; vinacce e liquori dei Barbieri; la
SAVIA. |
La Fonderia Tardy
1873 - Le scelte politiche sabaude erano state precorse dagli
industriali del ferro. Il savoiardo Francesco Tardy inizia dopo Savona
la costruzione di una fonderia di ghisa a sud del paese realizzando un
importante complesso subito battezzato il "Vaticano" per la grandezza
mai vista a Vada.
- Il 1° febbraio 1876
fu benedetta dal Sac. Cipriano Filippi parroco di Vada.
- Il 9 febbraio 1876
inizia la produzione dello stabilimento, officina e forno per fondere il
ferro di Giuseppe e Francesco Tardy nativi di Chambery nella Savoia. È
un complesso piuttosto importante. Nella sua memoria di fine-mandato
(1902) il Sindaco avv. Berti non esita a definirlo “vastissimo e
poderoso”, allorché ha già cessato la produzione.
(Vedi anche "Mandamento di
Rosignano M.mo" avv. Berti 1891, scaricabile dal sito)
. I due altisonanti
aggettivi usati dal primo cittadino sono in linea con una indagine della
Commissione Censuaria che l'anno seguente vi ravvisò otto fabbricati,
serviti da un fossato denominato “dello Stabilimento” e da una ferrovia
con discarica nei pressi della spiaggia, a sud della Torre.
Visto
lo sviluppo del territorio con la presenza di altri imprenditori e ci
riferiamo al mecenate Diego Martelli il quale, con base a
Castiglioncello, aveva interesse a rendere più agevole il trasporto del
legname e altro dei suoi possedimenti, percui, in accordo con i Tardy fu
sollecitato il Presidente delle Ferrovie del Nord, Giovanni Morandini, a
dare consenso per la costruzione di una organizzata stazione ferroviaria
a Vada che nel
1879 ottiene la stazione ferroviaria attuale e registra altresì un notevole
aumento del traffico marittimo. Secondo notizie fornite dal delegato del
porto Francesco Pantaleo (anche valoroso insegnante) ogni anno, negli
ultimi lustri del XIX secolo, 100 bastimenti fanno scalo nella rada.
Sono, per lo più, grossi velieri, ma non mancano vapori, anche
provenienti dall'estero ed all'estero diretti.
Punto di attracco e di partenza era un piccolo, ma sufficiente pontile
in legno costruito a levante della rada, nella zona della “Bonaposta”,
conosciuta anche col nome de “il tesorino”. Una linea ferrata tipo
Decauville e relativi carrelli facevano navetta da questo approdo alla
fonderia per il trasporto del materiale. La metallurgia, però, entra ben presto in crisi. Nel 1898, dopo alcune
traversie economiche, la fonderia Tardy cessa la produzione anche se non
viene smantellata, dopo 25 anni e tante traversie, essendo in corso il
potenziamento e quindi una impossibile concorrenza industriale per Vada,
del complesso metallurgico di Piombino. È un colpo che Vada accusa in
maniera evidente. Non riescono a colmare il vuoto occupazionale, se non
in parte, gli altri insediamenti industriali, tutti di minore portata,
in funzione nel primo decennio del Novecento: la distilleria e
l'oleificio di Giuseppe Carlevaro, i mulini ed i frantoi dei Caputi, la
cartiera di Parisio Carlevaro, un impianto per la distillazione delle
vinacce cui fa seguito la fabbrica di liquori dei fratelli Barbieri. (A
destra liquori di produzione locale).
Quando gli altiforni fusori dei Tardy furono smantellati e presero la via
di Piombino, il fabbricato del Vaticano passò alla famiglia genovese dei
Carlevaro nella persona della figlia di Giuseppe, Edelvays in Gonfiotti.
Si tenta inutilmente di sfruttare le alghe marine prelevate sulle secche
per produrre carta secondo un processo britannico. Il marito Marcello
Gonfiotti continua l'attività industriale del suocero Giuseppe nella
distilleria che partendo da olive e uva locali produce olio di sansa e
grappa a 85° e successivamente olio al solfuro e piastrelle di sansa uso
stufe.
Con l'arresto della fonderia alcune famiglie vadesi si trasferirono a
Piombino, ricordiamo quelle dei Ruggeri, dei Quintavalle, degli Scappini
e dei Groppi. Altri lavoratori rimasti disoccupati, si indirizzarono al
mare, come i Giovannelli, al commercio come i Saggini, Ilario Bernini, i
Morelli, Annibale Gherardini, Rasponi, Giovanni Pedroni con la sua
trattoria in Sottoborghi, all’artigianato come Ferrero Campani e
Ferdinando Cecchetti (fabbri-ferrai), Giusti e Poggianti (falegnami),
Domenico Puccini (carradore), Pescucci Archimede e Francesco Dardini
(muratori) e altri ancora all’agricoltura, tutte possibili fonti
alternative di sostegno alle loro famiglie.
- Nel 1917 chiude anche la distilleria e la cartiera Carlevaro. Resta in
funzione la fabbrica di olio al solfuro con 16 operai ed una produzione
media/anno di 1200 q.li verso Genova e Zurigo.
(Breve sintesi in parte
ripresa da: "Quando la luna sorrise al lampionaio" di Celati-Gattini)
Legge e Regolamento sul lavoro dei fanciulli
24 gennaio 1887 - Prefettura della Provincia di Pisa.
al Sig. Sindaco di Rosignano.
Il Consiglio Sanitario prov.le chiamato dall'Art:5 del Reg.° 17
Settembre 1886 a formare l'elenco dei medici delegati da ciascun comune
del circondario a rilasciare ai fanciulli il certificato di attitudine
al lavoro, giusta il disposto dell'Art: 1 della legge 11 Febbraio stesso
anno, in sua seduta del 30 Dicembre u.s. deliberava per l'anno corrente
1887 che fosse da affidare un tale incarico ai Medici Condotti dei
singoli comuni e quel numero che si stimerà necessario, tenuto da essi
calcolo degli opifici industriali esistenti nel comune, della loro
importanza e della popolazione operaia ivi raccolta. In adempimento a
quanto sopra mi rivolgo pertanto alla S.V. pregandola ad indicarmi con
precisione il numero e il genere degli opifici industriali che sono in
attività in codesto comune, la loro importanza e il numero degli operai
addettivi, compiacendosi pur anco di significarmi quanti e chi dei
medici condotti locali a suo giudizio sarebbero sufficienti e meglio
adatti all'incarico in discorso. Gradirò il maggiormente sollecito
riscontro. Il Prefetto.
Fanciulli al lavoro nelle aziende locali
Tardy Fratelli Vada 3 febbraio 1887
Ill.mo Sig. Sindaco (Avv.
Luigi Berti) del Comune di
Rosignano M°
In risposta alla Sua del 27gennaio u.s. abbiamo il piacere di
significarle che nello stabilimento di Vada lavorano attualmente
69 operai adulti
10 fanciulli dai 12 ai 15 anni. Inoltre lavorano attualmente alla
fornace da laterizi in Vada
3 operai adulti
3 fanciulli da 11 a 15 anni
8 donne adulte
Tanto in replica alla sua mentre abbiamo il piacere di dichiararle...
Tardy Francesco
Tardy anche a Savona
Giovanni e Giuseppe Tardy
senior fondarono una fonderia a Savona nel 1860. Nel 1862 si affiancò
all'impresa il tedesco Stefano Benech e prese la denominazione di Società Tardy e
Benech, nel 1885 cambiò in Società Anonima Metallurgica Tardy e Benech
che fallì definitivamente nel 1892. Nel 1893 gli impianti furono
rilevati dalla Terni, poi nel 1900 una cordata di industriali tra cui
ancora Giuseppe Tardy rilevarono lo stabilimento dalla Terni e lo
chiamarono Siderurgica Savonese. Nel 1919 la società si fuse nella
Società Ilva Altiforni e Acciaierie d'Italia. Il capostipite della
famiglia era Francesco che ha avuto tre figli: Giuseppe, Giovanni (il
padre di Francesco di Vada) e Giuseppina. Giuseppe è quello che ha
fondato, insieme a Stefano Benech, lo stabilimento Tardy e Benech a
Savona. Quando Giuseppe Tardy morì il 5/12/1878 lasciò erede
universale la sorella Giuseppina, la quale nominò suo procuratore
generale il nipote Giuseppe Tardy figlio di Giovanni. Il fratello di
Giuseppe Tardy junior era Francesco quello che ha impiantato la fonderia
a Vada.
Il 4 settembre 1875 Francesco Claudio Tardy fu Giovanni, anni 23, nato a
Chambery e residente in Vada, sposa nella chiesa locale, Elisa Adele
Caputi di Giovanni, di anni 23.
(Informazioni per gentile concessione di Marcello Penner, Savona)
La SAVIA
Più a sud del "Vaticano" sorge negli anni '20 il complesso de "La SAVIA"
(Società Agricola Vadese Industrie Alimentari) dove vengono prodotte
conserve e confezioni di pomodori. Proprietaria è la famiglia ligure dei
Barabino il cui primogenito Vincenzo ha sposato una Inghirami di
Volterra, la Nobil Donna Albina, e costruita la residenza sul limitare
delle loro terre, sulla Via della Torre. L'azienda è amministrata e
diretta dal Comm. Masini Aladino, maestro di lavoro.
(Da Q.Vadesi 11 a cura di
Vinicio Bernini)
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Nel 1939, a 19 anni, finito il tirocinio Solvay, andai a lavorare nella
fabbrica di Vada del Sig. Carlevaro. Era un lavoro stagionale di solo
alcuni mesi. Si produceva olio di sansa lavorando la frangitura delle
olive; le ore di lavoro erano 12 ed il lavoro era molto faticoso. Il
capo-fabbrica era il Sig. Marinai Dante e aveva un certo riguardo nel
miei confronti perché ero giovane. Non ricordo con precisione in quale
periodo, ma sicuramente prima del servizio militare, ho lavorato anche
nella fabbrica della grappa dove Miliani Arturo faceva il capo-fabbrica.
Di questo periodo ho un ricordo particolare. La grappa a circa 85°
veniva collocata in barili e stivata nei magazzini vicino alla fabbrica
che erano chiusi sotto il controllo della Guardia di Finanza. Un giorno
i finanzieri aprirono il magazzino e dopo andarono in ufficio dal capo;
insieme a Balzini Giordano prendemmo delle cannucce e aspirammo molta
grappa dal barili,...presi la più grande sbornia della mia vita! Durò
circa quattro giorni, in casa mi dicevano che sembravo un pazzo. Mio
padre, persona molto seria, che difficilmente dava confidenza ai figli,
rimase esterrefatto del mio comportamento. Per questo mio atto non mi
rimproverò e non lo volle mai più ricordare...
(Da: "Ricordi
di un operaio" di Emilio Lupichini 1997 scaricabile dal sito)
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...Negli anni 1948-1949 era ancora attiva, a Vada, la fabbrica del sig.
Carlevaro, che ricavava dalla vinaccia il prodotto alcolico della grappa.
Capo-fabbrica era ancora il sig. Miliani Arturo. Nella fabbrica
lavoravano, a cicli discontinui per tutta la stagione, se non ricordo
male, circa 15 persone in maggioranza donne. In quel periodo era
segretaria della Camera del Lavoro di Vada, la sig.ra Clorinda Paganelli
nei Mazzolai, prima donna in tutta la provincia di Livorno a ricoprire
questa responsabilità. Clorinda conosceva bene cosa significava lavorare
in una piccola fabbrica con turni avvicendati. Il personale della fabbrica
della grappa non era soddisfatto del trattamento salariale e dell'orario
di lavoro e Clorinda organizzò sindacalmente il personale iniziando una
trattativa con il datore di lavoro. La vertenza fu sollecitata dalla Camera
del Lavoro di Livorno; Giacomelli, segretario provinciale degli
alimentaristi e Casali, vice responsabile della Camera del Lavoro, furono
lodevolmente attivi. Tutto fu discusso con i rappresentanti degli
industriali e vi fu una risoluzione positiva ben accolta dal personale. Fu
la prima vertenza a Vada dove, per la prima volta, fu una donna ad
organizzare il sindacato in una piccola fabbrica e a risolvere una
vertenza assai difficile. (Da: "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini
1997 scaricabile dal sito)
Il "Vaticano"
In Toscana e più che mai nel livornese è sinonimo di grandioso, tale
doveva essere per Vada inizio '900 quel muraglione lungo la via del
Littorale che nascondeva le attività produttive intorno alle quali
nascevano le prime abitazioni, dove andavano a vivere gli operai ed i
pochi
impiegati delle diverse lavorazioni. La
tipologia abitativa era quella tipica delle "case a
ballatoio", concepite su due livelli: quello inferiore ad
uso di deposito per materiali e quello superiore abitativo,
caratteristiche di tutti i siti industriali dell'epoca. Negli
anni '60-'70 gli immobili dell'area vengono utilizzati anche
come magazzini e come sedi di attività artigiane. Alla fine degli anni '70, inizia il degrado
dell'area, da sempre di proprietà privata, finchè nel 1999
viene presentato all'Amministrazione Comunale un piano di recupero
approvato nel 2007 e realizzato successivamente. (Parziale
sintesi da: www.borgovaticano.it) |