Vada ieri/industria     
1916 - Cartiera e oleificio di Parisio Carlevaro. 1899 - Giuseppe Carlevaro appoggiato al muro con i dipendenti dell'Opificio. 1915 - Oleificio Carlevaro. 1927 - Confezione pomodori, le donne vadesi sono la quasi totalità delle maestranze stagionali. 1927 - Si inscatolano conserve di pomodoro, anche qui le donne prevalgono nettamente. Vista da ovest. 1909 - Controlli sanitari alla Cartiera di Vada. 1910 - Corrispondenza fra il dr. Carlevaro ed il Sindaco di Rosignano M. 1910 - Cartiera Carlevaro, denuncia di infortunio.
 
 
Vada industriale: Fonderia Tardy 1876-1898; distilleria e oleificio Giuseppe Carlevaro; i frantoi Caputi;
cartiera Dr. Parisio Carlevaro; vinacce e liquori dei Barbieri; la SAVIA.

                                         La Fonderia Tardy
1873 - Le scelte politiche sabaude erano state precorse dagli industriali del ferro. Il savoiardo Francesco Tardy inizia dopo Savona la costruzione di una fonderia di ghisa a sud del paese realizzando u
n importante complesso subito battezzato il "Vaticano" per la grandezza mai vista a Vada. 
- Il 1° febbraio 1876 fu benedetta dal Sac. Cipriano Filippi parroco di Vada.
- Il 9 febbraio 1876 inizia la produzione dello stabilimento, officina e forno per fondere il ferro di Giuseppe e Francesco Tardy nativi di Chambery nella Savoia. È un complesso piuttosto importante. Nella sua memoria di fine-mandato (1902) il Sindaco avv. Berti non esita a definirlo “vastissimo e poderoso”, allorché ha già cessato la produzione. (Vedi anche "Mandamento di Rosignano M.mo" avv. Berti 1891, scaricabile dal sito) . I due altisonanti aggettivi usati dal primo cittadino sono in linea con una indagine della Commissione Censuaria che l'anno seguente vi ravvisò otto fabbricati, serviti da un fossato denominato “dello Stabilimento” e da una ferrovia con discarica nei pressi della spiaggia, a sud della Torre. Visto lo sviluppo del territorio con la presenza di altri imprenditori e ci riferiamo al mecenate Diego Martelli il quale, con base a Castiglioncello, aveva interesse a rendere più agevole il trasporto del legname e altro dei suoi possedimenti, percui, in accordo con i Tardy fu sollecitato il Presidente delle Ferrovie del Nord, Giovanni Morandini, a dare consenso per la costruzione di una organizzata stazione ferroviaria a Vada che nel 1879 ottiene la stazione ferroviaria attuale e registra altresì un notevole aumento del traffico marittimo. Secondo notizie fornite dal delegato del porto Francesco Pantaleo (anche valoroso insegnante) ogni anno, negli ultimi lustri del XIX secolo, 100 bastimenti fanno scalo nella rada. Sono, per lo più, grossi velieri, ma non mancano vapori, anche provenienti dall'estero ed all'estero diretti. Punto di attracco e di partenza era un piccolo, ma sufficiente pontile in legno costruito a levante della rada, nella zona della “Bonaposta”, conosciuta anche col nome de “il tesorino”. Una linea ferrata tipo Decauville e relativi carrelli facevano navetta da questo approdo alla fonderia per il trasporto del materiale. La metallurgia, però, entra ben presto in crisi. Nel 1898, dopo alcune traversie economiche, la fonderia Tardy cessa la produzione anche se non viene smantellata, dopo 25 anni e tante traversie, essendo in corso il potenziamento e quindi una impossibile concorrenza industriale per Vada, del complesso metallurgico di Piombino. È un colpo che Vada accusa in maniera evidente. Non riescono a colmare il vuoto occupazionale, se non in parte, gli altri insediamenti industriali, tutti di minore portata, in funzione nel primo decennio del Novecento: la distilleria e l'oleificio di Giuseppe Carlevaro, i mulini ed i frantoi dei Caputi, la cartiera di Parisio Carlevaro, un impianto per la distillazione delle vinacce cui fa seguito la fabbrica di liquori dei fratelli Barbieri. (A destra liquori di produzione locale). Quando gli altiforni fusori dei Tardy furono smantellati e presero la via di Piombino, il fabbricato del Vaticano passò alla famiglia genovese dei Carlevaro nella persona della figlia di Giuseppe, Edelvays in Gonfiotti. Si tenta inutilmente di sfruttare le alghe marine prelevate sulle secche per produrre carta secondo un processo britannico. Il marito Marcello Gonfiotti continua l'attività industriale del suocero Giuseppe nella distilleria che partendo da olive e uva locali produce olio di sansa e grappa a 85° e successivamente olio al solfuro e piastrelle di sansa uso stufe. Con l'arresto della fonderia alcune famiglie vadesi si trasferirono a Piombino, ricordiamo quelle dei Ruggeri, dei Quintavalle, degli Scappini e dei Groppi. Altri lavoratori rimasti disoccupati, si indirizzarono al mare, come i Giovannelli, al commercio come i Saggini, Ilario Bernini, i Morelli, Annibale Gherardini, Rasponi, Giovanni Pedroni con la sua trattoria in Sottoborghi, all’artigianato come Ferrero Campani e Ferdinando Cecchetti (fabbri-ferrai), Giusti e Poggianti (falegnami), Domenico Puccini (carradore), Pescucci Archimede e Francesco Dardini (muratori) e altri ancora all’agricoltura, tutte possibili fonti alternative di sostegno alle loro famiglie.
- Nel 1917 chiude anche la distilleria e la cartiera Carlevaro. Resta in funzione la fabbrica di olio al solfuro con 16 operai ed una produzione media/anno di 1200 q.li verso Genova e Zurigo.
(Breve sintesi in parte ripresa da: "Quando la luna sorrise al lampionaio" di Celati-Gattini)
                                                     
Legge e Regolamento sul lavoro dei fanciulli
24 gennaio 1887 - Prefettura della Provincia di Pisa. al Sig. Sindaco di Rosignano.
Il Consiglio Sanitario prov.le chiamato dall'Art:5 del Reg.° 17 Settembre 1886 a formare l'elenco dei medici delegati da ciascun comune del circondario a rilasciare ai fanciulli il certificato di attitudine al lavoro, giusta il disposto dell'Art: 1 della legge 11 Febbraio stesso anno, in sua seduta del 30 Dicembre u.s. deliberava per l'anno corrente 1887 che fosse da affidare un tale incarico ai Medici Condotti dei singoli comuni e quel numero che si stimerà necessario, tenuto da essi calcolo degli opifici industriali esistenti nel comune, della loro importanza e della popolazione operaia ivi raccolta. In adempimento a quanto sopra mi rivolgo pertanto alla S.V. pregandola ad indicarmi con precisione il numero e il genere degli opifici industriali che sono in attività in codesto comune, la loro importanza e il numero degli operai addettivi, compiacendosi pur anco di significarmi quanti e chi dei medici condotti locali a suo giudizio sarebbero sufficienti e meglio adatti all'incarico in discorso. Gradirò il maggiormente sollecito riscontro. Il Prefetto.

Fanciulli al lavoro nelle aziende locali

Tardy Fratelli Vada 3 febbraio 1887
Ill.mo Sig. Sindaco
(Avv. Luigi Berti) del Comune di Rosignano M°
In risposta alla Sua del 27gennaio u.s. abbiamo il piacere di significarle che nello stabilimento di Vada lavorano attualmente
69 operai adulti
10 fanciulli dai 12 ai 15 anni. Inoltre lavorano attualmente alla fornace da laterizi in Vada
3 operai adulti
3 fanciulli da 11 a 15 anni
8 donne adulte
Tanto in replica alla sua mentre abbiamo il piacere di dichiararle...
                                                                             Tardy Francesco

                                   Tardy anche a Savona
Giovanni e Giuseppe Tardy senior fondarono una fonderia a Savona nel 1860. Nel 1862 si affiancò all'impresa il tedesco Stefano Benech e prese la denominazione di Società Tardy e Benech, nel 1885 cambiò in Società Anonima Metallurgica Tardy e Benech che fallì definitivamente nel 1892. Nel 1893 gli impianti furono rilevati dalla Terni, poi nel 1900 una cordata di industriali tra cui ancora Giuseppe Tardy rilevarono lo stabilimento dalla Terni e lo chiamarono Siderurgica Savonese. Nel 1919 la società si fuse nella Società Ilva Altiforni e Acciaierie d'Italia. Il capostipite della famiglia era Francesco che ha avuto tre figli: Giuseppe, Giovanni (il padre di Francesco di Vada) e Giuseppina. Giuseppe è quello che ha fondato, insieme a Stefano Benech, lo stabilimento Tardy e Benech a Savona. Quando Giuseppe Tardy morì il 5/12/1878 lasciò erede universale la sorella Giuseppina, la quale nominò suo procuratore generale il nipote Giuseppe Tardy figlio di Giovanni. Il fratello di Giuseppe Tardy junior era Francesco quello che ha impiantato la fonderia a Vada.
Il 4 settembre 1875 Francesco Claudio Tardy fu Giovanni, anni 23, nato a Chambery e residente in Vada, sposa nella chiesa locale, Elisa Adele Caputi di Giovanni, di anni 23.
  (Informazioni per gentile concessione di Marcello Penner, Savona)
                                         La SAVIA

Più a sud del "Vaticano" sorge negli anni '20 il complesso de "La SAVIA" (Società Agricola Vadese Industrie Alimentari) dove vengono prodotte conserve e confezioni di pomodori. Proprietaria è la famiglia ligure dei Barabino il cui primogenito Vincenzo ha sposato una Inghirami di Volterra, la Nobil Donna Albina, e costruita la residenza sul limitare delle loro terre, sulla Via della Torre. L'azienda è amministrata e diretta dal Comm. Masini Aladino, maestro di lavoro.
(Da Q.Vadesi 11 a cura di Vinicio Bernini)
                                                                                                                  
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Nel 1939, a 19 anni, finito il tirocinio Solvay, andai a lavorare nella fabbrica di Vada del Sig. Carlevaro. Era un lavoro stagionale di solo alcuni mesi. Si produceva olio di sansa lavorando la frangitura delle olive; le ore di lavoro erano 12 ed il lavoro era molto faticoso. Il capo-fabbrica era il Sig. Marinai Dante e aveva un certo riguardo nel miei confronti perché ero giovane. Non ricordo con precisione in quale periodo, ma sicuramente prima del servizio militare, ho lavorato anche nella fabbrica della grappa dove Miliani Arturo faceva il capo-fabbrica. Di questo periodo ho un ricordo particolare. La grappa a circa 85° veniva collocata in barili e stivata nei magazzini vicino alla fabbrica che erano chiusi sotto il controllo della Guardia di Finanza. Un giorno i finanzieri aprirono il magazzino e dopo andarono in ufficio dal capo; insieme a Balzini Giordano prendemmo delle cannucce e aspirammo molta grappa dal barili,...presi la più grande sbornia della mia vita! Durò circa quattro giorni, in casa mi dicevano che sembravo un pazzo. Mio padre, persona molto seria, che difficilmente dava confidenza ai figli, rimase esterrefatto del mio comportamento. Per questo mio atto non mi rimproverò e non lo volle mai più ricordare...
(Da: "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini 1997 scaricabile dal sito)
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...Negli anni 1948-1949 era ancora attiva, a Vada, la fabbrica del sig. Carlevaro, che ricavava dalla vinaccia il prodotto alcolico della grappa. Capo-fabbrica era ancora il sig. Miliani Arturo. Nella fabbrica lavoravano, a cicli discontinui per tutta la stagione, se non ricordo male, circa 15 persone in maggioranza donne. In quel periodo era segretaria della Camera del Lavoro di Vada, la sig.ra Clorinda Paganelli nei Mazzolai, prima donna in tutta la provincia di Livorno a ricoprire questa responsabilità. Clorinda conosceva bene cosa significava lavorare in una piccola fabbrica con turni avvicendati. Il personale della fabbrica della grappa non era soddisfatto del trattamento salariale e dell'orario di lavoro e Clorinda organizzò sindacalmente il personale iniziando una trattativa con il datore di lavoro. La vertenza fu sollecitata dalla Camera del Lavoro di Livorno; Giacomelli, segretario provinciale degli alimentaristi e Casali, vice responsabile della Camera del Lavoro, furono lodevolmente attivi. Tutto fu discusso con i rappresentanti degli industriali e vi fu una risoluzione positiva ben accolta dal personale. Fu la prima vertenza a Vada dove, per la prima volta, fu una donna ad organizzare il sindacato in una piccola fabbrica e a risolvere una vertenza assai difficile. (Da: "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini 1997 scaricabile dal sito)                                      Il "Vaticano
In Toscana e più che mai nel livornese è sinonimo di grandioso, tale doveva essere per Vada inizio '900 quel muraglione lungo la via del Littorale che nascondeva le attività produttive intorno alle quali nascevano le prime abitazioni, dove andavano a vivere gli operai ed i pochi impiegati delle diverse lavorazioni. La tipologia abitativa era quella tipica delle "case a ballatoio", concepite su due livelli: quello inferiore ad uso di deposito per materiali e quello superiore abitativo, caratteristiche di tutti i siti industriali dell'epoca. Negli anni '60-'70 gli immobili dell'area vengono utilizzati anche come magazzini e come sedi di attività artigiane. Alla fine degli anni '70, inizia il degrado dell'area, da sempre di proprietà privata, finchè nel 1999 viene presentato all'Amministrazione Comunale un piano di recupero approvato nel 2007 e realizzato successivamente. 
(Parziale sintesi da: www.borgovaticano.it)

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