Vada la bonifica
Lo sbocco in mare del torrente Tripesce in località Bonaposta dopo la deviazione del letto nel 1839

  Il padule di Vada avrà di estensione da 600 saccate tra macchioso e chiaro e tomboli e non comunica col mare fuori che qualche volta per i libecci forti; sarà fonda l'acqua due intere braccia e non più; l'estate si prosciuga affatto fino a cinque staiate e l'inverno nelle acque maggiori faranno 40 saccate e non più e scola subito in mare. Ora è tutto pulito e non è più a cannelle ne boschivo ma vi è gran mota. Si sono fatti molti fossi per levarli le acque e col torrente Tripesce che vi è stato voltato ora, benché porti rena, vi si fanno delle colmate che sempre più ristringono il padule e si spera che tra (...) anni sarà tutto finito. Ora pensano a sboscare 200 saccate di macchia che vi sono ancora di paludoso, ma si tagliano a tanto per anno, che bisognerebbe tagliarla tutta per levarvi per sempre la macchia. Il peggio per l'aria sono 40 saccate di stagnoli che sono sotto la torre di Vada e ripiene di aliga che il mare vi butta e che si putrefà: sono del governo e vi è stato fatto un fosso dal Piazzini per colmarli, ma senza frutto ed il mare sempre vi entra essendo molto fondi. La tenuta di Vada dell'arcivescovo sarà più di 30 miglia e sono da 32 mila stiora tutte unite: la medesima è tutta tenuta con semente a mano, terratici e bestiami con 200 vacche, 100 cavalli e 200 maiali e fidano d'altri, senza contadini e solo ora sono stati fatti 7 poderi e da a terratico. La macchia è tutta comoda alla marina ed è legna da fuoco, si taglia a anni e si fa per conto proprio. Convengono tutti che la popolazione e la coltivazione aumenta visibilmente e notabilmente in Rosignano e che l'aria vi è diventata migliore, che molto vi è stato disboscato, seminato e coltivato di nuovo. A Rosignano tutti si lamentano al solito dei maremmani, di non poter fare la legna per le macchie e portarle via e di non poter pascolare da per tutto dove vogliono e della mancanza delle case, il che è vero perché è molto cresciuta la popolazione, le pigioni sono care ed i padroni obbligano i pigionali a lavorare a opera per loro se no gli licenziano ed a questo non si rimedia che col crescervi le case, il che è assolutamente necessario a Rosignano. Molti si lamentano che la quantità del sale in cui è tassata la comunità di Rosignano non basta perché vi è aumentata la popolazione e molta gente ne manca, al che va rimediato. Da Rosignano a Vada vi sono 4 miglia, buona strada. La torre di Vada è grande, bella e ben situata; i quartieri nuovi annessi, cappella ,quartiere del castellano e soldati e dogana nuova, sono buoni ben fabbricati e distribuiti, ma la torre medesima, benché solida e buona con buona e forte batteria sopra, di dentro non ha comodo veruno; vi è l'acqua ma non buona, però passabile, di una polla che è dentro la torre. Tra questa torre e Castiglioncello vi è la casetta dei cavalleggeri del Monte alla Rena e tra quella e la Cecina quella di Capo Cavallo, tutte in buon grado e in quest'ultima si rifà ora la cisterna. L'aria della torre di Vada è cattiva per i molti paduli che la circondano e sempre la gente vi è soggetta a terzane, benché il presidio presente composto tutto di paesani ne soffra molto meno. Il servizio tanto delle torri che dei cavalleggeri pare che si faccia molto bene e con tutta esattezza ed è gente capace. Le fabbriche (case) sono in buon grado, i contorni di Rosignano, benché ottimi per viti e ulivi, non sono coltivati che alla maremmana ed alla peggio, senza fosse, viti e ulivi ed a terratico solamente. Così anche la vasta tenuta dell'arcivescovo di Pisa, detta di Vada. Accanto alla torre di Vada un mezzo miglio si vede il Porto di Vada che forma una bella baia, vasta con sufficiente fondo per potervi stare a sicuro in tempo di libeccio anche i bastimenti grossi. A sinistra della torre vi sono gli stagnoli, che sono una striscia lunga un miglio e larga 300 passi lungo il lido del mare che in quei luoghi non è praticabile, essendo bassissimo e tutto ricoperto di altissimi monti di alighe, sotto i quali vi sono delle polle d'acqua. Si vede che per il passato hanno fatto molti fossi in quelli stagnoli, ma inutilmente, essendo più bassi del mare medesimo, il quale in tutte le libecciate riempie i fondi di acqua, la quale poi fa imputridire le cannelle delle erbe palustri e da la cattiva aria essendo il fondo di terra nera. Questi stagnoli arrivano fino sotto la torre; per il passato anche il fosso che circonda la torre era tutto paludoso, ma da che il Masini vi fece un gran fosso che scola l'acqua o nel mare o nel fiume Fine, queste terre sono tutte coltivate a orti. Per rimediare a questi stagnoli, che sono la causa principale dell'aria cattiva, non vi è assolutamente altro rimedio che una colmata da tentarsi col fiume Fine il quale porta molta torba e benché sia lontano un miglio e che vi vorrebbe grande spesa, si potrebbero fare allivellare per vedere se con molta spesa, la quale per la salute dell'aria non sarebbe mai gittata, si potessero colmare detti stagnoli prendendo l'acqua superiore al ponte. Dalla torre di Vada andando verso Capo Cavallo si trova dopo un miglio a mano manca di Vada il padule largo circa 800 pertiche e lungo circa un miglio: questo consiste in una lunga lama parallela al mare con un lungo tombolo alto e separato dal mare e tutto il resto in una striscia di macchia parallela al mare, di alberi, di ontani e querele, la quale si taglia per legna e carbone e si vende alla marina. Una parte di questa macchia è con pochissima acqua e poco fango, ma la lama è molto fonda: per rimediare vi sono infatti due fossi grandi e paralleli a traverso, il padule e uno in croce molto vasta che va al mare e vi porta tutte le acque della padulina, dove si spandono senza andare al mare. Sarebbe necessario che queste fosse, che per il resto son dirette bene, fossero approfondite molto e condotte a sboccare direttamente al mare, in specie la maestra, e non più nelle paduline ovvero dove ristagna l'acqua. E' vero che il libeccio la riempirebbe, ma con poca spesa si potrebbe riaprirne la bocca. Sarebbe ugualmente necessario di tagliare affatto la macchia che cuopre il padule perché così sgombrato, potendo farvi penetrare il sole e affossato che fosse, si renderebbe sano. Dalla cima del padule verso Capo Cavallo l'arcivescovo vi ha introdotto il fiume Tripesce, che benché piccolo porta molta torba, ed è stato con molto giudizio introdotto nella lama fonda di dove verrà bel bello a colmare e riempire la medesima, vedendosi già dei buoni effetti delle torbe che vi ha lasciato.
(Da "Le bonifiche del Granduca e le proteste del Papa - Vada e il suo territorio in età lorenese" di Gabriele Paolini, scaricabile dal sito)

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