Istruzione pubblica
Si trova notizia del
primo maestro di scuola pubblica a Rosignano nel 1555. Nel
giorno 8 Gennaio di quell' anno i Signori Cinque del contado e
distretto di Firenze «danno licentia agli habitanti di
Rosignano» di proporre il salario ad un maestro di scuola e
barbiere per scudi 30 all' anno e il 19 Gennaio 1555 venne
eletto a tale doppio ufficio Francesco di Giovan Battista di
Mariottini da Volterra. Così il primo educatore dei ragazzi di
Rosignano, stipendiato dal Comune, fu, 370 anni fa (il libro è
del 1925), un cittadino di Volterra, il quale, oltre la penna,
doveva saper maneggiare anche il rasoio, ed il rasoio di quei
tempi! In seguito lo strano connubio delle due professioni fu
soppresso e quasi sempre, come maestro «di grammaticha», fu
nominato un ecclesiastico, che, naturalmente, doveva dire anche
messa. Infatti nel 1576 il maestro era un fra Michelagnolo e
circa 90 anni più tardi si può leggere una deliberazione del
Comune (11 Settembre i665) che suona così: « atteso il buon
servizio che ha reso e rende nella sua carica di maestro di
scuola et il profitto delli scolari del Molto eccellentissimo
maestro Don Giovanni Antonio Silva da Fivizzano; conoscendolo
perciò meritevole, il medesimo confermorno e confermano in detta
carica per un anno » col salario però sempre di scudi 30 all’
anno. Deliberazione lusinghiera per la dignità dell' insegnante,
ma sempre 30 scudi! Soltanto nel 1776, cioè più di 200 anni
dopo, il salario del maestro fu elevato a scudi 40, e nel 1786 a
scudi 60, ivi compresi scudi 18 per l' obbligo al maestro Don
Marco Salvetti di fare anche da secondo cappellano. Il maestro,
come tutte le altre cariche ad uffici, era, nominato sempre per
un anno, salvo conferma. Nel 1668 fu nominato maestro di squola,
il prete Domenico Guerrazzi da Castelfranco di sotto, forse
della stessa famiglia di Francesco Domenico. Nel 1799 il salario
del maestro fu ancora elevato a scudi 85, ma il maestro doveva
insegnare ai giovani «leggere, scrivere, l' aritmetica, la
lingua latina, 1' umanità e rettorica», pur continuando a far da
secondo cappellano-curato e, durante la dominazione, francese,
doveva insegnare altresì la lingua francese. I maestri nel 1809
erano due e, poiché non avevano destinato i giorni o le ore
addette alla scuola, così il Consiglio- Municipale in quell'anno
stabilì «che i Maestri di scuola devino fare le loro lezioni due
volte al giorno, semprechè precedentemente vengano annunziate
queste con il suono a tocchetti della campana della Cura,
fissando l' ore dalle nove della mattina alle 11 e dalle 2 pom.
alle 4, d' inverno, e nell' estate dalle 8 della mattina alle
ore 10 e dalle 3 allo 5, esclusi i Giovedi ed i giorni festivi e
le consuete vacanze del1' ottobre e del carnevale». Nel 1814 i
due maestri, sacerdoti entrambi, dovevano insegnare a leggere, a
scrivere, l' aritmetica, la lingua italiana e la dottrina
cristiana ad 80 ragazzi. Dopo il 1860, uno dei maestri fu laico,
certo Leandro Paoli, e 1' altro ecclesiastico, Don Innocenzo
Cecconi; il primo, maestro della scuola minore; 1' altro, della
scuola di 2.° grado. Nel 1863 il maestro laico fu Carlo Gerloni
di Trento, per la scuola superiore. Dopo il Cecconi nel 1864 fu
maestro sacerdote Don Pietro Luparini da Bagni di Casciana per
la scuola inferiore, e, dopo il Gerloni, nel 1867, Enrico
Picozzi da Ancona, garibaldino del 1866, cui nel 1874 segui
Cherubino Campolmi, mentre al Luparini subentrò Giovanni Guelfi,
entrambi, dopo più di 40 anni di insegnamento, ora pensionati.
Ad multos annos. Nel 1862 fu istituita la prima scuola femminile
e la, prima maestra fu la signorina Aldina Menocci, poi maritata
al garibaldino Michele Marini di Rosignano. Con le diverse
trasformazioni delle scuole, si ebbero successivamente numerosi
maestri e maestre e tra queste ricordiamo con rimpianto le
signorine Maria Cantini e Anita De' Guidi e la signora Marietta
Lazzeri, da non molti anni defunte. Dal 1914 è sorto il benefico
«Asilo Infantile» che ricovera circa 100 bambini, sorretto con
oblazioni volontarie dei soci e sussidiato dal Comune, dal
Governo e dalla Direzione degli stabilimenti Solvay. Ne è
presidentessa la Signora Bice Gori e maestra paziente ed amorosa
la signorina Diodata Bini. Oggi le classi elementari sono sette;
nell' anno venturo sarà istituita anche la classe 8.a e gli
insegnanti sono 9, di cui 2 maschi e 7 femmine, oltre alla
Direttrice didattica, signorina Olga Maria Ferretti. Gli
insegnanti possono oggi raggiungere uno stipendio più di 30
volte maggiore di quello del 1800. Le scuole prima erano in
castello, una nel palazzo comunale, una nella vecchia potesteria;
poi nel 1862 furono costruite sopra la vecchia Compagnia del
Sacrmento, riducendone la chiesa; ma i locali furono ben presto
insufficienti, e si ricorse ancora al palazzo comunale in
castello ed anche per la via della fonte, fino a, tanto che non
venne eseguito nel 1908 il nuovo edifizio scolastico, con la
formazione della piazza, Giosue Carducci. Nei primi anni della
costituzione del Regno d' Italia, e per molto tempo ancora,
quando le Scuole elementari erano sotto la giurisdizione e la
vigilanza del Comune, venivano nominati i Deputati alla scuola,
che poi si chiamarono Ispettori scolastici ed Ispettrici, scelti
fra i cittadini residenti. Indichiamo la prima Deputazione
scolastica del 1862: Deputati alle scuole maschili : Pieri
Curzio e Dott. Antonio Lusoni; Deputate alla scuola femminile:
Salvetti Contessa Berta; Lusoni Giulia; Barbacci Quintilia. La
Filarmonica, come scuola di istruzione musicale, ha una vita
oramai secolare; nel 1853 il Comune elargiva per questa
istituzione L. 100 all'anno, che poi nel 1863 furono elevate a
500 e dopo a 800, talché si può dire che il Comune manteneva una
scuola musicale. In seguito, tale spesa fu soppressa, perchè,
secondo l' Autorità tutoria, non necessaria. La Filarmonica fu
poi sorretta da soci ed ebbe vicende alterne di floridezza e di
decadenza. Si ricordano i maestri Coppini e Galeazzi, poi
Gaetano Fabiani, e Salvatore Ficini, maestri e compositori molto
apprezzati; il maestro Armido D' Ercole, il maestro Agostino
Poggianti, cui è succeduto il Cav. Prof. Vacca. In questi ultimi
anni, per iniziativa ed interessamento della signora Astena
Lulli, che reggeva la Direzione scolastica era sorta una
Università popolare con lezioni del Prof. De Negri, dell'
insegnante Marcelli, del1' Avv. Magrassi, del Prof. Vincenzo
Baldasseroni, del poeta Elio Bientinesi, e di pochi altri.
Invero era poco frequentata dal popolo, ma forse con proiezioni
illustrative avrebbe potuto efficacemente continuare. Nei tempi
del fervore patriottico per la liberazione dell'Italia dallo
straniero, fra il 1840 e il 1860, la casa del Dott. Antonio
Lusoni era il focolaio delle aspirazioni nazionali. Per
propagare di più queste aspirazioni era sorta una Società
filodrammatica detta dei « Nascenti », che aveva in un teatrino
improvvisato nella stessa casa Lusoni; teatrino che da vari anni
fu chiuso ed ora è stato definitivamente soppresso per il
rialzamento di quella casa, oggi della nipote signora Bice Gori.
In quel teatrino, fucina anche di istruzione e di cultura, alle
brillanti commedie goldoniane, si alternavano i drammi e le
tragedie più in voga, col substrato del sentimento patriottico.
Si ha sott' occhio l'elenco delle persone che rappresentarono
nel 1857 una commedia di Goldoni « il Ventaglio », e se ne
citano i nomi, per dimostrare quanto concorso di buona volontà
si dava a quei tempi al teatro paesano; buona volontà che oggi
fa difetto. Signore: Quintilia Pieri; Anna Casigliani; Alberta
Geri; Antonietta Buoncristiani. Signori: Piero Pieri; Francesco
Mastiani-Brunacci; Giuseppe Casigliani; Raffaello Cerboneschi;
Vincenzo Simoncini; Carlo Sanetti; Pietro Sanetti; Alessandro
Buoncristiani; Achille Maccanti; Ettore Maccanti. Tutti nomi
notissimi in paese.
Il teatro trent'anni fa
si riebbe, perchè, sotto l'animazione del compianto Avv. Pietro
Gori, la gioventù vi si era dedicata con amore. Poi, per varie
vicende, ricadde; dieci anni fa dette ancora un segno di vita
breve; tentò di risollevarsi cinque anni or sono e vi si riprovò
nel 1923, ma inutilmente. Speriamo in seguito!
Dalla "Monografia
storica del comune di Rosignano Marittimo" di Pietro Nencini
pubblicata nel 1925, scaricabile dal sito.
Il problema della cultura nel Comune
Il problema della cultura nel nostro Comune ha avuto andamenti
diversi secondo le epoche rispecchiando le vicende politiche e
socioeconomiche che si sono verificate a livello nazionale. Nel
1787, fu nominato il primo maestro a Castelnuovo. Nel 1809 due
insegnanti facevano scuola nel capoluogo ad un gruppo di ragazzi
che frequentavano le lezioni suddivisi in due turni. Nel 1844 i
ragazzi che frequentavano corsi regolari erano ottanta. Si
procedette successivamente alla costruzione di edifici destinati
solo all'insegnamento. Nel 1849 sorse, ad esempio, una scuola
anche a Nibbiaia. Successivamente all'Unità d'Italia, oltre al
personale insegnante, operavano nella scuola anche gli Ispettori scolastici, che venivano
eletti fra i cittadini del nostro Comune. In precedenza le scuole erano
in castello, nel 1862 passano nei locali della vecchia e soppressa
Compagnia del Sacramento, poi di nuovo
in castello. In quest'anno venne creata la prima sezione di scuola femminile, ove, come
in quella
maschile, si potevano frequentare i corsi «minori» e quelli di «secondo
grado». Nel 1906 fu costruita la scuola «Santo Novaro» a Vada e nel 1908, la scuola «Carducci» a Rosignano
Maritttimo. Successivamente l'assistenza e l'insegnamento fu
rivolto anche ai bambini della prima infanzia e, già nel 1914, fu
dato vita, a Rosignano Marittimo, ad un asilo infantile capace di
ospitare 100 bambini in età pre scolare. Lo sviluppo della
edilizia scolastica pubblica particolarmente intensa nel Comune e
l'attenzione rivolta ai problemi della scuola, crearono le condizioni
per la diminuzione degli analfabeti che erano il 63% della popolazione
nel 1871 e il 37% nel 1911.
Il fascismo ed il culto della Grande Guerra.
Il fascismo
fece della Grande Guerra un culto ossessivo e un fondamento
della sua politica di potenza; ogni città ebbe una piazza della
Vittoria con il monumento ai caduti. Gli archi di trionfo, i
colonnati, i busti marmorei, i monumenti imbandierati, dovevano
creare l’illusione di una continuità fatale con l’antica Roma. E
i maggiori urbanisti, architetti, artisti con slancio e passione
si compiacquero di corrispondere agli ambiziosi programmi del
regime. Anche nel comune di Rosignano i movimenti degli ex
combattenti si dettero da fare fu creato un apposito comitato
(vedi)
ed in ogni paese se non proprio un monumento, fu affissa almeno
una lapide a ricordo. Nel capoluogo il monumento più importante,
opera dello scultore
carrarese Arturo Dazzi
(1881 - 1966)
Gustavo Vecchi, ucciso dai fascisti.
Si chiamava Gustavo Vecchi,
era il babbo della mia nonna ed abitava a Rosignano M.mo
località "Mulino a vento".
Gustavo era un anarchico ed amava la libertà più della sua vita.
Amava anche il vino, lo chiamavano, difatti, "Prugnolo". Il
primo maggio 1923, mentre faceva buio, si mise il fazzoletto
rosso al collo e decise di andare al bar a festeggiare il primo
maggio con un bicchiere di rosso bono. La moglie ed i figli gli
dissero di non andare che era pericoloso perché giravano le
squadre fasciste. Ma lui aveva sempre festeggiato questo giorno
e andò al bar.
Quando uscì si accorse subito che un gruppo di camerati gli era
alle spalle. Incontrò per strada mio nonno Nello, fidanzato
della nonna, che lo fermò e lo mise in guardia e si propose di
accompagnarlo a casa. Gustavo disse che era una questione solo
sua. Sotto casa il mio bisnonno fu picchiato brutalmente a
sangue da 5 uomini...calci, cazzotti e bastonate. Mia nonna
sentì i rumori, si affacciò alla finestra gridando così forte
che perse la voce per sei mesi. I fascisti le spararono senza
colpirla. Gustavo morì dopo pochi giorni.
Questa è una storia vera, una delle tante...ho voluto scriverla
perché fin da piccina mi è stata raccontata affinché capissi il
valore della libertà. Io stessa l'ho sempre raccontata a mio
figlio. Oggi il primo maggio 2015 la racconto anche a voi. Buon
primo maggio e viva la libertà !
(Cristina Santinelli su FB) |