Sanità e calamità pubbliche
Per la cura degli
ammalati venne nel 1294 fondato in Rosignano, come si rileva da
documenti dell'Archivio di Stato di Firenze, un Ospedale « per
rifugio dei poveri infermi » su terreno di proprietà dell'
Ospedale di Pisa, al quale quello di Rosignano fu sempre
sottoposto, fino a che non fu soppresso e riunito a Pisa. Pare
che 1' Ospedale fosse nel terreno ove ora è la casa della
signora Bice Gori ed infatti quel terreno, quando fu acquistato
dai fratelli Giuseppe e Giovanni Geri, che nel 1800 vi
fabbricarono l'attuale casa, apparteneva, ai R. R. Ospedali
riuniti di Pisa. Quella località, « in cima della piazza del
borgo, sulla strada che va a S. Martino », allora si chiamava «
Il Cerro».
Fino a che ebbe vita, l'Ospedale di Rosignano fu aiutato con
larghe donazioni di compaesani. Si trova che il 20 Novembre 1506
fu eletto Spedaliere dello Spedale di S. Antonio in Rosignano un
certo Chimento di Fatio rosignanese, con i patti: che tenesse un
letto fornito e con le entrate dello Spedale facesse dire delle
messe, provvedesse alla festa annuale del Santo e, morendo,
tutti i suoi beni passassero allo Spedale.
Scomparso lo Spedale, a Rosignano rimase un cerusico (oggi
infermiere) e si trova che nel 1658 la Comunità elesse a tale
carica certo Cardellini, cui poi successe Giulio Croci da
Galeata ed era appunto cerusico il Croci, quando il Comune in
seduta del 17 Giugno 1666 deliberò di fare istanza a Sua Altezza
Serenissima per avere, oltre il cerusico, anche il medico.
La deliberazione è interessante:
«Considerato che la
distanza che è da Rosignano a Livorno, dove gli homini di questa
Comunità ricorrono in occasione di loro infermità per ricevere
1' ordinazioni e medicamenti che facciano loro di bisogno, non
havendo luogo più vicino, né più comodo dove risegga medico, che
detta città di Livorno; che più delle volte non restando
informato a pieno il medico dell' infirmità dell' ammalato, si
per non esser da esso visitato, come per mutare specie il male,
ben spesso li medicamenti invece di giovare al paziente
apportano nocumento et in tal maniera risulta la morte di molti;
che se fossero visitati dal medico li sarebbero ordinati
medicamenti opportuni e scamperebbero la morte, e considerato
che detta Comunità ha entrate suffìcenti per potere in Rosignano
stipendiare un medico fisico, aggiungendosi l' occasione di
persone che in tal caso si esibiscono aprire e mantenere in
detto luogo una Spezieria (farmacia) , mentre vi risegga il
medico per comodità del luogo e per sovvenire a poveri ammalati
con medicamenti necessari. Fu pertanto proposto farsi partito
per ottenere licenzia dal Magistrato dei Sig. Surrogati di Pisa
di poter supplicare Sua Altezza Serenissima per ottenere grazia
di eleggere un medico che risegga in detto luogo con salario di
scudi 80 l' anno, di qual salario si deve raccorre scudi dall'
entrate annuali della Comunità, che francamente si avanzano, e
scudi 20 levarli dal salario del cerusico, quale di presente ha
scudi 50 l'anno e, dove adesso detto cerusico viene obbligato a
tutta cura di ammalati di febbre, cavar sangue, medicar ferite,
sia eletto il medico diminuitoli il salario, obbligato solo a
cavar sangue, attaccar coppette e mignatte, mettere e levar
chiarate e medicar per una volta tanto li feriti, o altri che
abbian bisogno di cura per loro indisposizione; e che vuole
esser servito da vantaggio lo deva pagare conforme a che
converranno e quello che comporta la Tariffa dell' Arte,
potendosi in tal maniera giovare a popoli e potendo la Comunità
benissimo supplire a tutte le spese, ecc.»
Fu una
deliberazione un pò prolissa, ma ottenne l’ effetto desiderato,
perché l' 8 Maggio 1667 fu eletto il primo medico di Rosignano,
nella persona del Dr Giuliano del Rosso da Bientina, medico
fisico, a tutta cura e con l' obbligo di
un purgante gratis
ad ogni malato! »
Nell' ottobre del 1670 le due professioni di medico-fisico e di
cerusico vennero riunite in una sola persona, ed il primo
medico-cerusico fu il Molto, Eccll.mo Dottor Vincenzo Rossi da
Pontedera.
In seguito però a rescritto granducale del 25 Aprile 1729 si
ritornò, non si sa per quale ragione, al solo cerusico che fu un
Lavagna da Livorno, ma nel 1734 S. A. R. concesse di nuovo il
medico-fisico.
Il cerusico aveva 40 scudi all' anno di assegno: il medico 80.
Quando nel 1670 le due professioni furono riunite, l'assegno era
di scudi 110. Nel 1734 il medicofisico riceveva soli scudi 55,
che nel 1739, ad istanza della Comunità, furono elevati a 80;
nel 1780 a 92; e nel 1784 a 140.
L’ assegno di ciascuno degli attuali medici sarà elevato ad una
cifra che corrisponderà a circa 15 volte più di quella del 1784,
oltre la cura a pagamento.
Nel 1805 il chirurgo condotto era Bartolommeo Sanetti ed il
medico condotto era Giovan Battista Tempesti.
Nel 1830 la condotta chirurgica fu abolita e vennero invece
istituite due condotte medico-chirurgiche. La prima, assegnata
al Dott. Natale Antichi, comprendeva la zona dal confine di
Castelnuovo, fino alla linea Poggetti Piazza di Rosignano
-Mondiglio -Mare; La seconda condotta si estendeva da questa
linea al Tripesce e ne era titolare il Dott. Giovanni Bicchi.
Seguirono poi nel 1837 il Dott. Antonio Lanini e nel 1840 il
Dott. Giuseppe Gianfaldoni; ed altri fino al Dott. Ridolfi,
Falcini e Lobin, ai quali due ultimi successero nel 1802, il
Dott. Cav. Stefano Grassi, più tardi il Dott. Cav. Dario Dello
Strologo, sostituito dal Dott. Ciompi e poi dal Dott. Stefano
Vallivero nel 1912.
Epidemìe e calamità, pubbliche non mancarono a Rosignano nel
corso dei secoli. Citeremo le maggiori.
In un conto del camarlingo (contabile) del Comune si trova una
partita di soldi 19 e denari 4 a Frediano cavallaro del Vicario
di Lari, che nel di 27 Giugno 1527 « venne a dire non si
racceptasse Giovan Battista lucchese, perché era
ammorbato»
ed in un altro
conto della stessa epoca si ricordano varie spese di Giuliano di
Giovanni di Paolo da Rosignano, depositario del Comune, «per
nettatura di case al tempo della peste» «per guardia» «per i
becchini e homini per nettare le case infette» e per le donne
del buchato per la peste ed altre partite del genere.
Non si trova
memoria più particolareggiata della entità e della durata di
questa peste e perciò si deduce che non abbia avuto vaste
proporzioni.
Nell' Agosto del 1524, dovendo il Comune mandare ambasciatori a
Firenze per sue urgenti necessità, non trovò nessuno che volesse
accettare l' incarico, « per esservi influentia di peste ».
Allora furono imborsati (estrazione da
una borsa) dieci
nomi di uomini adatti e ne furono estratti alcuni, senza che
essi potessero rifiutare l' incarico.
L'annata 1679 - 1680 fu oltremodo calamitosa, tanto che molti
possidenti, per deficenza di semi e di assegnamenti, non
poterono seminare a grano i terreni già lavorati, i quali
rimasero «vuoti di sementa» e, in via eccezionale, fu data
autorizzazione di seminarli poi a granoturco ed a saggina.
Nel Marzo 1680 il Comune dovette acquistare fuori a credenza 100
sacca di grano per sfamare la popolazione bisognosa.
Nell'anno 1766 si ripetè un'annata di notevole carestia, e, con
previdenza, il Comune nominò suoi deputati i signori consiglieri
Buoncristiani e Bombardieri, perché, insieme al Vicario ed al
Cancelliere di Lari, «presiedano al necessario provvedimento dei
grani, e biade che abbisognar possino all' umano sostentamento »
nonché ai «semi opportuni. »
Il 30 Novembre 1742 il Comune stanziò la somma di scudi 50 «per
pagare pane e mercedi dispensate a più povere persone per la
loro opera prestata fino nel mese di Giugno passato a prendere
le
cavallette e
grilli,
«che
minacciavano danni notabilissimi alle campagne».
Nella estate del 1803 regnò in Rosignano una malattia di febbri
epidemiche, contro le quali, fra l' altro, si fecero dei fuochi
e delle esplosioni di polvere, spendendo alcune somme.
Nell'autunno del 1804 scoppiò un morbo a Livorno, contro del
quale la Comunità prese le sue precauzioni, ordinando un cordone
sanitario per isolare Livorno dal mare, presso il torrente
Chioma, fino a Santa Luce; cordone militare sotto gli ordini e
la direzione del maggiore Tausch, malgrado che il generale
francese De Lavillette da Livorno protestasse che il timore
della popolazione era esagerato, non avendo il morbo livornese
carattere maligno.
Il Comune però insiste nell'
accordonamento,
che fu
infatti mantenuto.
Si trovano diverse spese per riparazioni e imbiancature eseguite
nell' agosto 1805 all'oratorio di S. Antonio della Maestà, che
aveva appunto servito per uso delle guardie di sanità durante il
cordone o linea di separazione tra Rosignano e Livorno.
Un fulmine nell'anno 1813 deterioró sensibilmente la canonica,
la chiesa e il campanile in castello, per cui anche la Comunità
una volta tanto, concorse alle ingenti, spese di riparazione
sostenuto dal pievano Doni Ranieri Paradossi.
Con deliberazione 2 Maggio 1817, essendosi presentata una
malattia contagiosa, fu provveduto ad istituire un lazzeretto a
Castiglioncello nella
lavorìa
del Sig.
Buoncristiani, affittata a Giuseppe Berti.
Venne nominata una commissione composta del Gonfaloniere
Bombardieri, del medico Castelli, e dai cittadini Francesco
Blasini, capitano Faeduelle, Vincenzo Marini, Giuseppe Berti e
Giovanni Nerucci che si costituì in Consiglio di
amministrazione, provvedendo 30 letti per indigenti di Rosignano
e di Castelnuovo e disponendo di L. 2520.
Dal 23 Agosto al 20 Settembre 1835 anche Rosignano fu colpito
dal cholera
morbus,
di cui tuttora si
parla. Venne in tale occasione ricostituito un Ospedale
provvisorio, pel quale e per le cure relative furono spese dal
Comune L. 4652,19.
Tre anni dopo e precisamente il 15 Settembre 1838 fu deliberato
che il giorno 20 Settembre, anniversario della cessazione del
colera, fosse festivo, per ringraziamento a S. Vincenzo
protettore. In quel giorno con pompa religiosa fu celebrata una
solenne messa « pro gratiarum actione » e un solenne vespro con
l' inno ambrosiano; funzioni in cui intervennero: la
Magistratura Comunale nel proprio abito di gala; le autorità
civili e militari; la truppa, ecc.
La funzione religiosa di ringraziamento alla data predetta,
continua anche ai nostri giorni. Da un diario dell'epoca si
rileva che dal 19 Agosto 1835 fino alla fine di Settembre piovve
quasi di continuo ed abbondantemente e se la pioggia cessava era
per dare il posto al libeccio. Nel solo giorno del 25 di Agosto
pare vi fossero 50 casi di colera con molti morti; alcune
persone perivano in poche ore.
Altra memorabile calamità pubblica fu il terremoto del 14 Agosto
1846. Si è letta una precisa ed ampia relazione di un testimone
del tempo: il vice-console Sig. Antonio Ricci già nominato. Alle
12.55 di quel giorno, «fu udito un improvviso sibilo, cui tenne
dietro un fragore come se la copertura di un gran fabbricato
sprofondasse, e dei colpi cupi e sotterranei rintronarono.
Contemporaneamente seguirono sussulti e oscillazioni e
scuotimenti della durata di una ventina di secondi i quali
gettarono il terrore nella popolazione ».
Successero altre scosse «come fossero state fiancate di
cannonate», e continuarono più piccole anche per diversi giorni.
In paese fu danneggiata la canonica, il campanile e la chiesa
del castello: la casa Lemmi oggi Santi, al cui rinforzo il
Comune, per evitare disgrazie, dovette nel 1847 provvedere; la
Cancelleria; fuori di paese, diverse case poderali in Maccetti e
altrove; l' Osteria dell' Acquabona; ecc.
L'acqua della fonte per diversi giorni rimase biancastra; un
grande squarcio di terreno si produsse alla bocca della Fine, la
cui acqua «pareva bollisse». Non fu recato danno alle persone.
Orciano fu distrutto; due sole case rimasero ritte; si ebbero a
deplorare 22 morti e centinaia di feriti. Morti pure si
constatarono a Lorenzana, a Montescudaio ed in altri paesi. In
tutto, 60. Furono effettuate grandi funzioni
religiose di ringraziamento, processione e luminare in onore di
S. Vincenzo protettore di Rosignano, che fu risparmiato dal
flagello. Il 27 Settembre 1846, allo stesso scopo, fu
solennemente portata in processione la immagine della Madonna
delle Grazie; fu esposta sull' altar maggiore della nuova chiesa
e ricondotta con grande devozione alla chiesa di castello. Oltre
agli uomini presero parte alla processione più di 300 donne.
Nel 1854 in Agosto il chòlera ricomparve, ma in forma più lieve
e con pochi morti. Qualche caso, anche 1' anno dopo.
Una grandinata nell' estate 1863 recò gravissimi danni ai
raccolta delle nostre campagne.
Nell' estate del 1877 le febbri malariche a Vada e nel piano di
Rosignano mieterono 29 vite, su 460 colpiti, in una popolazione
di 1469 abitanti, come si rileva da una memoria a stampa del
Dottor Giuseppe Falcidi pubblicata nel 1878. In quella dolorosa
occasione, il R. Prefetto Miraglia visitò i luoghi e provvide
poi alla istituzione di un Consorzio per la regolare
manutenzione dei fossi di scolo, la cui ostruzione era ritenuta
la causa del rincrudimento malarico.
Nel 1881 una epidemia, allora detta la «migliare», perché si
manifestava con eruzioni sulla pelle simili al miglio, mietè
diverse giovani vittime e colpì numerosi individui specialmente
di sesso femminile. Non parliamo della più recente malattia
comune della influenza detta la « Spagnola » del 1918,
sinistramente nota a tutti; malattia che in Italia e in tutta
Europa fece più strage della grande guerra. Molte persone
morirono anche a Rosignano, nelle frazioni, e nel contado.
Prima del 1827 le funzioni di levatrice erano disimpegnate da
empiriche. In quell' anno il Comune dispose por un posto di
alunna levatrice all' Ospizio di Maternità di Firenze, ma non vi
furono concorrenti. La prima ostetrica matricolata fu Giuditta
Parrini di Campiglia, nominata il 13 Ottobre 1827 con l'
indennità di quartiere di L. 140 annue.
Nel 1833 una nuova offerta del Comune per un posto di alunna,
rimase ugualmente senza effetto ed allora il Comune nell' anno
1834 mantenne a tutte proprie spese all'Ospizio di Maternità
predetto l' alunna Teresa di Leopoldo Mari e nel 1836 nominò la
prima levatrice a stipendio di L. 120 nella persona di Niccola
Zannetti nei Fonzi. Ora lo stipendio della levatrice è più di
trenta volte maggiore. Dopo il 1860 furono levatrici matricolate
Alberta Cerboneschi e Annunziata Giorgerini tuttora esercente.
Si ha notizia che prima del 1800 esercitava la professione di
speziale Gaetano Bonetti, al quale il Comuni con deliberazione
12 Maggio 1803 rifiutò il pagamento d L. 13 per medicinali
somministrati ad un soldato turco infermo.
Nel 1823 era speziale Tito Sanetti; più tardi le spezierie si
chiamarono farmacie e furono farmacisti più moderni Antonio
Ricci, poi Carlo Sanetti, un Montorzi ed altri fino al Dottor
Giuseppe Landi ed ora la Dott. Dinucci Pallone.
Anche il veterinario, prima del 1876, era un empirico e molti
ricorderanno il Santucci, nonché il Santerini. Il primo
veterinario di condotta comunale fu il compianto Dott. Pietro
Graziani, cui successe il Dott. Ott, morto poco dopo la sua
nomina, e dopo nel 1913 il Dott. Eschino Eschini.
Dalla "Monografia
storica del comune di Rosignano Marittimo" di Pietro Nencini
pubblicata nel 1925, scaricabile dal sito
Il gelataio
Tanti anni fa a
Rosignano M.mo non c’erano gelaterie, il gelataio veniva da
Solvay e arrivava in paese nel pomeriggio. Era vestito di bianco
e spingeva un triciclo con una cassa che conteneva nell’interno
dei cilindri con il gelato, protetti dal ghiaccio e sopra al
banco faceva bella mostra una scatola di vetro con i coni. Da
una parte del triciclo c’era una tromba che lui suonava per
segnalare il suo arrivo. Io correvo subito e compravo un gelato
da 10 centesimi, qualche volta, se meritavo un premio ne gustavo
uno da 20 centesimi. Da: "Come
eravamo..." di Anna Maria Raigi scaricabile dal sito. 1908 - Riposo
festivo obbligatorio per i dipendenti
1910 - Congresso
contro la tubercolosi
R. Prefettura di Pisa 13 agosto 1910 -
Esposizione Internazionale di Igiene Sociale Roma 1911 - Al
Sindaco di Rosignano Marittimo.
Il Ministero dell'Interno comunica che nel prossimo anni 1911
sarà tenuta in Roma annessa al Congresso contro la tubercolosi
un'esposizione internazionale di igiene sociale e che è suo vivo
desiderio che alla medesima partecipino le Amministrazioni
locali. Interesso pertanto vivamente la S.V. affinché anche
codesto Ente voglia concorrere alla esposizione in parola di cui
mi riserbo farle tenere un programma particolareggiato,
favorendo intanto un cenno di riscontro della presente. Il
Prefetto Musi.
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