Il terremoto a
Rosignano
Altra memorabile calamità pubblica fu
il terremoto del 14 Agosto 1846. Si è letta una precisa ed ampia relazione
di un testimone del tempo: il vice-console Sig. Antonio Ricci. Alle 12.55 di
quel giorno, «fu udito un improvviso sibilo, cui tenne dietro un fragore
come se la copertura di un gran fabbricato sprofondasse, e dei colpi cupi e
sotterranei rintronarono. Contemporaneamente seguirono sussulti e
oscillazioni e scuotimenti della durata di una ventina di secondi i quali
gettarono il terrore nella popolazione ». Successero altre scosse «come
fossero state fiancate di cannonate», e continuarono più piccole anche per
diversi giorni. A Rosignano fu danneggiata la canonica, il campanile e la
chiesa del castello: la casa Lemmi oggi Santi, al cui rinforzo il Comune,
per evitare disgrazie, dovette nel 1847 provvedere; la Cancelleria; fuori di
paese, diverse case poderali in Maccetti e altrove; l'Osteria dell'Acquabona;
ecc. L'acqua della fonte per diversi giorni rimase biancastra; un grande
squarcio di terreno si produsse alla bocca della Fine, la cui acqua «pareva
bollisse». Non fu recato danno alle persone. Orciano fu distrutto; due sole
case rimasero ritte; si ebbero a deplorare 22 morti e centinaia di feriti.
Morti pure si constatarono a Lorenzana, a Montescudaio ed in altri paesi. In
tutto, 60. Furono effettuate grandi funzioni religiose di ringraziamento,
processione e luminare in onore di S. Vincenzo protettore di Rosignano, che
fu risparmiato dal flagello. Il 27 Settembre 1846, allo stesso scopo, fu
solennemente portata in processione la immagine della Madonna delle Grazie;
fu esposta sull' altar maggiore della nuova chiesa e ricondotta con grande
devozione alla chiesa di castello. Oltre agli uomini presero parte alla
processione più di 300 donne.
(Monografia storica del comune di Rosignano Marittimo
di P. Nencini
1925 scaricabile dal sito)
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il volume "Il terremoto del 14 agosto 1846 nel Comune di
Rosignano Marittimo" dalla sezione
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Leggi il documento PDF: "I terremoti nella STORIA: Il
terremoto del 14 agosto 1846 di Orciano Pisano" tratto da
INGV Terremoti.
Il terremoto a Orciano
Il 14 agosto 1846 Orciano fu tremendamente devastato da un violento
terremoto.
Fra
tutti i paesi delle colline pisane, Orciano fu il più colpito ed ebbe danni
gravissimi. Ecco come un giornalista del tempo (G. Tabani) descrisse il
fatto dopo aver visitato di persona il paese "Povero Orciano, il Signore ha
gettato via il suo altare, distrutto il Santuario, spezzati i suoi
simulacri. Le strade fanno cordoglio, popolate solo di rovine. Giovani e
vecchi giacciano a terra, tu hai vedove ed orfani". Il fracasso fu grande,
poi un breve sussulto: poche case rimasero in piedi, su 113 esistenti in
paese, 99 furono distrutte e le rimanenti dichiarate inabitabili. In quel
giorno Orciano contava 761 abitanti: 19 furono i morti, 170 i feriti. Nella
nuova chiesa parrocchiale, non ancora ultimata e le cui mura
furono un po' scosse, s'apprestarono i primi soccorsi e divenne per un po'
di tempo la sede dei superstiti.
(Dal sito del Comune di Orciano)
Il terremoto
a Guardistallo
Il 14 agosto 1846 i paesi della costa toscana furono colpiti da un violento
terremoto che in pochi attimi abbatté case, palazzi, chiese e torri. Gran
parte dei castelli medievali nella zona compresa tra Casale, Volterra e Pisa
fu distrutta in quell’occasione. Guardistallo, insieme a Orciano nella Val
di Tora, fu il paese che riportò i danni maggiori. Il 70% delle case fu
distrutto e la parte del castello, la più alta del paese, andò completamente
in rovina: il cassero della rocca con le abitazioni circostanti, la chiesa
con il campanile e il cimitero furono ridotti a un ammasso di macerie.
Restarono senza tetto 117 famiglie. Nel suo libro "Istoria del Tremoto",
pubblicato a Pisa nello stesso 1846, Leopoldo Pilla così descrive la
situazione del paese: “Quando si dice che il tremuoto del 14 agosto ridusse
il paese di Guardistallo in un cumulo di ruine, altro non rimane da
aggiungere. Non una casa, non un tetto quasi fu risparmiato dal turbine che
l’arte non dovesse demolire. [...) E nondimeno in mezzo a tanto sconquasso,
fra tante estese mine quel paese non conta che la morte di un solo bambino.
Incredibile cosa! [...] Le casupole mal costrutte erano da cima a fondo
nabissate. [...] La (casa Franceschi) presentava tutti i palchi crollati e
il muro davanti strapiombato nella sua parte superiore in una maniera
spaventevole, ma ritto. [...] Un giovane di Guardistallo diede pruova di
grandissimo coraggio nella occasione che si doveva appuntellare quel muro
per impedire che la sua ruina finisse di fracassare le case vicine.
******
Dopo il terremoto si riscontra una
fase di ricostruzione e ampliamento del paese. Nel 1870 venne costruita la
nuova chiesa sul lato dell’abitato rivolto verso il mare e quasi
contemporanea la costruzione della villa Elena, casa residenziale dei
Marchionneschi, una della famiglie più importanti di Guardistallo. Nel 1883
i Marchionneschi fecero costruire addirittura un teatro, luogo di svago per
le famiglie ricche del circondario ed espressione della loro agiatezza. E’
con riferimento a questi tempi e a testimonianza dell’eleganza della vita
dei suoi signori, che Guardistallo venne chiamata anche "La piccola Parigi"
e i suoi abitanti presero il nome di "Calzelunghe".
(Da: "Guida alla Val di Cecina" di
Susanne Mordhorst)
29 agosto 1846
14 agosto 1846
31 agosto 1846
1847
15 giugno 1847
20 novembre 1847
28 gennaio 1848 - Ill.mo Sig.re. In adempimento di quanto mi richiede con
Sua Officiale di questo giorno le trasmetto lo Stato dei pagamenti che
restano tuttora a farsi all'ammessi a Sussidio per i danni cagionati dal
terremoto del 14 agosto 1946, spiacendomi oltremodo non poterle dare
categorica replica intorno a quanto mi richiede cioè entro qual tempo possa
credere che saranno convenientemente resarcite le Case a cui appellano le
poste medesime e ciò a causa di esserne affatto ignaro. Mi creda col dovuto
rispetto quale ho l'onore di ...... Rosignano 28 gennaio 1848. Di V.S.
Ill.ma Sig.re Gonfaloniere della Comunità di Rosignano Dev.mo Servitore
Giovanni Salvetti.
4 maggio 1848
- Ill.mo Sig. Gonfaloniere. Nel mese di agosto del 1846 la deputazione
incaricata di provvedere ai bisogni più urgenti del popolo di Castelnuovo
(a seguito del terremoto)
umiliò ai piedi di S.A. I e R alcune rimostranze e domandò che fosse
provvisto all'accolta di una strada nel detto popolo già deliberata, onde i
poveri avessero lavoro e mezzi per vivere ed un benignio rescritto ordinò
che i lavori dovessero farsi. Ora l'accollatario Fattorini a licenziato
alcuna parte dei lavoranti di questo paese, i più bisogniosi, e tiene i
forestieri e mi dicono di essersi portati sul lavoro pregandolo di volerli
fare lavorare ed egli la rimandati indietro. Con ragione questi poveri
sgraziati fanno sentire le loro lagnianze poichè son privi del giornaliero
sostentamento per mancanza di lavoro, quind'è che non posso dispensarmi da
rendere inteso V. Ill.ma onde la dilei Saviezza si compiaccia provvedere a
questo fatto urgentissimo per ristabilire la tranquillità in questi poveri
affamati. E con il più profondo Ossequio e Rispetto ho l'onore essere di
V.S. Ill.ma. Castelnuovo li 4 maggio 1948. Devot.mo Offet.mo Servit.re Carlo
di Giuseppe Bubizio.
26 febbraio 1850
L'opinione del geologo.
Su questo terremoto le notizie purtroppo sono molto poche, sono stati fatti
però due libri, il primo è quello del Pilla, Tabani, Tellini e
Levantini-Pieroni "Terremoto delle colline Pisane del 1846 - cinque
testimonianza coeve (2004)"; l'altro quello di Savi P. "Relazione dè
fenomeni presentati dai terremoti di Toscana dell'Agosto 1846 (2006)".
I tempi di ritorno di questo terremoto sono molto incerti data l'incertezza
sulla faglia che ha scaturito il sisma, anche se credo siano tempi molto
lunghi (nell'ordine dei 400 anni), sono però da escludere in futuro eventi
di energia maggiore.
Per quanto riguarda i paesi più colpiti sono stati Orciano Pisano (con la
maggioranza di perdite umane), Lorenzana, Fauglia; e anche Guardistallo e
Montescudaio. La natura geologica dei terreni fu una delle cause principali,
infatti laddove i terreni sono più calcarei (vedi l'abitato di Luciana che
sorge sul calcare di Luciana), i danni sono stati minori, mentre laddove la
natura è sabbiosa, i danni sono stati maggiori; tutto accompagnato da una
pessima costruzione delle case dell'epoca.
Fu inoltre un terremoto molto distruttivo in quanto esiste un ipotesi di un
evento multiplo legato a due distinte strutture sismogenetiche, con un
danneggiamento provocato dalla somma dell'energia rilasciata dalle due
strutture. Si registrarono anche notevoli fenomeni di liquefazione dei
terreni. Rosignano Marittimo non subì danni o comunque in maniera lieve,
probabilmente per la natura geologica sulla quale si strutturava l'abitato.
il meccanismo tettonico responsabile dell'attività sismica non è molto
definito; l'incertezza dovuto all'individuazione della faglia che ha
scaturito il sisma del 1846 porta sicuramente ad un incertezza sui tempi di
ritorno. Probabilmente il catalogo dei terremoti non riporta l'evento
antecedente al 1846 perché non ci sono abbastanza testimonianze dell'epoca.
Una struttura sismogenetica o area sismogenetica è sostanzialmente un'area
sismica; in questo caso corrispondenti alle due aree maggiormente
danneggiate (l'area di Orciano Pisano e l'area di Guardistallo), l'evento
multiplo è legato alle due strutture sismogenetiche che hanno agito insieme.
Il quadro complessivo del danneggiamento, e da qui gli enormi danni,
risulterebbe dalla somma dell'energia rilasciata dalle due strutture.
La lapide posta dai
livornesi nel santuario di Montenero
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