ITINERARI EXTRAURBANI |
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Anello dei Poggetti di Rosignano M.mo |
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Uno
sguardo al territorio intorno al capoluogo del comune.
Richiede circa
quattro ore. Clicca sulle foto per ingrandirle |
Sentieristica: strade
sterrate, poderali, sentieri e tratti di Ippovia. Tempo di percorrenza A-R: ore 4,00 Lunghezza percorso A-R: Km. 13,000
Si parte da Rosignano
Marittimo, dal posteggio ubicato tra le Scuole G. Carducci e
Villa Pertusati (m. 140 di quota). Seguendo la poderale, si degrada fino alla collinetta panoramica (m. 157,2) per goderci l’ampia visuale sul paese e la costa tirrenica fino a Populonia. Si prosegue verso sud, tra campi incolti e sparsi pini domestici, si oltrepassa la Strada Traversa Provinciale Livornese (m. 53) per scendere con una sterrata all’Agriturismo “Vecchia Fonte” e raggiungere il Guado delle Fabbriche (m. 18). Ritornando 50 metri indietro presso il casotto di fronte alla casa colonica, si devia verso est percorrendo la strada campestre che sostituisce il vecchio tracciato della ferrovia. Costeggiando il fiume Fine, procedendo sotto i piloni dell’Autostrada A12 e seguendo la stradicciola rientriamo sulla SP Traversa Livornese (m. 35). Prima di rientrare sull’asfalto è visibile il bunker che controllava, durante l’ultimo periodo bellico, la gola del fiume Fine tra la SS206 e il Poggio Iberna. Scendiamo lungo l’asfalto, all’incrocio si devia a destra, si supera il ponte della SS206 (m. 24) e seguendo l’indicazione per Pomaia raggiungiamo la fatiscente stazione di Castellina Marittima (m. 26,5). La linea ferroviaria Vada – Collesalvetti - Pisa elettrificata nel 2004 oggi è percorsa con regolarità dai soli treni merci, mentre i servizi passeggeri sono limitati a una coppia di autobus nei soli giorni scolastici. La stazione e le case cantoniere sono tutte chiuse e abbandonate; l'unica di una certa importanza è rimasta quella di Collesalvetti, dotata di binari per l'incrocio dei treni e di alcuni binari usati come deposito del materiale. Ritorniamo indietro fino alla SS.206 dirigendoci verso nord. Superiamo l’ex stazione ferroviaria dell’Acquabona abbandonata nel 1872 a causa di un’eccezionale piena del fiume che aveva distrutto ponti e binari. Proseguiamo per circa 200 metri sulla Statale 206 fino alle Melette, dove giriamo a sinistra per rientrare nel Parco dei Poggetti e inoltrarci nei campi abbandonati del Brunello (m. 27). Si lascia la strada poderale che entra in un’ombrosa e stretta valle, si oltrepassa il Botro di Fontebretti (m. 30), e salendo per prati si raggiunge l’ex allevamento bovino Pelosini a quota m. 93,1. Ora la strada fiancheggiata da cipressi ci conduce alla Fonte di Violino (m. 85,2), dove un tempo si poteva bere e approvvigionarsi di acqua, adesso non è più possibile essendo questa chiusa dentro una proprietà privata. S’incrocia la strada dell’Acquabona (m. 100) per entrare nel territorio delle vecchie Cave Solvay. Ci portiamo, seguendo Ippovia e sentieri, prima nel fondovalle del Fosso Rivignali (m. 65), e poi al Campo alle More (m. 78,7). Si guadagna per un sentiero non facilmente visibile e infrascato il vecchio rifugio del tempo di guerra chiamato “Grotta della Volpe” posto in zona molto affascinante e panoramica (m. 130). Si ridiscende il tratto del sentiero infrascato e al gazebo del Tiro con l’Arco si devia verso sinistra. Poco oltre, con la strada scendiamo alla stazione di pompaggio dell’Acquedotto Comunale in località Acquabona (m. 50) per sostare nell’area pic-nic degli Arcieri delle Sei Rose, riposandosi al tepore del sole di gennaio. Dopo la sosta-pranzo ripercorriamo il tratto disceso, ma al bivio a quota m. 78,3 ci dirigiamo a destra. Siamo nuovamente sull’Ippovia, si guada il Botro dell’Acquabona (m. 60), si costeggia la piantagione di noci da legno raggiungendo l’Azienda Agricola Nocchi (m. 117). Un breve tratto di sterrato ci immette sulla SP della Giunca e in lieve salita proseguiamo verso Rosignano. Toccando località La Croce (m. 156), si riapre l’ampio panorama costiero, e giunti alle prime case dell’abitato di Molino a Vento si entra nella stradicciola che conduceva alle fornaci della Cava Solvay. Quasi al termine di questa s’imbocca una traccia di sentiero che ci porta attraverso la pineta, passando dietro l’abitato, al ristrutturato Molino a Vento del XVI secolo (m. 170).
Dirigendoci verso sud, si
rientra in paese e quindi al posteggio da dove siamo partiti in
mattina. |
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UN GIRO INTORNO AI POGGETTI DI ROSIGNANO MARITTIMO |
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Ippovia e casolari, di quel sogno restano due milioni sprecati
Rappresentavano un'occasione unica per rilanciare il turismo verde e magari dare una spinta all'economia bio in tutta la provincia di Livorno. Invece per ora sono stati soltanto un modo per spendere oltre due milioni di euro forniti dalla Comunità europea, senza però attirare sul territorio alcun investimento e tantomeno l'interesse di nuovi visitatori. L'unica cosa che hanno generato in abbondanza sono state le critiche dei cittadini, stanchi dell'ennesimo spreco di denaro pubblico. Il progetto era perfetto. Un'ippovia di 200 chilometri che doveva collegare il parco dei monti livornesi con quello di Montioni, al confine con la Maremma. E poi, nel cuore di questo paradiso verde, sulle colline sopra Rosignano Marittimo sarebbero dovuti tornare a nuova vita due vecchi casolari, Villa Pertusati e Casale Poggetti, in cui dovevano confluire tutte le associazioni che sulla costa etrusca si occupano di ambiente. L'intero progetto, in realtà avviato con atti e finanziamenti scaglionati nel tempo, faceva capo alla Provincia di Livorno, che per realizzarlo ha avuto accesso a fondi comunitari. In effetti le tre “idee verdi” sono state realizzate, ma ad oggi risultano un completo flop. Dopo aver speso 350mila euro per individuare e pulire ben 200 chilometri di sentieri nel parco dei monti livornesi, la Provincia nel settembre 2008 ha organizzato un'inaugurazione in pompa magna dell'ippovia. Che però a quattro anni di distanza è ridotta a un cunicolo di rovi e sterpi. Dopo la parata inaugurale con decine di cavalli, cavalieri, suonatori e majorettes, nessuno si è più occupato di curare i sentieri e la cartellonistica. E il suggestivo camminamento è praticamente rimasto sconosciuto a turisti e residenti. Tanto che in questi giorni l’associazione “Strade etrusche”, creata nel 2008 da una manciata di volontari livornesi proprio per aiutare la Provincia a ricostruire la rete degli antichi sentieri all’interno del parco, ha gridato allo spreco. Non è andata meglio a Villa Pertusati e al Casale Poggetti. Di proprietà del Comune di Rosignano Marittimo, i due casolari in mezzo al parco dei monti livornesi dovevano essere sottoposti a interventi di riqualificazione a partire dal 2003. Un accordo del tempo stabiliva che la gestione dei cantieri e la conseguente attività sarebbero spettate alla Provincia. Anche in questo caso l’ente ha ottenuto un finanziamento dalla Comunità europea: un milione di euro per Villa Pertusati e 900mila euro per il Casale Poggetti. Il problema è che i lavori di ristrutturazione non sono partiti prima del 2007 e poi si sono bloccati svariate volte. Terminato l’intervento, la villa è stata abbandonata a se stessa. Solo due anni fa sono partite le attività: ora ospita le Gav (Guardie ambientali volontarie) e la sede dell’associazione “Semi rurali”, ma è ben lontana dall’essere quel punto di raccordo per l’attività ambientale sognato dieci anni fa. Stessa sorte per il Casale Poggetti, che solo poche settimane fa ha ottenuto l’agibilità, dopo ritardi e polemiche. Ma c’è un problema. In questa struttura ipotizzata come centro di raccordo dell’associazionismo ambientale di tutta la provincia (tra cui il prestigioso Museo di Storia naturale di Livorno e le Giubbe verdi) ad oggi risulta difficile “radunare” questi soggetti. Quindi, se e quando il Casale sarà inaugurato, rischia di diventare un’altra cattedrale nel deserto. (Anna Cecchini - Il Tirreno del 16/11/2012) |
QUI per la storia della trattoria dell'Acquabona e di Geppe Santo (su Rosignano M.mo ieri/Acquabona). |
QUI per i passaggi di proprietà dell'area dai Mastiani-Brunacci, ai Vestrini, alla Solvay (su Rosignano M.Mo. ieri/Villa Vestrini ex Mastiani-Brunacci). |
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