ITINERARI EXTRAURBANI

La valle della Fortulla



 
Un percorso poco conosciuto dagli interessanti contenuti storici ed archeologici, lungo uno dei tanti "botri" che solcano la costa comunale a nord del Fine lungo le vallate delle Colline Livornesi. Un itinerario fra sorgenti, miniere, dighe, archeologia e cinte murarie.
 
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Il residence 'Il boschetto' 2,5 km oltre Castiglioncello, dal quale parte la nostra escursione lungo la Fortulla. Il letto del botro Fortulla con la scarsa acqua estiva. La sorgente Padula di acqua ferruginosa. La sorgente Padula di acqua ferruginosa. La sorgente ipotermale di 'Occhi Bolleri' in località S. Quirico. L'exl molino da grano azionato con le acque del Botro Fortulla La diga del Muraglione con la muratura caduta. Il Muraglione a valle della diga. Le dighe costituivano la riserva di acqua estiva per l'alimentazione del mulino. Il Muraglione a valle della diga. Il tunnel interno alla diga per presa d'acqua. Galleria della miniera di magnesite a Campolecciano. Galleria della miniera di magnesite a Campolecciano. Galleria della miniera di magnesite a Campolecciano. La cabina elettrica che alimentava la miniera. Panorama dai colli di S.Quirico verso mare Ponte sotto la SS1 e la ferrovia Dopo il ponte, più avanti verso il mare. Le ultime decine di metri verso la battigia. Le ultime decine di metri per il mare.

 

 La Valle dei Fortulla nel Comune di Rosignano Marittimo è immediatamente a sud della Val di Chioma ed è da questa separata dal rilievo di Sasso Grosso, sul quale si erge l’abitato di Nibbiaia. Altri rilievi che delimitano il bacino idrografico del Botro Fortulla sono Monte Carvoli (a levante), alla cui sommità si ergono i resti di una fortezza di altura di età etrusca (vedi) e Poggio S. Quirico (a mezzogiorno), dal quale scaturiscono polle termali (23-24 C°) e minerali (ricche di acido carbonico) che alimentano il botro stesso. Dopo aver raccolto le acque di alcuni fossi (dell’Acquadolce, della Pisciarotta, della Macchia Escafrullina), il Fortulla, con un percorso di circa 4 km, sfocia in mare a sud di Campolecciano. La valle, per caratteristiche fisiche sfavorevoli (orografia accidentata, esposizione ai venti marini, ecc.) è stata da sempre scarsamente abitata e l’aspetto odierno, prevalentemente boschivo e con pochi terreni agricoli e a pascolo, non deve discostarsi troppo da quello dei secoli passati. Alla fine del Settecento, quando le allivelazioni granducali delle terre di Nibbiaia avevano già portato alla costruzione delle prime case, in questa zona le attività economiche principali si limitavano a qualche “carbonaia” ed alla coltivazione di alcuni “sodi”; solo una “porcareccia” era presente all’intero della vallata e si trovava dove oggi esistono le case del podere S. Quirico. L’area, distante dai centri abitati e selvaggia, assumeva una qualche importanza militare lungo la fascia costiera, dove scorreva l’antica strada dei Cavalleggeri. Nei pressi della foce del Fortulla era infatti ubicata una delle tante “Casette de’ Soldati” che davano riparo alle guardie della marina (i Cavalleggeri). Intorno alla metà dell’Ottocento l’Avv. Gaetano Lami, proprietario di una vasta estensione di terreno in gran parte boschivo (dalla foce del Chioma fino al Poggio S. Quirico), trasformava il podere di Campolecciano in fattoria, i cui edifici sono oggi racchiusi tra la Variante Aurelia e la ferrovia Livorno-Roma e costruiva un mulino da cereali sul vicino Botro Fortulla. Nella vallata furono attive dal 1919 al 1939 (con fasi alterne di estrazione) le miniere di magnesite di Campolecciano e dal 1938 al 1942 le miniere di ferro della Macchia Escafrullina. (Da: "Antichi Mulini del territorio livornese" di R.Branchetti e M. Taddei scaricabile dal sito)
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 Nei dintorni di Nibbiaia vi sono diverse sorgenti di acque minerali come quella di «Occhibolleri», della «Padula» e del «Debbione»; acque che hanno proprietà terapeutiche e purgative. (Nencini 1925).  Quest’area termale era conosciuta fino dal periodo romano, come attestano i reperti archeologici rinvenuti intorno alle polle. I Monti Livornesi hanno anche una sorgente termale della quale da alcuni medici è stata lodata l'efficacia curativa nei dolori articolari e nelle ischialgie e simili affezioni morbose. Di quest'acqua, che trovasi nei terreni posseduti adesso dai signori Menicanti, fu fatto uno studio accurato nel 1848 dagli insigni scienziati prof. Giuseppe Orosi e Paolo Savi, e le notizie che ne raccolsero e i resultati dell'analisi che fecero furono pubblicati in un opuscolo dal quale ricaviamo quello che può interessare il visitatore di Montenero e suoi dintorni.  Nei poggi, nel fondo dei quali il torrente Fortulla si è scavato un letto e proprio sul lato sinistro, si trovano due acque termali di notevole importanza: una quasi sulla sua sponda, l'altra più a S. E. e distante dall'altra circa un quarto di miglio. La prima, detta della Padula, è tanto abbondante che si calcola getti 5000 barili d'acqua nelle ventiquattro ore; essa fu scoperta dall'Avv. Lami nell'occasione di restaurare un piccolo padule colà esistente da tempo immemorabile e dove crescevano molte erbe palustri. Per rintracciare la sorgente delle acque che abbondantemente si vedevano pullulare fu necessario scavare un fosso profondo circa dieci braccia; e nel rimuovere il fango e la terra delle vicinanze della polla, essendosi trovati vasi antichi, utensili di terra cotta e numerose monete di rame e di argento appartenenti all'epoca dell'Impero Romano, nacque il pensiero che quelle acque potessero essere state, anche negli antichi tempi romani, non solamente adoprate a benefizio dell'umana salute, ma aver goduto di una qualche celebrità. Quest'acqua scaturisce da un fondo ghiaioso insieme a gran quantità di bolle di acido carbonico ed ha quasi sempre una temperatura su i 23 o i 24 gradi centigradi, talché ancora nell'inverno mantiene bella lussureggiante vegetazione nel circostante terreno; è limpidissima, di sapore acidulo ferruginoso e nel suo corso deposita un abbondante sedimento di pura ocra. L'altra polla detta, degli Occhi Bolleri resta a scirocco distante un quinto di miglio da quella della Padula, in terreno più elevato e prossima a quella scoscesa pendice di gabbro che è chiamata Monte S. Quirico. Se ne trova raccolta l'acqua in una vasca divisa in due compartimenti e chiusa entro piccola costruzione, dal fondo della quale si solleva continuamente gorgogliando gran quantità di gas, appunto come dai così detti Bulicami del Volterrano e Senese ai quali quella polla rassomiglia anche per il forte odore di gas idrogeno solforato che se ne esala. Da: "Notizie geologiche e chimiche intorno alle acque acidule e ferruginose di S. Quirico presso Livorno" redatte per cura del sig. Prof. Cav. Paolo Savi e sig. Prof. Cav. G. Orosi, seconda edizione, Livorno, Tip. La Minerva di B. Ortalli, 1864.
                       I MOLINI E LE TERME LUNGO LA FORTULLA
Nel 1849 il Comune deliberò di acquistare un'azione da L. 100, secondo la proposta del Priore Avv. Gaetano Lami, allo scopo di costituire una Società edificatrice di molini lungo il corso del botro della Fortulla e di stabilimenti termali e marini a Campolecciano. Per i bagni termali la Società si sarebbe valsa dell'acqua acidula ferruginosa che scaturisce a un miglio e mezzo dalla foce della Fortulla con una temperatura di 23°, secondo le analisi dei Prof. Savi ed Orosi dell’ R. Università di Pisa. L'impianto era stato studiato dall' ing. lucchese Lorenzo Nottolini col concorso del Prof. Targioni. Gli stabilimenti non furono impiantati, ma alcuni molini si, mediante le riserve delle acque invernali della Fortulla; riserve ottenute con dighe di sbarramento in muratura attraverso alla vallata, le quali riserve preludevano ai colossali bacini montani che in gran numero oggi si costruiscono nelle varie regioni d' Italia.
(Nencini 1925)
L’opificio del mulino era posto sull’argine sinistro del torrente, a poche centinaia di metri dalla foce, su un terreno pianeggiante. Il sito è raggiungibile attraverso una strada sterrata che, staccandosi dalla S.S. 1 (via Aurelia), nei pressi del Fortullino, passa sotto il ponte della ferrovia. Procedendo a dritto, oltre i piloni della Variante Aurelia, si incontrano due vecchi fabbricati rurali, uno dei quali conteneva il mulino. Nel 1849 il Comune di Rosignano — su proposta del Priore Avv. Gaetano Lami — deliberava l’acquisto di una azione da £ 100, allo scopo di costituire una società edificatrice di mulini lungo il Fortulla e di stabilimenti termali e marini a Campolecciano. (Ai lavori di progettazione di tutto il complesso immobiliare partecipò anche il noto architetto lucchese Lorenzo Nottolini). Come riportato da Nencini “Gli stabilimenti non furono impiantati, ma alcuni mulini sì, mediante le riserve delle acque invernali del Fortulla; riserve ottenute con dighe di sbarramento in muratura attraverso la vallata, queste riserve preludevano ai colossali bacini montani che in gran numero oggi si costruiscono nelle varie regioni d’Italia”. Sul numero dei mulini effettivamente costruiti non vi è certezza: dalle risultanze catastali emerge l’esistenza di un solo impianto mentre le notizie raccolte confermerebbero la presenza di due opifici. Nel contratto di divisione dei beni del fu Gaetano Lami (1870), un solo “mulino da cereali” compare fra le quote assegnate ad Alfredo, uno dei tre figli che ereditarono la fattoria. L’opificio nel 1876 era censito fra le proprietà di Lloyd Tommaso che lo aveva acquistato due anni prima da Lami Alfredo. Una rappresentazione del mulino, con l’assegnazione delle rispettive particelle, venne effettuata nel 1884, quando l’immobile fu trasferito nelle proprietà di Sidney Sonnino che aveva comprato il mulino dai Lloyd nel 1882. Nella specifica catastale si precisa la consistenza del “Mulino a due palmenti” (piani 1 e vani 1) e della “Casa annessa al mulino” (piani 2 e vani 5). La vita produttiva di questo impianto (condizionata dalla notevole distanza dai centri abitati e dalla modesta portata del Botro Fortulla) non superò il mezzo secolo; nel 1890 la Commissione Mandamentale di Rosignano ne decretava infatti lo stato di cambiamento ed il suo passaggio al catasto rustico. Notizie precise sul complesso molitorio provengono da Fiaschi Mario, un ex. mugnaio di Rosignano nipote di Fiaschi Agostino (nato nel 1850) che vi lavorò nel 1880 (Durante il periodo di servizio al mulino del Fortulla, Agostino perse due figli, morti di vaiolo in seguito all’epidemia che aveva colpito Nibbiaia). Il Fiaschi asserisce che “gli opifici erano due ed avevano la ritrecine; due macine lavoravano a casa, ovvero al mulino principale, ed una alla ripresa, ubicata più in basso”. Nella mappa d’impianto del N.C.T. (1939) l’immobile, comprendente il mulino principale e la casa annessa, è rappresentato alla particella 73 del Foglio 47 di Rosignano M.mo. Il mulino è oggi riconoscibile solo dal muro della gora addossato all’opificio “principale”, che risulta inglobato in un vecchio fabbricato costituito da abitazioni e magazzini. Al piano rialzato si rinvengono due forni di cui uno sembra risalire all’impianto originario. Della “ripresa” non vi è traccia; essa potrebbe essere stata cancellata in seguito alla costruzione di un altro edificio rurale posto a pochi metri di distanza. Sul muro della gora, nel lato che guarda il torrente, è rimasta l’apertura di un “troppo pieno”, con i monolitici in arenaria recanti le scanalature dove scorreva la serranda; altre canalizzazioni sono completamente scomparse, così come la serra murata distrutta dalla grande piena del 1949. (Da: "Antichi Mulini del territorio livornese" di R.Branchetti e M. Taddei, scaricabile dal sito)
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Nell'area compresa fra Castiglioncello e Gabbro si aprono grosse faglie appenniniche nelle serpentiniti; in corrispondenza di queste faglie si hanno fenomeni di alterazione, con formazione di grossi filoni di magnesite. A Macchia Escafrullina sono state rinvenute masse di melnikovite e marcasite alterate. Al Fortullino e a Nibbiaia compare la rarissima melanoflogite, associata a quarzo, dolomite e cinabro. Vicino Castelnuovo della Misericordia, tracce di minerali cupriferi (rame). La genesi di questa mineralizzazione è attribuibile all'azione idrotermale di acque ricche di anidride carbonica risalite lungo le faglie prodotte durante la fase finale distensiva dell 'orogenesi appenninica. (Marinelli, 1955). Alla fine del secolo scorso furono fatte delle ricerche per calcopirite ad est del castello di Castiglioncello. Tali ricerche, sebbene abbiano incontrato il minerale, sono state sospese ai primi anni del 1900. Nella zona oltre alla magnesite sono state coltivate a Macchia Escafrullina, per un certo periodo marcasite e melnikovite per estrarre ferro. La Melanoflogite è un minerale rarissimo, sinora segnalato in poche ocalità, quali la zona di Castiglioncello-Campolecciano-Fortullino, Rocalmuto in Sicilia, la Boemia ed il Mt. Hamilton in California. Il minerale si presenta sotto forma di aggregati sferoidali traslucidi o trasparenti disseminati, come gocce di rugiada, sulle superfici mineralizzate a magnesite e dolomite delle brecce di rocce ofiolitiche. Raramente si presenta in cristalli cubici isolati e, per lo più, l'aggregazione tipica è quella sferoidale. La composizione chimica del minerale (SiO2 biossido di silicio) è la stessa del quarzo. Il nome deriva dal greco melanos (melanos) = nero e flogos (flogos) = fuoco che indica la proprietà del minerale di annerire se riscaldato. Il minerale si è originato per alterazione carbonatica dei serpentini che ha portato alla formazione di rocce carbonatiche ricche di Magnesio e alla segregazione della fase silicea sotto forma di melanoflogite ed opale. Questo processo di alterazione delle rocce ofiolitiche ha portato nella zona di Castiglioncello-Fortullino-Campolecciano alla formazione di cospicue quantità di rocce carbonatiche magnesiache. Infatti queste zone sono state soggette ad intensa attività mineraria sino alla prima metà del secolo scorso per l'estrazione della Magnesite (MgCO3) minerale utilizzato per la produzione di porcellane e materiali refrattari.
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  Dalla spiaggia è ben visibile lato sud il promontorio sul quale si ergeva l'antica "Casetta dei soldati" che serviva alla sorveglianza costiera. Nel 1870, al posto del piccolo edificio venne edificata la villa del banchiere Emanuele Orazio Fenzi.
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Da Castiglioncello per Livorno, si giunge al segnale che indica la località "Fortullino" - Residence "Il Boschetto". Si attraversa la corta galleria presente sulla destra finché si arriva ad un vasto piazzale sotto la superstrada (SS. n°1) dove si può parcheggiare l'automobile.
Il percorso, che ha una lunghezza totale di circa 11 km, si snoda attraverso la valle del torrente Fortulla e ci porta dal mare fino alla sommità del Monte Carvoli a quota 352 m/s.l.m.
Lasciare le macchine nei pressi del Residence "Il Boschetto" in località FORTULLINO fra la vecchia Aurelia e la variante. Si incomincia risalendo la valle lungo una vecchia mulattiera che ci porterà ad incrociare la sorgente sulfurea detta “Padula” che pare fosse usata dai romani per le sue caratteristiche oligominerali e la sua temperatura costante di 24° per un impianto termale, del quale sono stati trovate le tracce consistenti in frammenti di ceramica d’epoca. Nella zona è presente anche un’interessante gruppo di lecci ultracentenari. La sorgente si trova presso uno di questi a pochi metri dalla strada. Subito dopo raggiungeremo, con una brevissima deviazione, la sorgente ipotermale detta di “Occhi Bolleri”, nei campi bassi di S.Quirico in mezzo ad un campo. Questa piccolissima sorgente fuoriesce con manifestazioni rumorose, con un gorgoglio come di acqua in ebollizione ed è ricca di anidride carbonica e solfidrato, (acido solfidrico dal caratteristico odore di uova marce), uno “spettacolo” crudele che potremo osservare sarà dato dai numerosissimi insetti che scendendo a bere nelle pozze sono rimasti asfissiati dalle esalazioni venefiche. Continueremo sul sentiero per incrociare le tracce della miniera “Escafrullina” dalla quale veniva estratto ferro e magnesite e della quale potremo vedere numerose tracce di gallerie e lavori minerari. La macchia Escafrullina prende questo nome da una leggenda medievale che riportava in questi boschi la presenza di una maga con questo nome. Percorrendo la valle incontreremo “Il Muraglione” una vecchia diga usata come invaso di acqua per la lavorazione dei minerali estratti nei primi decenni del 1900 posto a poche decine di metri dalla confluenza dei due torrenti.
Ancora salendo, adesso in discreta pendenza, attraverso il bosco fino ad incrociare, a quota 260 m/s.l.m., la strada Castelnuovo-Nibbiaia (Via del Vaiolo) che attraverseremo per giungere, con un ultimo strappo, sulla sommità di Monte Calvoli dove sono presenti due cerchie di cinte murarie di ignota origine. (Vedi escursione specifica su questo menu). Scendendo di nuovo verso la valle, passando da casa “Pian dei Lupi”, e dalla necropoli ubicata nei pressi, verso il Poggio di San Quirico, si raggiunge la miniera di Campolecciano, da dove veniva estratta la magnesite e, volendo, potremo entrare in una breve galleria ancora agibile. A meno di 500m. dalla foce si incontrano sulla destra alcuni vecchi fabbricati rurali, uno do questi era il mulino ad acqua della Fattoria di Campolecciano.
Nella zona costiera fra Fortullino e Chioma, alla metà dell'800, l'avv. Gaetano Lami costituiva la fattoria di Campolecciano e la dotava di un mulino da grano azionato con le acque del Botro Fortulla.
Seguiamo ora il corso della Fortulla fino allo sbocco in mare passando sotto i ponti della ferrovia e della strada. Raggiungeremo infine le auto in località il Boschetto. 

Non fidarsi di
lasciare in auto soldi e documenti, perché si sono avute brutte sorprese in passato.
Il persorso può anche essere abbreviato alla metà seguendo il corso del botro senza arrivare fino a Monte Carvoli e tornando indietro per lo stesso sentiero. E' in ogni caso assai interessante.

ORGANIZZAZIONE: Se si desidera essere guidati è possibile rivolgersi alla Sezione Trekking della Palestra Azzurra di Rosignano Solvay che organizza questo genere di escursioni locali ed altrove.
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Si segnala nella zona della sorgente Padula, la presenza di fango, con qualsiasi stagione e quindi è consigliabile calzare scarpe adatte.
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Le note mineralogiche di questa escursione sono del dott. Alessandro Lenzi, tratte dall' "Informatore Associazione Amici della Natura" del Museo di Scienze Naturali di Rosignano Solvay, documento scaricabile dal sito Le foto di questo servizio sono fornite da G. Zanoboni di Trekkink Palestra Azzurra.

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