Castiglioncello ieri/Caletta |
"Festa del Pesce" a Caletta - Dal 1971 al 2019 ogni seconda domenica di giugno |
A Caletta si giunge,
percorrendo l’Aurelia, a sud, da Rosignano Solvay e scendendo dalla zona alta di Castiglioncello, a nord. Due realtà urbanistiche, queste ultime, con carattere e
origini differenti che rappresentano per gli abitanti, al tempo stesso, motivo
di orgoglio ed elemento di reciproca rivalità. Opposizione che tuttavia nasconde
una profonda somiglianza: quella derivante dalla comune estraneità verso
l’origine del paese di appartenenza. Rosignano Solvay è nata e cresciuta in
massima parte grazie al complesso industriale belga da cui il paese prende nome;
Castiglioncello deve molto del suo sviluppo all’iniziativa turistica più spesso
impiantata qui da forestieri che vi sono poi rimasti più o meno a lungo. A differenza di queste due località Caletta ha maturato un suo carattere di autonomia che, ancora alla fine degli anni ‘60, deriva da un passato recente quando ancora vi erano insediate alcune piccole attività industriali e artigianali di iniziativa locale, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Piccola Svizzera”. Fra queste ricordiamo, in quell’epoca e anche dopo: un marmista, un artigiano che realizzava scale per l’edilizia, una fabbrica di addobbi per alberi di Natale, un fotografo. A questo, probabilmente, si deve in gran parte quel sentimento di appartenenza paesana al quale si ispirano i rapporti tra gli abitanti, che in quegli anni la gente sente sfiorire, ma al quale non vuole rinunciare. Aleggia fra le strade e le case un carattere di vicinato a cui la tradizione turistica aggiunge un senso di ospitalità e di apertura. Già, il turismo, i villeggianti: una fonte di reddito che per Caletta è una risorsa vitale cui bisogna corrispondere e che, anzi, deve essere incrementata. «Bisogna fare qualcosa»; era nell’aria questo motto in quell’inverno del 1970, ed anche prima. Cominciarono a dirlo i giovani, i ragazzi, gli adulti: un po’ tutti; ma «fare cosa?». «Una festa» - verrà detto in seguito. Quel che più preme è il desiderio di ritrovarsi tutti insieme; tutti chi?; tutti quelli che lo vogliono; e anche scuotere gli incerti ad un richiamo che si irradi ben oltre il paese, ai villeggianti, a gente che qui non c’è mai stata; e, infine, perché si possa dire: «Toh!, Che bel giorno di festa!». È toccante che a sollecitare per primo un evento del genere sia stato un giovanotto, di non più di diciassette-diciotto anni: Leandro Simoncini che morì in un incidente stradale nel dicembre del ‘71, appena dopo che il suo sogno aveva trovato un esito. Ci parla di lui Luciano Bertolini che allora gestiva la tabaccheria al centro dell’abitato lungo la via Aurelia, dove ogni idea che riguardava Caletta veniva discussa, quand’anche non vi avesse origine. «Leandro entrava spesso in negozio» - racconta Luciano; «per parlare di una manifestazione da fare in paese; a volte per proporne una, altre volte per aggiungere qualcosa a una sua idea dei giorni precedenti». Quella che il giovane maggiormente caldeggiava, come confermano anche altri amici, era l’idea di una regata con barche di legno, a remi o a vela, già a quei tempi in disuso. Vale qui ricordare che un’iniziativa del genere si è svolta nel 2010 nelle acque del nostro litorale, con il sostegno del Comune di Rosignano Marittimo e il contributo logistico del porto Marina Cala de’ Medici; si tratta di una tappa del “Circuito mediterraneo vela latina” nato nel 2000, sviluppando un’iniziativa sorta in Costa Smeralda, agli inizi degli anni Ottanta. Le competizioni si svolgono in varie località turistiche del Mediterraneo: Saint Tropez, Varazze in provincia di Savona, Chioggia, in provincia di Venezia, Stintino e Porto Cervo, in Sardegna. Il successo della tappa toscana è stato tale da convincere l’amministrazione a riproporla per gli anni a venire. La famiglia di Leandro, i Simoncini, detti “i Pipi’ ha impersonato a Caletta, per più di un secolo, la tradizione della pesca. Immaginiamo che il giovane Leandro abbia ascoltato dal nonno Ernesto e dal padre Ivano i racconti delle vecchie sfide veliche fra pescatori della costa, con le barche del mestiere — i gozzi — alle quali loro avevano partecipato. Ivano, persona silenziosa e schiva, ma alla mano, non avrebbe contribuito che molto sporadicamente alla Festa del pesce e per nulla agli inizi. «Ma una volta, si era al terzo o al quarto anno - ricorda Romano Anguillesi, primo presidente della Festa - Ivano mi portò un regalo per gli addobbi. Col suo modo di fare sobrio, ma allusivo, mi consegnò un bel mucchio di reti da pesca dismesse; ‘tieni’, mi disse, ‘le puoi mettere al posto di qualche bandierina per ricordare che i pesci si pigliano anche con queste’. In quel gesto consisteva il suggello della manifestazione. Mentre noi amici — prosegue Romano - si disponevano le reti come una quinta dietro la padella, ci si ripeteva fra noi e si diceva a quelli che arrivavano, ‘le ha portate Ivano contenti che la Festa piacesse anche a lui». Romano restò presidente per dieci anni che oggi definisce così: «un divertimento continuo». La sua nostalgia più intensa, tuttavia, è per il tempo in cui l’idea della Festa era sorta, così come è anche per gli altri amici che hanno vissuto quella fase: le sere nel negozio di Luciano Bertolini, i dopocena al bar di Stevan Faccenda — poco distante -, quando al parlar serio si frapponeva il “ruzzo”; tante idee dopo quelle di Leandro vennero fuori; occasioni di partecipazione che erano già lo spirito della Festa che avrebbe fatto onore a Caletta. Caletta, il posto dove quegli amici hanno abitato fin da ragazzi e di cui conoscono anche i sassi, dove hanno giocato a trottola e a “zoppogalletto”; quelle case, quelle strade a cui un giorno ci si scopre legati molto più di quanto avremmo creduto. Vediamola Caletta com’era “da piccina’ nella cartoline fornite da Diego Scaramal e da Mario Lenzi, in un periodo che va dai vecchi ricordi in poi. (Dal volume "Caletta e la Festa del Pesce 1971-2011" di Claudio Castaldi. Comiedit Edizioni per gentile concessione) A giugno 2019 si è tenuta la 49a edizione che rischia di essere l'ultima della serie per motivi organizzativi legati alla carenza di personale disponibile e normative più restrittive per la sicurezza. |
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