Foto
1 - 1908/1910
- La prima scuola di Castiglioncello fu "sussidiata"
dal barone Patrone in locali di fortuna, fino
all'apertura della scuola di Portovecchio.
Foto 2 - 1911
- A Castiglioncello si inaugurano le
scuole di Portovecchio lungo via del Littorale al posto
dell'attuale parcheggio con edicola. Con la Legge Credano, del 4 giugno 1911, inizia,
con estrema gradualità, il passaggio dalla chiesa allo Stato delle
competenze in materia di gestione delle scuole; in
particolare le scuole dei capoluoghi di provincia
rimangono di competenza comunale, le altre passano alle
dipendenze dei Provveditorati agli Studi. A livello
comunale vengono istituiti i Patronati Scolastici, enti
per la raccolta di fondi necessari all’apertura di nuove
scuole, al fine di migliorare la retribuzione degli
insegnanti, ed istituire scuole serali per adulti. La
scuola fu distrutta dal bombardamento del 15 giugno
1944 che distrusse tutte le residenze lungo
l'attuale via di Portovecchio oltre a Villamarina
degli Uzielli.
(Vedi)
Adunanza 2 ottobre 1912 - Scuole di Castiglioncello
- Lapide al soldato Cerrai
Il Sindaco propone il seguente
partito:
Il Consiglio
Vedute le varie lettere con le quali la Società
Pro-Castiglioncello domanda l'autorizzazione di
apporre alla facciata delle scuole di
Castiglioncello la seguente epigrafe dettata da
Guido Biagi a ricordo del soldato Cerrai morto in
Libia:
A Sciarà-Sciat
dove masnade arabo-Turche
in agguato felino
insidiarono ma non vinsero il valore Italiano
Attilio Cerrai
con altri militi dell'XI Bersaglieri
cadde da eroe e da martire
il 23 ottobre 1911
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Il nome del valoroso compaesano
posto in parete alla scuola di Castiglioncello
ricordi e ammonisca
doversi la grandezza d'Italia
al sacrificio delle madri
alla virtù degli umili eroi
Considerato gli alti sensi di patriottismo che hanno
ispirato tale epigrafe
Delibera
di dare il richiesto consenso per l'apposizione alle
scuole di Castiglioncello. Il Consigliere Petrucci
dichiara di non poter essere favorevole. Nessun
altro domandando la parola, il Presidente mette ai
voti il deliberato che sopra, ed esso risulta
approvato con voti 11 favorevoli, uno contrario,
resi per alzata e seduta. (Vedi foto 2)
Foto 7
- 1945 - Terza
elementare dalle suore di S.Giuseppe dell'Apparizione in via Lungomonte a Portovecchio. Sono riconoscibili i bambini: Lia Fani, figlia dell’impiegato del Dazio di
Portovecchio; a sinistra Silvana Ciaffoni, Lucia Faccenda, in piedi
Rosanna nipote di Don Carlo Gradi, Nila Banchini e ultimo a destra con
le mani nelle tasche di corti pantaloncini Franco Corsi. (Archivio Franco Corsi per
gentile concessione)
Foto 11 - 1944
- Per il bombardamento su Castiglioncello-Rosignano
vedi
Le suore di Castiglioncello
Le suore di S.Giuseppe dell'Apparizione sono presenti a Castiglioncello fin dal
1914. Allora il vescovo di Livorno, Mons. Giomi, con l'aiuto
del barone Patrone (vedi
biografia Patrone), le sposta da Antignano in un locale in affitto in Via Asmara. Nel 1923 in
seguito ad accordi tra il vescovo e la Superiora
Generale della Congregazione, di stanza a Marsiglia,
viene acquistato un terreno per l'edificazione della
nuova casa proprio vicino alla chiesa che solo da
due anni era in costruzione su terreno donato a don
Carlo Gradi dai Cardon. L'intento è di avvicinare
tutte le attività cattoliche della zona e di dare un
aiuto al prete. Nel 1925 l'edificio è terminato e le
suore si stabiliscono nel nuovo istituto che sarà in
seguito anche ampliato. L'istituto ha aule spaziose,
luminose ed accoglienti per le classi elementari e
per la scuola materna e un giardino ben curato per
gli svaghi all'aperto. Il tutto ha un costo assai
elevato e i debiti saranno estinti molti anni dopo.
Nel 1926 viene aperto nell'Istituto il Ricreatorio
festivo preceduto dalla catechesi e seguito dalla
partecipazione ai vespri domenicali. Nel periodo di
guerra le religiose si spostano a Vitolini e
ritornano solo nel 1945 ritrovando intatto
l'edificio custodito e curato da Angiolino Faccenda
per cinque lunghi anni. Nel 1962 la scuola
elementare viene parificata alle scuole statali e
questo reca grande consenso, soddisfazione e
gradimento ai genitori degli scolari. L'attività è
diretta da Suor Giuseppina Poggesi, la Madre
dall'acuta intelligenza e dal portamento lievemente
più austero delle consorelle. D'inverno funziona
l'asilo che ospita un centinaio di bimbi del posto,
affidati alle cure di Suor Rosalia. Dopo 74 anni,
nel 1989, la scuola cessa la sua attività perché non
ci sono più sufficienti suore, perché alcune sono
andate in pensione e soprattutto perché non ci sono
fondi sufficienti per remunerare eventuali
insegnanti laiche. L'istituto viene ristrutturato e
le scuole materne con le classi elementari vengono
direttamente gestite dal Comune e si spostano alle
Spianate. Inizia a questo punto l'aiuto diretto a
persone extracomunitarie, principalmente provenienti
dall'Africa, che per brevi periodi possono anche
sostare nella "casa delle suore". La vecchia scuola
materna viene ristrutturata per essere messa a
disposizione della parrocchia per riunioni con i
parrocchiani, con i bambini, per accoglienza ai
bisognosi e per giochi. I lavori sono pagati
dall'ordine e precisamente dalla Provincia
d'Italia con sede a Fiesole dove si trova la
casa comune. Attualmente le poche suore presenti si
propongono l'accoglienza e l'aiuto degli
extracomunitari bisognosi con cibo, vestiario e
altre occorrenze e le visite e l'assistenza agli
anziani e ai malati. La Coop locale regala le
rimanenze del settore gastronomia ogni settimana.
Dal lunedì al sabato, su richiesta del vescovo,
ospitano i presbiteri a pranzo per permettere di
fare l'unità pastorale. Negli ultimi 25 anni la catechesi è stata svolta da
due religiose con l'aiuto di laici e, da un pò di
tempo, un gruppo di signore locali fa capo
all'Istituto per l'aiuto alle Missioni facendo
lavori di vario genere che vengono venduti durante
una speciale mostra. Il ricavato viene interamente
devoluto alle missioni. In tutti questi anni queste
"sorelle" che si sono succedute nell'istituto hanno
dedicato, con grande spirito di abnegazione e
altruismo, il loro tempo e la loro vita per i
bisogni della comunità consacrandosi pienamente alle
necessità dell'infanzia specialmente di quella più
bisognosa.
(Da: "Dar tempo
dell'etruschi ar tempo de' caini" di Castaldi-Lami-Marianelli, scaricabile
dalla sezione Scaricolibri del sito)
Sant'Emilia de Vialar fondatrice della congregazione
delle
"Suore di S.Giuseppe dell'Apparizione"
Nasce a Gaillac, in Francia, il 12 settembre 1797 da
una famiglia aristocratica. Sua madre muore mentre
in carrozza accompagna lei tredicenne al collegio
parigino delle Dame dell’Abbaye-au-Bois, per
signorine di alta condizione. Dal lato paterno,
Emilia appartiene a un casato di uomini di legge. Il
nonno materno è il ricchissimo barone Antonio Portal,
scienziato e medico del re Luigi XVIII. Da Parigi,
Emilia ritorna quindicenne a Gaillac per stare col
padre e i due fratelli, più giovani di lei. Ma il
padre sembra ormai indifferente a tutto e a tutti.
Chi manda avanti la casa è una domestica fidata,
laboriosa, decisionista. Per Emilia questi sono anni
confusi: bella e ricca com’è, non si sposa, e pare
che non sappia cosa fare. Durante una missione
popolare, i predicatori la orientano verso i drammi
della povertà, e lei dà una prima risposta aprendo
casa sua a molti infelici. Ma così entra in
conflitto col padre e con Toinon
(Antonietta),
l’autoritaria domestica, che l’accusa di rovinare la
famiglia. Intanto ha radunato un gruppetto di
ragazze che condividono il suo aiuto ai poveri e le
sue speranze in qualcos’altro. E questo “altro”
giunge nel 1832: la morte del nonno materno procura
una ricca eredità a Emilia, che subito compra una
casa, raccogliendovi le compagne, e con l’aiuto del
vescovo di Albi fonda la congregazione delle "Suore
di San Giuseppe dell’Apparizione". Si è ispirata al
Vangelo di Matteo, là dove narra dell’Angelo che
appare a san Giuseppe per rassicurarlo: "Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere con te
Maria, tua sposa, perché quello che è generato in
lei viene dallo Spirito Santo".
Agostino de Vialar, fratello di Emilia, vive in
Algeria, già occupata dai francesi, e le propone di
aprire un ospedale a Boufarik, presso Algeri. Lei
arriva con le prime compagne, in tempo per
affrontare un’epidemia di colera. Col denaro del
nonno crea ospedali e scuole, tra l’ammirazione dei
musulmani. Ma nel 1843 il vescovo francese di Algeri
fa richiamare tutte le suore in Francia, e si tiene
le loro opere. Così Emilia ora è anche povera, ma
non ha visto ancora il peggio. Riparte dalla Francia
portando scuole e ospedali a Malta, Cipro, Tripoli,
Beirut; viaggia nel mondo spingendosi fino
all’Australia. E intanto arriva, per lei, il
disastro proprio in casa: a Gaillac, nella sua prima
comunità. Qui la superiora locale rovina tutto con
un’amministrazione disastrosa, e poi se ne va
facendo anche causa a madre Emilia, per avere
indietro la dote. Povertà, debiti, ondate di
maldicenza, sembra davvero la fine. Ma lei è
tranquilla: "Il nostro Ordine deve prosperare nella
povertà". Abbandonata Gaillac, il cuore della
Congregazione trova sistemazione definitiva nel 1852
a Marsiglia, con l’aiuto del vescovo che è un padre
di missionari e futuro santo: Eugenio di Mazenod,
fondatore degli Oblati di Maria Immacolata. Emilia
non ha più eredità da spendere, ma avrà sempre più
esempi da mostrare, dovunque operino le Suore
dell’Apparizione, in Europa, in Asia, in Africa.
Muore, quasi improvvisamente, come se avesse voluto
essere umile fino alla fine, il 24 agosto 1856 a 59
anni. "La santa è morta", dice la povera gente che
conosce la sua bontà. La Chiesa ha ratificato questo
giudizio popolare e la canonizza il 24 giugno 1951
con Pio XII, fissandone la festa al 24 agosto.
(Di Domenico Agasso-Famiglia Cristiana) |