Torri
costiere che si tenevano in contatto, l'una con l'altra e con i paesi
sulle colline, attraverso segnali di fumo, fuochi o specchi. Un secolo
dopo, una piccolissima chiesa sorgerà di fronte alla torre per il
ristoro delle anime dei soldati della guarnigione e di quelli di
passaggio. Fino all'800 saranno le sole presenze sul territorio e la
torre resterà con la sua funzione militare fino al sorgere dell'unità
d'Italia. Le prime cartoline di Castiglioncello ce la mostrano sempre,
solitario totem nel deserto del promontorio spoglio e roccioso,assai
diverso da come siamo abituati a vederlo oggi...(Da: "Castiglioncello: un
secolo di immagini" di C. Castaldi e G. Marianelli scaricabile
dal sito)
Il sogno di Diego Martelli
Foto 2 -
Le continue
peripezie economiche cui Martelli si sottoporrà nel corso della sua
travagliata esistenza sono quasi sempre determinate dal desiderio di
apportare migliorie alla sua proprietà, di favorirne in qualche modo
le naturali predisposizioni che egli intuisce e che, come un buon
padre farebbe con il proprio figlio, egli cerca di favorire; ragion
per cui insegue mutui e prestiti, si imbarca in speculazioni troppo
azzardate per i suoi mezzi (è il caso dell'acquisto della Punta e
delle vicissitudini che conseguono); attua permute di terreni con
famiglie confinanti, fa eseguire perizie ed analisi dei terreni con un
impiego di sostanze non indifferente. Il suo particolare intuito lo
porta a concepire già nel 1873 un piano di edificazione della Punta
che ancor oggi stupisce per la sua attualità. Tuttavia, forse perché
non mosso da pure finalità speculative, che intuiamo poco conformi,
del resto, al suo carattere retto e generoso, Martelli non riuscirà
che in minima parte ad attuare i suoi ambiziosi progetti per il futuro
di Castiglioncello; finché, non più giovane, sopraffatto dalle
sventure economiche, dovrà suo malgrado arrendersi alla necessità di
cedere le sue amate terre, subendo così una delle più grandi
disillusioni della sua vita...
(Da: "Arte e storia a Castiglioncello dall'epoca dei
Macchiaioli al '900", scaricabile dal sito)
Patrone e le contraddizioni sociali
Sulla falsariga di quanto immaginato da Martelli, il barone Patrone
continuò sulla strada dello sviluppo turistico, ma in direzione
assai diversa da quella immaginata dal simpatizzante socialista che
l'aveva preceduto. Patrone riesce a calamitare sulla località, gli
interessi della classe sociale alla quale appartiene. I villeggianti
sono esclusiva espressione del ceto più elevato, provenienti da
Milano, Firenze e Roma, abitano le ville dai primi di giugno a fine
settembre, utilizzando un gran numero di persone di servizio
proveniente anche dai paesi collinari, essendo le famiglie locali
residenti, solo poche decine. E da Gabbro e Castelnuovo arrivavano,
percorrendo ogni mattina per ore i sentieri scoscesi del Poggio
Pelato, decine di donne misere e cenciose, con le ceste di vimini
sulla testa per rifornire i villeggianti di frutta e verdura. Due
mondi agli antipodi entrati in contatto per reciproca convenienza,
ma sempre totalmente estranei. Da un lato il top della cultura e
della borghesia economica, dall'altro l'analfabetismo ancora
pressoché totale con tutte le conseguenze sociali e culturali. Non a
caso nel cambio di secolo e nella prima fase del nuovo, maturano
localmente, anche su queste marcate contraddizioni, coscienze come
quella dell'avv. Pietro Gori e di don Lorenzo Milani che fino a 20
anni passa le estati nella villa di punta Righini ed ha modo diretto
di valutare l'abisso sociale detto sopra che lo porterà ad una
scelta di coscienza.
Foto 3 - Dove
il promontorio si getta, con ripido strapiombo, nel mare, da alcuni
secoli il Granduca di Toscana aveva fatto costruire una delle tante
torri di avvistamento a protezione delle coste dagli assalti e dalle
razzie dei pirati...Ma pochi anni dopo l'inizio del '900,
l'onorevole conte Danieli vi costruirà a ridosso, senza alcun
rispetto, un discutibilissimo castelletto. Un ponte unirà le due
costruzioni e l'originale copertura della torre subirà l'onta di
diventare simile a quella del castelletto...La sottostante villa De
Montel (oggi Godilonda)
(De Montel è l'ing. che ha costruito la ferrovia N.d.R),
adagiata su uno spiazzo roccioso tra i golfi del Quercetano e della
Cianciafera, e verso la villa Parisi, dominante la Punta Righini con
alcune ville tra cui una in stile scozzese! Un sentiero difficile da
percorrere portava verso la Mugginara sul lato sud del
promontorio, su cui si ergevano un paio di ville. Per il resto si
potevano vedere solo scogli nudi a picco sul mare che, in parte,
dove ora c'è la Baracchina, saranno prelevati per la costruzione
delle dighe del porto di Livorno.
(Da: "Castiglioncello:
un secolo di immagini" di C. Castaldi e G. Marianelli
scaricabile dal sito)
Foto 5 -
Sbucando dalla curva sopra la Buca dei Corvi si trovava
all'improvviso di fronte ad un promontorio, alto a dirupo sul mare e
dominato da una torre medicea, privo di vegetazione così come ce lo
avevano raffigurato, in numerosi quadri, i pittori Macchiaioli che,
per anni, avevano trascorso vacanze di svago e lavoro nella casa di
Diego Martelli. Tra i campi solo qualche casa e qualche villa
costruita da poco in quanto lo sviluppo turistico del paese era
praticamente cominciato nell'ultima decade dell'800, principalmente
per l'interessamento del barone Fausto Patrone, acquirente della
tenuta di Diego Martelli, che si era costruito la villa, a forma di
castello, in luogo predominante. (Da:
"Castiglioncello:
un secolo di immaginii"
di Castaldi-Marianelli-Scaramal, scaricabile dal sito)
Foto 6 - Singolare questa foto della punta del Sorriso ancora
libera di alberghi ripresa dalla testa del promontorio di
Castiglioncello. La costruzione della ferrovia è appena iniziata ed
ancora non se ne vede traccia. Lungo la via del Littorale la cui
sistemazione è in corso, sono già sorte le prime ville. Al centro
fra la collina e la prima casa si intravede il punto basso dove
sorgerà il ponte ferroviario sul botro Quercetano.
5 luglio 1928 -
Il Bagno Mare Nostrum di Folco Salvadori
Foto 27 - Si
doveva chiamare «Il Sorriso» e sarebbe stata
denominazione simpatica e ben azzeccata. Invece ha il nome
pretenzioso, in linea con la retorica del momento, di «Mare
Nostrum». Il proprietario, Folco Salvadori, decide così, ed
organizza una cerimonia ben articolata nell'arco di una
intensa
domenica di prima estate.
La
struttura, non priva di servizi e di soluzioni moderne ed
anche originali, viene benedetta alle 10 del mattino del 5
luglio 1928, sotto il
sole già alto, dal parroco Don Carlo Gradi. Subito dopo la
signorina
Tina Salvadori, manda in frantumi la tradizionale bottiglia di
champagne che «battezza» ufficialmente il nuovo complesso
balneare annidato nel golfo. Fa gli onori di casa, con
fascino e grazia, la contessa Ginori Conti. Fitto ed
entusiasta il pubblico presente, composto da gerarchi e da
parecchie personalità della colonia villeggiante. Non manca
il Prefetto.
Ma
il bello deve ancora succedere. Così commenta il quotidiano
«Il Telegrafo» di Livorno con toni ammiccanti, scrive
infatti testualmente: «La sera, dalle 17 in poi, fu tutta
una grande festa. Rinfresco e ballo pomeridiano, cena e
veglia danzante protrattasi fino al mattino».
(Breve sintesi
ricavata dai volumi "Quaderni di storia" di Celati - Gattini)
Per i villeggianti delle ville prestigiose sul
promontorio che frequentavano unicamente la spiaggia
dell'Ausonia con i bagni eleganti su palafitte, la
spiaggia del Quercetano sul versante nord era
"proibita" in quanto considerata "spiaggia dei poveri"
locali, priva di ogni tipo di attrezzatura.
L'iniziativa di Salvadori è coraggiosa perché inizia
con varie difficoltà il lancio di un golfo che farà la
sua parte nelle fortune del promontorio.
(Sintesi da
"Lorenzo Milani - Gli
anni del
privilegio" di Fabrizio Borghini)
Racconta Alberto Lami (2015) che il
«Mare Nostrum» rappresentò al suo sorgere il locale
più frequentato dai residenti nelle poche ville già
presenti nella frazione, così come poi sarà il
Tennis. Un anno dopo nell'estate del 1929, venne
inaugurata la Casa del Fascio con l'anfiteatro dove
doveva recitare Doris Duranti, livornese,
amica di Galezzo Ciano, una delle prime "dive" del
cinema italiano (1917-1995), la più ammirata
e pagata durante il regime fascista ospite in estate
al Miramare. Con l'apertura della Casa del Fascio,
il segretario del Fascio locale Probo Magrini,
medico condotto di Castiglioncello
con villa in Poggio Allegro, si recò da Folco
Salvadori imponendogli la chiusura del nuovo locale
«Mare Nostrum» perchè la casa del Fascio doveva
diventare il centro culturale del promontorio.
Salvadori aveva un socio che vista la mala partita,
decide di lasciare Castiglioncello. A breve anche
Salvadori devette lasciare perchè ormai bersagliato
dalle autorità fasciste che cominciano a demolire il
locale con la pagoda.
1931 - Nascono i Bagni
Italia di Antonio Cecconi.
Foto 49 - Lo
stabilimento balneare sorge in fondo alla scogliera a picco
sul mare con più di 25 metri di dislivello dalla strada. Il 7 giugno del 1971
si sfiora la tragedia: alle ore 10.15 si
stacca un costone di roccia dietro i Bagni Italia
costituito prevalentemente da materiali estratti
dallo scavo della galleria ferroviaria sotto la
piazza del centro abitato, accumulati sulla parte
alta della scarpata fin dal primo decennio del ‘900,
che fortunatamente non produsse danni a persone, devastando
completamente il lato Nord dello stabilimento (foto a destra,
archivio Alando). La ricostruzione
comincia subito non senza difficoltà anche per la posizione dello
stabilimento: la stagione era già cominciata! Nessuno resta con le
mani in mano e con l'aiuto dei ragazzi allora guidati da Ilio Cecconi, l'impresa Pizzi ricostruisce tutto a tempo di record.
2016 - Dopo 18 anni di gestione da parte della
famiglia Bucci, i Bagni Italia tornano alla
proprietà. Si chiude di fatto un lungo capitolo per
lo storico stabilimento della baia del Quercetano.
Un capitolo segnato da tanti momenti indelebili per
le molte generazioni che sono cresciute ai piedi
dell'alta scogliera assieme a Graziano e ai genitori
Giorgio e Pia ed ai tanti frequentatori dello
stabilimento di Castiglioncello che dalla sua
nascita - nel 1931 - quando allora era una semplice
struttura di legno su palafitte con cabine in tela,
ha visto succedersi cambiamenti e ristrutturazioni.
Se, però, l'inizio della loro gestione risale al
1998, la frequentazione dei bagni da parte di tutta
la famiglia è ancora precedente. Erano infatti gli
anni '80 quando il padre Giorgio faceva la stagione
come bagnino ed i figli trascorrevano al Quercetano
le loro giornate estive. Adesso il timone torna a
Mark Lombardo, unico proprietario dello stabilimento
costruito dal nonno Antonio Cecconi. Un timone che a
breve si rinnoverà completamente grazie alla
realizzazione di un ascensore che renderà
accessibile a tutti la struttura che sarà ampliata e
riqualificata.
(Sintesi da
Elisa Pastore per Il Tirreno del 21/1/2016)
1932 - La scala Capei ed il Bagno Capanna dello zio Tom di Aride
Lami
Foto 20 - La
caratteristica scalinata "Capei" con i suoi 87 scalini, che scende sulla spiaggia
del Quercetano al termine di via Godilonda è ricavata in parte, nella
roccia. A sinistra
della foto, la pubblicità dello "Zio" disegnata da
Aride Lami, sulla parete della scala pubblica. E' uno dei tre accessi diretti alla
spiaggia ed è
contemporaneo alla passeggiata lungomare sul versante sud. Aride
Lami, (uno dei sette fratelli Lami) vecchio e simpaticissimo marinaio,
già bagnino al Mare Nostrum, ebbe l'idea di
dipingere un affresco che pubblicizzasse il suo piccolo
stabilimento balneare “La Capanna dello zio Tom’ negli anni
Trenta. Fu posto all‘altezza della prima rampa delle
scalette pubbliche per avvertire i passanti che oltre i Bagni
Italia, che ne ostruivano la vista, esisteva il piccolo bagno,
appunto, “La Capanna dello zio Tom”,
primo insediamento turistico della famiglia Lami, corrispondente
all’attuale terrazza dei Bagni Aurora. Il successo di quella
simpatica trovata fu enorme. "Oltre i bagni troverete la
Capanna dello Zio, son ben certo che vi andrete se vorrete
rispiarmar. Troverete barche e patini, ombrelloni e sandolini
per la gioia dei bambini, della mamma e del papà. Lo Zio". Negli anni intorno al 1930 Castiglioncello vibra di una eccezionale
animazione. Ne parla ampiamente la stampa, e non solo
quella labronica. Anche le case private vengono prese
d'assalto dai villeggianti. Gli abitanti del posto, da giugno
a settembre inoltrato, vivono in locali di fortuna, ma non si
lamentano affatto, anzi appaiono soddisfatti. Sono tutti al
servizio dell'attività turistica. Alberghi e pensioni
espongono, fin dai primi mesi della tarda primavera, il
cartello
del «tutto esaurito»; Nelle ville e nei locali pubblici si
rincorrono i trattenimenti più festosi. Grande è la voglia
di vita. La stessa situazione che si ritrova a
Portovecchio ed a Caletta. Dalla fine di marzo nelle domeniche
assolate, quando cominciano a circolare i fiorentini in cerca di
affitti estivi, basta mettersi qualche ora davanti casa e le
probabilità di concludere l'affitto sono elevate. Prima agosto, poi
luglio, ma quasi sempre si riesce ad affittare anche giugno e
settembre e quasi sempre per il mese intero. Sarà così per molti
decenni ancora.
Adunanza 18 luglio 1922 - Accesso al mare del Quercetano.
Il Presidente a nome della Giunta Municipale
propone:
Il Consiglio
Udito che sgraziatamente in Castiglioncello alto la
costruzione delle ville non ha un piano regolatore,
ha fatto si che tutti i passaggi al mare, o quasi
tutti sono preclusi al pubblico.
Udito che la spiaggia del Quercetano, dopo la
costruzione della ferrovia, è rimasta del tutto
ostruita e vi si accede soltanto per una scala di
proprietà del dott. Capei.
Udito che il medesimo è disposto a cedere la scala
al Comune a condizione che gli venga data una somma
sufficiente a costruire un passaggio privato per
accedere dalla sua villa al mare.
Ritenuto che detta somma, a giudizio dell'Ing.
Comunale possa essere di lire 1000 (£ 1000)
Veduto che i fondi si trovano all'art. 65 della
manutenzione stradale del bilancio in corso.
Delibera di accettare dal dott. Gaspero Capei la
scala di accesso alla spiaggia del Quercetano
corrispondendogli lire 1000, non a titolo di
pagamento, ma quale compenso per la costruzione di
altro suo passaggio privato, facendo gravare la
spesa sull'art. 69 del bilancio dell'anno in corso.
Nessuno domandando la parola il deliberato che sopra
vien posto ai voti e risulta approvato per alzata e
seduta con voti 23 favorevoli, nessun contrario.
Adunanza 30 settembre 1923 – Scala Capei - Acquisto
terreno Patrone
Il Presidente a nome della Giunta propone
Il Consiglio
Veduta la propria deliberazione 18 luglio 1922 con
cui si deliberava di accettare dal dott. Capei
Gaspero una scala che porta al mare al Quercetano
corrispondendogli £ 1000;
Considerando che occorre completare tale decisione
con l’acquisto del terreno circostante di proprietà
Patrone, necessario alla scala stessa ed alla strada
che l’unisce a via Godilonda;
Considerando che la spesa di £ 0,10 al metro quadro
non è eccessiva;
Veduto il tipo di frazionamento redatto dall’Ing.
Guerrini;
Delibera
1°/ di confermare la propria deliberazione 18 luglio
1922.
2°/ di acquistare come detto in tale deliberazione
la scala Capei rappresentata nel tipo di
frazionamento scala parte G della particella 597
(braccia quadre 35) al prezzo di £ 1000.
3°/ acquistare dal Sig. Barone Fausto Patrone la d)
braccia quadre 14 parte della scala nonché la
rimanente particella 597 (braccia quadre 1840) al
prezzo di £ 0,10 al metro quadro.
4°/ sostenere la spesa di £ 1000 coi R.P. esistenti
e quella del terreno Patrone in £ 62 (mq. 618,95)
coi fondi esistenti al n. 61 del bilancio in corso
(manutenzione strade).
5°/ di dare atto che la scala Capei e la strada che
conduce dalla medesima a via Godilonda, la quale si
acquista oggi da Patrone, saranno sempre conservate
ad uso pubblico.
Nessuno domandando la parola, il deliberato che
sopra vien posto ai voti e resulta approvato con
voti 23 favorevoli, nessuno contrario, resi per
alzata e seduta.
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