Vada il porto
Piano degli ancoraggi prospicienti il Porto di Vada,1862 (coll. privata) 
Da: "Una comunità della Toscana Lorenese: Rosignano (1765-1808) Popolazione, Insediamento ed Ambiente" di Stefano Rossi e P.L.Ferri  

 
Giovanni Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, Stamperia Granducale, Firenze, 1770, tomo IV, pp.412-425.

Il Lido in vicinanza del Porto di Vada forma una punta, insinuandosi più dentro al Mare, ed acquista il nome di Capocavallo, correttamente Cavocavallo, di cui si trova menzione sin dell'anno 1181. Da questo Capo si torce il lido, e forma una spaziosa cavità o seno, che si chiama il Porto di Vada, assai capace, e sicuro anche per Bastimenti grossi. La sicurezza dipende da due Secche, o sieno diramazioni di monte, le quali staccandosi dalla terra ferma per la parte di Tramontana, s'inoltrano sott'acqua per gran tratto verso Levante. Una si chiama i Catini, l'altra Val di Vetro, ed è quella che propriamente forma il Molo, e la sua imboccatura, la quale resta a Levante vicino a Capocavallo, ma è angusta, e non così facile a prendersi da chi non è pratico. Si distende questa Secca di Val di Vetro per gran tratto di Mare, col dorso quasi piano coperto di rena, e vestito in forma di prato da piante Marine del genere delle membranacee, come Alighe, Fuchi, Fucoidi. Resta oltrediciò coperta da sì poca acqua, che passandovi per di sopra in piccoli legni, si vede benissimo il piano della rena biancastra, e si possono contare tutti i cespugli delle piante, le quali ho inteso dire che nella Primavera e nell'Estate alzino molto e quasi arrivino a fior d'acqua. Quindi ne segue che i Cavalloni mossi per lo spazioso e nudo Mare dai Libecci, e dagli Scirocchi, arrivando a quest'ampia Secca, percuotendo nella Rena, e ne' Ce­spugli, si rompono talmente, che non possono più danneggiare i Bastimenti ricovrati nel seno di Mare, che resta fra la Secca, e la terra ferma. Per di sopra alla Secca non possono passare, a cagione della poca acqua, altro che piccoli bastimenti, cioè Lance, Schifi, Barchetti ed ancor'essi non vi si sogliono sennonché a Mar quieto, e quando possono scoprire il piano della Secca, perché vi sono a luogo a luogo de' dorsi più elevati (cioè dove, cred'io, le Tempeste rammontano la rena) ne'quali pericolerebbero di arrenare. Io vi passai dentro ad una Lancia, nell'andare da Livorno a Cecina, e poiché il Mare sino a Capocavallo era tranquillo, ebbi tutta la comodità di esamina­re la faccia della Secca. Mi sovviene che il Padrone della Lancia osservava diligen­temente, e pregò anche noi altri ad osservar bene dove la Secca era più alta, alfine di scanalarla, come appunto faceva il Padron della Filuga, su cui fece il suo viaggio Rutilio Namaziano.
Sull'orlo del seno, o Porto di Vada, presentemente non è altro che una Torre armata per guardia di esso, e un'abitazione annessa per i Soldati. Anticamente vi era una grossa Terra murata, con molte appartenenze.
Non vi ha luogo di dubitare, che questo Porto sia quello detto dagli antichi Vada Volaterrana, rammentato da Cicerone, e da Plinio. Il nome Vada , che i Greci dicevano tà tenàghe , gli si adatta bene, poiché significa un tratto di Mare che ha de' bassi fondi con rena e fango. Il territorio poi, o Stato di Volterra, per lo meno de' tempi della Colonia, arrivava fino al mare, forse quanto si estende la Diocesi; perciò questi Guadi meritarono il nome di Volterrani, ed erano il porto di cui si serviva quella Città. [...]
Hanno favoleggiato alcuni visionari, che sopra Val di Vetro fosse già fabbricata una grossa Terra, o Città sottoposta ai Volterrani, e detta Tuscinatum, la quale da una inondazione del Mare sia stata distrutta ed assorbita. Per rendere verisimile la loro supposizione, dicono che in tempo di calma sopra Val di Vetro si vedano le rovine di questa città; io però a bella posta m'informai con molti Pescatori e Barcaioli, che tutto il giorno praticano questo Mare, e non ho potuto intendere che non si veda altro che Rena, Piante Marine e qualche Scoglio come alla Melaria, ma raro. Le rovine che hanno dato origine a questa tradizione, sono senza dubbio i fondamenti, ed il principio della Torre per uso di Fanale che vi fece fabbricare ne' bassi tempi la Repubblica Pisana. [...] 
(Da: "Vada-Le bonifiche del Granduca" di Gabriele Paolini scaricabile dal sito)

Vada la torre, il porto, il fanale