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				Il 1 
				dicembre 1921 si inaugura il «Circolo», ampio capannone a forma 
				di "L" destinato a diventare il centro ricreativo del nuovo paese. L'unico 
				esercizio ricreativo a monte della ferrovia è ubicato dove oggi 
				inizia il violetto d'ingresso al Teatro Solvay, sulla strada che anche allora immetteva alla porta principale dello 
				Stabilimento. Resterà in quella posizione fino al 1928, quando 
				il costruendo fabbricato del teatro finisce per incorporarlo. La 
				struttura originaria dispone di una vasta cantina adibita a deposito e 
				di sei vani con sala giochi e buffet, una sala di lettura con 
				biblioteca, di un locale biliardi, di un grande salone per 
				conferenze e spettacoli e di una cucina con camera che 
				costituiscono l'abitazione del gestore Bruno Marchetti. 
				
				 
				Il 28 aprile 1922 
				viene concessa l'agibilità del nuovo locale aziendale riservato 
				a spettacoli cinematografici e teatrali ricavato dalla 
				ristrutturazione dell'esistente «Circolino». Smantellate le sale 
				da biliardo e di lettura, resta a disposizione del pubblico 
				un'area rettangolare di 18 metri di lunghezza e di 8 metri di 
				larghezza, alta 4 metri al centro, con pavimento cementato, 
				cinque porte, comprese quelle delle uscite di sicurezza, ed 
				annesso buffet. I posti a sedere sono 210, quelli in piedi 40. 
				Non manca neppure il palcoscenico che misura 8 metri per 6, con 
				due scalette di cemento ai lati. 
				 
				In data 8 aprile 1924 viene 
				inviato da Rosignano a Bruxelles un "avant-projet de 
				construction" di un circolo teatro, causa l'insufficienza dei 
				locali utilizzati. Il progetto prevede: sala biliardi, 
				biblioteca, una grande sala da spettacoli da 600 posti ed un 
				campo di calcio. Si tratta di una grande opera, 
				dotata di due atri spaziosi, di una platea con 400 posti a 
				sedere, di una cabina delle proiezioni, di un grande 
				palcoscenico oltre che di altri spazi necessari per il suo 
				funzionamento, come i camerini per gli artisti.
				 
                Qualche anno più 
				tardi, precisamente nel 1928, il vecchio "Circolino", viene smantellato 
				dalla ditta fiorentina dell'ing. Alcide Simoni che sta 
				costruendo il nuovo teatro. 
				Scompare il ritrovo storico del nuovo centro industriale, il 
				locale di tutti i giorni e delle occasioni speciali, dei balli e 
				delle prime rappresentazioni cinematografiche, dei tornei di 
				carte e dei fiaschi di vino e anche dei caffè espresso. Scompare 
				con i suoi fumi e con il suo clima particolare, un pò western, ma vivo, 
				caratteristico, pressoché unico. Lascia un velo di nostalgia fra 
				gli abituali frequentatori.  
				Viene inaugurato 
				il Teatro Solvay, al cui interno vengono anche collocati i 
				circoli degli operai e degli impiegati. Struttura ineguagliabile 
				per un paese con appena 3000 abitanti e che poco prima non 
				c'era. E' pronto il 19 aprile del 1928...Al piano terreno 
				il "Circolo Operai" con bar, sala da gioco e sala biliardi, 
				gestito ancora da Bruno Marchetti. Al 
				primo piano il "Circolo Impiegati" gestito da Giuseppe Burattini con la stessa
                attrezzatura più biblioteca e sala lettura, tutto arredato con
                cura... In più locali per il Gruppo Sportivo, il Gruppo 
				Filarmonico, stanze da gioco e soggiorno. La sala del teatro ha 400 posti e tutte le dotazioni più
                moderne dell'epoca. La direzione aziendale nomina direttore l'ex
                attore vadese cav. Remo Lotti che dopo 11 recite di scarso
                successo viene sostituito dal rag. Otello Bertolucci...Successi
                iniziali e poi una serie di fiaschi fino al 1934 quando arriva
                il volterrano dipendente Solvay Dino Lessi...Nel 1938 viene
                interamente ristrutturato e rinnovato, dotato di gallerie e di
                acustica perfetta, facendone uno dei migliori teatri regionali.
                Nuova anche l'apparecchiatura cinematografica, mentre la vecchia
                viene passata all'esterno nella nuova Arena estiva che inizia
                così la sua attività stagionale.  
                
                La lunga storia del Teatro 
				Solvay continua sui volumi: "Il teatro Solvay 50 anni nella storia
                culturale di Rosignano" di Dino Lessi e  
				"Università Popolare Rosignano 
          Solvay - Cinquant'anni di vita" di Celati e Gattini
                scaricabili
                dalla sezione "Scaricalibri" di questo sito e corredati di
                ampie gallerie fotografiche. (Su Scaricolibri menu a sinistra). 
				Notizie su Circolino e teatro anche su  "Sale e 
				pietra" e "La ciminiera dimezzata" di Celati - Gattini. 
                     
				Breve cronistoria  
				1922 
				- 28 aprile 
				- Si concede l'agibilità al primo cinema-teatro misure 18x8 m. 
				con 200 posti a sedere nel fabbricato del Circolino. 
				1928 - 12 maggio - Si inaugura il Teatro Solvay con "La 
				Traviata" con molto successo e qualche critica. La Direzione del 
				teatro è affidata all'ex attore vadese Remo Lotti. Gli succederà 
				dopo pochi mesi il rag. Otello Bartalucci. 
				
				1938 - Viene 
				interamente ristrutturato e rinnovato, dotato di gallerie e di 
				acustica perfetta, facendone uno dei migliori teatri regionali. 
				Il progetto è ancora dell'architetto Brunfaut. 
				1939 aprile - Film attraenti al Teatro Solvay, ma sospesi 
				quelli di produzione americana. 
				1940 - 29 febbraio - "Rigoletto", prima opera lirica al 
				teatro sotto la nuova direzione di Dino Lessi.  
				1943 - 25 luglio - Durante la proiezione del film al Teatro 
				Solvay l'altoparlante  comunica agli spettatori nell'intervallo 
				le decisioni del Gran Consiglio e l'arresto di Mussolini. La 
				proiezione è sospesa ed il Teatro chiuso fino alla liberazione. 
				La notizia si diffuse nello stabilimento durante la notte e la 
				gioia esplose  incontenibile. Molti volevano rifarsi delle 
				angherie subite durante tanti anni e ci fu un certo trambusto in 
				paese. Due giorni dopo il gruppo comunista organizzò una 
				manifestazione per festeggiare la fine della dittatura: un 
				numeroso corteo partì dalla fabbrica, attraversò le vie, 
				respingendo i tentativi di ostacolarlo fatti dai Carabinieri e 
				da un reparto dell’Esercito. Quelli che furono individuati come  
				organizzatori (Oberdan Potestà, Alfredo Stefanini, Enzo 
				Fiorentini) vennero arrestati. 
				1943 - Il cinema ed il teatro 
				Costanzo Ciano di Rosignano Solvay continuavano a proporre film, 
				opere liriche, spettacoli di prosa e di rivista. La popolazione 
				accorreva sempre numerosa. In questo anno, però, a causa della 
				mancanza di nuove pellicole, gli spettacoli furono sempre meno 
				frequenti, fino a raggiungere nell’agosto il numero di due alla 
				settimana. Il sopraggiungere dell’armistizio con l’instaurazione 
				del coprifuoco serale determinò, infine, il blocco di tutte le 
				proiezioni aperte alla popolazione e il teatro venne utilizzato 
				per lo svago dei soldati italiani. Successivamente fu requisito 
				dalle forze tedesche che lo impiegarono pure come aula 
				d’istruzione per le truppe. Anche le forze alleate, giunte nel 
				luglio del 1944, fecero uso del teatro per lo svago del 
				personale, proponendo spettacoli aperti anche al pubblico. Fu 
				dopo la fine della guerra, quando gli americani lo 
				riconsegnarono al legittimo proprietario, che la comunità poté 
				nuovamente usufruire del teatro in piena libertà. 
				(Da "Guerra a 
				Castiglioncello" di Gabriele Milani) 
				1945 - 1 luglio - La società concede all'Università 
				Popolare (esistente dagli anni venti) l'uso totale  del 
				teatro e dei locali annessi.  
				1948 - Nasce nei primi giorni successivi alla 
				liberazione, L'Università Popolare. Avrà un posto determinante 
				per la vita culturale della zona. Svolge un'attività di ampio 
				respiro che investe in molteplici settori: il teatro, 
				l'educazione musicale, l'educazione artistica, i viaggi ecc. (Vedi
				" 
				50 anni di storia dell'UP" scaricabile dal sito) 
				1955 - 18 
				maggio - Riparte l'attività del Gruppo Filarmonico Solvay 
				dopo 10 anni di stop, con il mastro Giulio Socci a capo della 
				banda e dell'attività didattica per i giovani. 
				1955 - 7 
				ottobre - Inaugurato al Cinema Solvay con il film "Lancia 
				che uccide" il nuovo impianto stereofonico per il cinemascope 
				e sostituzione delle poltroncine in legno con altre imbottite in 
				galleria e balconata. 
				(Vedi in basso) 
				1956 - 7 marzo 
				-  Per gli 
				appassionati della tv e della rubrica "Lascia o raddoppia" 
				montato uno schermo televisivo gigante all'interno del teatro. 
				1956 - 1 luglio 
				- Nasce il cinema estivo a 
				fianco del Teatro Solvay, ben riparato a tutti i venti, 
				comprende 2000 posti a sedere ed è dotato di modernissimi 
				impianti di proiezione nonché dello schermo panoramico veramente 
				gigantesco, qualità tecniche che garantiscono un'ottima visione 
				e audizione.  
				1970~ - In questi anni le Opere Sociali aziendali vengono 
				affidate all'AGOSS per una gestione unificata. Restano 
				all'azienda gli immobili del teatro e Canottieri oltre alla CIAS 
				(fondo integrativo) e il Natale dei bambini.  
				1981 gennaio - Dino Lessi riceve l'onorificenza di 
				Commendatore al merito della Repubblica Italiana per la sua 
				lunga attività di Direttore del teatro Solvay.  
				1989 - 27 maggio - Riapre il teatro Solvay dopo la 
				ristrutturazione. La 
				nuova denominazione è "Centro Culturale Solvay". 
				 
				1991 - Nasce ESTRO (Ente Sviluppo Teatro Rosignano) per 
				razionalizzare lo spettacolo evitando dispersioni, fra Comune e 
				Solvay. Dopo 5 anni secondo programma nasce ARMUNIA. Tutti i 
				comuni del circondario ne sono soci.  
				2000 - 20 gennaio - Viene presentato il libro di Dino Lessi 
				"Una vita per il teatro all'ombra delle ciminiere", con 
				la storia della sua vita e della sua opera per il teatro, edito 
				da "Il Gabbiano" di Castiglioncello con prefazione di Demiro Marchi. 
				(Il volume
				è
				scaricabile dal sito) 
				2005 - 21 marzo - Muore Dino Lessi a 104 anni e 2 mesi. 
				Classe 1901 volterrano e socialista, Direttore del Teatro Solvay 
				per 50 anni.  
				Foto 36 - 37- 38 - 
				Il Gruppo Filarmonico è stato fondato ufficialmente nel 1920 e 
				sin da allora ha portato avanti un’attività ininterrotta nel 
				campo della didattica, della divulgazione e della produzione 
				della musica a Rosignano. Ci sono stati momenti di crisi, ma 
				grazie anche al sostegno dell’Amministrazione Comunale, il 
				Gruppo è riuscito a tornare ad alti livelli. Tutti musicisti che 
				gratuitamente mettono il loro talento a disposizione della 
				comunità. Il Gruppo tra l’altro vanta musicisti provenienti da 
				molti territori diversi della Provincia di Livorno ed una 
				collaborazione stretta con altre associazioni del territorio: 
				dopo aver profuso per anni energie ed attenzioni al campo della 
				didattica, dal 1996 ha promosso un’associazione collaterale 
				denominata A. Bacchelli, con lo scopo di dar vita ad un 
				laboratorio musicale in grado di gestire le attività storiche di 
				formazione e di educazione musicale, fondendole con quelle più 
				recenti ed altrettanto apprezzate della Schola Cantorum.
				 
				Per la storia dei 90 anni del G.Filarmonico vedi
				
				QUI 
				Nei primi anni 50 furono organizzati dalla sezione locale del 
				Club Alpino e dal Circolo del Tennis dei bellissimi veglioni nel 
				teatro solvay. Nella platea vennero rimosse le poltroncine 
				lasciandone solo alcune sotto le balconate ottenendo così una 
				grande sala da ballo con orchestra. A causa però del pavimento 
				inclinato verso il palcoscenico al termine di ogni ballo le 
				coppie si ritrovavano tutte ammassate verso la balaustra 
				dell'orchestra. 
                                                          
				******   
				1942 - Ricordo uno dei più grandi tenori del secolo scorso e di 
				tutta la storia della Lirica Mario Del Monaco.  
				Ecco cosa scrissero su di lui che cantò al Teatro Solvay: 
				"Nel 1942, grazie ad alcune conoscenze, riuscì ad ottenere 
				un'audizione, piuttosto improvvisata dal M° Antonino Votto, il 
				quale dopo averlo sentito, lo portò con se a Rosignano Solvay a 
				cantare Butterfly. Di questa recita di Butterfly, accanto a 
				Mafalda Favero, scrissero: "Pinkerton in tutto pari al suo 
				compito. La bella voce fresca, timbrata, il senso dell'arte del 
				suo canto oltre ad armonizzare bene con la voce del soprano e a 
				comporre con lei in modo ammirevole il duetto finale del I° 
				atto, fu piena di fascino nella romanza "Bimba dagli occhi pieni 
				di malia" e, nel terzo, in quell'"Addio" dove piange un'accorata 
				nostalgia di ricordi. Il tenore Mario Del Monaco è giovanissimo 
				e non ancora del tutto ha potuto dare prova di sé ma avrà certo 
				un grande avvenire". Le date delle due recite essendo il 25 
				venerdì ed il 27, domenica, del settembre 1942. Posso aggiungere 
				che Del Monaco era nipote di un capo-fabbrica dell'Aniene, il 
				sig. Giachetti che lo presentò al Direttore del Teatro, 
				l'amatissimo Dino Lessi. 
				26/9/1942 - Il Telegrafo, 
				Bianca Fleury Nencini - FB Giorgio Pallesi. 
				
 
	  
				  
				                                 
				1976 - 50 anni di teatro 
				Solvay 
				Questa è una storia di teatro, molto bella. 
				Teatro aziendale Solvay di Rosignano. E non è soltanto una 
				storia aziendale, limitata a uno stabilimento, ai suoi 
				dipendenti, a un paese, perché la vicenda dl questa opera 
				sociale della Solvay può fare testo in Italia, è un esempio 
				molto raro, forse unico, non chiuso nello spazio locale, ma 
				portatore di idee e di fatti con un anticipo di quasi mezzo 
				secolo su quanto è stato poi proposto ovunque. E soltanto 
				proposto, perché troppo spesso, anche ora, è molto difficile 
				passare dai buoni propositi alle realizzazioni. Tutti sono bravi 
				a parlare e a utilizzare quello che altri hanno fatto e hanno 
				messo a disposizione. Non ci vuol niente. Ci vuole molto di più 
				a realizzare, a costruire, a impegnarsi con i fatti. Ed è anche 
				per questo che l'esempio di un teatro aziendale, e dei suoi 
				cinquant'anni di vita, deve essere valutato  
				ben oltre le dimensioni che gli si potrebbero attribuire, se non 
				si conoscesse bene gli aspetti di questo lungo episodio. 
				Cominciamo dall’inizio. Cinquant’anni fa. La Solvay, che a 
				Rosignano ha fatto quasi tutto (il paese porta il suo nome: (si 
				chiama Rosignano Solvay) nel 1927 realizzò anche un teatro, in 
				un edificio in mezzo a un giardino. Era, ed è anche oggi, la 
				sede di alcune delle opere sociali dell’azienda. Mezzo secolo fa 
				questa era un’iniziativa altrove addirittura impensabile; anzi, 
				è difficile anche oggi trovare qualcosa di simile. 
				Dieci anni dopo il teatro è stato trasformato, ampliato, con 
				un’architettura dai criteri così moderni che anche oggi la 
				realizzazione appare attuale, il tempo non l’ha fatta diventare 
				superata. Anzi, più gli anni passano e più ci si rende conto 
				della bella e razionale semplicità delle linee. Da quel momento, 
				dal giorno dell’inaugurazione, il teatro aziendale è il punto di 
				riferimento per iniziative che hanno contribuito alla diffusione 
				della cultura, oltre che a dare un contenuto all’utilizzazione 
				del tempo libero. 
				Sono criteri di oggi, di questi nostri giorni. Ma sono stati 
				intuiti e applicati fin da cinquant’anni fa. E il teatro è stato 
				parte attiva della vita di un paese, ha dato molto — nel suo 
				settore — anche a tutta una regione. Si dice diffusione della 
				cultura. Ma non basta. C’è stato, e c’è, di più: partecipazione 
				alla cultura. Cioè partecipazione di tutta una collettività al 
				teatro, come forse non è stata ancora realizzata altrove. E’ 
				questo uno degli aspetti principali che distinguono la vicenda. 
				Oggi si sente parlare, con grande dottrina, di teatro, di 
				territorio, di gruppi. Si cerca di inventare quello che a 
				Rosignano è già stato fatto, in rapporto a una collettività, a 
				uno spazio, a un territorio. Sul palcoscenico del «Solvay» è 
				passato (e sta passando) quanto di meglio ha messo a 
				disposizione il teatro italiano. -Una rassegna completa di nomi 
				e difatti. E questo è già molto, perché — non dimentichiamolo — 
				stiamo parlando di un piccolo paese di provincia sorto intorno a 
				uno stabilimento. E questo piccolo paese ha visto lo stesso 
				teatro delle grandi città. E, già che ci siamo, anche lo stesso 
				cinema, perché schermo bianco e macchine da proiezione hanno 
				sempre fatto parte di questa istituzione aziendale. 
				Però è stato seguito anche un altro principio: il teatro, questo 
				teatro di Rosignano, è vita, è lavoro. E’ partecipazione dei 
				dipendenti di un’azienda, la Solvay, non solo per recitare, 
				suonare, cantare, ma anche per inventate, costruire, disegnare, 
				lavorare, amministrare. 
				I dipendenti, ciascuno con un suo compito, hanno trasferito le 
				loro esperienze di lavoro in quel gran fatto di cultura che è il 
				teatro. Forse questo è l’unico modo per capire, e far capire, il 
				teatro, che è comunicazione, partecipazione. I protagonisti sono 
				i fatti, le idee, le aspirazioni, la fantasia, la storia, i 
				drammi, le passioni. Cioè siamo noi, tutti, con i nostri fatti 
				quotidiani che diventano teatro, filtrati attraverso l’ingegno o 
				il genio degli autori, portati attraverso gli interpreti: uno 
				per rappresentare tutti. 
				Avere avvicinato una collettività di lavoro al teatro, e averla 
				fatta diventare protagonista diretta, e non solo attenta a 
				seguire cinquanta anni di spettacoli: è qui il contenuto, il 
				significato, l’importanza dell’attività del teatro aziendale, di 
				un’ opera sociale della Solvay. 
				Oggi il teatro, in senso generale, entra a fare parte 
				dell’elenco dei generi di consumo. Un tempo, però, era riservato 
				a pochi. Non c’è bisogno di andare molto lontano, basta 
				ricordare quel che accadeva pochi anni fa. A Rosignano, invece, 
				fin da mezzo secolo fa è stato messo a disposizione di tutti, in 
				tutti i modi possibili. 
				Si può aggiungere anche un altro episodio. Il teatro aziendale 
				Solvay è stato uno dei primi, in Italia, nel 1935, a concedere 
				abbonamenti a spettacoli di prosa con pagamento a rate. Davano 
				diritto a dieci rappresentazioni ed erano riservati ai 
				dipendenti della Solvay e ai loro familiari; i prezzi erano 
				molto modesti e la quota era ritirata dallo stipendio in piccole 
				rate mensili. 
				La Solvay è sempre stata presente in ‘questi cinquant’anni di 
				attività del suo teatro. Interventi, agevolazioni, un impegno 
				costante da protagonista sempre in favore dei suoi dipendenti e 
				del paese in cui abitano e lavorano. 
				(Solvay Notizie 1976) 
				 
                         Lavori di 
				rimodernamento del teatro Solvay - 1955 
				L'Università Popolare ha intrapreso la prima fase dei lavori di 
				rimodernamento e sistemazione del Cinema Teatro Solvay affidato 
				alla sua gestione. Per il momento si limita a tenere in piedi 
				gli spettatori della galleria dalla quale sono state rimosse 
				tutte le poltrone che saranno sostituite da altre nuove, comode 
				e imbottite. Il lavoro poi sarà esteso anche alle gradinate ed 
				il blocco galleria-gradinate costituirà un unico ordine di 
				posti, differenziato da quello della platea che sarà sistemato 
				in un secondo tempo. E' arrivato quindi il momento di far 
				sparire quel caratteristico scricchiolio collettivo delle 
				vecchie poltrone di galleria, avvertibile soprattutto in 
				occasione delle scene madri degli spettacoli di prosa, quando il 
				silenzio generale era regolarmente interrotto da qualche gemito 
				prolungato di congiunture legnose, viti allentate e generi 
				affini. Il rumore non ha mancato di causare qualche incidente: 
				tipico è quello che ebbe per protagonista Renzo Ricci lo scorso 
				anno nel corso di una scena più o meno madre con Eva Magni. I 
				due attori stavano recitando "L'ereditiera" ed uno scricchiolio 
				più tenace del solito disturbava l'effetto di un'azione molto 
				tesa e Ricci tranquillo e pacato lasciò a mezza strada una 
				battuta e si rivolse alla galleria con un correttissimo "scusi 
				ma scricchiola lei o possiamo continuare a recitare noi?" 
				Naturalmente continuarono a recitare loro. 
				(La Nazione 3 maggio 1955)
				 
                                         
				“L’Eco di Rosignano”
				 
				Nato 65 anni fa a cura dell’Università 
				popolare si occupava di cultura.
				 
				Non tutti sanno che ben sessantacinque anni 
				fa nel nostro territorio era diffusa una testata in cui si 
				trattavano in ambito locale argomenti sulla pittura, il cinema, 
				il teatro, la musica, la storia, la vita aziendale, la politica 
				in senso lato e lo sport. Il giornale si chiamava "L'Eco di 
				Rosignano" ed era un periodico tutto realizzato a cura 
				dell'Università Popolare. Questa gloriosa associazione e la 
				direzione del Teatro Solvay gestivano allora la maggior parte 
				dell'attività culturale di tutto il comune, vale a dire la 
				programmazione cinematografica, il cartellone del teatro di 
				prosa con riviste, commedie musicali, concerti di musica 
				classica e una ricca stagione lirica con la messa in scena di 
				almeno due opere all'anno. Si organizzavano mostre di pittura, 
				cicli di conferenze con la partecipazione di personaggi di primo 
				piano, corsi di lingue straniere, scuola di danza e lezioni di 
				musica per vari strumenti. Inoltre era a disposizione della 
				popolazione una fornitissima biblioteca sempre aggiornata. Date 
				queste premesse era pertanto naturale che nascesse un organo 
				d'informazione per illustrare tutte queste attività e 
				contemporaneamente per ospitare opinioni, inchieste, racconti, 
				poesie e quant'altro. Quindi nell'ottobre del 1949 l'Università 
				Popolare dette vita al primo numero del periodico "L'Eco di 
				Rosignano" mettendolo regolarmente in vendita nelle edicole al 
				prezzo di 20 lire, che l'anno dopo fu portato a 30 lire. La 
				tiratura si aggirava sulle quattromila copie, una quantità di 
				tutto rispetto. Della redazione facevano parte Giampiero Celati 
				giornalista che più tardi si specializzerà nel campo dell'ippica 
				e scriverà anche alcuni libri, Pietro Gazzarri un umorista di 
				prim'ordine, Demiro Marchi sindaco del comune e professore di 
				pedagogia, Aldo Tornadore giornalista, Guido Guideri insegnante 
				e pittore, Dino Lessi mitico direttore del Teatro Solvay e 
				particolarmente esperto di musica lirica e sinfonica, Renzo 
				Mazzanti che diventerà geologo di chiara fama, Bruno Pischiutta 
				medico ed eccellente caricaturista, Lorenzo Scateni uomo di 
				cultura ed Egisto Squarci divenuto poi giornalista affermato. 
				Del gruppo faceva parte anche il sottoscritto. Ero il più 
				giovane, avevo tutto da imparare dagli altri e l'emozione fu 
				grande quando per la prima volta in vita mia vidi pubblicati sul 
				primo numero un mio racconto e due poesie. Quella fu anche 
				l'occasione per il mio primo approccio diretto con la stampa di 
				un giornale. Giampiero Celati infatti ogni volta che doveva 
				uscire "L'Eco" mi portava nella tipografia de "Il Tirreno" a 
				Livorno dove insieme a un linotipista e a un impaginatore 
				realizzavamo il giornale in una giornata. E lì cominciai ad 
				imparare come si facevano i titoli e come si impaginava. Le 
				spese di stampa erano coperte dalle casse della nostra 
				Università Popolare, naturalmente nessun redattore percepiva un 
				benché minimo compenso. Lavoravamo tutti gratis e ben 
				volentieri, come d'altra parte facevano quelli che prestavano la 
				loro opera nell'U.P. e nella gestione del cinema-teatro che 
				erano tutti dipendenti della Società Solvay. Eravamo insomma una 
				bella squadra di volontari. "L'Eco di Rosignano" continuò ad 
				uscire nel 1950 e nel 1951. L'ultimo numero apparve in 
				quell'agosto e con la testata modificata in "La voce di 
				Rosignano". Con tutti i limiti che poteva avere un giornale 
				locale come quello, quando usciva era un vero successo. Le copie 
				andavano a ruba e le rese erano praticamente nulle. 
				Evidentemente dopo gli anni oscuri e drammatici della guerra e 
				le incertezze del primo dopoguerra, la gente aveva voglia di 
				leggere e di essere informata. E "L'Eco di Rosignano" contribuì 
				generosamente ad assolvere il suo compito di organo 
				d'informazione culturale e di approfondimento dei problemi di 
				quell'attualità. 
				(Dino Dini Il Tirreno 2 luglio 2014) 
				                            
				2017 - Il teatro Solvay pronto a ripartire 
				Il 29 giugno fra il direttore Solvay Davide Papavero ed il 
				Sindaco Alessandro Franchi è avvenuto il passaggio di consegne  
				per la gestione del Teatro Solvay.  Il contratto sancisce 
				ufficialmente il trasferimento di proprietà superficiaria del 
				Teatro Solvay al Comune per i prossimi 10 anni al costo 
				simbolico di 1,00 € oltre Iva. Nei prossimi tre mesi saranno 
				realizzati i lavori di manutenzione resi necessari dalla voltura 
				delle autorizzazioni, in modo da avviare già dal prossimo 
				autunno la stagione teatrale. Insieme alle associazioni che già 
				lavorano all’interno del Teatro, l’Amministrazione è impegnata 
				già dal prossimo autunno per una programmazione culturale che 
				vede il Teatro Solvay, centro di arte, teatro e creatività, nonché luogo della comunità e di socializzazione. 
				Nei mesi successivi sono stati eseguiti alcuni interventi, primo 
				tra tutti l'accessibilità al palco per i disabili. La struttura 
				è stata collegata all'impianto di teleriscaldamento che permette 
				un efficientamento energetico e minori costi di riscaldamento 
				fino ad oggi a gasolio». Sono stati eseguiti numerosi lavori di 
				tinteggiatura. 
				Pubblicato il cartellone con gli spettacoli per una stagione, 
				che vede la collaborazione fra Comune, Fondazione Toscana 
				spettacolo onlus e con la Fondazione Armunia a partire dal 26 
				novembre. 
				 
     2023 - Cessione definitiva del teatro Solvay al Comune, 
				confronto serrato tra la società e l’amministrazione. 
				Un percorso per arrivare al passaggio definitivo della proprietà 
				del Teatro Solvay dalla multinazionale della chimica al Comune 
				di Rosignano Marittimo. Prende corpo uno dei punti inseriti nel 
				protocollo di intesa che la società Solvay e 
				l’amministrazione locale hanno siglato alla fine di settembre 
				2022. Un accordo, lo ricordiamo, per arrivare a una maggiore 
				integrazione dello stabilimento di Rosignano con il territorio e 
				la sua comunità. La cessione definitiva dello storico teatro su 
				via Ernesto Solvay, costruito dalla multinazionale belga tra il 
				1924 e il 1928, rientra nel percorso di impegno reciproco tra 
				Comune e società Solvay. Intanto, con la delibera 355 del 29 
				dicembre scorso, la giunta ha approvato il “progetto di 
				fattibilità tecnica ed economica per l’intervento di restauro 
				finalizzato all’efficientamento energetico del teatro Solvay”. 
				Un intervento che prevede una spesa di oltre 1,3 milioni (Iva 
				inclusa) e, come specificato nel progetto stesso, comprende: 
				sostituzione infissi e scuri, sostituzione caldaia, smontaggio 
				della copertura esistente e realizzazione del nuovo isolante, 
				consolidamento muri di appoggio, adeguamento e risanamento delle 
				strutture a sostegno della copertura.  
				“Il Comune – ricorda il sindaco – ha acquisito il teatro in 
				diritto superficiario per 9 anni, fino alla fine del 2026. 
				L’intenzione è quella di valorizzare la struttura come punto di 
				riferimento della comunità. In considerazione dell’eventuale 
				riapertura del finanziamento del Pnrr, abbiamo avviato una 
				valutazione energetica dell’edificio per capire quali interventi 
				potrebbero essere effettuati sul teatro. In questo modo, saremo 
				in grado di avere la documentazione necessaria per candidare 
				l’intervento al finanziamento”. Il Comune ha quindi individuato 
				un professionista che ha preparato il progetto di fattibilità 
				tecnica ed economica dell’intervento, calcolato in 1 milione e 
				335mila euro. 
				Parallelamente è in corso un confronto tra la società Solvay e 
				il Comune per arrivare al passaggio definitivo del teatro 
				all’amministrazione. “Abbiamo chiesto a Solvay – termina Donati 
				– anche alla luce del protocollo firmato a fine settembre, di 
				poter acquisire l’immobile. Si tratterebbe di una cessione 
				definitiva a titolo gratuito. Proprio in quest’ottica ci stiamo 
				attivando per candidare ristrutturazione ed eco efficientamento 
				del teatro Solvay ai finanziamenti del Pnrr”. 
				 Anna Cecchini 2/1/2023 
				 
				
				
				 2024 - Il Solvay diventa 
				teatro nazionale. «Così è cresciuto in cent'anni» Prestigioso 
				riconoscimento per la struttura passata in tempi recenti al 
				Comune. 
				Il teatro di 
				Rosignano Solvay è stato dichiarato (insieme ad altri 69 teatri 
				toscani) Teatro storico nazionale. Un riconoscimento, che premia 
				la tradizione artistica, drammaturgica, operistica e musicale di 
				Rosignano e valorizza un edificio storico considerato di grande 
				valore culturale e architettonico. In sostanza si tratta una 
				specie di sigillo di garanzia che certifica la buona qualità del 
				lavoro fatto fino a ora pur non prevedendo l'accesso, almeno per 
				il momento, a finanziamenti specifici. In Comune, comunque, c'è 
				grande soddisfazione. «Abbiamo ottenuto questo prestigioso 
				riconoscimento - ha detto Licia Montagnani, assessora al Turismo 
				e alla Cultura del Comune di Rosignano - perché il teatro ha un 
				secolo di vita. Ma soprattutto per il fatto che all'interno 
				della struttura vengono ancora svolti spettacoli dal vivo. Il 
				teatro Solvay ha sempre rappresentato un baluardo culturale per 
				il nostro territorio, un luogo dove la comunità si ritrova. 
				All'interno dell'edificio c'è la sede dell'Università Popolare 
				con tutte le attività che ogni anno mette in campo per la 
				cittadinanza. C'è il cinema e ogni anno, vengono presentati 
				spettacoli teatrali di rilievo tenendo conto dei vari gusti. È 
				dunque un luogo vivo e vissuto a disposizione delle 
				associazioni, delle scuole e del territorio. Questo 
				riconoscimento è per noi grande motivo di soddisfazione, anche 
				per il lavoro svolto». Soddisfatto è anche il sindaco Daniele 
				Donati. «È un riconoscimento legato alla nostra tradizione e al 
				lavoro che fino a oggi abbiamo portato avanti, soprattutto in 
				questi ultimi anni. Ci valorizza e offre una nuova prospettiva a 
				ciò che potremo progettare all'interno del teatro anche in 
				futuro». Dopo alcuni anni di silenzio, nel 2016 la Solvay firma 
				un accordo con il Comune che acquisisce il teatro per 10 anni 
				alla cifra simbolica di un euro ad anno. Iniziano così le 
				programmazioni teatrali e i cittadini cominciano a varcare la 
				soglia della sala per gustarsi attori ed attrici di grandi 
				compagnie con spettacoli di rilievo. L'anno scorso la Solvay ha 
				ceduto definitivamente la struttura al Comune che ne è diventato 
				proprietario. Ieri il riconoscimento per questo polo culturale.
				A.Bernardeschi 
				5/4/24 (sintesi) 
				 
				2025 -
				TRASFERITA 
				DEFINITIVAMENTE AL COMUNE DI ROSIGNANO MARITTIMO LA PROPRIETÀ 
				DEL TEATRO SOLVAY ALLA SIMBOLICA CIFRA DI UN EURO. LA SOCIETÀ 
				CHIMICA E L’AMMINISTRAZIONE CIVICA FIRMANO DAVANTI AL NOTAIO 
				L’ATTO DEFINITIVO. 
				30 gennaio 2025 - Il passaggio del Teatro dalla Società Solvay 
				al Comune di Rosignano Marittimo è stato perfezionato e concluso 
				il nello studio del notaio D’Abramo a Rosignano Solvay, alla 
				presenza della Dirigente del settore Servizi alla 
				persona, Simona Repole, in rappresentanza del Comune, del Country 
				Manager Raffaele Calabrese De Feo e del Direttore dello 
				Stabilimento di Rosignano, Nicolas Dugenetay, per Solvay Chimica 
				Italia Spa. L’amministrazione comunale aveva ricevuto la 
				struttura in proprietà superficiaria per dieci anni, sempre con 
				un atto notarile siglato nel giugno del 2017, quando era Sindaco 
				Alessandro Franchi. Allo scadere dei dieci anni - se non fossero 
				intervenuti fatti nuovi - tutto sarebbe ritornato alla Società 
				Solvay.  Nel frattempo, con la possibilità di accedere ai fondi 
				del PNRR, il Comune ha ripreso il confronto con Solvay, fino al 
				trasferimento definitivo del teatro che è stato ceduto per la 
				cifra simbolica di un eu ro 
				più Iva, ovvero 1,22 euro in tutto: un bonifico da 
				“incorniciare” e inserire nella lunga storia del Teatro, che nel 
				2028 compirà i suoi primi cento anni di vita. Un teatro, quindi, 
				che potrà continuare ad essere una delle memorie storiche del 
				territorio, mantenendo per sempre il nome di Teatro Solvay (o 
				Centro Culturale Solvay). “L’acquisizione definitiva del Teatro 
				Solvay - ha commentato il Sindaco Claudio Marabotti - è un atto 
				simbolicamente molto importante, perché questa struttura ha 
				rappresentato e rappresenta il cuore della vita culturale di 
				Rosignano Solvay e dell’intero Comune. Ha alle spalle una storia 
				importante ed è un enorme piacere poterlo avere non solo in uso, 
				ma in proprietà. In questo modo l’amministrazione potrà 
				programmare un restauro progressivo della struttura, che ha 
				dimensioni importanti, per farla tornare con gradualità ad 
				essere un centro polivalente di vita culturale, dove andare non 
				solo per assistere agli spettacoli teatrali, ma anche per molte 
				altre cose”. “Il Teatro Solvay ha sempre rappresentato un centro 
				culturale e artistico pulsante, al servizio di tutta la comunità 
				– afferma il Direttore Nicolas Dugenetay - di questo siamo 
				particolarmente orgogliosi, non solo perchè ciò riflette lo 
				spirito con il quale la sua realizzazione venne a suo tempo 
				concepita quasi cento anni fa, ma anche perché questo passaggio 
				si allinea con la visione di Solvay, nell’ambito delle sue 
				politiche di responsabilità sociale d’impresa e di promozione 
				attiva dello sviluppo del nostro territorio”.  |