Il 1
dicembre 1921 si inaugura il «Circolo», ampio capannone a forma
di "L" destinato a diventare il centro ricreativo del nuovo paese. L'unico
esercizio ricreativo a monte della ferrovia è ubicato dove oggi
inizia il violetto d'ingresso al Teatro Solvay, sulla strada che anche allora immetteva alla porta principale dello
Stabilimento. Resterà in quella posizione fino al 1928, quando
il costruendo fabbricato del teatro finisce per incorporarlo. La
struttura originaria dispone di una vasta cantina adibita a deposito e
di sei vani con sala giochi e buffet, una sala di lettura con
biblioteca, di un locale biliardi, di un grande salone per
conferenze e spettacoli e di una cucina con camera che
costituiscono l'abitazione del gestore Bruno Marchetti.
Il 28 aprile 1922
viene concessa l'agibilità del nuovo locale aziendale riservato
a spettacoli cinematografici e teatrali ricavato dalla
ristrutturazione dell'esistente «Circolino». Smantellate le sale
da biliardo e di lettura, resta a disposizione del pubblico
un'area rettangolare di 18 metri di lunghezza e di 8 metri di
larghezza, alta 4 metri al centro, con pavimento cementato,
cinque porte, comprese quelle delle uscite di sicurezza, ed
annesso buffet. I posti a sedere sono 210, quelli in piedi 40.
Non manca neppure il palcoscenico che misura 8 metri per 6, con
due scalette di cemento ai lati.
In data 8 aprile 1924 viene
inviato da Rosignano a Bruxelles un "avant-projet de
construction" di un circolo teatro, causa l'insufficienza dei
locali utilizzati. Il progetto prevede: sala biliardi,
biblioteca, una grande sala da spettacoli da 600 posti ed un
campo di calcio. Si tratta di una grande opera,
dotata di due atri spaziosi, di una platea con 400 posti a
sedere, di una cabina delle proiezioni, di un grande
palcoscenico oltre che di altri spazi necessari per il suo
funzionamento, come i camerini per gli artisti.
Qualche anno più
tardi, precisamente nel 1928, il vecchio "Circolino", viene smantellato
dalla ditta fiorentina dell'ing. Alcide Simoni che sta
costruendo il nuovo teatro.
Scompare il ritrovo storico del nuovo centro industriale, il
locale di tutti i giorni e delle occasioni speciali, dei balli e
delle prime rappresentazioni cinematografiche, dei tornei di
carte e dei fiaschi di vino e anche dei caffè espresso. Scompare
con i suoi fumi e con il suo clima particolare, un pò western, ma vivo,
caratteristico, pressoché unico. Lascia un velo di nostalgia fra
gli abituali frequentatori.
Viene inaugurato
il Teatro Solvay, al cui interno vengono anche collocati i
circoli degli operai e degli impiegati. Struttura ineguagliabile
per un paese con appena 3000 abitanti e che poco prima non
c'era. E' pronto il 19 aprile del 1928...Al piano terreno
il "Circolo Operai" con bar, sala da gioco e sala biliardi,
gestito ancora da Bruno Marchetti. Al
primo piano il "Circolo Impiegati" gestito da Giuseppe Burattini con la stessa
attrezzatura più biblioteca e sala lettura, tutto arredato con
cura... In più locali per il Gruppo Sportivo, il Gruppo
Filarmonico, stanze da gioco e soggiorno. La sala del teatro ha 400 posti e tutte le dotazioni più
moderne dell'epoca. La direzione aziendale nomina direttore l'ex
attore vadese cav. Remo Lotti che dopo 11 recite di scarso
successo viene sostituito dal rag. Otello Bertolucci...Successi
iniziali e poi una serie di fiaschi fino al 1934 quando arriva
il volterrano dipendente Solvay Dino Lessi...Nel 1938 viene
interamente ristrutturato e rinnovato, dotato di gallerie e di
acustica perfetta, facendone uno dei migliori teatri regionali.
Nuova anche l'apparecchiatura cinematografica, mentre la vecchia
viene passata all'esterno nella nuova Arena estiva che inizia
così la sua attività stagionale.
La lunga storia del Teatro
Solvay continua sui volumi: "Il teatro Solvay 50 anni nella storia
culturale di Rosignano" di Dino Lessi e
"Università Popolare Rosignano
Solvay - Cinquant'anni di vita" di Celati e Gattini
scaricabili
dalla sezione "Scaricalibri" di questo sito e corredati di
ampie gallerie fotografiche. (Su Scaricolibri menu a sinistra).
Notizie su Circolino e teatro anche su "Sale e
pietra" e "La ciminiera dimezzata" di Celati - Gattini.
Breve cronistoria
1922
- 28 aprile
- Si concede l'agibilità al primo cinema-teatro misure 18x8 m.
con 200 posti a sedere nel fabbricato del Circolino.
1928 - 12 maggio - Si inaugura il Teatro Solvay con "La
Traviata" con molto successo e qualche critica. La Direzione del
teatro è affidata all'ex attore vadese Remo Lotti. Gli succederà
dopo pochi mesi il rag. Otello Bartalucci.
1938 - Viene
interamente ristrutturato e rinnovato, dotato di gallerie e di
acustica perfetta, facendone uno dei migliori teatri regionali.
Il progetto è ancora dell'architetto Brunfaut.
1939 aprile - Film attraenti al Teatro Solvay, ma sospesi
quelli di produzione americana.
1940 - 29 febbraio - "Rigoletto", prima opera lirica al
teatro sotto la nuova direzione di Dino Lessi.
1943 - 25 luglio - Durante la proiezione del film al Teatro
Solvay l'altoparlante comunica agli spettatori nell'intervallo
le decisioni del Gran Consiglio e l'arresto di Mussolini. La
proiezione è sospesa ed il Teatro chiuso fino alla liberazione.
La notizia si diffuse nello stabilimento durante la notte e la
gioia esplose incontenibile. Molti volevano rifarsi delle
angherie subite durante tanti anni e ci fu un certo trambusto in
paese. Due giorni dopo il gruppo comunista organizzò una
manifestazione per festeggiare la fine della dittatura: un
numeroso corteo partì dalla fabbrica, attraversò le vie,
respingendo i tentativi di ostacolarlo fatti dai Carabinieri e
da un reparto dell’Esercito. Quelli che furono individuati come
organizzatori (Oberdan Potestà, Alfredo Stefanini, Enzo
Fiorentini) vennero arrestati.
1943 - Il cinema ed il teatro
Costanzo Ciano di Rosignano Solvay continuavano a proporre film,
opere liriche, spettacoli di prosa e di rivista. La popolazione
accorreva sempre numerosa. In questo anno, però, a causa della
mancanza di nuove pellicole, gli spettacoli furono sempre meno
frequenti, fino a raggiungere nell’agosto il numero di due alla
settimana. Il sopraggiungere dell’armistizio con l’instaurazione
del coprifuoco serale determinò, infine, il blocco di tutte le
proiezioni aperte alla popolazione e il teatro venne utilizzato
per lo svago dei soldati italiani. Successivamente fu requisito
dalle forze tedesche che lo impiegarono pure come aula
d’istruzione per le truppe. Anche le forze alleate, giunte nel
luglio del 1944, fecero uso del teatro per lo svago del
personale, proponendo spettacoli aperti anche al pubblico. Fu
dopo la fine della guerra, quando gli americani lo
riconsegnarono al legittimo proprietario, che la comunità poté
nuovamente usufruire del teatro in piena libertà.
(Da "Guerra a
Castiglioncello" di Gabriele Milani)
1945 - 1 luglio - La società concede all'Università
Popolare (esistente dagli anni venti) l'uso totale del
teatro e dei locali annessi.
1948 - Nasce nei primi giorni successivi alla
liberazione, L'Università Popolare. Avrà un posto determinante
per la vita culturale della zona. Svolge un'attività di ampio
respiro che investe in molteplici settori: il teatro,
l'educazione musicale, l'educazione artistica, i viaggi ecc. (Vedi
"
50 anni di storia dell'UP" scaricabile dal sito)
1955 - 18
maggio - Riparte l'attività del Gruppo Filarmonico Solvay
dopo 10 anni di stop, con il mastro Giulio Socci a capo della
banda e dell'attività didattica per i giovani.
1955 - 7
ottobre - Inaugurato al Cinema Solvay con il film "Lancia
che uccide" il nuovo impianto stereofonico per il cinemascope
e sostituzione delle poltroncine in legno con altre imbottite in
galleria e balconata.
(Vedi in basso)
1956 - 7 marzo
- Per gli
appassionati della tv e della rubrica "Lascia o raddoppia"
montato uno schermo televisivo gigante all'interno del teatro.
1956 - 1 luglio
- Nasce il cinema estivo a
fianco del Teatro Solvay, ben riparato a tutti i venti,
comprende 2000 posti a sedere ed è dotato di modernissimi
impianti di proiezione nonché dello schermo panoramico veramente
gigantesco, qualità tecniche che garantiscono un'ottima visione
e audizione.
1970~ - In questi anni le Opere Sociali aziendali vengono
affidate all'AGOSS per una gestione unificata. Restano
all'azienda gli immobili del teatro e Canottieri oltre alla CIAS
(fondo integrativo) e il Natale dei bambini.
1981 gennaio - Dino Lessi riceve l'onorificenza di
Commendatore al merito della Repubblica Italiana per la sua
lunga attività di Direttore del teatro Solvay.
1989 - 27 maggio - Riapre il teatro Solvay dopo la
ristrutturazione. La
nuova denominazione è "Centro Culturale Solvay".
1991 - Nasce ESTRO (Ente Sviluppo Teatro Rosignano) per
razionalizzare lo spettacolo evitando dispersioni, fra Comune e
Solvay. Dopo 5 anni secondo programma nasce ARMUNIA. Tutti i
comuni del circondario ne sono soci.
2000 - 20 gennaio - Viene presentato il libro di Dino Lessi
"Una vita per il teatro all'ombra delle ciminiere", con
la storia della sua vita e della sua opera per il teatro, edito
da "Il Gabbiano" di Castiglioncello con prefazione di Demiro Marchi.
(Il volume
è
scaricabile dal sito)
2005 - 21 marzo - Muore Dino Lessi a 104 anni e 2 mesi.
Classe 1901 volterrano e socialista, Direttore del Teatro Solvay
per 50 anni.
Foto 36 - 37- 38 -
Il Gruppo Filarmonico è stato fondato ufficialmente nel 1920 e
sin da allora ha portato avanti un’attività ininterrotta nel
campo della didattica, della divulgazione e della produzione
della musica a Rosignano. Ci sono stati momenti di crisi, ma
grazie anche al sostegno dell’Amministrazione Comunale, il
Gruppo è riuscito a tornare ad alti livelli. Tutti musicisti che
gratuitamente mettono il loro talento a disposizione della
comunità. Il Gruppo tra l’altro vanta musicisti provenienti da
molti territori diversi della Provincia di Livorno ed una
collaborazione stretta con altre associazioni del territorio:
dopo aver profuso per anni energie ed attenzioni al campo della
didattica, dal 1996 ha promosso un’associazione collaterale
denominata A. Bacchelli, con lo scopo di dar vita ad un
laboratorio musicale in grado di gestire le attività storiche di
formazione e di educazione musicale, fondendole con quelle più
recenti ed altrettanto apprezzate della Schola Cantorum.
Per la storia dei 90 anni del G.Filarmonico vedi
QUI
Nei primi anni 50 furono organizzati dalla sezione locale del
Club Alpino e dal Circolo del Tennis dei bellissimi veglioni nel
teatro solvay. Nella platea vennero rimosse le poltroncine
lasciandone solo alcune sotto le balconate ottenendo così una
grande sala da ballo con orchestra. A causa però del pavimento
inclinato verso il palcoscenico al termine di ogni ballo le
coppie si ritrovavano tutte ammassate verso la balaustra
dell'orchestra.
******
1942 - Ricordo uno dei più grandi tenori del secolo scorso e di
tutta la storia della Lirica Mario Del Monaco.
Ecco cosa scrissero su di lui che cantò al Teatro Solvay:
"Nel 1942, grazie ad alcune conoscenze, riuscì ad ottenere
un'audizione, piuttosto improvvisata dal M° Antonino Votto, il
quale dopo averlo sentito, lo portò con se a Rosignano Solvay a
cantare Butterfly. Di questa recita di Butterfly, accanto a
Mafalda Favero, scrissero: "Pinkerton in tutto pari al suo
compito. La bella voce fresca, timbrata, il senso dell'arte del
suo canto oltre ad armonizzare bene con la voce del soprano e a
comporre con lei in modo ammirevole il duetto finale del I°
atto, fu piena di fascino nella romanza "Bimba dagli occhi pieni
di malia" e, nel terzo, in quell'"Addio" dove piange un'accorata
nostalgia di ricordi. Il tenore Mario Del Monaco è giovanissimo
e non ancora del tutto ha potuto dare prova di sé ma avrà certo
un grande avvenire". Le date delle due recite essendo il 25
venerdì ed il 27, domenica, del settembre 1942. Posso aggiungere
che Del Monaco era nipote di un capo-fabbrica dell'Aniene, il
sig. Giachetti che lo presentò al Direttore del Teatro,
l'amatissimo Dino Lessi.
26/9/1942 - Il Telegrafo,
Bianca Fleury Nencini - FB Giorgio Pallesi.
1976 - 50 anni di teatro
Solvay
Questa è una storia di teatro, molto bella.
Teatro aziendale Solvay di Rosignano. E non è soltanto una
storia aziendale, limitata a uno stabilimento, ai suoi
dipendenti, a un paese, perché la vicenda dl questa opera
sociale della Solvay può fare testo in Italia, è un esempio
molto raro, forse unico, non chiuso nello spazio locale, ma
portatore di idee e di fatti con un anticipo di quasi mezzo
secolo su quanto è stato poi proposto ovunque. E soltanto
proposto, perché troppo spesso, anche ora, è molto difficile
passare dai buoni propositi alle realizzazioni. Tutti sono bravi
a parlare e a utilizzare quello che altri hanno fatto e hanno
messo a disposizione. Non ci vuol niente. Ci vuole molto di più
a realizzare, a costruire, a impegnarsi con i fatti. Ed è anche
per questo che l'esempio di un teatro aziendale, e dei suoi
cinquant'anni di vita, deve essere valutato
ben oltre le dimensioni che gli si potrebbero attribuire, se non
si conoscesse bene gli aspetti di questo lungo episodio.
Cominciamo dall’inizio. Cinquant’anni fa. La Solvay, che a
Rosignano ha fatto quasi tutto (il paese porta il suo nome: (si
chiama Rosignano Solvay) nel 1927 realizzò anche un teatro, in
un edificio in mezzo a un giardino. Era, ed è anche oggi, la
sede di alcune delle opere sociali dell’azienda. Mezzo secolo fa
questa era un’iniziativa altrove addirittura impensabile; anzi,
è difficile anche oggi trovare qualcosa di simile.
Dieci anni dopo il teatro è stato trasformato, ampliato, con
un’architettura dai criteri così moderni che anche oggi la
realizzazione appare attuale, il tempo non l’ha fatta diventare
superata. Anzi, più gli anni passano e più ci si rende conto
della bella e razionale semplicità delle linee. Da quel momento,
dal giorno dell’inaugurazione, il teatro aziendale è il punto di
riferimento per iniziative che hanno contribuito alla diffusione
della cultura, oltre che a dare un contenuto all’utilizzazione
del tempo libero.
Sono criteri di oggi, di questi nostri giorni. Ma sono stati
intuiti e applicati fin da cinquant’anni fa. E il teatro è stato
parte attiva della vita di un paese, ha dato molto — nel suo
settore — anche a tutta una regione. Si dice diffusione della
cultura. Ma non basta. C’è stato, e c’è, di più: partecipazione
alla cultura. Cioè partecipazione di tutta una collettività al
teatro, come forse non è stata ancora realizzata altrove. E’
questo uno degli aspetti principali che distinguono la vicenda.
Oggi si sente parlare, con grande dottrina, di teatro, di
territorio, di gruppi. Si cerca di inventare quello che a
Rosignano è già stato fatto, in rapporto a una collettività, a
uno spazio, a un territorio. Sul palcoscenico del «Solvay» è
passato (e sta passando) quanto di meglio ha messo a
disposizione il teatro italiano. -Una rassegna completa di nomi
e difatti. E questo è già molto, perché — non dimentichiamolo —
stiamo parlando di un piccolo paese di provincia sorto intorno a
uno stabilimento. E questo piccolo paese ha visto lo stesso
teatro delle grandi città. E, già che ci siamo, anche lo stesso
cinema, perché schermo bianco e macchine da proiezione hanno
sempre fatto parte di questa istituzione aziendale.
Però è stato seguito anche un altro principio: il teatro, questo
teatro di Rosignano, è vita, è lavoro. E’ partecipazione dei
dipendenti di un’azienda, la Solvay, non solo per recitare,
suonare, cantare, ma anche per inventate, costruire, disegnare,
lavorare, amministrare.
I dipendenti, ciascuno con un suo compito, hanno trasferito le
loro esperienze di lavoro in quel gran fatto di cultura che è il
teatro. Forse questo è l’unico modo per capire, e far capire, il
teatro, che è comunicazione, partecipazione. I protagonisti sono
i fatti, le idee, le aspirazioni, la fantasia, la storia, i
drammi, le passioni. Cioè siamo noi, tutti, con i nostri fatti
quotidiani che diventano teatro, filtrati attraverso l’ingegno o
il genio degli autori, portati attraverso gli interpreti: uno
per rappresentare tutti.
Avere avvicinato una collettività di lavoro al teatro, e averla
fatta diventare protagonista diretta, e non solo attenta a
seguire cinquanta anni di spettacoli: è qui il contenuto, il
significato, l’importanza dell’attività del teatro aziendale, di
un’ opera sociale della Solvay.
Oggi il teatro, in senso generale, entra a fare parte
dell’elenco dei generi di consumo. Un tempo, però, era riservato
a pochi. Non c’è bisogno di andare molto lontano, basta
ricordare quel che accadeva pochi anni fa. A Rosignano, invece,
fin da mezzo secolo fa è stato messo a disposizione di tutti, in
tutti i modi possibili.
Si può aggiungere anche un altro episodio. Il teatro aziendale
Solvay è stato uno dei primi, in Italia, nel 1935, a concedere
abbonamenti a spettacoli di prosa con pagamento a rate. Davano
diritto a dieci rappresentazioni ed erano riservati ai
dipendenti della Solvay e ai loro familiari; i prezzi erano
molto modesti e la quota era ritirata dallo stipendio in piccole
rate mensili.
La Solvay è sempre stata presente in ‘questi cinquant’anni di
attività del suo teatro. Interventi, agevolazioni, un impegno
costante da protagonista sempre in favore dei suoi dipendenti e
del paese in cui abitano e lavorano.
(Solvay Notizie 1976)
Lavori di
rimodernamento del teatro Solvay - 1955
L'Università Popolare ha intrapreso la prima fase dei lavori di
rimodernamento e sistemazione del Cinema Teatro Solvay affidato
alla sua gestione. Per il momento si limita a tenere in piedi
gli spettatori della galleria dalla quale sono state rimosse
tutte le poltrone che saranno sostituite da altre nuove, comode
e imbottite. Il lavoro poi sarà esteso anche alle gradinate ed
il blocco galleria-gradinate costituirà un unico ordine di
posti, differenziato da quello della platea che sarà sistemato
in un secondo tempo. E' arrivato quindi il momento di far
sparire quel caratteristico scricchiolio collettivo delle
vecchie poltrone di galleria, avvertibile soprattutto in
occasione delle scene madri degli spettacoli di prosa, quando il
silenzio generale era regolarmente interrotto da qualche gemito
prolungato di congiunture legnose, viti allentate e generi
affini. Il rumore non ha mancato di causare qualche incidente:
tipico è quello che ebbe per protagonista Renzo Ricci lo scorso
anno nel corso di una scena più o meno madre con Eva Magni. I
due attori stavano recitando "L'ereditiera" ed uno scricchiolio
più tenace del solito disturbava l'effetto di un'azione molto
tesa e Ricci tranquillo e pacato lasciò a mezza strada una
battuta e si rivolse alla galleria con un correttissimo "scusi
ma scricchiola lei o possiamo continuare a recitare noi?"
Naturalmente continuarono a recitare loro.
(La Nazione 3 maggio 1955)
“L’Eco di Rosignano”
Nato 65 anni fa a cura dell’Università
popolare si occupava di cultura.
Non tutti sanno che ben sessantacinque anni
fa nel nostro territorio era diffusa una testata in cui si
trattavano in ambito locale argomenti sulla pittura, il cinema,
il teatro, la musica, la storia, la vita aziendale, la politica
in senso lato e lo sport. Il giornale si chiamava "L'Eco di
Rosignano" ed era un periodico tutto realizzato a cura
dell'Università Popolare. Questa gloriosa associazione e la
direzione del Teatro Solvay gestivano allora la maggior parte
dell'attività culturale di tutto il comune, vale a dire la
programmazione cinematografica, il cartellone del teatro di
prosa con riviste, commedie musicali, concerti di musica
classica e una ricca stagione lirica con la messa in scena di
almeno due opere all'anno. Si organizzavano mostre di pittura,
cicli di conferenze con la partecipazione di personaggi di primo
piano, corsi di lingue straniere, scuola di danza e lezioni di
musica per vari strumenti. Inoltre era a disposizione della
popolazione una fornitissima biblioteca sempre aggiornata. Date
queste premesse era pertanto naturale che nascesse un organo
d'informazione per illustrare tutte queste attività e
contemporaneamente per ospitare opinioni, inchieste, racconti,
poesie e quant'altro. Quindi nell'ottobre del 1949 l'Università
Popolare dette vita al primo numero del periodico "L'Eco di
Rosignano" mettendolo regolarmente in vendita nelle edicole al
prezzo di 20 lire, che l'anno dopo fu portato a 30 lire. La
tiratura si aggirava sulle quattromila copie, una quantità di
tutto rispetto. Della redazione facevano parte Giampiero Celati
giornalista che più tardi si specializzerà nel campo dell'ippica
e scriverà anche alcuni libri, Pietro Gazzarri un umorista di
prim'ordine, Demiro Marchi sindaco del comune e professore di
pedagogia, Aldo Tornadore giornalista, Guido Guideri insegnante
e pittore, Dino Lessi mitico direttore del Teatro Solvay e
particolarmente esperto di musica lirica e sinfonica, Renzo
Mazzanti che diventerà geologo di chiara fama, Bruno Pischiutta
medico ed eccellente caricaturista, Lorenzo Scateni uomo di
cultura ed Egisto Squarci divenuto poi giornalista affermato.
Del gruppo faceva parte anche il sottoscritto. Ero il più
giovane, avevo tutto da imparare dagli altri e l'emozione fu
grande quando per la prima volta in vita mia vidi pubblicati sul
primo numero un mio racconto e due poesie. Quella fu anche
l'occasione per il mio primo approccio diretto con la stampa di
un giornale. Giampiero Celati infatti ogni volta che doveva
uscire "L'Eco" mi portava nella tipografia de "Il Tirreno" a
Livorno dove insieme a un linotipista e a un impaginatore
realizzavamo il giornale in una giornata. E lì cominciai ad
imparare come si facevano i titoli e come si impaginava. Le
spese di stampa erano coperte dalle casse della nostra
Università Popolare, naturalmente nessun redattore percepiva un
benché minimo compenso. Lavoravamo tutti gratis e ben
volentieri, come d'altra parte facevano quelli che prestavano la
loro opera nell'U.P. e nella gestione del cinema-teatro che
erano tutti dipendenti della Società Solvay. Eravamo insomma una
bella squadra di volontari. "L'Eco di Rosignano" continuò ad
uscire nel 1950 e nel 1951. L'ultimo numero apparve in
quell'agosto e con la testata modificata in "La voce di
Rosignano". Con tutti i limiti che poteva avere un giornale
locale come quello, quando usciva era un vero successo. Le copie
andavano a ruba e le rese erano praticamente nulle.
Evidentemente dopo gli anni oscuri e drammatici della guerra e
le incertezze del primo dopoguerra, la gente aveva voglia di
leggere e di essere informata. E "L'Eco di Rosignano" contribuì
generosamente ad assolvere il suo compito di organo
d'informazione culturale e di approfondimento dei problemi di
quell'attualità.
(Dino Dini Il Tirreno 2 luglio 2014)
2017 - Il teatro Solvay pronto a ripartire
Il 29 giugno fra il direttore Solvay Davide Papavero ed il
Sindaco Alessandro Franchi è avvenuto il passaggio di consegne
per la gestione del Teatro Solvay. Il contratto sancisce
ufficialmente il trasferimento di proprietà superficiaria del
Teatro Solvay al Comune per i prossimi 10 anni al costo
simbolico di 1,00 € oltre Iva. Nei prossimi tre mesi saranno
realizzati i lavori di manutenzione resi necessari dalla voltura
delle autorizzazioni, in modo da avviare già dal prossimo
autunno la stagione teatrale. Insieme alle associazioni che già
lavorano all’interno del Teatro, l’Amministrazione è impegnata
già dal prossimo autunno per una programmazione culturale che
vede il Teatro Solvay, centro di arte, teatro e creatività, nonché luogo della comunità e di socializzazione.
Nei mesi successivi sono stati eseguiti alcuni interventi, primo
tra tutti l'accessibilità al palco per i disabili. La struttura
è stata collegata all'impianto di teleriscaldamento che permette
un efficientamento energetico e minori costi di riscaldamento
fino ad oggi a gasolio». Sono stati eseguiti numerosi lavori di
tinteggiatura.
Pubblicato il cartellone con gli spettacoli per una stagione,
che vede la collaborazione fra Comune, Fondazione Toscana
spettacolo onlus e con la Fondazione Armunia a partire dal 26
novembre.
2023 - Cessione definitiva del teatro Solvay al Comune,
confronto serrato tra la società e l’amministrazione.
Un percorso per arrivare al passaggio definitivo della proprietà
del Teatro Solvay dalla multinazionale della chimica al Comune
di Rosignano Marittimo. Prende corpo uno dei punti inseriti nel
protocollo di intesa che la società Solvay e
l’amministrazione locale hanno siglato alla fine di settembre
2022. Un accordo, lo ricordiamo, per arrivare a una maggiore
integrazione dello stabilimento di Rosignano con il territorio e
la sua comunità. La cessione definitiva dello storico teatro su
via Ernesto Solvay, costruito dalla multinazionale belga tra il
1924 e il 1928, rientra nel percorso di impegno reciproco tra
Comune e società Solvay. Intanto, con la delibera 355 del 29
dicembre scorso, la giunta ha approvato il “progetto di
fattibilità tecnica ed economica per l’intervento di restauro
finalizzato all’efficientamento energetico del teatro Solvay”.
Un intervento che prevede una spesa di oltre 1,3 milioni (Iva
inclusa) e, come specificato nel progetto stesso, comprende:
sostituzione infissi e scuri, sostituzione caldaia, smontaggio
della copertura esistente e realizzazione del nuovo isolante,
consolidamento muri di appoggio, adeguamento e risanamento delle
strutture a sostegno della copertura.
“Il Comune – ricorda il sindaco – ha acquisito il teatro in
diritto superficiario per 9 anni, fino alla fine del 2026.
L’intenzione è quella di valorizzare la struttura come punto di
riferimento della comunità. In considerazione dell’eventuale
riapertura del finanziamento del Pnrr, abbiamo avviato una
valutazione energetica dell’edificio per capire quali interventi
potrebbero essere effettuati sul teatro. In questo modo, saremo
in grado di avere la documentazione necessaria per candidare
l’intervento al finanziamento”. Il Comune ha quindi individuato
un professionista che ha preparato il progetto di fattibilità
tecnica ed economica dell’intervento, calcolato in 1 milione e
335mila euro.
Parallelamente è in corso un confronto tra la società Solvay e
il Comune per arrivare al passaggio definitivo del teatro
all’amministrazione. “Abbiamo chiesto a Solvay – termina Donati
– anche alla luce del protocollo firmato a fine settembre, di
poter acquisire l’immobile. Si tratterebbe di una cessione
definitiva a titolo gratuito. Proprio in quest’ottica ci stiamo
attivando per candidare ristrutturazione ed eco efficientamento
del teatro Solvay ai finanziamenti del Pnrr”.
Anna Cecchini 2/1/2023
2024 - Il Solvay diventa
teatro nazionale. «Così è cresciuto in cent'anni» Prestigioso
riconoscimento per la struttura passata in tempi recenti al
Comune.
Il teatro di
Rosignano Solvay è stato dichiarato (insieme ad altri 69 teatri
toscani) Teatro storico nazionale. Un riconoscimento, che premia
la tradizione artistica, drammaturgica, operistica e musicale di
Rosignano e valorizza un edificio storico considerato di grande
valore culturale e architettonico. In sostanza si tratta una
specie di sigillo di garanzia che certifica la buona qualità del
lavoro fatto fino a ora pur non prevedendo l'accesso, almeno per
il momento, a finanziamenti specifici. In Comune, comunque, c'è
grande soddisfazione. «Abbiamo ottenuto questo prestigioso
riconoscimento - ha detto Licia Montagnani, assessora al Turismo
e alla Cultura del Comune di Rosignano - perché il teatro ha un
secolo di vita. Ma soprattutto per il fatto che all'interno
della struttura vengono ancora svolti spettacoli dal vivo. Il
teatro Solvay ha sempre rappresentato un baluardo culturale per
il nostro territorio, un luogo dove la comunità si ritrova.
All'interno dell'edificio c'è la sede dell'Università Popolare
con tutte le attività che ogni anno mette in campo per la
cittadinanza. C'è il cinema e ogni anno, vengono presentati
spettacoli teatrali di rilievo tenendo conto dei vari gusti. È
dunque un luogo vivo e vissuto a disposizione delle
associazioni, delle scuole e del territorio. Questo
riconoscimento è per noi grande motivo di soddisfazione, anche
per il lavoro svolto». Soddisfatto è anche il sindaco Daniele
Donati. «È un riconoscimento legato alla nostra tradizione e al
lavoro che fino a oggi abbiamo portato avanti, soprattutto in
questi ultimi anni. Ci valorizza e offre una nuova prospettiva a
ciò che potremo progettare all'interno del teatro anche in
futuro». Dopo alcuni anni di silenzio, nel 2016 la Solvay firma
un accordo con il Comune che acquisisce il teatro per 10 anni
alla cifra simbolica di un euro ad anno. Iniziano così le
programmazioni teatrali e i cittadini cominciano a varcare la
soglia della sala per gustarsi attori ed attrici di grandi
compagnie con spettacoli di rilievo. L'anno scorso la Solvay ha
ceduto definitivamente la struttura al Comune che ne è diventato
proprietario. Ieri il riconoscimento per questo polo culturale.
A.Bernardeschi
5/4/24 (sintesi) |