La fabbrica/Servizi   

Anni '30 - Il primo Ufficio Disegni della fabbrica Anni '30 - Il primo Ufficio Disegni della fabbrica Anni '30 - Il primo Ufficio Disegni della fabbrica Anni '30 - Il primo Ufficio Disegni della fabbrica Anni '30 - L'Archivio Disegni Anni '30 - L'Archivio Disegni 1978 - La sala dell'Ufficio Disegni in Direzione prima dell'avvento del computer Anni '90 - Postazioni informatizzate nella nuova Sala Disegni 1978 - Esercitazione antincendio con il cannone a schiuma su vasca incendiata Antincendio Solvay dopo una esercitazione con i Vigili del Fuoco La prima infermiera della fabbrica dal 1914 Erina Casolari va ad acquistare medicinali in bicicletta. A sx un elettrocardiografo e la sala del laboratorio di igiene del lavoro. 1976 - Il laboratorio di Rosignano della Medicina e Igiene del Lavoro per tutti gli stabilimenti in Italia. Il prof.Viola che dirige il servizio di Medicina del Lavoro con il dr. Enzo Galeotti, il dr. Paolo Bonetti e la segretaria sig.ra Maria Frediani. 1978 - Il laboratorio della Medicina del Lavoro in zona ex Aniene 4/12/1978 - Entra in funzione la nuova mensa interna alla stabilimento
 

Unità Servizi Tecnici, Antincendio, Medicina del Lavoro, Mensa Aziendale

L'unità Servizi Tecnici (UST) è il servizio che fornisce alle unità produttive e di ricerca dello stabilimento locale, una gamma completa di servizi tecnologici. In pratica il tradizionale lavoro del vecchio Ufficio Disegni, da sempre accentrato in Direzione è diventato verso la metà degli anni '90, parte dell'UST e completamente informatizzato ed in parte terziarizzato è stato spostato al centro dello stabilimento, nell'ex garage. I tavoli dei tecnigrafi della foto 7, sono ormai un lontano ricordo.
                                  
Il Servizio Sicurezza e Antincendio
È un dato di fatto e può essere utile per giudicare il carattere e le capacità dell’azienda. Gli infortuni sul lavoro negli stabilimenti del gruppo Solvay, quelli che causano una qualche assenza dalle attività, sono otto su un milione di ore lavorative. Quattro volte in meno della media europea nell’industria chimica che è trentacinque. E' un risultato eccellente, che si può ottenere soltanto con una azione costante, con una presenza assidua, secondo una politica che diventa fatto concreto, quotidiano: la sicurezza è la parte integrante dell’organizzazione del lavoro. C’è una tradizione che ha più di cento anni: nella Solvay il primo comitato di sicurezza sul lavoro fu istituito nel 1875. Questa azienda quindi, ha cominciato prima delle altre industrie e anche l’esperienza ha la sua importanza. Vediamo da vicino come funziona questa organizzazione, con quali strutture combatte la battaglia per prevenire e combattere gli infortuni sul lavoro. Prendiamo l’esempio dello stabilimento di Rosignano Solvay, che è uno dei più grandi e che quindi può far capire quel che viene fatto anche nelle altre fabbriche Solvay.
Possono essere considerate due strutture. La prima riguarda gli incendi: prevenzione e lotta, che interessano soltanto il perimetro della fabbrica. C’è un servizio interno, che ha lo scopo di assicurare un intervento nei primi minuti, quando è più facile spengere le fiamme. Gli impianti che fanno prevedere un maggior rischio di incendio sono protetti da mezzi fissi, come spruzzatori di acqua che investono le pareti dei serbatoi, apparecchiature fisse e mobili per il lancio di schiuma, estintori a polvere. Se non sono automatizzati, possono essere manovrati dalle sale controllo o da altre posizioni, in maniera che proprio coloro che lavorano negli impianti, e che quindi meglio li conoscono, intervengono con la prima azione. Nello stabilimento c'è anche un servizio continuo con squadre di pompieri. In caso di incendio l’allarme mette in movimento tutto il servizio e dal deposito arrivano gli automezzi con idranti, getti di schiuma e di polvere.
L’altro rischio principale che si cerca di prevenire è quello delle fughe di gas; cloro, per esempio. Sono predisposti interventi anche all’esterno, nelle zone vicine, nel caso che capitasse qualche  imprevisto, anche non dovuto a vicende nello stabilimento.
Ci sono squadre di operai delle varie fabbricazioni, ben addestrate e ben attrezzate, che possono agire sul posto. Con la Protezione Civile c’è un collegamento immediato per un piano operativo preparato insieme con la prefettura di Livorno e le organizzazioni pubbliche interessate.
E stata studiata una scala di allarmi e di interventi, che vanno dal più semplice, un’ispezione sul posto, al più complesso, come l’allontanamento di persone. E stato previsto persino dove farle alloggiare. Tutto è programmato con grande scrupolo, per dare sempre la garanzia massima di sicurezza. Anche quei semafori intorno alla fabbrica, che si accendono in caso di eventuali rischi di gas, sono la testimonianza di un preciso modo di fare, di presenza, di attenzione.
Una rete di radiotelefoni di emergenza consente collegamenti qualunque cosa accada. Ci sono due centra!i, una vicino alla direzione e una nel centro allarme dei pompieri di fabbrica; radiotelefoni portatili completano il servizio. Un radiotelefono è collegato con il commissariato di pubblica sicurezza, per il piano della protezione civile che qui è una realtà operante.
Mappe dello stabilimento divise in settori numerati sono nella direzione, nel Centro Allarme e negli uffici delle autorità. Basta indicare un numero per sapere dove è accaduto l’infortunio, e dove occorre intervenire. Altre mappe sono disposte in maniera da poter valutare il settore — anche intorno alla fabbrica — verso cui spira il vento, indicatori di direzione fanno prevedere all’istante in quali zone potrebbe spostarsi una eventuale fuga di gas; e consentono interventi molto precisi.
La sicurezza non è soltanto in questi programmi, in queste possibilità di intervento, in questa attenzione costante. E anche in una politica più generale che mobilita la fabbrica. La sicurezza, è integrata nell'organizzazione del lavoro, anche se c’è un servizio specifico che sprona, stimola, provvede alla formazione, interpreta, consiglia, a coordina. La sicurezza sul lavoro si basa su una grande quantità di fatti e di situazioni: sugli impianti efficienti e quindi sempre controllati; su provvedimenti, su consigli, sul progresso delle tecniche, su continui richiami all’attenzione, sulla conoscenza delle cause di infortuni accaduti, in maniera da poter suggerire i modi per prevenire.
(Da Solvay Notizie febbraio 1982)
La presentazione qui sopra riportata corrisponde ad una situazione reale e quindi credibile, ma logicamente trattandosi di pubblicazione aziendale, omette alcuni dati determinanti che per obiettività, ormai a decenni di distanza, meritano di essere ricordati. Negli anni immediatamente precedenti, cioè nel quinquennio agosto 1969-giugno 1974 ci sono stati 5 morti più feriti e numerosi intossicati da cloro, in incidenti sul lavoro, prevalentemente in impianti non propriamente all'altezza dei tempi e della tecnica
(vedi "Cronistoria Solvay"). Ne è seguita una forte e prolungata pressione sindacale che ha spinto verso quegli aggiornamenti e quelle soluzioni che vengono qui riportati come realizzazione unilaterale. Non è così, anche se riteniamo debba essere riconosciuto, pur con alti e bassi, l'esistenza in azienda di uno spirito imprenditoriale teso alla salvaguardia dell'ambiente di lavoro. (NdR)

                           

                                     Medicina del Lavoro
1914: contemporaneamente all’inizio della costruzione dello stabilimento di Rosignano, si istituisce un servizio sanitario, infatti come si può leggere nella "
Cronistoria Solvay" in questo anno, nello stabilimento in costruzione è attiva un'infermeria diretta dalla infaticabile Erina Casolari e dal dottore di Rosignano Marittimo, Giuseppe Grassi. Dispone di strutture già moderne e personale competente, secondo una tradizione di «medicina del lavoro» ancora pressoché sconosciuta in Italia, ma ben sperimentata in Belgio, dove questo servizio (presso la Solvay) esiste già dal 1890.
Inizia così anche nelle strutture «italiane» della Società lo stretto rapporto fra qualità del lavoro e qualità di vita (intesa nel suo senso più lato, cioè anche sotto il profilo delle garanzie di sicurezza) che rappresenterà sempre un preciso aspetto «istituzionale» della Solvay.
Il rapporto lavoratore - ambiente, con tutte le sue implicazioni è fin dagli inizi, al centro dell’attenzione. Le condizioni igieniche degli ambienti di lavoro, le potenziali cause di malattia, i riflessi dell’attività degli stabilimenti può determinare sul contesto circostante: sono temi di vastissima portata, e definiscono quello che è stato l’ininterrotto impegno di ricerca scientifica e di azione concreta attraverso il suo servizio sanitario. La duplice attività di questo Servizio — Medicina del lavoro ed Igiene Industriale — è volta soprattutto alla prevenzione di tutte le cause potenziali di malattie «professionali» e di inquinamento ambientale. In particolare, attraverso l’Igiene Industriale, si tende a ridurre al minimo i pericoli sia fisici, sia di natura chimica; ed a migliorare costantemente le condizioni di lavoro, con una conoscenza sempre più approfondita delle condizioni igieniche dell’ambiente. Gli aspetti più delicati e complessi del lavoro sono sottoposti al costante controllo del Servizio Igiene Industriale: il funzionamento delle installazioni, la manutenzione dei locali e l’impiego dei materiali; l’impiego la manipolazione e lo stoccaggio delle sostanze potenziali pericolose; le misure di sicurezza a cui devono sottostare coloro che con queste sostanze si trovano a contatto. Inoltre viene attentamente sorvegliata, nella sua totalità, la realtà ambientale in cui il lavoratore vive ed opera, anche al di fuori de stabilimenti: l’inquinamento atmosferico creato dai gas, vapori polveri; i rumori; le condizioni climatiche; l’illuminazione; tutti problemi relativi all’ergonomia. Oltre 4.000 dipendenti di tutta Italia — distribuiti nei quattro stabilimenti di Rosignano, Monfalcone, Ferrara, Massalombarda — rappresentano una forza lavoro imponente. Ma sono, soprattutto, individui ognuno quali ha sue particolari caratteristiche fisiologiche e psicologiche perciò «vive» in un suo modo peculiare il rapporto con l’ambiente di lavoro e di vita. Ognuna di queste persone viene sottoposta periodicamente ad un completo check up, a radiografie ed elettrocardiogrammi, ed ha una sua scheda medica che segue, fin dal momento dell’assunzione, tutta sua vita lavorativa.
Inizialmente e per circa 60 anni il Servizio Sanitario Solvay ha fornito ai dipendenti ed ai loro familiari, per un totale di circa 15.000 persone, un’assistenza sanitaria globale che andava dalla medicina curativa a quella riabilitativa e preventiva. Funzionava cioè come una unità sanitaria locale ante litteram, avendo a propria disposizione specialisti, ospedali, lavoratori, per cui poteva veramente provvedere in maniera globale alla salute dei suoi assistiti.
Dopo il 1972, quando l’assistenza sanitaria è diventata pubblica, il Servizio Sanitario Solvay si dedicato prevalentemente alla prevenzione e alla medicina del lavoro sotto la guida del prof. Pier Luigi Viola co aggiunto il dr Enzo Galeotti e poi del dr. Paolo Bonetti. Questa attività non costituiva una novità perché fino dopo guerra esso si era dedica allo studio di alcuni problemi igiene ambientale ed in particola ad alcuni problemi riguardanti tossicologia del mercurio e del cloro. In particolare, dopo il 1960 la ricerca scientifica aveva avuto un notevole impulso allo scopo di studiare e prevenire gli effetti nocivi di alcune nuove sostanze che erano entrate a fare parte della realtà industriale. A questo proposito è doveroso ricordare il  che è stato Direttore del Servizio, cancerologo di grande reputazione, componente di numerosi comitati scientifici internazionali e autore di studi molto conosciuti. Il Servizio Sanitario di Rosignano diventò così un centro guida di tutto il Gruppo Solvay perché dotato di più lunga esperienza, di maggiore specializzazione nella medicina del lavoro, nell’igiene ambientale e nella ricerca scientifica e perché fornito di una maggiore attrezzatura tecnica e di personale qualificato. Per questi motivi al Servizio di Rosignano fu dato l’incarico di studiare anche problemi di cancerologia professionale che a quei tempi interessavano scarsamente la cancerologia e la medicina del lavoro.
Furono anni di intensa attività scientifica sostenuta, oltre che dall’ impegno professionale dei protagonisti, anche da un forte impegno finanziario della Società Solvay. Molte migliaia di animali di varie specie, comprese anche delle scimmie, furono utilizzate in questi studi per completare e approfondire le osservazioni mediche che contemporaneamente venivano fatte sul personale esposto. I risultati furono tali da dare inizio ad un nuovo capitolo della ricerca scientifica sul cancro ed un nuovo indirizzo alla prevenzione e alla medicina de! lavoro.
Nel laboratorio, sopra un cubo di plastica trasparente, contenente il piccolo cranio di un ratto, vi è una data: 30 Agosto 1968. Quel giorno è morto il ratto n. 56 per cancro indotto dal cloruro di vinile. Era il primo animale di una lunga serie (che oggi si può valutare su un totale di 40.000 - 50.000) che in tutto il mondo sono stati sacrificati per confermare e proseguire le ricerche iniziate in quel piccolo laboratorio con un impegno finanziario di vari miliardi di lire.
Queste ricerche hanno sicuramente salvato la vita a tanti lavoratori e hanno iniziato una intensa opera di revisione delle condizioni ambientali di lavoro, diminuendo i valori MAC di numerose sostanze chimiche e stimolando lo studio di centinaia di composti sospetti di nocività. I tempi cambiano e la vita corre veloce. A Rosignano non si fa più la ricerca scientifica, ma resta la soddisfazione di avere aperto nuovi orizzonti alla scienza, di aver combattuto per fare accettare nuove idee, per cambiare ciò che doveva cambiare. Oggi (1982) Rosignano rappresenta il centro del Servizio Sanitario Solvay in Italia, uno dei migliori del Gruppo, non inferiore per qualità e risultati agli altri servizi sanitari dell’industria italiana. In questo centro si continua a lavorare con capacità e onestà professionale per la difesa della salute di chi lavora all’interno delle fabbriche Solvay.
(Da Solvay Notizie febbraio 1982)
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                          Sempre nei servizi sanitari
I suoi venticinque anni di servizio alla Solvay a Rosignano, Enrico Buschini li compie proprio in questi giorni di dicembre. Ha cinquantasei anni, è stato assunto nel 1951, ma già cinque anni prima aveva cominciato a lavorare nell’ambito dello stabilimento di Rosignano, ma in qualità di aggregato perché era dipendente di una cooperativa. Comunque, sia con la cooperativa che alle dirette dipendenze della Solvay, Enrico Buschini si è sempre dedicato al servizio sanitario. E’ rimasto nella Solvay anche quando l’ospedale non ha più fatto parte dell’azienda ed è stato assorbito dal servizio sanitario nazionale. Ora Buschini è uno dei dipendenti del servizio di medicina e igiene del lavoro della Solvay; in stabilimenti, cantieri, direzioni in Italia si occupa degli esami del sangue dei dipendenti e del controllo degli ambienti di lavoro. E’ sposato con Maria Meucci, figlia di un dipendente; ha un figlio, Roberto, studente della facoltà di lingue nell’università di Pisa.
Anche il servizio militare, in guerra, Enrico Buschini lo ha compiuto nei servizi sanitari; fu in Corsica che ebbe contatti con l’ufficiale medico dottor Doninelli, poi diventato capo del servizio sanitario dello stabilimento di Rosignano.
(Da Solvay Notizie 1976) Enrico Buschini classe 1920 e deceduto nel 2011.

LA STRUTTURA DEL SERVIZIO SANITARIO SOLVAY negli anni '80

Dispensario Controlli sul personale Laboratorio
Chimico clinico
Laboratorio
Igiene
Industriale
Segreteria
assistenza medica e infermieristica controlli medici
 
check-up
analisi tossicologiche
controllo gas archivio schede mediche
 
radiografie vapori archivio esami
di laboratorio
funzioni respiratorie polveri rapporti con altri stabilimenti ed Amministrazioni Solvay
audiometrie microclima coordinamento delle attività del Servizio
statistiche
E.C.G. illuminazione
rumori

Effettuato nel 1971, il passaggio dell'ospedale Solvay all'INAM e poi, all'USL Bassa Val di Cecina, il Prof. Luigi Viola (vedi biografia) già Direttore dell'ospedale, diviene responsabile del servizio di Medicina ed Igiene del Lavoro (trasferito all'interno in zona ex Aniene). Dopo il Prof. Viola il Servizio passa al dott. Renzo Giannini già medico dell'ospedale Solvay, ed al suo pensionamento, al dott. Paolo Bonetti. In seguito, con le profonde ristrutturazioni e le riduzioni di personale successive al 1993, anche la Medicina del Lavoro ha ridimensionato i locali trasferendosi in Direzione, e ridotto al minimo il proprio personale e le relative prestazioni. (NdR) 

                                                      Il “Ristorante Aziendale”
4 dicembre 1978 - Entra in funzione la nuova mensa interna alla stabilimento. La cosiddetta  "mensa da un miliardo" è in realtà una valida ed efficiente struttura in grado di fornire 1500 pasti nell'intervallo di mezzogiorno. Vi pranzerà anche il Papa durante la visita allo stabilimento nel 1982. Fin dall'inizio fu deciso di affidare la realizzazione del progetto a una delle migliori organizzazioni internazionali del settore per realizzare una struttura aziendale all'altezza dei tempi e delle necessità. Ispirata ai concetti edilizi più avanzati per l'aspetto esterno, strutture murarie e pavimentazione, si integra armoniosamente con i restanti edifici della fabbrica. Ha forma di L, con la parte superiore in pannelli di cemento prefabbricati. Le pareti esterne verso lo stabilimento ed esposte all'insolazione sono cieche; quelle interne sono invece completamente vetrate. Si è cercato di sfruttare la presenza di quei fattori di verde e di tranquillità, su cui si affacciano i lati a vetrate, capaci di rendere la pausa meridiana riposante e distensiva. Per la costruzione si è fatto ricorso ai migliori materiali offerti dal mercato. La preferenza è andata sempre a quelli più idonei ad ottenere determinati risultati di confort e di estetica. Tra questi anche alcuni prodotti Solvay, per esempio i rivestimenti.
I locali mensa sono situati al primo piano dell'edificio e vi si accede attraverso due scale che portano direttamente alle zone self service, dove, in quattro linee di servizio, circa 35 persone al minuto si possono agevolmente servire dei piatti del giorno. Una volta fatta la propria scelta, ci si avvia verso le due sale da pranzo, ciascuna capace di 328 posti a sedere, con tavolini per quattro persone. Per rendere l'ambiente più raccolto e riposante, le sale da pranzo sono interrotte da elementi decorativi in mattoni forati. Terminato il pasto, dopo aver riposto il proprio vassoio in appositi ripiani, si scende al piano terra. Qui è stata ricavata un'ampia caffetteria: un salone che si apre luminoso su un cortile selciato dove, volendo, si possono fare quattro passi prima di riprendere il lavoro. Attigui alla caffetteria vi sono gli spogliatoi, i servizi igienici, una serie di locali adibiti a magazzini e la centrale termica della mensa, autonoma dagli impianti della fabbrica. A parte una saletta per ospiti dove il personale di mensa fa normale servizio al tavolo.
(Da Solvay Notizie febbraio 1982)

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