1957 - L'attività petrolchimica e acqua ossigenata
Nel 1957 il gruppo Solvay decise di entrare anche nel settore
petrolchimico iniziando la costruzione, a Rosignano, di un
impianto per la fabbricazione del polietilene (PLT), che iniziò
la produzione dal giugno 1959 con capacità produttiva di 6.000
tonnellate/anno. Il processo Phillips applicato, consentiva di
ottenere sotto pressione in autoclavi, dove si introduceva una
miscela di etilene, solvente (cicloesano) e catalizzatore poi sottoposti
all’azione di temperatura e pressione, un polimero (ottenuto
in soluzione nel cicloesano) che veniva a sua volta separato dal
solvente mediante operazioni di stripping e successiva
decantazione, vagliatura ed essiccazione. In seguito i granuli,
(la forma con cui il polietilene si presenta ancora oggi)
venivano venduti alle industrie trasformatrici per lo stampaggio
di articoli in materia plastica. Risulta chiaro che il costo
delle licenze e l'energia necessaria per la separazione del PLT
dal catalizzatore per filtrazione e dal cicloesano per
evaporazione, era molto alto per cui la Solvay iniziò lo studio
di un processo proprietario dove il PLT fosse prodotto in
sospensione e quindi facilmente separabile per centrifugazione
dal solvente. Nel 1963 venne costruito l'attuale
impianto, denominato inizialmente "PLT Ternario" derivante dal
tipo di catalizzatore usato e con processo Solvay. Qui i
reattori erano e sono ancor oggi di forma particolare, degli
anelli tubolari piegati a doppio U verticale ben visibili da
lontano, dell'altezza di circa 30 m. Il processo negli anni è
stato affinato nell'ottica del miglioramento della purezza del
prodotto dell'aumento della produzione e produttività, cambiati
i catalizzatori per poterli lasciare nel prodotto stesso data
l'esiguità dell'impurezza, quindi
viene avviato un impianto basato sul brevetto Solvay detto
“polietilene supportato”. (In realtà è il catalizzatore
supportato su allumina attivata per aumentarne la superficie e
quindi la produttività),
principalmente nell'ottica del
miglioramento delle caratteristiche del materiale. Oggi cavallo
di battaglia è un polietilene prodotto in 2 fasi successive
detto "Bimodale", che ha caratteristiche di resistenza particolarmente
elevate, ed ha permesso la sostituzione delle tubazioni di
distribuzione della rete civile del gas
metano e acqua, tradizionalmente in acciaio, con quelle in
materia plastica sfruttandone i benefici risultanti. Durante lo sviluppo del polietilene risultò chiara la
difficoltà di approvvigionamento dell'etilene, un gas compresso
trasportato per ferrovia o per strada, per cui la società decise
di costruire il pontile "Solvada" che permise di ricevere
etilene liquido a bassa temperatura via mare e che ha permesso
fino ad oggi la sopravvivenza e lo sviluppo degli impianti.
In prossimità del PLT sorse un altro impianto,
quello per la fabbricazione di acqua ossigenata e di perborato di
sodio, anch’esso entrato in funzione dal 1959. Si
trattava di un complesso ciclo di fabbricazione, basato sull’idrogenazione di un nucleo chinonico. Il processo consisteva in due reazioni distinte: la
prima era l’idrogenazione dell’antrachinone e la seconda era
l’ossidazione del prodotto idrogenato con la formazione del
perossido d’idrogeno (acqua ossigenata) che veniva poi estratto
con acqua e successivamente purificato e concentrato. Il
perborato di sodio, invece, era ottenuto per reazione di un
minerale a base di boro (colemanite importata dalla Turchia) con acqua ossigenata e poi
con successivi processi di centrifugazione e di essiccazione .
(Per gentile concessione di Paolo Vivaldi e Roberto Vigetti) |