Rosignano Marittimo ieri |
Mezzi di trasporto: calesse, carrozza, barroccio. |
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Via della Cava
Parallelamente ad un
assetto viario principale che serviva l'intero territorio
maremmano, esistevano reti stradali secondarie comunitative, che
risultavano, spesso, come nel caso di Rosignano, distinte, (La rete stradale principale costituita dalle
vie Regie, seguiva una logica politico-economica preordinata dalla
volontà centrale, mirata ad una funzione a scala granducale; mentre
la viabilità comunitativa era di supporto alle esigenze delle realtà
economiche e sociali del territorio locale.) con una dinamica indipendente e senza forti correlazioni
con le principali. Tale maglia viaria seguiva una funzionale
gerarchizzazione dettata dall'uso, che portava alla distinzione in:
strade comunitative, maestre e non e strade «interpoderali» o «private».
L'insieme delle strade dipendenti dalla comunità sono descritte
accuratamente nel «Campione» del 1783, («Libbro delle strade di comunità
di Rosignano e Castelnovo descritte in pianta in quest'anno 1783»
dall'agrimensore Giuseppe Maria Ciampi. Il documento del quale sono
state trovate ben poche informazioni relative alla sua formazione,
compilazione ecc., consta di 29 pagine nelle quali sono riportate n.
23 piante di strade comunitative appartenenti alla comunità di
Rosignano e le rimanenti di competenza della comunità di Castelnuovo.) con lo scopo primario di
definire le competenze e le responsabilità del loro mantenimento. Una
delle conseguenze immediatamente successive fu un riordino
dell'assetto viario con minor dispersione di capitali, che vennero
così utilizzati per le direttrici di maggior flusso commerciale a
favore dell'economia privata, investendo più razionalmente il «capitale
comunitativo». A ciò si contrappose un «rovescio della medaglia»
intrinseco del sistema di attuazione adottato. Infatti, delineando le
responsabilità della Comunità, il momento esecutivo dell'operazione,
fu attuato mediante l'accollo della manutenzione delle strade ai
privati, i quali approfittando dell'occasione, speculavano
risparmiando sul materiale impiegato nei lavori ottenendo, come
risultato, una imperfetta esecuzione delle opere. Nonostante la
supervisione del provveditore alle strade, (una nuova carica con
funzione di controllo sui lavori pubblici) la suddivisione in strade
Regie, Comunitative e l'obbligo di compilare degli stradari in ogni
comunità nonché di mantenere le strade effìcenti, migliorerà la
situazione solo parzialmente date le condizioni economiche e sociali
diverse da comunità a comunità.
Di
contro, si incrementò «l'assunzione avventizia» dei lavoratori
alla giornata che spesso venivano impiegati nei lavori pubblici (A
testimonianza di ciò riportiamo due brani epistolari rinvenuti: «...
Non possiamo dispensarci dal rappresentare
che la comunità versa male a proposito una cospicua somma in un
mantenimento che paritivamente nel generale non si riscontra.
Avendo
le relazioni del Signor Ing. Andreini alla mano abbiamo stupito non
solo che sieno state fatte... Le quietanze, ma che venissero rinvenute
le strade nel presente anno all'accollo senza il ritrovamento di quei
lavori stati indicati nella relazione e dalla Comunità pagati
infatti... se si eccettuano alcuni tratti di strade in specie della
strada Emilia o Maremmana (accollo Mensa Arcivescovile e di tal
fratelli Benvenuti)... Tutti gli altri furono ritrovati in diverso
stato da quello che lo presentavano le suddette relazioni
(24/01/1806).
(Lettera di risposta di Luigi
Donati della fattori di Vada alla Comunità di Rosignano); si
dimostra indignato perché è stato considerato mal fatto il lavoro di
restauro alla strada di S. Antonio che conduce a Vada in accollo alla
Mensa Arcivescovile. Il latore porta a sua discolpa quanto segue:
«...
e che io con lo spirito di essere utile al pubblico, avevo preso parte
in detti lavori, e non per interesse della fattoria di Vada, giacché
la grasce della medesima non si trasportano a Rosignano ed i
barrocci poco devono transitare per la più volte nominata strada».
Rosignano 18/11/1797 Luigi Donati ).
Detto
questo però, bisogna recepire il reale spessore e l'importanza che
assunse la viabilità nella comunità, soprattutto nel contesto
economico, che indubbiamente garantì notevoli vantaggi nonostante le
numerose difficoltà tecniche oggettive del tempo. (Per
difficoltà oggettive e tecniche si intendono: l'attraversamento delle
vie fluviali, con le relative difficoltà di costruzione di ponti; la
precarietà dei terrapieni, che dopo ogni acquazzone venivano a
cedere; e l'impraticabilità dopo ogni pioggia delle strade dovute
principalmente a una cattiva messa in opera delle «massicciate»
ecc., fenomeni che nel periodo invernale rallentavano qualsiasi tipo
di traffico).
Affrontando
la viabilità nella comunità di Rosignano, oltre che a rilevare una
«autonomia» della rete viaria locale rispetto a quella granducale a
lunga percorrenza, è possibile identificare nel contesto comunitativo
alcune direttrici di maggiore rilievo per il collegamento interno ed
esterno.
L'orografìa
e la morfologia del territorio di Rosignano, permise il flusso
viario principale solo agli estremi longitudinali di esso, (Via dei
Cavalleggeri, lungo la costa Tirrenica, Via Maremmana, nella valle
tra le colline livornesi e pisane), senza coinvolgere e quindi
servire, la realtà comunitativa che riuscì ad organizzarsi
rispondendo con una fitta rete secondaria, propria di una viabilità
che immettendosi, inevitabilmente, nelle direttrici più importanti,
di fatto ne assunse la funzione primaria.
Infatti
se analizziamo per esempio, il ruolo che viene ad assumere la via
Maremmana nel tratto gestito dalla Comunità di Rosignano, si rileva
che questa divenne a sud dell'osteria dell'Acquabona, una strada
secondaria, disagevole e poco frequentata, mentre le sue funzioni
principali venivano spostate sulla rete secondaria attraverso il
dirottamento del traffico dall'incrocio dell'Acquabona verso il Borgo
di Rosignano, (l'importanza che venne ad assumere l'osteria
dell'Acquabona era strettamente legata al servizio che si garantiva
ai viaggiatori in arrivo e in uscita dalla Comunità di Rosignano.
Considerando la natura impervia del terreno nel tratto di strada dalla
suddetta osteria al Borgo di Rosignano, è attendibile l'ipotesi del
ruolo che in loco veniva esplicato; e cioè quella di stazione di
cambio cavalli e principalmente di aggancio «trapeli», (trapelo:
cavallo o simile di rinforzo alle vetture in una salita e
presumibilmente inoltre che servisse come punto di appoggio per gli
utenti del mulino, situato di rimpetto all'osteria, nei periodi dopo
la raccolta delle granaglie, per la loro macinatura) sia per
scambi commerciali, che per una garanzia di sicurezza personale e
delle
merci.
(P.
Nencini, «... Le strade
maestre in un certo periodo non furono molto sicure; sia di giorno
che di notte vi era pericolo di aggressione, specialmente nel tratto
della Via Emilia dall'Acquabona al Malandrone, tanto che nel 1800 fu
richiesto, dopo un assassinio in persona di certo Francesco Bellomini,
lo smacchiamento della strada per la salita del Malandrone...».
Il
traffico di passaggio continuava poi verso sud immettendosi sulla
via di S. Antonio; in prossimità del fiume Fine giunta presso
l'osteria e mulino del Riposo, si diramava in due tronchi, uno
diretto al porto di Vada, l'altro, attraverso la proprietà della
Mensa Arcivescovile, si collegava di nuovo con la via Maremmana nel
territorio Comunitativo di Riparbella. Questa parte di viabilità è
apparsa immediatamente la più importante e rappresentativa; infatti
oltre che attraversare l'intero territorio comunitativo assumeva dei
ruoli non indifferenti nel contesto economico e commerciale di
Rosignano risultando anche sotto il profilo tecnico, la via più
grande come dimensione in carreggiata e in lunghezza di percorso. Le
diramazioni che subiva erano dirette, la prima verso il porto di
Vada, che andò ad assumere una importanza notevole a livello
economico, la seconda, presumibilmente a servizio di tutto il
territorio della Mensa Arcivescovile, assolveva ai compiti di
direttrice di collegamento «veloce», che come precedentemente
detto, venne a mancare alla via Emilia o Maremmana. Un altro tracciato
che assumeva una certa importanza era rappresentato dalla via della
Cava che collegava il borgo di Rosignano con Castiglioncello, la quale
articolandosi alla base delle alture a tramontana, era l'unica via più
breve per immettersi sulla «strada dei Cavalleggeri» in prossimità
della fattoria di Portovecchio, per dirigersi successivamente, a nord
verso Livorno.
Quest'ultima
risultava un tracciato discretamente carrabile (in funzione di una Cava
di Pietra per lastricati stradali in località Cotone) che assorbiva
anche il traffico terrestre per l'approvvigionamento del sale nei
magazzini del porto livornese. La via Volterrana, che aggirando il
colle sul quale si ergeva il castello di Rosignano, si immetteva
sulla via Emilia; pur non risultando una via di traffico principale («...
A visitare la strada volterrana,... la quale serve per uso dei
particolari, per andare ai loro terreni e conduce alla volta di un
campo dei medesimi e per quanto si può conoscere essendo una strada
stata abbandonata da molti anni per esser questa non necessaria ...».
Castelnuovo, 25/9/1795
Pietro Pardini.), in passato probabilmente collegava con
la «potente» città di Volterra tramite un percorso tortuoso che
interessava direttamente anche la comunità di Castellina e
Riparbella. La strada di S. Antonio da Padova per Castelnuovo, era
completamente sterrata e di piccole dimensioni, non rappresentava
ancora una linea di collegamento importante, vista la consistenza
rappresentata dal piccolo borgo di Castelnuovo. (Strada detta della Maestà.. Dalla
relazione dell'Ing. Giovanni Andreini 6/7/1798 «La suddetta strada...
è tutta sterrata e conviene di continuarsi a tenere così, giacché
non serve per il passaggio dei pedoni e per andar alla loro macchia e
con i barrocci a caricare le calcine...».
L'insieme di strade
interpoderali e vicinali stanno a dimostrare la tesi ormai accertata
della loro spontaneità, ma non casualità di formazione, essendo il
risultato di un percorso abitudinale e quindi più comodo, dettato
dalle necessità oggettive di spostamento per lavoro e commercio
all'interno del territorio comunitativo.
Tutti gli anni, nel
periodo 1936–1942, la mia nonna Assunta si recava da Marittimo a
Caletta per far visita agli inquilini. Prenotava per un giorno
la carrozza del Vivaldi e io e lei partivamo nel primo
pomeriggio.
La nonna era vestita a
festa, al collo portava una catena d’oro con l’orologino che io
ho ancora e alle dita qualche anello. Si saliva sul predellino e
ci mettevamo a sedere, c’erano quattro posti.
La carrozza aveva un
baldacchino con le frange, il Vivaldi era seduto a cassetta con
una frusta in mano e con le redini guidava il cavallo. Io sedevo
impettita accanto alla nonna e mi sembrava di essere una
principessa.
Gli inquilini ci
accoglievano festosamente, la nonna controllava i suoi interessi
e all’imbrunire salivamo nuovamente in carrozza e si tornava a
casa. Nonna Assunta fu una donna eccezionale per i suoi tempi.
Gestiva il bar Raigi,
chiamato le Logge (ora Stella Rossa ARCI) e l’unico negozio del
paese di alimentari ed Emporio. Aveva anche degli appezzamenti
di terreno all’Acquabona e a Maccetti, tutti a vigneti e
coltivati a opre.
Da: "Come
eravamo..." di Anna Maria Raigi scaricabile dal sito.
1930 e 1932 - Lunghezza
strade comunali.
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Rosignano Marittimo - Ieri |