Rosignano Marittimo ieri 

  
Primi '900 a passeggio in calessino (Foto Paolo Pagnini) Calessino coperto (arch. P.Balzini) Mezzi di trasporto. La carrozza chiusa. Mezzi di trasporto - Carro a pianale senza sponde. Barroccio se ha le sponde laterali.

Mezzi di trasporto: calesse, carrozza, barroccio.

.                                      Via della Cava
La strada di Castiglioncello o della Cava fu riattata nel 1824 e in tale occasione fu allargata la loggia dell’Oratorio della Madonna della neve, al quale lavoro contribuì il Comune. Per la costruzione di detta strada il Comune nel 1828 spese L.16.000 ed ebbe dal Sovrano un sussidio di L.4.000 essendo stata quella strada considerata come militare. Successivamente le salite della Cava e di S. Antonio furono corrette e riunite nell’unico tracciato attuale.
(Monografia storica del comune di Rosignano Marittimo  di P. Nencini 1925 scaricabile dal sito)

                La rete viaria nella Comunità di Rosignano

Parallelamente ad un assetto viario principale che serviva l'intero territorio maremmano, esistevano reti stradali secondarie comunitative, che risultavano, spesso, come nel caso di Rosignano, distinte, (La rete stradale principale costituita dalle vie Regie, seguiva una logica politico-economica preordinata dalla volontà centrale, mirata ad una funzione a scala granducale; mentre la viabilità comunitativa era di supporto alle esigenze delle realtà economiche e sociali del territorio locale.) con una dinamica indipendente e senza forti correlazioni con le principali. Tale maglia viaria seguiva una funzionale gerarchizzazione dettata dall'uso, che portava alla distinzione in: strade comunitative, maestre e non e strade «interpoderali» o «private». L'insieme delle strade dipendenti dalla comunità sono descritte accuratamente nel «Campione» del 1783, («Libbro delle strade di comunità di Rosignano e Castelnovo descritte in pianta in quest'anno 1783» dall'agrimensore Giuseppe Maria Ciampi. Il documento del quale sono state trovate ben poche informazioni relative alla sua formazione, compilazione ecc., consta di 29 pagine nelle quali sono riportate n. 23 piante di strade comunitative appartenenti alla comunità di Rosignano e le rimanenti di competenza della comunità di Castelnuovo.) con lo scopo primario di definire le competenze e le responsabilità del loro mantenimento. Una delle conseguenze immediatamente successive fu un riordino dell'assetto viario con minor dispersione di capitali, che vennero così utilizzati per le direttrici di maggior flusso commerciale a favore dell'economia privata, investendo più razionalmente il «capitale comunitativo». A ciò si contrappose un «rovescio della medaglia» intrinseco del sistema di attuazione adottato. Infatti, delineando le responsabilità della Comunità, il momento esecutivo dell'operazione, fu attuato mediante l'accollo della manutenzione delle strade ai privati, i quali approfittando dell'occasione, speculavano risparmiando sul materiale impiegato nei lavori ottenendo, come risultato, una imperfetta esecuzione delle opere. Nonostante la supervisione del provveditore alle strade, (una nuova carica con funzione di controllo sui lavori pubblici) la suddivisione in strade Regie, Comunitative e l'obbligo di compilare degli stradari in ogni comunità nonché di mantenere le strade effìcenti, migliorerà la situazione solo parzialmente date le condizioni economiche e sociali diverse da comunità a comunità.

Di contro, si incrementò «l'assunzione avventizia» dei lavoratori alla giornata che spesso venivano impiegati nei lavori pubblici (A testimonianza di ciò riportiamo due brani epistolari rinvenuti: «... Non possiamo dispensarci dal rappresentare che la comunità versa male a proposito una cospicua somma in un mantenimento che paritivamente nel generale non si riscontra.

Avendo le relazioni del Signor Ing. Andreini alla mano abbiamo stupito non solo che sieno state fatte... Le quietanze, ma che venissero rinvenute le strade nel presente anno all'accollo senza il ritrovamento di quei lavori stati indicati nella relazione e dalla Comunità pagati infatti... se si eccettuano alcuni tratti di strade in specie della strada Emilia o Maremmana (accollo Mensa Arcivescovile e di tal fratelli Benvenuti)... Tutti gli altri furono ritrovati in diverso stato da quello che lo presentavano le suddette relazioni (24/01/1806).

(Lettera di risposta di Luigi Donati della fattori di Vada alla Comunità di Rosignano); si dimostra indignato perché è stato considerato mal fatto il lavoro di restauro alla strada di S. Antonio che conduce a Vada in accollo alla Mensa Arcivescovile. Il latore porta a sua discolpa quanto segue:

«... e che io con lo spirito di essere utile al pubblico, avevo preso parte in detti lavori, e non per interesse della fattoria di Vada, giacché la grasce della medesima non si trasportano a Rosignano ed i barrocci poco devono transitare per la più volte nominata strada». Rosignano 18/11/1797 Luigi Donati ).

 Detto questo però, bisogna recepire il reale spessore e l'importanza che assunse la viabilità nella comunità, soprattutto nel contesto economico, che indubbiamente garantì notevoli vantaggi nonostante le numerose difficoltà tecniche oggettive del tempo. (Per difficoltà oggettive e tecniche si intendono: l'attraversamento delle vie fluviali, con le relative difficoltà di costruzione di ponti; la precarietà dei terra­pieni, che dopo ogni acquazzone venivano a cedere; e l'impraticabilità dopo ogni pioggia delle strade dovute principalmente a una cattiva messa in opera delle «massicciate» ecc., fenomeni che nel periodo invernale rallentavano qualsiasi tipo di traffico).

Affrontando la viabilità nella comunità di Rosignano, oltre che a rilevare una «autonomia» della rete viaria locale rispetto a quella granducale a lunga percorrenza, è possibile identificare nel contesto comunitativo alcune direttrici di maggiore rilievo per il collegamento interno ed esterno.

L'orografìa e la morfologia del territorio di Rosignano, permise il flusso viario principale solo agli estremi longitudinali di esso, (Via dei Cavalleggeri, lungo la costa Tirrenica, Via Maremmana, nella valle tra le colline livornesi e pisane), senza coinvolgere e quindi servire, la realtà comunitativa che riuscì ad organizzarsi rispondendo con una fitta rete secondaria, propria di una viabilità che immettendosi, inevitabilmente, nelle direttrici più importanti, di fatto ne assunse la funzione primaria.

Infatti se analizziamo per esempio, il ruolo che viene ad assumere la via Maremmana nel tratto gestito dalla Comunità di Rosignano, si rileva che questa divenne a sud dell'osteria dell'Acquabona, una strada secondaria, disagevole e poco frequentata, mentre le sue funzioni principali venivano spostate sulla rete secondaria attraverso il dirottamento del traffico dall'incrocio dell'Acquabona verso il Borgo di Rosignano, (l'importanza che venne ad assumere l'osteria dell'Acquabona era strettamente legata al servizio che si garantiva ai viaggiatori in arrivo e in uscita dalla Comunità di Rosignano. Considerando la natura impervia del terreno nel tratto di strada dalla suddetta osteria al Borgo di Rosignano, è attendibile l'ipotesi del ruolo che in loco veniva esplicato; e cioè quella di stazione di cambio cavalli e principalmente di aggancio «trapeli», (trapelo: cavallo o simile di rinforzo alle vetture in una salita e presumibilmente inoltre che servisse come punto di appoggio per gli utenti del mulino, situato di rimpetto all'osteria, nei periodi dopo la raccolta delle granaglie, per la loro macinatura)  sia per scambi commerciali, che per una garanzia di sicurezza personale e delle merci. (P. Nencini, «... Le strade maestre in un certo periodo non furono molto sicure; sia di giorno che di notte vi era pericolo di aggressione, specialmente nel tratto della Via Emilia dall'Acquabona al Malandrone, tanto che nel 1800 fu richiesto, dopo un assassinio in persona di certo Francesco Bellomini, lo smacchiamento della strada per la salita del Malandrone...».

 Il traffico di passaggio continuava poi verso sud immettendosi sulla via di S. Antonio; in prossimità del fiume Fine giunta presso l'osteria e mulino del Riposo, si diramava in due tronchi, uno diretto al porto di Vada, l'altro, attraverso la proprietà della Mensa Arcivescovile, si collegava di nuovo con la via Maremmana nel territorio Comunitativo di Riparbella. Questa parte di viabilità è apparsa immediatamente la più importante e rappresentativa; infatti oltre che attraversare l'intero territorio comunitativo assumeva dei ruoli non indifferenti nel contesto economico e commerciale di Rosignano risultando anche sotto il profilo tecnico, la via più grande come dimensione in carreggiata e in lunghezza di percorso. Le diramazioni che subiva erano dirette, la prima verso il porto di Vada, che andò ad assumere una importanza notevole a livello economico, la seconda, presumibilmente a servizio di tutto il territorio della Mensa Arcivescovile, assolveva ai compiti di direttrice di collegamento «veloce», che come precedentemente detto, venne a mancare alla via Emilia o Maremmana. Un altro tracciato che assumeva una certa importanza era rappresentato dalla via della Cava che collegava il borgo di Rosignano con Castiglioncello, la quale articolandosi alla base delle alture a tramontana, era l'unica via più breve per immettersi sulla «strada dei Cavalleggeri» in prossimità della fattoria di Portovecchio, per dirigersi successivamente, a nord verso Livorno.

Quest'ultima risultava un tracciato discretamente carrabile (in funzione di una Cava di Pietra per lastricati stradali in località Cotone) che assorbiva anche il traffico terrestre per l'approvvigionamento del sale nei magazzini del porto livornese. La via Volterrana, che aggirando il colle sul quale si ergeva il castello di Rosignano, si immetteva sulla via Emilia; pur non risultando una via di traffico principale («... A visitare la strada volterrana,... la quale serve per uso dei particolari, per andare ai loro terreni e conduce alla volta di un campo dei medesimi e per quanto si può conoscere essendo una strada stata abbandonata da molti anni per esser questa non necessaria ...». Castelnuovo, 25/9/1795 Pietro Pardini.), in passato probabilmente collegava con la «potente» città di Volterra tramite un percorso tortuoso che interessava direttamente anche la comunità di Castellina e Riparbella. La strada di S. Antonio da Padova per Castelnuovo, era completamente sterrata e di piccole dimensioni, non rappresentava ancora una linea di collegamento importante, vista la consistenza rappresentata dal piccolo borgo di Castelnuovo. (Strada detta della Maestà.. Dalla relazione dell'Ing. Giovanni Andreini 6/7/1798 «La suddetta strada... è tutta sterrata e conviene di continuarsi a tenere così, giacché non serve per il passaggio dei pedoni e per andar alla loro macchia e con i barrocci a caricare le calcine...».

L'insieme di strade interpoderali e vicinali stanno a dimostrare la tesi ormai accertata della loro spontaneità, ma non casualità di formazione, essendo il risultato di un percorso abitudinale e quindi più comodo, dettato dalle necessità oggettive di spostamento per lavoro e commercio all'interno del territorio comunitativo.
Da: "Una comunità della Toscana Lorenese: ROSIGNANO (1765-1808)" di S.ROSSI e P.L. FERRI scaricabile dal sito.
                       In gita a Caletta con la carrozza del Vivaldi

Tutti gli anni, nel periodo 1936–1942, la mia nonna Assunta si recava da Marittimo a Caletta per far visita agli inquilini. Prenotava per un giorno la carrozza del Vivaldi e io e lei partivamo nel primo pomeriggio.

La nonna era vestita a festa, al collo portava una catena d’oro con l’orologino che io ho ancora e alle dita qualche anello. Si saliva sul predellino e ci mettevamo a sedere, c’erano quattro posti.

La carrozza aveva un baldacchino con le frange, il Vivaldi era seduto a cassetta con una frusta in mano e con le redini guidava il cavallo. Io sedevo impettita accanto alla nonna e mi sembrava di essere una principessa.

Gli inquilini ci accoglievano festosamente, la nonna controllava i suoi interessi e all’imbrunire salivamo nuovamente in carrozza e si tornava a casa. Nonna Assunta fu una donna eccezionale per i suoi tempi.

Gestiva il bar Raigi, chiamato le Logge (ora Stella Rossa ARCI) e l’unico negozio del paese di alimentari ed Emporio. Aveva anche degli appezzamenti di terreno all’Acquabona e a Maccetti, tutti a vigneti e coltivati a opre. Da: "Come eravamo..." di Anna Maria Raigi scaricabile dal sito.

1930 e 1932 - Lunghezza strade comunali.

Rosignano Marittimo - Ieri