Stevan Faccenda, razza Caini soprastrada, non è un calettano
qualunque e la sua storia merita di essere conosciuta passo-passo,
tanto è densa di lavoro e di iniziative. Nasce nel 1923, fa un po' di
scuola e poi come quasi tutti i coetanei conosce subito il mondo del
lavoro. Ha più o meno 10 anni che già lo troviamo nei primi anni '30 a
fare servizio a domicilio per il macellaio Alcide Quaglierini di via
Fucini, consegnando carne e prendendo ordini. In estate raddoppia con
il lavoro di consegna a domicilio delle barre di ghiaccio, portate con
un carretto a mano, avvolte in teli di juta, dalla "fabbrica del
ghiaccio" a Portovecchio (dei Faccenda sottostrada, dove ora c'è il
crocifisso) alle ville della punta fino a quelle di Caletta passando
per Villa Marina degli Uzielli che aveva un frigorifero di legno
grande come una stanza. Mancando ancora l'acquedotto sul promontorio
si era organizzato per rifornire in estate, le stesse ville con
piccole damigiane da 12 litri di acqua fresca prelevata dal pozzo di
casa. Appena più grandicello dà una mano al fratello Faccendo
nell'attività di falegname, per passare pochi anni dopo, sempre
addetto ai "servizi ausiliari" nella ditta di Angiolino Faccenda alla
costruzione del primo acquedotto e successivamente della rete fognaria
di Castiglioncello. Ormai è un giovane prestante è non tralascia lo
sport marinaro per eccellenza, quello del canottaggio che riscuote
allori ovunque alla fine degli anni 30 grazie agli equipaggi del
Circolo Canottieri Solvay. E' presente come primo remo sullo jole di
mare a 8 che il 12 maggio 1940, durante un consueto allenamento al
fanale di Vada viene travolto dal mare ingrossato perdendo il
vogatore, Albano Mazzanti ed il timoniere Salvatore Maccioni. Stevan
riesce a raggiungere a nuoto la spiaggia di Pietrabianca ormai allo
stremo delle forze portandosi dietro e salvandolo, un compagno. In
questi anni conosce Venia (che sarà sua moglie) che con la famiglia ha
la latteria sull'angolo lato Livorno di via Marradi e porta il latte a
domicilio in bicicletta, con la bombola di alluminio ed il quartino di
misura. Arriva anche il momento del militare e nel 1942 è a La Spezia
in Marina, per passare poco dopo nel battaglione S.Marco e poi di
nuovo in Marina. Dopo il passaggio del fronte rileva con la famiglia,
restaurandola a proprie spese, l'albergo "Caletta", (poi Bersagliere)
in parte bombardato, trasformandolo in pensione, ristorante, bar e
alimentari fino al 1952. Passa poi in pieno centro dove rileva il bar
e pensione "Daniela" che sarà il bar "Calderini" dal nome del suocero
Guidalmo,
fino al 1957. Un grande successo, introduce la prima TV pubblica del
paese ed ogni sera è il pienone. Aperto anche la notte, è in estate
uno dei locali preferiti dai tanti frequentatori famosi del
promontorio attirati dai frati sempre caldi. Nel '57 lascia la
pensione "Daniela" dedicandosi al bar, ma in contemporanea prende in
gestione il dancing "Cardellino" nella pineta Marradi. Nel 1969 il bar
"Calderini" viene demolito e ricostruito nella versione attuale, ed
Stevan ne mantiene la gestione fino al 1974. A questa data nuovo
cambio di fronte: passa sull'altro lato dell'Aurelia all'angolo di via
Marradi (stesso posto della latteria della moglie) ed apre "ESTEVAN'S
STORE" negozio di gastronomia di alto livello, fra i pochi della costa
in grado di approvvigionare le migliori specialità nazionali e non
solo, fino al 1981, anno in cui decide di ritirarsi dall'attività
commerciale, senza mai tralasciare la cura di cene favolose nelle
ville dove viene chiamato. Nel 1971 è stato promotore con un piccolo
gruppo di commercianti (Umberto Ceppatelli, Romeo Poli, Giancarlo
Micheletti ed altri), versando 20.000 lire ciascuno, della Festa del
Pesce di Caletta e successivamente ha collaborato alla realizzazione
dell'Astragalo e del bar Ginori. Da non trascurare l'attività di
consigliere dell'Az ienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Castiglioncello nel periodo cruciale degli anni '60, anni intensi del
Concorso Ippico, Tornei di Tennis, Corse di Formula 4, tiro a volo,
ecc. Ancora quindi il profilo di un uomo di indubbia capacità, intelligenza ed iniziativa, che ha saputo tracciare un solco profondo
nella vita della propria comunità dando costante esempio di estrema
professionalità.
Nella foto a destra del natale 1973, per il concorso per le migliori
vetrine, Stevan riceve il premio per la vetrina del bar, dove ha
presentato il presepe dentro un panettone. Venia e Stevan sono deceduti
nella loro Caletta rispettivamente nell'ottobre 2010 a 89
anni e nel settembre 2016 a 93.
STEVANNE Stevan Faccenda (1923)
Altro autentico
esemplare della razza dei Caini quest'uomo dall'aria falsamente
scorbutica (come un po' tutti i Faccenda) ha fatto, dal dopoguerra,
la storia di Caletta vivendola in prima persona, prima dietro il
banco del bar "Calderini" e poi dietro a quello della sua
"gastronomia". Mi ricordo che, nel 1953, fu il primo a far conoscere
la televisione in tutta Castiglioncello mettendola in un'apposita
saletta sopra un alto trespolo di metallo. Il mi' babbo, Mariano, mi
portò a vederla in un pomeriggio di domenica, c'era uno spettacolo
di varie tà
con un complessino musicale guidato da Van Wood (che ora fa il mago)
che cantava "cara Teresa butta la chiave del porton!". Nel '54 la
saletta della TV divenne uno stadio infuocato in occasione dei
campionati del mondo di calcio in Svizzera con due opposti
schieramenti in campo. Da un lato quelli di fede comunista che
tifavano per la rossa Ungheria di Puskas, e gli altri che, di volta
in volta, si misero a tifare per il Brasile di Brandaosiglio, per
l'Uruguay di Andrade e poi per la Germania di Fritz Walter. Lui
faceva affari d'oro ad ogni partita distribuendo birre, streghe e
ponci al rumme, la voce tonante e la battuta sismica. Da dietro il
banco, l'aria sempre severa, stangava con i suoi pareri tutte le
discussioni fra amici e voleva essere ascoltato e, naturalmente,
avere ragione. Spesso la gente si chiedeva se
non avesse un oscuro suggeritore
dietro la macchina del caffè, tanto appropriati erano i suoi
ingressi nel mezzo a qualsiasi discussione. Ma l'oscuro suggeritore
non c'era e la prova si è avuta quando ha ceduto il bar ed è uscito
allo scoperto andando a troneggiare dietro un altro banco, quello
della gastronomia. All'inizio, quando cominciò a consigliare
ricette, abbinamenti e cotture qualcuno storse la bocca e pensò: "è
imparaticcio!". Messo alla prova, però, ha lasciato tutti di stucco
perché ha dimostrato d'essere un cuoco veramente in gamba. Non solo
sa preparare cibi gustosi e raffinati, ma anche, con pochi e
semplici ingredienti, è capace di improvvisare una tavola semplice e
molto gradevole, con preciso intuito e l'opportunità che richiede
l'occasione. Insomma: quarant'anni dietro a un banco non c'è stato
mica a veglia! Eppoi, bisogna dirlo, nella famiglia Faccenda c'è
lunga tradizione di cuochi: lui stesso è nato nella casa dove suo
nonno Leopoldo aveva l'osteria, a Portovecchio; tradizione
continuata dalla Ida a cavallo della guerra e oggi, dal giovane
Enrico, figlio di Piero. Da bimbetto, con una damigiana, andava a
vendere l'acqua alle ville in estate e in primavera, gli sparaci. Un
po' più grande lo troviamo a lavorare alla fabbrica del ghiaccio dei
suoi parenti a Portovecchio nella casa dietro al crocefisso sulla
Via Aurelia. Fra tutti i calettani, naturalmente, è quello che di
Castiglioncello ne sa di più e più spesso degli altri calettani è
solito dire: "facciamo da noi!" La sua è un'opinione (come dire?)
"precotta!". Persona dall'animo sportivo ha rischiato per diversi
anni la sua fama di gastronomo alla "Festa del pesce" quale
democratico "plenipotenziario" della cucina.
Dal volume "Castiglioncello la razza de' Caini e
altre storie" di Castaldi e Marianelli scaricabile dal sito. |