Stevan nel suo bar con la moglie Venia. In basso la targa ricevuta il 12 giugno 2011 dal Presidente
 Riccardo Bertini, durante la 40a edizione della Festa del Pesce, quale promotore dal 1971

Con gli amici canottieri nel 1940 - Da sinistra Stevan Faccenda (freccia), Edamo Bottoni, Ruggeri, Marino Pescia, Vado Chiellini, Carrara, Lamagna.
Nella foto a destra il famoso timbro a fuoco col quale i produttori di formaggi, prosciutti ecc. dovevano marchiare i loro prodotti perché fossero ammessi alla vendita nell'"Estevan'Store" di Caletta. 

 Stevan Faccenda, razza Caini soprastrada, non è un calettano qualunque e la sua storia merita di essere conosciuta passo-passo, tanto è densa di lavoro e di iniziative. Nasce nel 1923, fa un po' di scuola e poi come quasi tutti i coetanei conosce subito il mondo del lavoro. Ha più o meno 10 anni che già lo troviamo nei primi anni '30 a fare servizio a domicilio per il macellaio Alcide Quaglierini di via Fucini, consegnando carne e prendendo ordini. In estate raddoppia con il lavoro di consegna a domicilio delle barre di ghiaccio, portate con un carretto a mano, avvolte in teli di juta, dalla "fabbrica del ghiaccio" a Portovecchio (dei Faccenda sottostrada, dove ora c'è il crocifisso) alle ville della punta fino a quelle di Caletta passando per Villa Marina degli Uzielli che aveva un frigorifero di legno grande come una stanza. Mancando ancora l'acquedotto sul promontorio si era  organizzato per rifornire in estate, le stesse ville con piccole damigiane da 12 litri di acqua fresca prelevata dal pozzo di casa. Appena più grandicello dà una mano al fratello Faccendo nell'attività di falegname, per passare pochi anni dopo, sempre addetto ai "servizi ausiliari" nella ditta di Angiolino Faccenda alla costruzione del primo acquedotto e successivamente della rete fognaria di Castiglioncello. Ormai è un giovane prestante è non tralascia lo sport marinaro per eccellenza, quello del canottaggio che riscuote allori ovunque alla fine degli anni 30 grazie agli equipaggi del Circolo Canottieri Solvay. E' presente come primo remo sullo jole di mare a 8 che il 12 maggio 1940, durante un consueto allenamento al fanale di Vada viene travolto dal mare ingrossato perdendo il vogatore, Albano Mazzanti ed il timoniere Salvatore Maccioni. Stevan riesce a raggiungere a nuoto la spiaggia di Pietrabianca ormai allo stremo delle forze portandosi dietro e salvandolo, un compagno. In questi anni conosce Venia (che sarà sua moglie) che con la famiglia ha la latteria sull'angolo lato Livorno di via Marradi e porta il latte a domicilio in bicicletta, con la bombola di alluminio ed il quartino di misura. Arriva anche il momento del militare e nel 1942 è a La Spezia in Marina, per passare poco dopo nel battaglione S.Marco e poi di nuovo in Marina. Dopo il passaggio del fronte rileva con la famiglia, restaurandola a proprie spese, l'albergo "Caletta", (poi Bersagliere) in parte bombardato, trasformandolo in pensione, ristorante, bar e alimentari fino al 1952. Passa poi in pieno centro dove rileva il bar e pensione "Daniela" che sarà il bar "Calderini" dal nome del suocero Guidalmo, fino al 1957. Un grande successo, introduce la prima TV pubblica del paese ed ogni sera è il pienone. Aperto anche la notte, è in estate uno dei locali preferiti dai tanti frequentatori famosi del promontorio attirati dai frati sempre caldi. Nel '57 lascia la pensione "Daniela" dedicandosi al bar, ma in contemporanea prende in gestione il dancing "Cardellino" nella pineta Marradi. Nel 1969 il bar "Calderini" viene demolito e ricostruito nella versione attuale, ed Stevan ne mantiene la gestione fino al 1974. A questa data nuovo cambio di fronte: passa sull'altro lato dell'Aurelia all'angolo di via Marradi (stesso posto della latteria della moglie) ed apre "ESTEVAN'S STORE" negozio di gastronomia di alto livello, fra i pochi della costa in grado di approvvigionare le migliori specialità nazionali e non solo, fino al 1981, anno in cui decide di ritirarsi dall'attività commerciale, senza mai tralasciare la cura di cene favolose nelle ville dove viene chiamato. Nel 1971 è stato promotore con un piccolo gruppo di commercianti (Umberto Ceppatelli, Romeo Poli, Giancarlo Micheletti ed altri), versando 20.000 lire ciascuno, della Festa del Pesce di Caletta e successivamente ha collaborato alla realizzazione dell'Astragalo e del bar Ginori. Da non trascurare l'attività di consigliere dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Castiglioncello nel periodo cruciale degli anni '60, anni intensi del Concorso Ippico, Tornei di Tennis, Corse di Formula 4, tiro a volo, ecc. Ancora quindi il profilo di un uomo di indubbia capacità, intelligenza ed iniziativa, che ha saputo tracciare un solco profondo nella vita della propria comunità dando costante esempio di estrema professionalità. Nella foto a destra del natale 1973, per il concorso per le migliori vetrine, Stevan riceve il premio per la vetrina del bar, dove ha presentato il presepe dentro un panettone. Venia e Stevan sono deceduti nella loro Caletta rispettivamente nell'ottobre 2010 a 89 anni e nel settembre 2016 a 93.

STEVANNE Stevan Faccenda (1923)

Altro autentico esemplare della razza dei Caini quest'uomo dall'aria falsamente scorbutica (come un po' tutti i Faccenda) ha fatto, dal dopoguerra, la storia di Caletta vivendola in prima persona, prima dietro il banco del bar "Calderini" e poi dietro a quello della sua "gastronomia". Mi ricordo che, nel 1953, fu il primo a far conoscere la televisione in tutta Castiglioncello mettendola in un'apposita saletta sopra un alto trespolo di metallo. Il mi' babbo, Mariano, mi portò a vederla in un pomeriggio di domenica, c'era uno spettacolo di varietà con un complessino musicale guidato da Van Wood (che ora fa il mago) che cantava "cara Teresa butta la chiave del porton!". Nel '54 la saletta della TV divenne uno stadio infuocato in occasione dei campionati del mondo di calcio in Svizzera con due opposti schieramenti in campo. Da un lato quelli di fede comunista che tifavano per la rossa Ungheria di Puskas, e gli altri che, di volta in volta, si misero a tifare per il Brasile di Brandaosiglio, per l'Uruguay di Andrade e poi per la Germania di Fritz Walter. Lui faceva affari d'oro ad ogni partita distribuendo birre, streghe e ponci al rumme, la voce tonante e la battuta sismica. Da dietro il banco, l'aria sempre severa, stangava con i suoi pareri tutte le discussioni fra amici e voleva essere ascoltato e, naturalmente, avere ragione. Spesso la gente si chiedeva se non avesse un oscuro suggeritore dietro la macchina del caffè, tanto appropriati erano i suoi ingressi nel mezzo a qualsiasi discussione. Ma l'oscuro suggeritore non c'era e la prova si è avuta quando ha ceduto il bar ed è uscito allo scoperto andando a troneggiare dietro un altro banco, quello della gastronomia. All'inizio, quando cominciò a consigliare ricette, abbinamenti e cotture qualcuno storse la bocca e pensò: "è imparaticcio!". Messo alla prova, però, ha lasciato tutti di stucco perché ha dimostrato d'essere un cuoco veramente in gamba. Non solo sa preparare cibi gustosi e raffinati, ma anche, con pochi e semplici ingredienti, è capace di improvvisare una tavola semplice e molto gradevole, con preciso intuito e l'opportunità che richiede l'occasione. Insomma: quarant'anni dietro a un banco non c'è stato mica a veglia! Eppoi, bisogna dirlo, nella famiglia Faccenda c'è lunga tradizione di cuochi: lui stesso è nato nella casa dove suo nonno Leopoldo aveva l'osteria, a Portovecchio; tradizione continuata dalla Ida a cavallo della guerra e oggi, dal giovane Enrico, figlio di Piero. Da bimbetto, con una damigiana, andava a vendere l'acqua alle ville in estate e in primavera, gli sparaci. Un po' più grande lo troviamo a lavorare alla fabbrica del ghiaccio dei suoi parenti a Portovecchio nella casa dietro al crocefisso sulla Via Aurelia. Fra tutti i calettani, naturalmente, è quello che di Castiglioncello ne sa di più e più spesso degli altri calettani è solito dire: "facciamo da noi!" La sua è un'opinione (come dire?) "precotta!". Persona dall'animo sportivo ha rischiato per diversi anni la sua fama di gastronomo alla "Festa del pesce" quale democratico "plenipotenziario" della cucina. Dal volume "Castiglioncello la razza de' Caini e altre storie" di Castaldi e Marianelli scaricabile dal sito.

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