Fu il terremoto del 14 Agosto 1846. Si è letta una precisa ed ampia
relazione di un testimone del tempo: il vice-console Sig. Antonio
Ricci. Alle 12.55 di quel giorno, «fu udito un improvviso sibilo,
cui tenne dietro un fragore come se la copertura di un gran
fabbricato sprofondasse, e dei colpi cupi e sotterranei
rintronarono. Contemporaneamente seguirono sussulti e oscillazioni e
scuotimenti della durata di una ventina di secondi i quali gettarono
il terrore nella popolazione ». Successero altre scosse «come
fossero state fiancate di cannonate», e continuarono più piccole
anche per diversi giorni. In paese fu danneggiata la canonica, il
campanile e la chiesa del castello: la casa Lemmi oggi Santi, al cui
rinforzo il Comune, per evitare disgrazie, dovette nel 1847
provvedere; la Cancelleria; fuori di paese, diverse case poderali in
Maccetti e altrove; l'Osteria dell'Acquabona, ecc...Nel
territorio del Comune vi sono diverse acque acidule salsomagnesiache
e ferrugginose, come quelle del Debbione, di Occhibolleri, di S.
Quirico, di Maccetti e di altre località.
(Da "Monografia
storica del comune di Rosignano Marittimo" di Pietro Nencini
scaricabile dal sito).
(Vedi anche "Terremoto di
Orciano")
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Con editto del 1787 il Granduca Leopoldo I° concesse a coloro che
fabbricavano case rurali un quarto della spesa a titolo di
incoraggiamento. Di tale grazia beneficiarono molte case coloniche
in Castiglioncello, a Castelnuovo, in Botrocaccioni, al Riposo, alle
Fabbriche, al Gallina, alle Morelle, alla Casetta, in Maccetti,
al Vallone, ecc. La presella 122 di estensione in saccate e staie
212 del Podere di Maccetti con canone annuo espresso in lire
1455 andò al conduttore Giuseppe Pieri
(Da "Le
bonifiche del Granduca e le proteste del Papa" di Gabriele
Paolini scaricabile dal sito)
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Il Poggetto dell’Acquabona è la località dove si trova la casa, oggi
"Agriturismo 361". Era certamente in origine un monastero o convento
dell’Arcivescovado di Pisa, come si desume dallo stemma che Sovrasta
l’ingresso principale, e, se apparteneva ai “preti”, è certo che era
ed è un bel posto: bella vista ed aria salubre! Non ho dati precisi
sulla sua costruzione, ma sono sicuro che è precedente al 1777. L’ho
potuto desumere da alcune mezzane (mattoni di cm. 14x28, di spessore
cm. 2,5 fatti a mano) che ho trovato datate così. La data è stata
scritta a mano con un chiodo! Sono state certamente impastate nella
fornace che esisteva sino a prima della guerra, vicino alla sede
attuale del Consorzio Agrario, prima del fiume Fine in località
Maccetti. (Da "Un
ragazzo in toscana negli anni quaranta" di Piero Santi).
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Don Giovanni Nardini girava sempre per le campagne con altre persone
a fare le benedizioni. Don Giovanni aveva la vespa, ma andavano
tanto anche a piedi, prendevano il viottolo che partiva dietro al
Castello e scendeva giù alla Fonte. A volte arrivavano a piedi anche
a Maccetti.
(Da "Don Giovanni Nardini"
di Monica Melfa scaricabile dal sito)
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I pascoli arcivescovili di Maccetti, Sondraglia, Malandrone e
di alcune altre località della Podesteria di Rosignano erano tra i
più richiesti dagli allevatori privati o dalle società per
l’allevamento. Il canone di affitto delle pasture prevedeva, accanto
al pagamento di una somma annuale di denaro, anche la corresponsione
di alcuni prodotti, principalmente carne e formaggio.
(Da "Fame
e abbondanza, una traccia di storia dell’alimentazione tra Medioevo
ed Età moderna" di Alessandra Potenti scaricabile dal sito).
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Le più consistenti stazioni musteriane della Bassa Val di Cecina,
molte delle quali ancora in corso di studio, sono: Maccetti,
La Selvaggia, Sassicaia, S. Enrico (Rosignano Marittimo), Poggio al
Medico, Poggio alle Volpi, Ladronaia (Cecina), Le Mezzelune (Bibbona),
Fiorino (Montescudaio). Tutti i ritrovamenti del Paleolitico Medio
sono stati effettuati su ampie spianate dove la selvaggina di grossa
taglia, che l'uomo di Neanderthai era solito cacciare, prediligeva
pascolare. Molto interessanti sono i recenti ritrovamenti di
manufatti musteriani, spesso sporadici, sui crinali delle colline
che fanno da cornice alla bassa valle, testimonianze di spostamenti
verso l'interno alla ricerca di materie prime per la produzione di
strumenti in pietra.
(Da "Guida al Museo
Archeologico di Rosignano Marittimo" a cura di Edina Regoli e
Nicola Terrenato, scaricabile dal sito).
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Le serre e le macchie. Le "Macchie" furono un altro tipo di
boscaglie rispetto alle Selve, e si situarono in vari luoghi della
campagna. Negli Estimi troviamo la Macchia del Bucignone a confine
con quella del Comune e le Macchie di Caprioli, di Cacciapaoli e del
Pietriccio sulla Fine. La Macchia di Cacciapaoli coprì il territorio
dal fiume fino quasi al Malandrone. La Macchia del Merizzo invece si
situò nei pressi del Botro Secco, dove pensiamo fosse anche lo
"Scopeto", che come dice il nome fu bosco fitto di erica o stipa.
"Macchia Verde" infine fu il nome di un podere antico e fertile
situato sul tratto della Fine che fa confine con la Comunità di
Santa Luce. Si suppone altresì un'etimologia simile per quanto
riguarda il nome di "Maccetti", in estimo detto anche la
"Macchietta"...Riguardo a ciò che appare dagli Estimi dobbiamo
tuttavia osservare che, nonostante i problemi della tortuosità e
delle paludi, nel 1551 la Fine era ancora un punto di forza
dell'economia locale. Laddove la morfologia del terreno lo
permetteva, prosperavano i pascoli e i seminativi migliori come nel
caso di Maccetti. I terreni allivellati dall'Arcivescovado e
da altri enti religiosi furono soprattutto quelli posti sul fiume,
oltre alle vigne sulle pendici del Poggio di Rosignano...Ma andiamo
ad estrarre dal nostro Registro notizie sulla Fine. Alcun dei nomi
che negli Estimi compaiono a definire le parcelle di terreno su
fiume sono tutt'oggi esistenti. Un esempio sono Maccetti e la
Macchia Verde, poderi situati nel tratto a monte del corso
d'acqua...In località Maccetti, a confine con la Macchia
Verde, è citata negli Estimi la gora del Mulino dei Ceppatelli...In
prossimità della Fine invece le parcelle sfruttate furono formate
soprattutto da terra lavoratia da adibire alla coltura del grano e a
prati e campi per il pascolo. Ricordiamo le zone di Maccetti,
Macchia Verde, Acquabuona, Fine Vecchia, il Mulino del Comune,
Camigliari come le più apparcellate...Tra le tenute allivellate
ricordiamo Maccetti di misura di più di 1000 staiora. Il
fondo era condotto da una decina di contadini della famiglia dei Da
Casciana che ne possedevano di proprio 40 saccate (cioè 600 staiora)
con casa e aia. Maccetti rendeva all'Arcivescovado il canone
di circa 130 staia di grano e quattro "some di vino vermiglio". Si
poteva considerare una delle zone più fertili della campagna,
insieme alle contigue Macchia Verde, Meletre e Bucine. Maccetti
fu allivellato nel 1535. Altri proprietari di questo territorio
furono i Gamberelli di Montepulciano e i Canonici del Duomo di Pisa
nella veste di Matteo di Bartolomeo Galeotti da Pescia decano nel
1551...Possedette luoghi più fertili il nobile Girolamo di Francesco
di Girolamo Gamberelli di Montepulciano "quartiere di san Girolamo
gonfalone e chiave" che ebbe terra a Maccetti, alle Meletre e
al Bucine tra la Fine e la Lespa Vecchia a confine con le proprietà
degli Upezzinghi di Pisa in Comune di Castellina....Ricordiamo i
luoghi di provenienza di queste famiglie. Livellari del fondo di
Maccetti, di proprietà dell'Arcivescovado, furono i Da Casciana,
Antonio di Lorenzo d'Antonio, Biagio di Benedetto di Luca, Catelano
di Jacopo, Matteo di Lazzero, Gostantino di Niccolaio, Raffaello di
Dietaiuti di Niccolaio, Niccolaio di Carlo di Menico, Dietaiuti di
Giovanbattista di Niccolao, Bastiano e Antonio di maestro Santi di
Bartolomeo. Forse non risiedettero al paese e si occuparono di
Maccetti secondo le necessità agricole, preferendo dimorare al
loro paese di origine, probabilmente proprio Casciana.
(Da "Ambiente
e società a Rosignano nel XVI secolo" di Paola Ircani Menichini
scaricabile dal sito). |