Castiglioncello ieri/Portovecchio/La fabbrica del ghiaccio  

Anni 50 - L'edificio della fabbrica del ghiaccio dei fratelli Faccenda: Angelo, Giulio e Giovanni. Si tratta del fabbricato posto lungo il fosso Piastraia (Botro della Ragnaia), dietro il crocifisso visibile a sinistra. La fabbrica funzionò fino ai primi  anni '50 e serviva a produrre principalmente ghiaccio necessario  alla conservazione del pesce pescato in zona. Subito dopo il passaggio del fronte fu riaperta dagli americani. In primo piano due barche del Cantiere Gavazzi, posto lato monte lungo l'Aurelia.  (Foto arch. Ediz. Comiedit)

                                 I Faccenda sotto strada
Tutti i Faccenda si erano attestati sulla via Aurelia, lato monte, solo Orlando, detto Nacco, ultimo dei figli di Giovanni, aveva scelto per farsi la casa il terreno fra il mare e la via Aurelia. Era andato a fare il fattore dai Cardon quando questi avevano acquistato gran parte dei terreni dei Faccenda e i figli maschi, sviluppando attività diverse, erano rimasti uniti nei terreni sotto strada. Angiolino era diventato imprenditore edile al tempo della costruzione della Solvay e aveva messo insieme una discreta fortuna. Come azionista di maggioranza, coi fratelli, aveva prima aperto un pastificio-pasticceria e forno e dopo una attrezzata fabbrica di ghiaccio, modernamente equipaggiata che funzionò ben oltre il passaggio della guerra quando, con l'avvento dei frigoriferi, fu costretta alla chiusura.             
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                                 La fabbrica del ghiaccio

Erano le ultime luci delle antiche usanze e ancora, mentre i frigoriferi erano in arrivo, a Portovecchio funzionava a gran ritmo la fabbrica di ghiaccio di proprietà dei fratelli Faccenda (quelli sottostrada) Angelo, Giulio e Giovanni. Era l’unica fra Livorno e Cecina. La produzione consisteva in barre a sezione quadrata trenta centimetri di lato e lunghe un metro e trenta. Veniva ottenuta utilizzando l'acqua pompata dal sottostante fosso, con la quale si riempivano casse di legno delle misure indicate, munite di camicia raffreddata dal freddo prodotto da un solo compressore frigorifero della Termomeccanica. I clienti venivano a caricarle col barroccino o col furgone ricoprendole poi con la paglia o con un sacco di juta inumidita per proteggerle dal sole, oppure venivano portate a domicilio dietro abbonamento stagionale direttamente dalla fabbrica. Mariso Quaglierini che vi lavorò per diversi anni come operaio e uomo di fiducia ricorda che “erano pochissime allora le famiglie che disponevano di una piccola ghiacciaia, cioè una specie di mobiletto ermetico per mantenere in fresco nel ghiaccio alimenti e bibite. I clienti locali erano, in gran maggioranza negozianti, albergatori, baristi e anche venditori di cocomeri a fette; ce n’era uno anche in pineta. Le mettevano stese in esposizione a raffreddare sulle barre di ghiaccio, ed era anche un “bel vedere”. I ragazzi di bottega venivano a prendere le lastre di ghiaccio in bicicletta, mezze alla volta, caricandole sui portabagagli coperte da una balla”. Tutti, invece, per una breve conservazione degli alimenti, disponevano di un mobile pensile con lo sportello a rete: la moscaiola; il burro lo si manteneva immerso in una tazza d’acqua, il latte sul davanzale della finestra, dalla sera cioè da quando passa il lattaio per la consegna a domicilio (un quartino o mezzo litro), alla mattina seguente. Rare sono le cucine economiche, anche quelle a legna; al loro posto usavano ancora i focarili in laterizio e gli acquai sono di marmo o in graniglia, un conglomerato di cemento e marmo, sui quali non di rado le mamme lavano anche i figlioletti, con la consolazione di una pentola d’acqua calda. Per i più grandicelli e gli adulti si usa ancora spesso la conca dove fino a poco tempo prima si lavavano i panni dopo averli tenuti “in ammollo’ sotto un telo attraverso il quale filtra l’acqua e ricoperto di cenere residua della stufa dal potere imbiancante: era il bucato.
(Estratto da: "Fine della fiera" di Claudio Castaldi pubblicato su Alando n°1 giugno 2008 a cura delle Ediz.. Comiedit più notizie a voce di Stevan Faccenda )
        
1943 - Richiesta di esonero militare per Giovanni Faccenda produttore di ghiaccio.

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