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Le case e il tempo sui Monti Livornesi:

tra Gabbro, Torricchi e Staggiano


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Da "Città manoscritte"   libri, saggi, recensioni dei nostri anni

Il quotidiano e i luoghi di Volterra nel catasto del 1439-30
DI PAOLA IRCANI MENICHINI

La copertina del libro 

"Questo studio offre un contributo alla conoscenza della vita familiare e quotidiana e dei luoghi di Volterra e delle sue pendici (il distretto) nel 1429-30. Si basa sullo spoglio completo del registro 271 (più di 900 fogli) e parziale del 193 (enti religiosi), conservati nel fondo del Catasto dell'Archivio di Stato di Firenze. Nel passato hanno ricavato notizie dai suddetti documenti Mario Battistini, per alcuni suoi articoli, ed Enrico Fiumi in un saggio del 1972 che trattava della crisi demografica, della distribuzione della ricchezza in città, e dell'onomastica familiare. In una premessa storica di più di 150 pagine vengono offerte al lettore moltissime notizie del tutto inedite ...".

 

Vita quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nella prima metà del Quattrocento.   
DI PAOLA IRCANI MENICHINI

La copertina del libro 

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  Vita quotidiana e storia della SS. Annunziata nella prima metà del

Quattrocento.

Nella prima metà del secolo XV la storia di Firenze appare  ricca di vitalità e di ambizioni, quest’ultime costrette a limitarsi a causa delle guerre fra gli stati italiani e  degli scismi della Chiesa, che è tesa ad affrontare le deviazioni eretiche d’Europa.

È l’ultimo periodo della Repubblica democratica. La città si difende con ogni mezzo dai Visconti di Milano, ma  cede a Cosimo dei Medici banchieri e a Eugenio IV. Cosimo ne diventa signore (1434) e il papa  vi raduna il Concilio oggi noto per la poco duratura Riunione della Chiesa Latina con quella Greca (1439). I Visconti sono definitivamente sconfitti nella battaglia di Anghiari (1440)

Nonostante i travagli politici e religiosi, le arti e gli studi hanno un grande sviluppo. Vengono innalzati memorabili monumenti, gli umanisti e i forestieri fanno di Firenze una tappa importante dei loro viaggi. Essa è  un centro culturale e commerciale di prima grandezza al pari di Venezia e Bologna …

Nella città vive la comunità dei frati Servi di S. Maria (oggi la SS. Annunziata), formata da circa 30-40 frati, la maggior parte fiorentini. Sono studiosi teologi, anziani sacerdoti, giovani predicatori e studenti, novizi e laici, frati forestieri itineranti da un convento all’altro per le necessità dell’Ordine. Fra le posizioni più alte della gerarchia conventuale vi sono il reggente dello Studio generale – un maestro teologo -, il priore, il procuratore …

A quest’ultima figura di ufficiale (incaricato di un ufficio), vengono affidati l’amministrazione e i registri relativi. Sono i documenti che oggi ci restano. Una paziente lettura porta alla luce le entrate e le spese e la vita di tutti i giorni, assieme alle abitudini, alle scelte che la guerra, la politica del Comune o le pestilenze impongono …

Nel Santuario ci si occupa della liturgia e della devozione del popolo e dei Signori all’immagine miracolosa della SS. Annunziata, il cui volto fu dipinto da un angelo nel 1252 secondo la  tradizione. In realtà l’affresco è da far risalire alla metà del Trecento. Doni, candele, immagini ex voto sono offerti quotidianamente e segnalati nei quaderni del sagrestano-ufficiale addetto. Anche diversi benefattori festeggiano le ricorrenze più importanti della Madonna (Purificazione, Annunciazione, Assunzione) o un loro particolare santo patrono. La loro offerta prevede un certo numero di messe e il dono del pane, del vino e della carne per il refettorio dei frati.

Lo Studio generale del convento invece addottora maestri teologi e professori che tramandano la storia dell’Ordine, studiano Seneca, Cicerone  e commentano Aristotele, S. Agostino, S. Girolamo e gli autori di Metafisica più noti al momento. Teologi e studenti copiano e miniano i libri di biblioteca e quelli liturgici per il servizio della Chiesa.

La comunità dei Servi fiorentina però fa parte anche di un Ordine che ha antichi conventi in molte città dell’Italia centrale e settentrionale. Bologna, Venezia, Ferrara, Roma sono i centri maggiori. Secondo le necessità a Firenze o in altre città risiede il padre Generale – l’autorità giuridica di riferimento per i conventi -, protetto dalla repubblica, o dal doge, dal papa o dagli Estensi…

Tra i papi, Martino V († 1431), già cardinale protettore  dell’Ordine, compone nel Concilio di Costanza (1417) lo scisma detto dei tre papi (d’obbedienza romana, avignonese, pisana) e nella sua memorabile visita a Firenze (1419-20), conferisce alla città la dignità di arcivescovado.

La sua corte dimora per qualche giorno a S. Maria dei Servi. Ed è da questo soggiorno che si consolida l’amicizia verso il Santuario e l’Annunziata del  cardinale Lucio de Conti che darà il suo contributo a molti lavori di edilizia del convento … Notevoli sono anche i privilegi e le esenzioni che Martino V concede all’Ordine per l’opera del generale del tempo maestro Stefano da Borgo († 1424) e del cardinale stesso.

Allo stesso modo il convento non vive separato dal mondo esterno. Molti usi di Firenze sono gli stessi di S. Maria. Le pietanze della mensa sono le agliate, gli erbolati, i brodetti, la peverada presenti anche sulla tavola dei cittadini; lo zucchero viene usato con parsimonia, e il ‘brodo’ di pollo si somministra ai malati, come si fa in città. Poi ci sono, a avvicinare il convento a Firenze, altri modi di vivere legati al vestiario, ai drappi preziosi degli arredi sacri, tessuti nelle botteghe dell’Arte della lana. Sono uguali anche la gestione dell’illuminazione con le pregiate candele di cera e quelle ordinarie di sego, e il computo delle ore. Passano per le vie i banditori, annunciando le feste pubbliche di S. Maria e del Comune che organizza le processioni di parata, di ringraziamento, di penitenza, o di omaggio al patrono S. Giovanni Battista (24 giugno) …

Questi non sono che pochi esempi di un mondo vivido e vitale e sostanzialmente ignoto che esce alla luce dai fogli dei registri manoscritti del convento di S. Maria dei Servi – l’Annunziata - di Firenze ...
  Brani scelti (su cortese concessione della Biblioteca Toscana dei Servi di Maria).

«E anchora v’è la Chiesa di santa Maria de Servi o vogliamo dire l’Annunziata Gloriosa, la quale chiesa è molto divota e bella e richa; a la quale Annunziata tutti i christiani v’anno somma divotione e sempre dinanzi alla sua imagine v’arde sempre un numero di lampane e torchi, ed evi un numero infinito d’immagine di cera e molti doni d’ariento e d’oro e di continuo sempre è presentata in tale modo che gran numero di frati vivono per le limosine fatte alla Gloriosa Vergine Maria, e lla detta chiesa di chontinovo è bene ufficiata.

E sono religiosi di santa vita e d’oservanza e uomini valenti e pieni di charità e d’amore».

  Da: Marco di Bartolommeo Rustici, ‘La Dimostrazione dell’andata del Santo Sepolcro’, manoscritto (Codice Rustici), Seminario di Cestello, Firenze.
   Capitolo I. STORIA DELLA VITA CONVENTUALE DI S. MARIA DEI SERVI NELLA PRIMA METà DEL ‘400.

Vi si parla della storia della comunità dal 1400 al 1441, anno in cui i religiosi conventuali, invisi ad Eugenio IV e al cardinale Giuliano Cesarini, vengono sostituiti da quelli lombardi della Congregazione dell’Osservanza.

  … L’epoca però riservava grandi tribolazioni: nel 1406 Iacopo Rosso e fra Iacopo da Montepulciano si ammalarono di vaiolo; i debiti verso i fornitori si facevano alti e le prestanze richieste dal Comune costavano a qualche frate il soggiorno nelle pubbliche prigioni. Per cercare un rimedio il padre Generale, insieme al capitolo conventuale, vendette a vita (in usufrutto) due case sulla Piazza a fra Francesco Bizi e a fra Angelo di Iacopo.

Se la morte di Coluccio aveva addolorato i cittadini, in autunno Firenze fece ancora festa. Il 9 ottobre 1406 la Repubblica conquistò Pisa e anche il convento partecipò ai festeggiamenti con i frasconi e le rame d’ulivo della pace e alla processione per le vie cittadine. A novembre però si ammalò il priore fra Bartolomeo Lapini (morì a dicembre) e si mandò un frate a Ferrara per chiedere l’autorizzazione del padre generale a fare il priore nuovo. 

… Il 31 gennaio 1440 mons. Cesarini offrì la pietanza a pranzo, mangiò con i frati e rivolse una preghiera sulla vita comune: la quale chosa Dio ci conceda di buon chuore - scrisse il procuratore. Vari autori hanno interpretato il fatto come il ripristino di usi religiosi trascurati, ma la ricordanza successiva del registro ci fa «azzardare» un significato diverso. Il giorno dopo, 1 febbraio 1441, vigilia della festa della Madonna, infatti il procuratore scrive inchominciamo a vivere a comune. In cucina furono ceci ... La semplicità che la nota mostra appare stonata con un ripristino di usi religiosi che avrebbero voluto almeno una riunione del capitolo e che il procuratore non avrebbe taciuto. Pertanto - e penso di rendere giustizia ai Servi dell’epoca - la vita comune citata si riferisce a quella del cardinale con i frati (a mensa, nel canto dell’ufficio etc., vedi i tanti regali fece loro!) e non a vincoli imposti a una comunità trascurata. D’altronde la curia papale mostrò stima dei frati almeno fino al luglio 1441. Se così non fosse stato, per esempio non sarebbero stati ospiti a pranzo i cantori del papa nel 16 dicembre 1440 ...   
 
Capitolo II. LA PIAZZA E LA CHIESA. 

In questo capitolo si parla dell’aspetto del Santuario, della Piazza antistante, delle cappelle dei privati e della cappella della SS. Annunziata che continuamente veniva abbellita da numerosi doni e da ex voto d’argento di Signori e popolani …

  … Si entrava nella chiesa da un’unica porta. All’interno varie panche erano disposte per far stare i fedeli seduti secondo le consuetudini del tempo, separando uomini e donne. Altri panchali giungevano da fuori per la festa della SS. Annunziata o della Natività di Maria.

 Il pavimento della chiesa era ammattonato, periodicamente restaurato (1430, 1438 e 1441) e costellato dai chiusini per le sepolture private. Sono ricordate quelle di Nuccio Mazzabufalo mercante romano nel giugno 1439 e di un Richo uomo (della famiglia dei Riccomini?) nell’agosto 1441.

  … La cappella della SS. Annunziata - o Nunziata come i frati la chiamavano familiarmente - era un ambiente più piccolo dell’attuale, munito di porte con serratura, dette reggiole e illuminato da almeno due lampadari attaccati al soffitto, da lampade più o meno di valore, da torchi e candele che aumentavano considerevolmente per le feste.

L’immagine della Madonna occupava un’intera parete della cappella. Per salvaguardarla si copriva con dei veli. Uno di questi fu offerto nel 1414 dalla contessa di S. Vilier. Due sono ricordati nell’inventario del 1439 - uno vergato d’oro e un altro schietto. Anche nel 1440 un velo a liste d’oro e con una croce doppia sopra fu donato per l’anima di Margherita Gonzaga († 1439) moglie di Leonello d’Este.
   Capitolo III. LITURGIA E DEVOZIONE. 

Era il momento principale della vita del Santuario e della comunità che nel coro si riuniva più volte al giorno per la liturgia delle Ore. Per i fedeli c’erano Messe, funerali, rinnovali (cioè ricordi di anniversario di morte), orazioni speciali nei momenti di crisi politica delle Repubblica o della Chiesa, le memorabili feste della Vergine, e dei santi apostoli secondo il rito romano e gli usi consolidati nella città e nella Chiesa latina.

 … Con le S. Ceneri incominciava un periodo molto sentito: la Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua. Diventavano frequenti le confessioni per chi lo desiderava. Nel 1440 si mise anche un velo pavonazzo (rosso cupo, per penitenza) con la frangia. Nel 1406 fra Martino ebbe il comandamento del padre generale di cantare la messa anche alla nona ora canonica.

A mezza quaresima iniziava il Perdono all’altare maggiore (uso che risaliva al Duecento) e durava fino all’ottava di Pasqua. Nel 1426 si ha notizia del perdono come privilegio e indulgenza impetrati a Roma e nel 1429-30 della predica di maestro Antonio d’Arezzo.

Durante la Quaresima alcune coppie di frati con sporte o barlette andavano in campagna ad accattare le uova, l’olio, il vino e altri alimenti. Nel 1435-36, quando la curia papale risiedette a Firenze, si chiese l’elemosina anche ai prelati.

A mensa c’era il digiuno previsto dalle Costituzioni. La carne era proibita e il giovedì e la domenica si mangiava il pesce e la sua gelatina. Inoltre erano consumati ceci e agli.

  (Lasciti testamentari alla Chiesa)… Nelle ultime volontà redatte presso un notaio spesso il testatore faceva scrivere il dono in denaro o in un immobile a S. Maria ponendo la condizione della celebrazione di messe particolari. Queste pergamene erano conservate nello scrigno di sagrestia per memoria e per evitare contestazioni dagli eredi che non si rassegnavano alla perdita di un bene e facevano un piato. I lasciti appaiono nei nostri registri anche per la memoria dei compensi dei notai, o per le spese di giudizio e di entrata in possesso dei beni, o per le licenze da richiedere al padre generale circa la destinazione delle proprietà.
  Capitolo IV. IL CONVENTO AMBIENTI E USANZE.

Guardando la chiesa, a sinistra si trovava (e si trova tutt’oggi) il complesso del convento dei Servi di Maria. Era formato da due chiostri, il dormitorio, il refettorio, la cucina, la canova (dispensa), la biblioteca, la foresteria, l’infermeria e da altri ambienti necessari alla vita comune.

  … La necessità di una infermeria era dovuta alla frequenza e alla crudezza delle malattie del tempo, soprattutto delle pestilenze o morie. Sono ricordate direttamente dai nostri registri nel 1400 (gavacciolo), 1403, 1410, 1417, 1424, 1430. Nel 1430 si mandarono i novizi a Prato per evitare che i più deboli risentissero del contagio. C’erano poi le tante malattie da raffreddamento, il male al capo, alla gola o angenaia, il vaiolo, la migrana (emicrania), la rogna, le cadute dalle scale, dai muri, i vari infortuni nei viaggi e l’infermità vera e propria, che era l’immobilità.

  (L’alimentazione) …. L’altro alimento, a cui all’epoca non rinunciava nessuno, e si dava anche ai novizi, era il vino. È citato come rosso, lambrusco, bianco, trebbiano, vernaccia, malvasia, albatico, corso ... Il vino bianco, il più pregiato, si offriva ai Signori e alle autorità intervenute per le feste maggiori del Santuario.

 A ottobre, per la vendemmia, il vino arrivava dai propri poderi e dall’accatto dei frati nel contado. Nel 1424 si comprò il lambrusco per acconciare quello del podere di Tavola (Prato) e nel 1433 una soma di colore da vino per una fattoria ignota. Invece nel 1439 il priore si recò personalmente a vedere se il vino della vendemmia gl’era ghuasto ...

L’accatto invece è citato nel 1402 a S. Martino alla Palma, al Piano di Peretola e a Camerata; ma tutti gli anni appare nei registri la notizia della questua di questo alimento in molti luoghi diversi tra loro. Nel 1431 si parla anche di barlette della Quaresima. Alle porte della città il vino - proprio o accattato - pagava inesorabilmente la gabella.

Pergole e vigne si trovavano anche nell’orto di S. Maria. Nel 1441 il bottaio Cipriano governava la botte del convento.

Quando il vino finiva prima della vendemmia si comprava alla taverna, oppure da gente di Firenze o altrove. Già da allora erano note alcune fattorie del Chianti, come Panzano e le Stinche (dove oggi è un convento dei nostri frati). Ci si poteva indebitare, per il vino e dare in pegno calici o libri. Altro vino si riceveva dalle famiglie per le loro ricorrenze. Nei primi tempi del ripristino di Montesenario si mandava il vino anche per le feste di quel convento.
  Capitolo V. VITA RELIGIOSA E AMMINISTRAZIONE.

In questo capitolo si parla dell’organizzazione interna della comunità – la gerarchia – e dell’amministrazione del patrimonio (case, terre e ‘incerti’). Il patrimonio non era affatto cospicuo e non consentiva di sottrarsi alle periodiche carestie e alla miseria che a Firenze e nel distretto apportavano le continue guerre della repubblica o gli imprevisti delle stagioni..

Vivevano accanto a S. Maria dei Servi, in una casa della Piazza, alcune converse, spesso madri o parenti dei frati e donne sole, che si rendevano utili in vari modi al convento.

  (I religiosi dello studio)… Baccellieri e maestri facevano le obbligatorie dispute teologiche, i sermoni, le dissertazioni, i contraddittori in casa, o presso altri studi, compreso quello dell’Università. Dopo le dispute ricevevano un premio a mensa. I baccellieri che non erano ammessi a uno Studio generale (per mancanza di fondi o di posti), conservavano il grado e all’occasione si rendevano utili ispezionando i beni del convento: ciò avvenne almeno negli anni 20 e 30 del secolo.

(Le converse)... Di Francesca Pedoni abbiamo parlato più volte. Era commessa del convento, cioè pagava ogni anno un vitalizio a S. Maria (4 fiorini) e riceveva assistenza vita natural durante. Sorella di fra Tommaso, dopo la morte del fratello (1390) rimase così in relazione con i frati. Inoltre nel marzo 1402 pagò il funerale (panno e drappo) di un morto residente nelle vicinanze di S. Maria. Nel 1410 donò 100 fiorini per l’amor di Dio; nel 1428 fece un prestito a maestro Simone provinciale. Visse nella casa di famiglia in Borgo alla Noce (S. Lorenzo), che donò ai frati nel marzo 1410 per sollevarli dalla crisi economica. Nell’estate di quest’anno si ammalò e i religiosi con riguardo le presentarono zucchero, confetto e candele.

  Capitolo VI. FIRENZE.

I rapporti di S. Maria dei Servi con il governo della città furono diplomatici e collaborativi. Si esultò per le vittorie sui nemici Visconti, si pagarono le tasse che allora erano ingenti – fu in questo periodo che venne istituito il Catasto, l’imposta sul patrimonio -, si assolsero le prestanze coattive imposte dalle autorità … Ci si rivolse infine ai pubblici uffici per le varie pratiche che anche allora erano necessarie per acquisire un bene, evitare un pignoramento, rendere manifesta una professione di giovani religiosi e altro …

Dalla fine del Trecento Firenze ampliò la sua influenza in Toscana. Il 9 ottobre 1406 ottenne Pisa, già in mano ai Visconti, dopo un assedio durato più di un anno. Il giorno dopo la resa il Comune mandò l’ulivo della pace ai frati che comprarono i frasconi per far festa grande. Alla processione per le vie cittadine i nostri religiosi portarono la reliquia grande; e a chi rimase a festeggiare venne data la carne. Tutti gli anni, per S. Dionigi, si ricordò con una processione la conquista della fiera città e del suo importante scalo marittimo.

Altri avvenimenti festeggiati con solenni cortei - come appaiono dai nostri registri - furono la pace con re Ladislao di Napoli (inizio gennaio 1410) e la vittoria di Maclodio (27 ottobre 1427) sulle truppe di Filippo Visconti (el duca ebbe la schonfitta).

Preparate con accuratezza, queste processioni si snodavano per le vie della città, occupando gran parte della giornata. Vi partecipavano le autorità, le arti, le associazioni delle Arti, l’aristocrazia, il clero e gli Ordini religiosi, le compagnie d’armi, mostrando se stessi con le vesti, gli stendardi e gli ornamenti più belli.

(Le cause civili) … C’erano poi altre corti.

Alla corte della Mercanzia ci si rivolse nel 1409 per poter prendere in proprietà un cavallo lasciato dal soldato Luigi. Si pagarono il delitto, cioè il diritto di 20 fiorini e si versò denaro per un’altra cassetta, per il messo, e per il notaio della cassa.

Alla corte del papa fu fatto un piato contro quegli del Palagio e avvocato dei frati fu ser Giovanni da Prato mentre quello avverso ser Piero Puccetti. La causa fu presentata all’uditore tra il 1433-1434. Nell’ottobre 1434 invece ci furono due piati promossi dal fornaio di Porta S. Gallo. Videro presenti il notaio ser Gherardo e messer Giovanni de Mella, giudice della causa. Messer Giovanni poi sarebbe stato vescovo di Zamora e cardinale dal 1456.

Infine ebbe giurisdizione su una controversia per le decime di Careggi - dove era il podere di Montepiano - la corte del vescovo di Firenze che fece un’intigina (un pignoramento) tramite messer Berardo vicario. Seguì un lodo e una compromesso (1403). Per il podere del Lione in Mugello invece la corte inviò un suo messo a prenderne possesso (1405). Nel 1425 questa istituzione si occupò anche del piato del lascito Scolaini. Nelle stesso anno il convento pagò i notai del vescovado per fare insinuare il privilegio delle pinzochere ottenuto a Roma dal padre Generale.

 II parte. Documentazione.

Nel libro la documentazione segue l’ampio panorama storico. È la ‘prova’ delle affermazioni fatte nei sei capitoli. Nel trascriverla abbiamo seguito questo criterio: le partite di entrata o di spesa -  nei registri manoscritti in ordine cronologico - sono state schedate per argomento (per esempio la sagrestia, le tasse, i poderi etc…). In corsivo abbiamo riportato le frasi originali.

Brano scelto (le confraternite):

89. Compagnia della Carità. 1380, Compagnia della Disciplina vecchia sta in foresteria nostra, Tozzi, Spogli A.

13 settembre 1405, pigione dalla Compagnia della Carità, ch’el convento concede loro, cioè della foresteria, l. 22 s. 19, 685 23vE.

25 novembre 1406, dalla Compagnia di chasa per messe e il sito, 685 31vE.

13 marzo 1407, dalla Compagnia della Carità, per parte di 12 fiorini, 685 34rE.

21 ottobre 1409, la compagnia della Carità (di casa), paga 12 fiorini l’anno di pigione, 685 57rE.

25 febbraio 1410 da Lionardo di Zanobi e da Giovanni di Duccio e dda Francesco di Simone Chapitani della compagnia di chasa per parte del pagamento del 1409, 685 59vE.

28 ottobre 1410, dalla Compagnia della Carità f. 12 ch’essi ci danno l’anno per l’uficio che noi facciamo per le loro feste, 685 64rE.

aprile 1426, ricevetti dalla Compagnia della Carità, per sei mesi, 686E.

maggio 1428, dalla compagnia della Carità per intero pagamento del 1427 l. 14, 686E.

novembre 1428, ricevetti dalla Compagnia della Carità per parte di pagamento di sette fiorini che ci dà l’anno pel luogho della foresteria, 686E.

novembre 1428, Compagnia della Carità, ha luogo nella foresteria ..., 686E.

novembre 1430, dalla Compagnia della Carità per discretione del luogho che lloro habitano in casa della foresteria, 686E.

maggio 1431, dalla compagnia della Carità che ha sede in foresteria, l. 28 l’anno, 686E.

Recensioni di Vita quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nella prima metà del Quattrocento su:

Arte Cristiana, n. 824, settembre 2004 ... [a cura di M. Donà Brunetti e V. Vigorelli] Una raccolta che rivela un paziente lavoro di ricerca di ordinamento e che, ad ogni pagina, aperta anche a caso, presenta interessanti curiosità irreperibili altrove ...

Toscana Oggi, 13 marzo 2005, nella rubrica Cartellone, con il titolo Convento con vista, della dott. Elena Giannarelli. Una finestra aperta sul passato: chi non si precipiterebbe ad affacciarsi, se la si potesse trovare e se ciò consentisse di conoscere nei minimi dettagli la vita importante del tessuto cittadino in una delle epoche più significative della sua storia?

Medioevo Latino, Bollettino Bibliografico della cultura europea da Boezio a Erasmo (secolo VI-XV), XXVI, 2005 ... Il volume ospita un’ampia sezione documentaria che, in puntuale correlazione con gli argomenti dei precedenti capitoli, include lo spoglio e la parziale pubblicazione di alcuni registri custoditi in vari archivi fiorentini … [F.G.]

 Notizie varie.

Il libro è stato presentato una prima volta a Montesenario il 21 luglio 2004 in occasione di un incontro della Settimana di Storia e Spiritualità dei Servi di Maria. Il tema era  Il convento di Firenze e la sua relazione con la ripresa di Montesenario nel 1404,  ed il 14 dicembre 2004 alla SS. Annunziata di Firenze nell'ambito di una 'Due Giorni' di festeggiamenti del VII centenario della Bolla pontificia 'Dum levamus' (1304).

Il libro di 276 pagine viene venduto a 15 euro.

Per informazioni telefonare a: 055-266181 -  0586-794925 
o scrivere a: Archivio Storico del Convento della SS. Annunziata, via C. Battisti 6, 50122 Firenze.
oppure contattare la società di distribuzione www.casalini.it (055 - 50181).

Paola Ircani Menichini.

Vive con la famiglia a Rosignano Solvay. Fino dalla gioventù si è impegnata privatamente nello studio delle materie storiche e letterarie riferite in particolare all’ambito della Chiesa e della morale cattolica. Contemporaneamente si è dedicata alla ricerche e allo studio di documenti inediti conservati negli archivi pubblici e privati.

Ricorda e ringrazia per gli insegnamenti avuti il p. Eugenio M. Casalini della SS. Annunziata di Firenze, il p. Giovanni M. Vannucci delle Stinche di Panzano in Chianti, Livia Morandi di Pistoia.

  Principali pubblicazioni.

-    I fatti del Giansenismo toscano nelle 'Ricordanze' di P.C. Battini,  OSM, in La SS. Annunziata di Firenze, vol. 2, Firenze 1978.

-    Notari pistoiesi tra la fine del secolo XIII e l'inizio del secolo XIV,  in Bullettino Storico Pistoiese,  LXXXVII, Pistoia 1985.

-    Fornitori di ceramiche e di stoviglie alla SS. Annunziata tra il secolo XV e il secolo XIX,  in  La SS. Annunziata di Firenze,  vol. 4, Firenze 1989.

-    Ambiente e società a Rosignano nel secolo XVI,  Pistoia 1989.

-    Memoria di ritrovamenti archeologici a Pisa e il P. Raimondo Adami (†  1792), in  La Santissima Annunziata,  novembre dicembre 1992.

-    Chiese e Castelli dell’Alto Medioevo (secc. V- XI) in Bassa Val di Cecina e in Val di Fine, Livorno 1993.

-    Storia e fonti delle origini di Santa Maria del Poggio (SS. Annunziata di Pistoia), in Testi dei  'Servi de la Donna di Cafaggio', Firenze 1995.

-    Gente e terre del Gabbro dall’antichità all’Unità d’Italia, in Gabbro gente terre e documenti, Livorno 1996.

-    Vita quotidiana e storia della SS. Annunziata di Firenze nella prima metà del Quattrocento, Firenze 2004.

  Da 5 anni è caporedattore del periodico bimestrale di storia e cultura religiosa «La SS. Annunziata» di Firenze nel quale pubblica anche  i suoi articoli tratti da ricerche d’archivio.

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