Foto 2 - 1902 - I Simonetti
spostano l'albergo dalla Casa Rossa a sinistra, nel palazzo sulla destra, oggi palazzo Ginori
costruito nel 1895.
Sulla sinistra è visibile la Casa Rossa (inizialmente stazione di
posta, col ristoratore che è
presente anche oggi). La
via Aurelia passava sulla destra del palazzo dell'Hotel Simonetti come si vede nella foto, dove oggi c'è la via
Fucini. La costruzione della
ferrovia nel 1910 impose le varianti che sono rimaste attuali, con
lo spostamento dell'Aurelia sul fronte est dell'hotel verso la
piazzetta e la vecchia Aurelia (poi via Fucini) che diventava
strada interna.
Il caffè Ginori
Il primo fabbricato di Castiglioncello moderna fu la "Casa rossa" (in via
Fucini oggi davanti all'edicola) il secondo ad essere costruito sulla Piazza
della Vittoria fu il palazzo del Caffè Ginori, dove nel 1902 i Simonetti
spostarono il loro albergo dalla Casa Rossa. Nel 1921 ne diventarono proprietari Ida e Ugo Ginori Conti che dopo laboriosa ristrutturazione lo
abitarono dal '23. La nobile famiglia della zona, era proprietaria anche
dell'attuale Villa Graziani a Vada. Dopo la morte del conte Ugo nel '26,
la contessa vi mantenne la residenza fino al 1944, anno
in cui lo cedette al cognato Piero Ginori Conti, che dopo due anni, nel 1946
lo cedette a Attilio Rossi che aprì il bar che prese il nome di Bar Rossi, ma anche Bar
Centrale. I figli Oliviero e Lirio ne continuarono l'attività fino in tempi recenti.
Ricorda Massimiliano Gorini, che gentilmente ci invia queste note e che
ringraziamo, che alla gestione Rossi seguì quella pluriventennale dei
fratelli Piero e Gianfranco Bardi con le rispettive consorti Vera e
Bruna che sicuramente i castiglioncellesi DOC ricordano con affetto e
simpatia. Per me e quelli della mia generazione...e molte successive il
Centrale era la nostra base di ritrovo in estate, ma soprattutto in
inverno, infatti dopo aver fatto i compiti scolastici ci fiondavamo li'
il pomeriggio e dopo cena, per giocare a flipper, ai primi videogames ed
a biliardo...quando non era occupato dai grandi...I grandi erano i bravi
giocatori come Walter Ciucchi, Giovanni Toncelli e molti altri e noi
stavamo in religioso silenzio a osservare...e imparare. Le sfide poi fra
Ciucchi e Toncelli erano esilaranti dato il carattere burlone del
Toncelli e quello inc....reccio del Ciucchi e finivano sempre con grandi
leticate e sfotto'. Anche i gestori non erano da meno...i Bardi,
livornesi veraci, avevano una serie di battute e di modi di fare che
erano inusuali per un bar, ma che però raccoglievano grandi consensi. Un
caso particolare era la signora Vera con la sua vocetta stridula e la
calata marchigiana o ciociara...e le sue uscite buffe quando non capiva
qualcosa...Ricordo una volta la risposta ad un signore che le chiedeva
gentilmente la Toilette...La Vera si volta verso gli scaffali delle
bottiglie...osserva attentamente e dice "guardi mi dispiace ..l'abbiamo
terminata!!!"...e questa e' solo una!! Questi personaggi hanno
rappresentato Castiglioncello dagli anni sessanta sino alla meta' degli
ottanta cioè sino alla Creazione del Ginori attuale. Nel
1988 Marcello
Bartoletti e Mauro Donati subentrarono come gestori, ottenendo in
consenso degli eredi Ginori Conti per cambiare nome al locale, che da
allora si chiamò Ginori.
I negozi della piazza
Il bar Ginori domina la caratteristica, inconfondibile «piazzetta»,
interrotta da Villa Ginori, con il suo giardino e le sue
terrazze. Nel seminterrato dalla parte opposta dell'Aurelia
il «garage» Ciucchi, rimesse (oggi negozi eleganti) e
davanti banchetti di frutta e verdura riparati da tende. Al
di là della strada un negozio di vini e liquori, l'ottico
Ciampi, l'ufficio postale, la rivendita di ortaggi dei Tonelli,
la macelleria di Alcide Quaglierini con la minuscola insegna
di marmo. Ma la piazza vibra, nel decennio che si prolunga
fino al quaranta nel semicerchio dall'appendice verso via Roma
con una sartoria, la bottega di articoli elettrici di
Gastone Mazzoli, la merceria della «Emma», fino all'angolo.
La rivendita di alimentari, vini,
salumi e
gastronomia di Isola Raspolli ed accanto quella di liquori del
genero Arnaldo Bongini, poi Decimo Favilli con i giornali
venduti accanto alla cucina e la sala di parrucchiere
accanto, il bar Deri, indimenticato, la profumeria e
cartoleria
dei Lucchesi con l'insegna dei «Sali-Tabacchi» e accanto
la vetrina della madre con chincaglieria e ceramiche, poi il
centro di abbigliamento del Galli, fino al «Bersagliere» e
alla minuscola stanza dove lavora il calzolaio «Meacciolo». Al
di là, accanto all'abitazione del custode del Castello
sormontato da merli stilizzati, una maglieria, la macelleria
Provinciali, una rivendita di frutta, la latteria Sani ed il
panificio dei Santini.
Alcune citazioni
storiche sono brevi sintesi ricavate dai volumi "Quaderni di
storia" di Celati - Gattini.
L'attività di Isola Orlandini Raspolli (foto 13)
Isola Orlandini, nell'aprile
1919 rilevava la licenza commerciale per la rivendita di sali e
tabacchi dagli zii senza prole i coniugi Franchi, nel negozio di
piazza della vittoria n. 6, attualmente sede della filiale della
banca MPS e di proprietà del nipote Paolo. Sposata con Raspolli
Antonio, nel novembre 1919 rimase vedova con 3 figli in tenera
età in seguito ad un incidente di caccia.
Nel 1923 comprò il
negozio, l'appartamento adiacente ed il terreno prospiciente
dal Cav. Gramaglia di Torino, che a sua volta l'aveva
acquistato dai coniugi Corna. Nel 1926 fece un contratto con
la società Nafta, poi Shell, poi IP per portare in piazza il
primo distributore di benzina che durò ininterrottamente
fino al 1991. Nel 1924 insieme a tutti gli altri proprietari
degli edifici della piazzetta, fece costruire il secondo
piano sull'edificio ad un solo piano per ricavare un nuovo
appartamento, e quello che era l'appartamento a piano terra
diventò un fondo commerciale attualmente sede della ditta
Mango di pelletteria. Era una donnina molto bassa,
analfabeta, ma aveva uno spiccato senso per gli affari, e in
completa autonomia fece fiorire il proprio negozio di
alimentari fino ad essere non solo il primo della piazza per
data di nascita, ma anche come importanza e simbolo di
qualità, nonché simpatia di Isolina; io, Paolo ero piccolo
essendo nato nel 1961, ma ricordo bene che personaggi come
Suso Cecchi D'amico, Pina Capanna, Francesca Milani
Comparetti, Laura Milani Comparetti, Nora Frontali, Le
sorelle Martinetti, si rivolgevano a me chiedendo sempre
della nonna Isola, che nonostante fossero stati aperti altri
negozi di alimentari, continuarono a servirsi dalla storica
Isolina Orlandini Raspolli anche negli anni seguenti la sua
morte avvenuta nel 1977. Isolina era un pilastro buono per
Castiglioncello, non dico come le famiglie Faccenda e Lami,
che sono le più antiche, ma la prima commerciante in grande
stile del paese, mi pare giusto ricordarla e se abbiamo una
banca in Castiglioncello, è anche merito suo. Mio padre
Raspolli Felice insieme a mia madre Osvalda continuarono
prosperamente l'attività fino al 1981, anno in cui morì mia
madre, poi nel 1984 il negozio storico cessò la sua attività
di generi alimentari.
Nel 1987 io stesso lo
rilevai ed aprii un negozio/studio fotografico durato fino
al 1996, tutti i vecchi clienti di mia nonna diventarono i
miei clienti, poi nel 1997 lasciai il posto alla banca MPS
che finalmente portò i servizi di banca e bancomat in centro
a Castiglioncello che tanto era necessari.
(Per gentile concessione
di Paolo Raspolli)
Lo storico "Dai-Dai"
Il locale è sul terrapieno al limite estremo del parco del
Castello, sopra la bocca scura della galleria ferroviaria che
attraversa la piazza castiglioncellese. Costituisce il
dancing all'aperto dai richiami più nutriti. Ha l'ingresso
sulla via Aurelia, un cancellino e una rampa in salita immettono
nel giardino di lecci col ghiaino in terra e la pista da ballo. Tra i lecci ed
i ginepri il locale fino all'entrata in guerra, splende di
mille palloncini luminosi, il bar è funzionale, al centro,
con le pareti di legno, la porta e due finestrelle a cui la
gente si affacciava verso l'interno per chiedere da bere. Sul
retro una intercapedine fa da magazzino. Le orchestre che si avvicendano
davanti alla pista da ballo attraversata da zone d'ombra,
angoli compiacenti, sono di provato valore. È il regno di
Pasquale Tancredi, che silenzioso ed immancabile, osserva
tutti i particolari, pronto ad intervenire. Le musiche
impazzano. Uniche dissonanze sono i fischi delle locomotive,
azionati all'imbocco del pur breve tunnel ferroviario, già
concluso davanti alla baia del Quercetano. Avrà il suo
massimo splendore subito dopo il passaggio del fronte, con
l'arrivo delle truppe americane. Finita la guerra Pasquale
apre a Rosignano, davanti alla stazione un nuovo bar, il Norge,
dove continuerà a produrre cassatine e gelati anche per i locali
di Castiglioncello. Nel 1964 lascia il bar, ma la produzione
continua con i nuovi gestori per sei anni. Nel 1984 la
produzione della cassatina Dai Dai passa alla famiglia
Bartoletti che ne acquista i diritti e ne continua anche oggi,
la produzione con metodi rigorosamente artigianali.
Alcune citazioni
storiche sono brevi sintesi ricavate dai volumi "Quaderni di
storia" di Celati - Gattini.
Da
Bruno al “Dai Dai”, gelateria-dancing paesana, si potevano
sorbire ghiotte cassatine, le più buone che sia mai stato
possibile gustare, dei gelatini di panna di crema ricoperti di
ottimo cioccolato amaro di produzione rigorosamente familiare.
Il padre di Bruno era il vero “Dai-Dai”. Cominciò la sua
attività sul finire degli anni venti, fabbricando i suoi gelati con la moglie in una grande
cucina del castello Birindelli e li vendeva girando su una
carrozzina trainata da un grazioso ciuchino, la Dorotea, che era
l’ammirazione di tutti noi bambini (foto piccola 6). Quando
sentivamo il suono della sua trombetta dorata, correvamo con i
soldini stretti nelle manine sudate, scappando dalle mamme o
dalle grinfie delle più severe istitutrici. I bambini leccavano
i loro gelatini spalmati su cialde rosa a forma di barchetta,
con la felicità negli occhi. “Dai-Dai”, ovvero “Eccoti-Eccoti”,
e l’ingegnoso vecchietto, con la paglietta in testa alla Chevalier, dopo anni e anni, aveva venduto tanti gelati da poter
comperare un pezzo di terreno sopra il tunnel della ferrovia, e
costruirvi una capannina di legno con i tavolini per le
consumazioni e la pista da ballo. Baffi al sussulto, visto che
quando passava il treno l’impiantito tremava tutto!
(Da "Bella marea" di Viviana Molinari)
Passata la paura delle
bombe ricominciò a fiorire la vita e la gente
riprese a
divertirsi anche se i mezzi a disposizione erano pochi.
Riaprirono alcuni locali da ballo e il soldato americano era
normalmente accolto con gioia perché aveva soldi e sigarette.
Riaprì la Lucciola, Villa Celestina e la Casa del Popolo, (ex
Casa del Fascio), appena ribattezzata dopo che i fasci che ne
incorniciavano la facciata e l'anfiteatro furono mozzati. Ma il
locale più ambito era il Dai-Dai, sulla piazza proprio sopra
alla galleria della ferrovia. Aveva l'ingresso sulla via
Aurelia, un cancellino e una rampa in salita immettevano nel
giardino di lecci col ghiaino in terra e la pista da ballo.
Proprio sopra la galleria c'era la baracchina in legno col banco
del bar, la porta e due finestrelle a cui la gente si affacciava
verso l'interno per chiedere da bere. Sul retro una
intercapedine faceva da magazzino: spesso qualcuno entrava da un
cancelletto del castello e portava via quello che poteva o lo
consumava sul luogo. Dopo le feste notturne i ragazzi andavano a
"far cicche"; raccoglievano i mozziconi delle sigarette (con gli
americani andava benissimo perché ne fumavano solo la metà) e
mettevano da parte il tabacco ricavato per fare ancora sigarette
o per venderlo. La convivenza non fu sempre tranquilla, i
giovani del luogo non riuscivano ad accettare in ogni momento la
presenza invadente dei nuovi venuti e i problemi non mancarono.
Le scazzottate nemmeno. La più famosa avvenne al Dai-Dai e prese
spunto da un episodio banale: come ogni sera militari americani
stavano seduti ai tavoli, bevendo, fumando e ridendo quando uno
di essi, un po' alticcio, gettò nel mezzo della pista un
mozzicone di sigaretta acceso. Il fato volle che andasse proprio
a finire nella scollatura di una Santini che ballava col
fidanzato che esternò pesantemente le sue rimostranze verso il
soldato maleducato. Ma questo non chiese scusa, anzi, con un
gran cazzotto, stese il malcapitato nel mezzo della pista. In
pochi minuti la notizia fece il giro del paese anche se era
notte e i più esagitati giovanotti arrivarono per la giusta
punizione dagli altri locali o dal cinema. Pasquale,
proprietario del Dai-Dai ne fece entrare qualcuno, Rolando Locci,
Arcangelo Toninelli, Maurizio Tafi, raccomandando di non fare
confusione. Altri come Arnaldo "manosecca" Bongini, Deo Giuntini
e Fosco il parrucchiere aspettarono fuori dall'ingresso. Rolando
cominciò a buttare sugli alberi, sotto i quali gli americani
stavano seduti, manciate di ghiaino che cadeva loro addosso
rumorosamente. Appena cercarono di reagire cominciò la zuffa e
la caccia ai militari che cominciarono a scappare verso l'uscita
dove erano puntualmente attesi al varco. Cazzotti e seggiolate
si sprecarono, qualche testa finì rotta, ma non ci furono
ulteriori conseguenze.
("Dar tempo dell'etruschi ar tempo de' caini" scaricabile dal
sito)
Traffico in aumento - Divieto
di sorpasso e l'Amministrazione Comunale
La manovra di sorpasso degli autoveicoli, specie quando il
traffico è intenso come lo è in realtà sull'Aurelia dove la
velocità è elevata, poiché essendo strada di grande
comunicazione non è limitata e dove non è sufficientemente
larga, specie dell'attraversamento dei centri abitati è quella
che comporta maggiori pericoli e non sempre le disposizioni che
disciplinano il sorpasso e che sono contenute nell'articolo 26
del Codice della Strada riescono ad evitare seri incidenti che
anche se non sono luttuosi, portano però interruzione del
traffico. Noi abbiamo avuto modo di osservare lungo la costa
ligure sulla nostra stessa Aurelia il sorpasso degli autoveicoli
è vietato nell'attraversamento se non di tutti, almeno di
moltissimi centri, specie se stazioni turistiche. Tale divieto è
scrupolosamente fatto osservare dalle stesse guardie comunali
che ai contravventori appioppano senza discussione L. 1000 di
multa. Anche nel centro di questa stazione turistica abbiamo dei
tratti in cui l'applicazione di questo divieto sarebbe
opportuno. Caratteristica a mo' di esempio è l'ingannevole larga
piazza centrale di Castiglioncello che invita chi proviene da
Roma a tentare il sorpasso, ma se questo non è fatto più che
rapidamente, l'automobilista si trova poi subito davanti al
forte restringimento dell'Aurelia in un punto sempre molto
congestionato di traffico e di pedoni. Noi chiediamo
all'Amministrazione Comunale se essa non creda opportuno per la
maggiore e migliore comunità dei suoi cittadini e dei suoi
numerosi ospiti di individuare punti in cui sarebbe opportuno
aversi questo divieto e prendere contatti con l'A.N.A.S. per
l'applicazione dei segnali di prescrizione e dare le dovute
disposizione alle sue guardie dell'applicazione delle sanzioni
stabilite dal C. della S. per i trasgressori. La via Aurelia
corre tanto lungo la costa ligure quanto lungo la costa
tirrenica, quindi da parte dell'A.N.A.S. non vi dovrebbero
essere difficoltà per concedere questa previdenza atta a
scongiurare lutti e disastri. Occorre però non perdere tempo
perché la stagione estiva alle porte...
(Lettera a Il Tirreno 8/5/1956)
Hotel Simonetti,
quer palazzotto
che fu der nobilato
|
Era proprio bruttino ’uand’è nato
quer palazzotto
ar centro della piazza
ir su’ destino
un sembrava fortunato
un era fatto
pe’ seminà la razza
Si dice e c’è da credici
davvero
che nacque prima
della ferrovia
e non pe’ fallo diventà
’n maniero
perchè un ci misero
tanta fantasia
Serviva,
sempre pe’ sentito dire
pe’ ospitacci dentro l’operai
la ferrovia era lunga
da finire
finita ’uella
fu oggetto de’ notai
|
Perchè le proprietà
furono tante
e piano piano
’ambiarono ’r su’ stato
te l’arricchirono
con tante e tante piante
pe’ fallo entrare
dentro ar nobilato
Ir Conte Ugo
arrivò ner ’diciannove
era de’ Principi Ginori Conti
ner ’ventisei morì,
forse alle nove
co’ la ’Ontessa Ida
a fa’ i ’onfronti
Poi, ner ’quarantacinque
fu venduto
e da que’ giorni è pel’ tutti ’uanti
cor Barre e co’ negozi
è ’n po’ ’ambiato
ora i riordi so’
veramente tanti
di Alberto Lami
Per gentile concessione dell'autore |
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