Foto 4 -
L'epigrafe: Il sac. Carlo Gradi primo
parroco proposto di Castiglioncello l'anno 1924 coadiuvato dai
benefattori fedeli con la sua personale munificenza erigeva
questa chiesa consacrata a Maria Immacolata da S.E. Mons.
Giovanni Conte Piccioni il 24 giugno 1929. Il popolo
riconoscente nel fausto 50° anno sacerdotale del suo venerato
proposto parroco scolpiva la sua gratitudine in questo perenne
ricordo. 10 marzo 1950.
Foto 8 -
Una piccola nota sulla "vetrata" che appare nella
foto: fu realizzata da bambini e giovani adolescenti di un gruppo
parrocchiale con colori da vetro a imitazione delle vetrate, per
ricordare quanti "innocenti" muoiano nelle guerre (ma Cristo va
oltre la morte): un tema che a distanza di quasi 40 anni
è purtroppo ancora attuale
(Laura Buffa)
Foto 14 -
La cupola risale al dopoguerra, dopo la parziale ricostruzione della chiesa a
seguito del bombardamento USA del giugno 1944 durante il quale andò distrutta
villa Montezemolo e buona parte delle ville lungo l'attuale via di Portovecchio,
compresa Villa Marina nel Parco Uzielli.
Brevi cenni
storici sulla parrocchia a cura di Giuseppe Gambini e Donata Russo. Dal
documento affisso esposto all’interno della chiesina di S.Andrea presso la
torre medicea...Le vicende che
affiorano dalle carte dell’archivio sono complesse, in ogni caso nel 1913 il
vescovo Sabatino Giani promuoveva la cappellania di S.Andrea in Castiglioncello
a parrocchia indipendente con il nuovo sacerdote don Carlo Gradi. Don Carlo
trovò la piccola parrocchia in una situazione difficile; il contesto sociale non
era incoraggiante ed a riprova di ciò troviamo le sue stesse parole: “la popolazione nella sua generalità non è cattiva,
non è irreligiosa, ma indifferente e ciò per la grossolana ignoranza in
cui versa, specialmente in fatto di religione. Qui non esiste che una
scuola mista comunale in cui si impartisce ancora l’insegnamento fino alla
terza elementare, quindi sia bambini che bambine, non ancora idonei ai
lavori, abbandonati a se medesimi trascorrevano le loro giornate
abbandonati per le strade, poltrendo nell’ignoranza, avviandosi per la via
del vizio”.
Don Carlo affronta questa difficile situazione con molta fermezza ed il
primo passo fu quello di favorire l’apertura il 1 ottobre 1915
dell’istituto di suore di S. Giuseppe, tuttora operante che servisse “al
miglioramento religioso e morale della popolazione e più specialmente
della gioventù”.
La prima sede fu in via Tripoli. In questo istituto fu aperta la scuola
materna, quella elementare ed una scuola di lavoro per le giovani, ma
soprattutto fu impartito l’insegnamento catechistico giornaliero. Nella
Breve memoria e parrocchia della chiesa di S. Andrea apostolo in
Castiglioncello, preparata in occasione della visita pastorale del vescovo
di Livorno il 1° luglio 1917, don Carlo scriveva: “Il Ministero della
Pubblica Istruzione, che più volte ha fatto in un anno ispezionare
l’istituto, sul bollettino ufficiale ha encomiato altamente l’Istituto
medesimo come ha altresì stabilito un sussidio per quanto tenue per la
refezione ai figli dei richiamati, che le buone suore con cura materna
tengono presso di se per l’intera giornata. I giovanetti e giovanette che
frequentano attualmente l’Istituto sono circa centocinquanta. Le suore che
esercitano l’opera loro benefica sono sei”. In questi anni intanto la
popolazione era sensibilmente aumentata, grazie allo sviluppo
dell’industria Solvay che decollava in quegli anni, alle cave di magnesite
presso il Poggio Pelato e al nascente turismo: dalle cento anime che
vivevano a Castiglioncello nel 1890 si passò alle quasi 2000 nel 1922. Don
Carlo consapevole di questo fenomeno e vedendo che la piccola chiesa della
torre non avrebbe più potuto svolgere la sua funzione in modo dignitoso,
cominciò fin dai suoi primi anni di attività a pensare all’edificazione di
una nuova e più grande chiesa che potesse accogliere tutti i fedeli. Nel
1919 sorse un comitato per raccogliere i fondi per la nuova chiesa. Dopo
ritardi dovuti alla prima guerra mondiale, la prima pietra del nuovo
edificio dedicato all’Immacolata Concezione fu posta il 17 dicembre del
1922, terza domenica di Avvento. Fu aperto al pubblico il 31 agosto 1924 e
consacrato dal vescovo Piccioni il 24 giugno 1929. Il disegno della chiesa
fu eseguito dagli ingg. Carlo Cordero di Montezemolo e Adolfo Tocchi ai
quali si unì nella direzione tecnica dei lavori l’ing. Ettore Corna. I
lavori furono affidati all’impresario-costruttore Ranieri Ghignola.
L’attuale posizione fu scelta perché la chiesa fosse raggiungibile da
tutti i fedeli. Durante la seconda guerra mondiale fu severamente
danneggiata da un bombardamento americano. Essendo la parrocchia priva di
ogni locale consacrato al culto, le funzioni parrocchiali furono
trasferite in una sala dell’Istituto S. Giuseppe adibita a cappella; in
essa venne conservata l’Eucaristia vigilata notte e giorno da persone di
fiducia. Anche don Carlo rimase ferito e fu trasferito a Rosignano
Marittimo da dove fece ritorno il 14 luglio del 1944 in occasione del
funerale di don Italo Gambini, deceduto il 9 luglio per uno scoppio di
mine poste dai tedeschi all’altezza di via Tripoli. In quell’occasione
morirono anche Giuseppe Bini e la madre. Don Carlo rimase parroco fino al
1957, anno della sua morte. Gli successe nel 1958 don Mario Udina fino al
1968. Dal 1968 al 1988 la parrocchia fu retta da don Roberto Corretti. Dal
1988 al 1991 da don Ordesio Bellini e dal 1991 da don
Andrea Brutto.
Nelle opere dello scultore Mimmo Di Cesare vi è una componente
costante, quasi un tema musicale affidato alla sinfonia di linee tanto semplici
da essere essenziali: l’incastro
L’incastro nell’architettura ecclesiale non è solo un elemento classico
di scultura; è valore che si fa leggere e che bisogna leggere.
Allora l’incastro, rivelando tutta la sua ricchezza, diventa ispirazione
per momenti di fede e di comunione, nelle vocazioni diverse del cristiano.
Perché:
* L'incastro è, anzitutto, incontro pieno ma non identificante fra due
realtà. Proprio come deve essere la fede cristiana: quell’incontro pieno con Dio
e con gli uomini che valorizza e non confonde le personalità.
* L’incastro è un elemento architettonico che si modella all’altro, per
abbracciarlo: come Cristo si è modellato uomo, come ogni Pastore deve modellarsi
ai più piccoli, come ogni educatore deve modellarsi per modellare.
* L’incastro è un elemento che porta un al altro e nello stesso tempo si
fa da esso portare. Non è forse questo il modo ai vivere ogni amicizia, ogni
gesto di aiuto, ogni dialogo con Dio e fra gli uomini? Un portare e un farsi
portare, nello stesso tempo!
* L’incastro però è anche sintesi di linee diverse. Anzi sono linee
opposte che si incontrano e si valonizzano a vicenda; riproducendo la bella
avventura di ogni comunità in cui le differenze e le distanze, se accolte, si
esaltano nell’arricchimento vicendevole: fino alla comunione.
* L’incastro potrebbe sembrare anche uno scherzo inutile; perché in fondo
lo scultore fa incontrare la pietra con se stessa.
Ma anche questo gratuito incontrarsi è ricco di insegnamento. Ogni incontro,
infatti, di Dio, degli altri, di noi stessi deve sempre essere antico e nuovo;
perché, mai scontato, deve cercare nuove linee di approfondimento e di scoperta.
Infine, ricco di tutte queste voci l’incastro di Mimmo Dl CESARE quasi le
raccoglie in coro per cantare ed esprimere nella Croce la loro origine e il loro
coronamento.
Quella croce che lo scultore fa nascere continuamente in ogni dimensione della
sua opera, nelle linee che si incrociano o attraverso i blocchi che rientrano ed
emergono; perchè l’avventura dell’incastro, cioè dell’incontro faticoso e
meraviglioso con Dio e fra gli uomini, nasce sempre ed è sostenuto sempre
dall'”Amore crocefisso”.
+ Alberto vescovo,
aprile 1985
(Documento esposto all'interno della chiesa)
Biografia di Mimmo Di Cesare
nella sezione PERSONE
Necessità edilizie della struttura parrocchiale
La necessità di procedere a
una rivisitazione e ristrutturazione dei locali parrocchiali nasce dalla
disponibilità del primo piano della Canonica che la Parrocchia ha ottenuto nel
2007 e dalla necessità di lasciare la struttura denominata "sala giovani”, che
avevamo in affitto presso le suore di san Giuseppe. Per
provare a capire meglio spieghiamo un po’ la situazione:
alla morte di don Carlo Gradi, primo parroco di Castiglioncello, la canonica,
composta da piano terra e primo piano, per volere testamentario, dovette essere
data in usufrutto alle eredi di don Carlo, alla morte delle quali sarebbe poi
passata alla Parrocchia. Per questo motivo, don Mario Udina, successo a don
Carlo, dovette acquistare una struttura per ¡ locali parrocchiali e la
abitazione del parroco, struttura composta da un piano terra, vicino alla
Chiesa, in via Gorizia 4, da allora questa struttura si chiama “casina” ed è
tutt’ora nelle disponibilità della parrocchia.
Successivamente le eredi permisero ai parroci l’uso del pianoterreno
della Canonica e da quel momento quello è stato il ¡uogo dell’abitazione del
parroco e dei locali parrocchiali, mentre la casina veniva adibita a casa di
accoglienza per persone in situazione di bisogno.
Negli anni ‘80 poi le suore di san Giuseppe misero a disposizione
una parte del loro cortile e là la comunità parrocchiale costruì una struttura
per gli incontri, per la catechesi e per i momenti conviviali.
Nel 1998 la casina aveva bisogno di essere messa in sicurezza e il
parroco don Andrea Brutto, con la comunità parrocchiale, decise di provvedere a
un lavoro di ristrutturazione completo che prevedesse anche l’alzata di un piano
così da lasciare ¡l piano terreno a casa di accoglienza mentre il primo piano
sarebbe stato usato per le attività parrocchiali. Il progetto venne terminato
nel 2004 e da allora la casina è il luogo di incontro di tutti ¡ gruppi
parrocchiali al primo piano, mentre al piano terra sono ospitate donne in stato
di bisogno, dal 2004 a oggi sono state ospitate e seguite dalla Caritas
Parrocchiale circa 15 donne. Nel 2007 muore l’ultima
erede di don Carlo e quindi la Parrocchia può prendere possesso anche del primo
piano della Canonica. Il suddetto primo piano è però in condizioni fatiscenti in
quanto non sono mai stati fatti lavori di manutenzione, per questo motivo si è
deciso dl utilizzarlo come magazzino per ¡ viveri della sorgente del Villaggio,
materiale di scena per ¡l gruppo Musical e altro materiale utilizzato dalla
parrocchia in occasioni di feste e pesche di beneficenza, questo in attesa di un
ripensamento di tutti gli spazi a disposizione della parrocchia e una
disponibilità economica che permettesse un intervento adeguato.
Nel 2010 le suore di san Giuseppe ci chiedono di lasciare la struttura nella
loro proprietà. Nello stesso anno la Parrocchia riceve in eredità un
appartamento.
A questo punto decidiamo di procedere a un progetto dl ripensamento
di tutti gli spazi in base alle esigenze pastorali della Parrocchia stessa. Da
qui nasce il progetto che viene presentato.
Alcuni principi di fondo stanno alla base del progetto:
- Evitare di lasciare la parte abitativa per il parroco in una
struttura e quella delle persone in stato di bisogno in un’altra, questo perché
l’esperienza di questi anni ci ha fatto vedere che l’uso del primo piano della
casina da parte dei gruppi parrocchiali, soprattutto per il dopocena, costituiva
un disturbo alle persone accolte al piano terra. Per questo si è pensato di
trasformare tutta la struttura di via Gorizia 4, “la casina” appunto in unità
abitativa, il primo piano per il parroco e eventuali sacerdoti collaboratori
mentre il pian terreno rimarrebbe casa di accoglienza.
- Tutta l’attività pastorale doveva essere in un'unica struttura e
per questo è stata individuata la canonica sia al piano terra, dove rimane
l’ufficio del parroco e l’archivio parrocchiale, oltre alle stanze per le
riunioni, sia al primo piano.
- Non si voleva perdere una struttura per gli incontri assembleari e
conviviali, struttura che veniva a mancare con la richiesta delle suore, per
motivi strutturali però non poteva essere adibita a tale scopo né la canonica,
né la casina, per questo motivo, grazie anche al lavoro dell’ing. Pezzini Angela
incaricata dalla Parrocchia a studiare le varie possibilità e che ha già
provveduto a ottenere ¡ permessi necessari dal comune, è stato pensato di
costruire una nuova struttura nel giardino della canonica capace di rispondere
allo scopo. Il progetto quindi prevede che:
- La casina di via Gorizia 4 diventi unità abitativa, al piano terra
prosegue l’attività di casa di accoglienza gestita dalla Caritas parrocchiale (3
camere, 2 bagni, cucina e sala da pranzo oltre una piccola dependance con camera
e bagno). Questa parte è già pronta e non necessita di lavori. Il primo piano
diventerebbe appartamento per ¡l parroco e eventuali collaboratori (due camere,
due bagni, cucina e sala da pranzo), questa parte richiede un adeguamento
piuttosto veloce in quanto il primo piano ha già tutto predisposto, necessita
semplicemente di alzare due muri e costruire un bagno.
- La canonica di via Gorizia 6 viene adibita a locali parrocchiali,
ufficio del parroco, archivio parrocchiale, stanza fotocopiatrice e stampa,
stanze per riunioni e catechesi, ripostiglio dei materiali e un mini
appartamento per ospiti della Parrocchia (in particolare preti che in estate
vengono a dare una mano). La canonica richiede un lavoro di risistemazione
piuttosto grosso in quanto, a parte il tetto e la facciata, non sono mai stati
fatti lavori di manutenzione.
- Al posto poi della sala conferenze della casina e della sala
conviviale delle suore verrà costruita una nuova struttura nel giardino della
parrocchia capace di ospitare momenti assembleari e conviviali, sala prove per
il gruppo “musical" e attività per ragazzi.
- Riguardo alla copertura economica, a fronte del preventivo
composto dall’ing. Angela Pezzini di euro 360.000,00, abbiamo da parte il
ricavato della vendita dell’appartamento ricevuto in eredità nel 2010, somma che
ammonta a euro 230.000,00. Per il resto pensiamo di coprire con le entrate della
Parrocchia, le offerte fatte a tale scopo e, al limite, accendere un nuovo mutuo
(nel 2014 è in scadenza quello fatta per la casina di 125.000,00 euro e in
questi anni abbiamo sperimentato di poter sostenere un’impresa simile, senza
pesare eccessivamente sulla amministrazione ordinaria).
(Documento esposto all'interno
della chiesa)
Dall'agosto
2008 è parroco don Francesco Fiordaliso
nato il 16 aprile 1966 a Livorno e ivi ordinato sacerdote il 25 marzo 1992.
Il Vescovo Giusti lo ha nominato responsabile per l’evangelizzazione e la
catechesi del Centro Pastorale.
(Fonte: www.diocesi.livorno.org)
Nel 2019 trasferito al carcere delle
Sughere a Livorno e sostituito da don Marcelo Lavin proveniente da San Jacopo (LI). |