Vada la torre interno   

La prima stanza interna accessibile dall'unica porta di ingresso Una dei piccoli locali del piano terreno (rialzato) dedicato all'allestimento mostre Una dei piccoli locali del piano terreno (rialzato) dedicato all'allestimento mostre Ancora uno dei piccoli locali del piano terreno dedicato alle mostre. Bene in evidenza lo spessore dei muri laterali. Caminetto ricavato nello spessore del muro. A sinistra lo sportello del piano basso per l'accesso al pozzo presente in tutti i piani con apertura simile, bastava calare un mastello di legno con la fune. A destra una delle tante bocchette ricavate nello spessore della parete, che consentivano ai soldati di sparare all'esterno. La stretta scala che porta dal piano terreno al primo piano dove si trovano le celle carcerarie. A giudicare dallo stato degli scalini deve essere stata assai transitata nei secoli. 
Cella carceraria al primo piano Cella carceraria al primo piano Disegni ed iscrizioni sulle pareti delle celle datate 1895-1897-1949
Scritte sulla parete di una cella
Ancora una cella, il fantasma è casuale. Ancora una cella Ancora una cella Presa d'aria e di luce rivolta verso l'alto. Notare lo spessore della parete. Presa d'aria e di luce rivolta verso l'alto A sinistra e destra bocchette di sparo per i fucilieri
Il bel forno per la cottura del pane La scala verso il secondo piano La rampa finale metallica della scala verso il secondo piano Il salone ricavato dove era la lampada faro. Ora è sede del LEA (Laboratorio di Educazione Ambientale). Il tetto è del 1995.
Il salone ricavato dove era la lampada faro. Ora è sede del LEA (Laboratorio di Educazione Ambientale). Il tetto è del 1995.
La botola di accesso agli scantinati Uno dei locali dello scantinato, forse un'altra cella o deposito.
Altro locale dello scantinato

 
                  I locali della torre su tre piani oltre lo scantinato
L'edificio alto diciassette metri sorge su una base quadrilatera irregolare posta al di sotto del livello stradale e il suo corpo è suddiviso internamente in quattro livelli compreso quello del terrazzo che è una copertura praticabile. L'ambiente è sbilenco, senza un muro diritto, con pareti inclinate e le volte non seguono linee armoniche (capriccio di un capomastro o vera e propria imperizia?). La struttura era dotata anche di una specie di citofono ovvero di una cavità nel muro che collegava i vari piani.
In quanto alla suddivisione dei locali all’interno della torre, risultano nel basamento, due locali a cui si accede con una scala; un piano terra, al livello del ponte, in cui si aprono sei o sette piccoli locali, attorno a uno centrale, che farebbe pensare a una primitiva torre medievale, in seguito inglobata nel nuovo fortilizio. Numerose le aperture su tutti i lati per brandeggiarvi le armi. Il primo piano, anch’esso composto da un locale centrale attorno al quale vi sono altri più piccoli collegati fra loro. Il secondo piano, dove, per effetto del rastremarsi della torre, attorno al locale centrale vi sono solo corridoi, che portano alle finestre o feritoie, e il terzo e ultimo piano, ovvero la terrazza coperta dal tetto.
(Dal rapporto Worren 1749).
Dopo l'unità d'Italia, benché il forte fosse elencato assieme a tutti gli altri posti armati del litorale nelle note dell’aprile 1862 e in quella del 25 luglio 1863, come disarmato e destinato al demanio, solo nell’aprile dell’anno 1864 fu effettivamente preso in consegna assieme agli annessi e ai terreni di pertinenza dall’incaricato della direzione del Demanio di Pisa, Fornaini, che stilava un rapporto dettagliato sull’operazione, che si svolse fra il 25 e il 28 di quel mese e riguardava anche la consegna delle casette di Monte alla Rena, di quella del Fortullino e di altre località, fra cui il forte di Bibbona.

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