L'edificio alto diciassette metri
sorge su una base quadrilatera irregolare posta al di sotto del livello
stradale e il suo corpo è suddiviso internamente in quattro livelli
compreso quello del terrazzo che è una copertura praticabile. L'ambiente
è sbilenco, senza un muro diritto, con pareti inclinate e le volte non
seguono linee armoniche (capriccio di un capomastro o vera e propria
imperizia?). La struttura era dotata anche di una specie di citofono
ovvero di una cavità nel muro che collegava i vari piani.
In quanto alla suddivisione dei
locali all’interno della torre, risultano nel basamento, due locali a
cui si accede con una scala; un piano terra, al livello del ponte, in
cui si aprono sei o sette piccoli locali, attorno a uno centrale, che
farebbe pensare a una primitiva torre medievale, in seguito inglobata
nel nuovo fortilizio. Numerose le aperture su tutti i lati per
brandeggiarvi le armi. Il primo piano, anch’esso composto da un locale
centrale attorno al quale vi sono altri più piccoli collegati fra loro.
Il secondo piano, dove, per effetto del rastremarsi della torre, attorno
al locale centrale vi sono solo corridoi, che portano alle finestre o
feritoie, e il terzo e ultimo piano, ovvero la terrazza coperta dal
tetto. (Dal rapporto Worren
1749).
Dopo l'unità d'Italia, benché il forte fosse
elencato assieme a tutti gli altri posti armati del litorale nelle note
dell’aprile 1862 e in quella del 25 luglio 1863, come disarmato e
destinato al demanio, solo nell’aprile dell’anno 1864 fu
effettivamente preso in consegna assieme agli annessi e ai terreni di
pertinenza dall’incaricato della direzione del Demanio di Pisa, Fornaini,
che stilava un rapporto dettagliato sull’operazione, che si svolse fra
il 25 e il 28 di quel mese e riguardava anche la consegna delle casette
di Monte alla Rena, di quella del Fortullino e di altre località, fra
cui il forte di Bibbona. |