Nel 1981,
insieme ai colleghi fiorentini E.Aiello, C.Bartolini, G.Gabbani,
E.Pranzini, G.Valleri, eseguii uno studio sulla morfologia e geologia
delle Secche di Vada, con l’impiego della motobarca Livorno II della
Provincia di Livorno e di un mezzo di posizionamento di triangolazione
elettronica Mini Range III Motorola (basato sulla misura dei lati del
triangolo) e che consentiva una precisione di qualche metro. Le stazioni
ripetitrici a terra furono installate una sul terrazzo di casa mia a
Rosignano Solvay e una seconda, inizialmente, sul campanile della chiesa
di Palazzi, in seguito sul Fitto di Cecina perché, tutte le volte che
suonavano le campane (ma non ce ne siamo accorti subito), si produceva
una risonanza magnetica che sembrava portarci in pieno Atlantico! La
ridotta profondità dei fondali che caratterizzano la zona impose, per le
ricerche in mare, l’uso di un’imbarcazione di modesto pescaggio; furono
impiegati un ecografo ad alta frequenza Raytheon DE-719 B, una benna
tipo Van Veen e le numerose immersioni subacquee di G.Gabbani e
G.Valleri. Traggo dal riassunto di questa pubblicazione: “Dal punto di
vista morfologico queste secche formano un vasto promontorio sommerso
sul prolungamento della Piana di Vada; il fondale non supera
generalmente i –20 m e giunge quasi ad emergere nelle vicinanze del
Faro, circa 10 km ad occidente di Vada. Il raccordo con la piattaforma
circostante (sui lati nord e ovest) avviene intorno all’isobata dei –60
m con un pendio rettilineo assai ben individuabile. Sul corpo delle
Secche sono state riconosciute delle zone morfologiche isopiche da terra
verso il largo e cioè (secondo la denominazione dei pescatori locali):
«i catini» o fondo con depressioni subcircolari; «gli spartiti»
caratterizzati da affioramento di rocce stratificate; «le ricadute» o
piccole scarpate collegate a costruzioni biogeniche del «Coralligeno»;
«i cigli» o scarpate maggiori delimitanti i bordi delle Secche. La zona
interna delle Secche, da circa 2 km dal Faro fino a circa 1 km dal
litorale, è coperta da un’ampia prateria a Posidonie impiantata su
mattes. Per lo studio geologico sono stati eseguiti vari esami al
microscopio dei campioni raccolti. E’ stato riconosciuto che al fondo a
«catini» corrisponde un substrato di «Panchina» del Tirreniano, mentre
agli «spartiti» corrispondono affioramenti di un Flysch del Cretaceo
Superiore, paragonabile con i Flysch ad Helminthoidea della Liguria.
Infine viene indicata la ricostruzione strutturale dell’area delle
Secche anche in relazione con le zone adiacenti sia in terra sia in
mare. Il corpo delle Secche sembra traversato più o meno a metà da una
faglia diretta circa NNW-SSE (parallela al litorale) che separa, verso
Est, un Graben riempito di sedimenti marini del Pleistocene Inferiore da
un Horst , verso Ovest, corrispondente agli affioramenti subacquei del
Flysch del Cretaceo Superiore. La «Panchina» del Tirreniano ricopre in
trasgressione eustatica più che altro i sedimenti del Pleistocene
Inferiore e non sembra interessata da movimenti tettonici.
Questa struttura prosegue verso
NW ben oltre l’area delle Secche fino all’altezza di Quercianella, circa
12 km a Sud di Livorno”.
(Sintesi da: Renzo
Mazzanti “Morfologia e geologia delle Secche di Vada" scaricabile dal
sito) |