Vada il faro
Anfore vinarie recuperate nell'estate del 1972 dal relitto di una nave romana affondata nello specchio
d'acqua fra Vada ed il faro.

Nel 1981, insieme ai colleghi fiorentini E.Aiello, C.Bartolini, G.Gabbani, E.Pranzini, G.Valleri, eseguii uno studio sulla morfologia e geologia delle Secche di Vada, con l’impiego della motobarca Livorno II della Provincia di Livorno e di un mezzo di posizionamento di triangolazione elettronica Mini Range III Motorola (basato sulla misura dei lati del triangolo) e che consentiva una precisione di qualche metro. Le stazioni ripetitrici a terra furono installate una sul terrazzo di casa mia a Rosignano Solvay e una seconda, inizialmente, sul campanile della chiesa di Palazzi, in seguito  sul Fitto di Cecina perché, tutte le volte che suonavano le campane (ma non ce ne siamo accorti subito), si produceva una risonanza magnetica che sembrava portarci in pieno Atlantico! La ridotta profondità dei fondali che caratterizzano la zona impose, per le ricerche in mare, l’uso di un’imbarcazione di modesto pescaggio; furono impiegati un ecografo ad alta frequenza Raytheon DE-719 B, una benna tipo Van Veen e le numerose immersioni subacquee di G.Gabbani e G.Valleri. Traggo dal riassunto di questa pubblicazione: “Dal punto di vista morfologico queste secche formano un vasto promontorio sommerso sul prolungamento della Piana di Vada; il fondale non supera generalmente i –20 m e giunge quasi ad emergere nelle vicinanze del Faro, circa 10 km ad occidente di Vada. Il raccordo con la piattaforma circostante (sui lati nord e ovest) avviene intorno all’isobata dei –60 m con un pendio rettilineo assai ben individuabile. Sul corpo delle Secche sono state riconosciute delle zone morfologiche isopiche da terra verso il largo e cioè (secondo la denominazione dei pescatori locali): «i catini» o fondo con depressioni subcircolari; «gli spartiti» caratterizzati da affioramento di rocce stratificate; «le ricadute» o piccole scarpate collegate a costruzioni biogeniche del «Coralligeno»; «i cigli» o scarpate maggiori delimitanti i bordi delle Secche. La zona interna delle Secche, da circa 2 km dal Faro fino a circa 1 km dal litorale, è coperta da un’ampia prateria a Posidonie impiantata su mattes. Per lo studio geologico sono stati eseguiti vari esami al microscopio dei campioni raccolti. E’ stato riconosciuto che al fondo a «catini» corrisponde un substrato di «Panchina» del Tirreniano, mentre agli «spartiti» corrispondono affioramenti di un Flysch del Cretaceo Superiore, paragonabile con i Flysch ad Helminthoidea della Liguria. Infine viene indicata la ricostruzione strutturale dell’area delle Secche anche in relazione con le zone adiacenti sia in terra sia in mare. Il corpo delle Secche sembra traversato più o meno a metà da una faglia diretta circa NNW-SSE (parallela al litorale) che separa, verso Est, un Graben riempito di sedimenti marini del Pleistocene Inferiore da un Horst , verso Ovest, corrispondente agli affioramenti subacquei del Flysch del Cretaceo Superiore. La «Panchina» del Tirreniano ricopre in trasgressione eustatica più che altro i sedimenti del Pleistocene Inferiore e non sembra interessata da movimenti tettonici. Questa struttura prosegue verso NW ben oltre l’area delle Secche fino all’altezza di Quercianella, circa 12 km a Sud di Livorno”. (Sintesi da: Renzo Mazzanti “Morfologia e geologia delle Secche di Vada" scaricabile dal sito)

Vada la torre, il porto, il fanale