Vada la torre
                  Primi anni '900 - La torre e la chiesa da sud-ovest

  Le torri di Vada e di S. Vincenzo, facevano parte di quel sistema difensivo riorganizzato da Cosimo I dei Medici sia attraverso il restauro delle antiche torri pisane sia con la costruzione di nuove strutture. Mentre i forti di Bibbona e Castagneto vennero edificati solamente nel 1785, direttamente sulla spiaggia, dopo le molte insistenze dei «castellani» che da tempo ne sollecitavano la costruzione. La loro forma è quella di tozze torri bastionate e il progettista fu l'ingegnere Deodato Ray (Ray Diodato dal 1805 al 1818 risulta ingegnere a Livorno per lo scrittoio delle Regie Fabbriche. Nella breve scheda riportata, al tecnico non viene fatta alcuna attribuzione di progettazioni militari). La tipologia torre è la più idonea per resistere agli assalti a colpi di artiglieria: ampia scarpa di basamento, accesso non a quota terrena, ma bensì al primo piano al quale si accedeva con rampa in muratura e piccolo ponte ligneo mobile (Il ponticello poteva essere del tipo a sollevamento o semplicemente a passerella retrattile all'interno della torre).
La torre generalmente a pianta quadra (Il riferimento è alle torri presenti sul litorale livornese) era divisa in due o tre piani, con collegamenti verticali spesso in legno. Alla sommità, sulla terrazza di copertura, si collocavano le batterie difensive (nelle versioni più antiche la copertura era risolta con soprastante tetto a falde inclinate).
La distribuzione all'interno della torre, era così suddivisa:
- Piano terreno: magazzini, ricovero delle armi, eventuale cisterna per la raccolta delle acque piovane.
- Piano primo: alloggio per il Castellano o Torriere.
- Piani secondo e terzo: alloggio per gli uomini del presidio.
Esistono delle varianti per le torri più importanti (Vada), ma in linea generale quella appena esposta è la tipologia che generalmente viene adottata. Spesso in vicinanza della torre erano presenti alcune piccoli dipendenze come il forno, la stalla o altri «comodi» per la guarnigione la quale, ove il suolo lo permetteva, organizzava sempre in vicinanza della torre, un piccolo orticello, per la cura del quale il tempo non mancava. Talvolta era pure presente presso la torre una piccola cappella. Il sistema di fortificazioni costiere livornesi nasce come sistema di avvistamento marittimo contro le incursioni piratesche e di salvaguardia sia doganale che sanitaria. Si basa su una stretta interdipendenza visiva tra una struttura e l'altra: pertanto la localizzazione di torri molto ravvicinate tra loro (Boccale, Calafuria, Romito) sono dettate, da tale presupposto. Altresì resta incomprensibile come per molto tempo sia rimasto scoperto il tratto di costa tra la Bocca di Cecina e la Torre di San Vincenzo...ci sentiamo, comunque, di azzardare alcune ipotesi. La prima fra tutte, quella di un'insalubrità dell' area che non ha favorito la costruzione di alcun edificio ad eccezione di alcune casette dei cavalleggeri, necessarie perché aventi,la funzione di appoggio alle «scorrerie» dei cavalleggeri e nelle quali era praticamente impossibile vivere. Condizioni, come afferma lo stesso Granduca, che persistono ancora al momento della costruzione dei due forti (1785). Tant'è che questi vengono costruiti direttamente sulla spiaggia. Se risulta certo che la loro costruzione fu decisa per porre fine a quella evidente smagliatura costituita dal fatto che tra Cecina e San Vincenzo non vi era alcuna struttura di controllo e vigilanza; è altrettanto vero, che tra le intenzioni del Granduca, vi era la primaria volontà di bonificare al più presto tutto il territorio maremmano. Al momento in cui tale operazione fosse posta al termine, le nuove aree strappate alle acque, avrebbero acquisito un forte «valore» sia sotto il punto di vista sociale che economico; con la necessità, quindi, di essere poste sotto controllo doganale e difese: è sotto quest' ottica che riteniamo possibile inquadrare la motivazione dell' edificazione dei due fortilizi.
(Sintesi da: R. MAZZANTI, Il Capitanato nuovo di Livorno 1606-1808. Due secoli di storia del territorio attraverso la cartografia) e (R. MANETTI, Torri costiere del litorale toscano).

Vada la torre, il porto, il fanale