19 ottobre
1867. Approda Giuseppe Garibaldi in località Bonaposta (fra la torre ed il
pontile del Lamberti), proveniente da Caprera. Pernotta
nella camera più grande della Dogana e il macellaio vadese David Morelli
lo porta a Livorno col barroccio presso gli Sgarallino dove viene
organizzata la spedizione a Mentana per preparare l'insurrezione di Roma. Erano con lui
altri quattro compagni fra i quali Stefano Canzio e Agostino
Bertagni. Incontrano difficoltà perchè nel tratto di costa
interessata all'approdo, ci sono ancora le sabbie mobili.
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1882. Per
iniziativa di
Diego Martelli
viene realizzato
nella piazza del
paese il monumento
a Garibaldi, opera
dello scultore Fantacchiotti
di Firenze. Il busto, la lastra con l'epigrafe di Giosuè Carducci e gli ornamenti vengono fusi
nei forni della
fonderia Tardy in via Aurelia sud per essere posti sul monumento in
piazza. Martelli dovette insistere oltre un anno con Carducci perchè
scrivesse l'epigrafe. Il poeta tentava di giustificarsi con scuse del
tipo: "ancora una, ne ho fatte a centinaia per Garibaldi..." ma alla
fine scrisse:
"Giuseppe Garibaldi - qui il 19 ottobre 1867 - prendeva terra -
fuggitivo occulto dalla Caprera - alla volta di Roma - che egli rivendicò
all'Italia - a viso aperto".
Intorno al monumento quattro colonnette in pietra ed una ringhiera
metallica più tardi eliminati.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi
4 di Maria Di Paco Gattai)
Il monumento a Garibaldi con
stele a prisma triangolare in pietra arenaria, risentì presto dell’usura
del salmastro tant’è che ebbe bisogno di essere restaurato una prima
volta dopo pochi anni. Saggini il 26 Giugno 1906 chiedeva al Sindaco, il
rimborso per spese da lui anticipate al pittore Sandro Pampana di Cecina
per il restauro effettuato al monumento di Garibaldi in piazza di Vada.
(A.S.C.R.M.)
(da: Quaderni vadesi 10 a cura di Gianfranco
Vallini)
Adunanza 13 febbraio 1911 - Il Sindaco dona piante e panchine per strada
e piazza
Assentasi il Sindaco Sig. Baracchini Caputi Nobile
Alberto, assume la presidenza l'assessore anziano Sig. Boschi Leonardo
Luigi il quale propone il seguente partito
Il Consiglio
Udito che il nobil uomo Sig. Baracchini Caputi Alberto ha dichiarato di
voler far piantare, a sue spese, della piante arboree lungo la strada
che da Vada conduce alla stazione omonima, che ha annunziato pure di
voler dotare, sempre a sue spese, la piazza di Vada di alcune panchine e
di altri alberi, mentre ringrazia sentitamente del munifico dono volto
alla migliore viabilità ed all'abbellimento dell'importante Frazione di
Vada
Delibera
alla unanimità di accettarlo alle seguenti condizioni:
1° Che le piante da ombra siano scelte della natura e qualità adatte a
vivere nel luogo
2° Che siano piantate alla distanza uniforme l'una dall'altra di metri 7
e ad un metro dal ciglio della fossa stradale
3° Che compia a sue spese l'annaffiatura delle piante fino all'anno
successivo al piantamento e le provveda di palo e fermi
4° Che le panchine siano collocate nei punti più ombreggiati fra una
pianta e l'altra, disposte simmetricamente su i due lati della piazza
Il Consigliere Petrucci e il Consigliere Silvestri fanno sentiti elogi
al sindaco per questo suo atto dimostrante l'attaccamento alla Frazione
di Vada e sentono di doverlo ringraziare del dono cospicuo.
Altri consiglieri parlano nello stesso senso ed infine viene dato
incarico al Consigliere Silvestri di esprimere al Sindaco i sentimenti
del Consiglio.
Foto 1 - Fiera bovina - Sullo sfondo il palazzo
Saggini ed i pagliai sempre vicini alle case coloniche. E' chiaramente
visibile il fondo erboso, nel quale si racconta che per molti anni abbiano
brucato le pecore. La donna in primo piano indossa un abito dalla lunga
gonna secondo la moda degli ultimi anni dell'800. Ha appena attinto acqua
dal pozzo presente nell'altro lato della piazza e la porta a casa con la mezzina (brocca di rame da 10-12 litri).
Sulla destra la fiera del bestiame, con la partecipazione delle fattorie e dei
mezzadri che avevano bonificato tutta la piana vadese, è continuata
per decenni, finché il fattore igienico ha prevalso sull'aspetto fieristico-commerciale.
Cavalli, tori, mucche, vacche, vitelli, maiali stazionavano per un
giorno intero sotto i platani lasciando (in estate) l'area ricoperta da
escrementi con un cattivo odore che durava
mesi non essendo prevista alcuna rimozione.
Foto 2 - A destra il palazzo Saggini e pochi i fabbricati fra
la chiesa e la torre della quale è visibile il tetto, la situazione non
è molto diversa dal momento dell'inaugurazione della chiesa 50 anni
prima. Sul timbro, la provincia sarà Pisa fino al 1925.
Foto 7 - Panni stesi ad asciugare nell'erba
come si usava prima dell'era dei fili e stenditoi.
La cartolina è certamente precedente al 17 novembre 1925 data nella quale
il Comune di Rosignano Marittimo è passato dalla provincia di Pisa a
quella di Livorno.
(Arch. P. Pagnini)
Foto 8 - Anni '20 - Il centro della frazione è rimasto, con il
trascorrere degli anni, pressoché uguale. Magari ai giorni in cui la
foto è stata scattata, intorno al 1920, c'era molto più verde e,
percorrendo viale Italia con direzione monti-mare, ci si trovava immersi
nella natura. Nell'immagine, la piazza, da sempre considerata il vero e
proprio cuore della frazione, probabilmente in una giornata di
festa. Sotto le logge numerose persone, alcune sedute sui gradini,
seguono con curiosità le «manovre» del fotografo armato di quello strano
«marchingegno».
(Sintesi da:
Quaderni Vadesi 4 di Maria Di Paco Gattai)
Quella fontana leopoldina!
Foto 10 - Al margine interno della piazza, la vasca: un basso cerchio murario che
conteneva l'acqua a un livello di nemmeno mezzo metro. In un secondo tempo
il cerchio murario fu arricchito, anche per sicurezza, da un perimetrale
tondino di ferro, circonvoluto e murato sopra, nella sua mezzeria.
Nel centro della vasca una specie di calice lavorato in pietra, alto circa
due metri, da cui l'acqua zampillava. Era una struttura, seppure semplice,
ma con una piacevole caratteristica. La sua scomparsa è stata una perdita.
Nei primi decenni del secolo XX° dentro quella vasca le "gramignaie" di
Vada andavano a sostare, chiacchierare mentre stavano lavando l'erba che
avevano strappato nei campi, nel padule, e farne fasci da vendersi ai
barrocciai nostrani e a quelli di passaggio.
(Sintesi da: Quaderni Vadesi
11 di Vinicio Bernini)
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