Vada ieri/le lotte   
Passata la guerra, la piazza di Vada è molto attiva sul piano sindacale. Politica anche sul carro del carnevale. Chiaro il riferimento allo zio Tom americano ed alla Ssolvay. Momenti caldi del dopoguerra, anche gli agrari si mobilitano. 1950 - Gioventù comunista Comizio di Laura Diaz ed Emilio Luppichini Comizio di Laura Diaz 1953 - Fattoria Tardy contadini in lotta 1953 - Fattoria Tardy contadini in lotta 1953 - Fattoria Tardy contadini in lotta 1953 - Fattoria Tardy contadini in lotta Comizio in piazza Garibaldi Comizio in piazza Garibaldi Comizio in piazza Garibaldi Comizio in piazza Garibaldi Passata la guerra, la piazza di Vada è molto attiva sul piano sindacale. Passata la guerra, la piazza di Vada è molto attiva sul piano sindacale. Passata la guerra, la piazza di Vada è molto attiva sul piano sindacale.
 
Manifestazioni politiche a Vada. Dal 1952 sino al 1954, furono pubblicati dai dieci ai quindici manifesti all’anno de “IL FARO”, di cui era direttore responsabile Emilio Lupichini: il giornale divenne il punto di riferimento di ogni iniziativa politica. (Per gentile concessione del C. di Frazione di Vada)
A Vada e nel resto del Comune nel luglio 1951 erano in corso aspre lotte nelle campagne per la conquista di una diversa ripartizione dei prodotti da parte dei mezzadri storicamente ripartita al 50% fra proprietario e mezzadro. Si era ottenuto, fra grosse difficoltà, che il 50% fosse prelevato dal mezzadro, che ne entrava subito in possesso; il 40% spettasse al proprietario, che ne aveva subito la piena disponibilità ed il 10% venisse accantonato in attesa delle decisioni sui futuri patti. A Rosignano Marittimo (Chiappino), venne organizzata una forte manifestazione di mezzadri contro l’intervento della forza pubblica che, in alcune aziende, aveva confiscato il 10% accantonato per restituirlo ai proprietari terrieri. Intervenne la polizia e furono arrestati Ghino Pelosini e Giulio Carli, dirigenti sindacali, ed i mezzadri Corrado Giugnoli e Giuliano Menicucci. Con la proroga della “tregua mezzadrile”, tutto venne riconsegnato agli amministratori delle fattorie, e molti mezzadri vennero processati: 25 di Solvay furono processati ed assolti dal tribunale di Firenze. Si dovrà giungere al settembre 1964, con la legge 756, per avere una diversa e definitiva ripartizione dei prodotti, assegnando al mezzadro una quota non inferiore al 58%. La stessa legge, inoltre, prevedeva il divieto di stipulare nuovi contratti di mezzadria a decorrere dalla sua entrata in vigore. Per solidarietà con i mezzadri, scioperarono anche i lavoratori delle fabbriche e ciò servì, come pretesto, per procedere all’arresto di Ilio Chesi e Bruno Romani, incaricati dell’organizzazione della Prima Conferenza internazionale del Gruppo Solvay in Europa, fissata per il 14 luglio 1951. (Sintesi da: "Dalle AMlire all'Euro" di Mancini-Gattini).
                                      Vada, il Circolo

Nel 1945-1946 iniziammo i lavori per darci un circolo dove passare il nostro tempo libero. Gli iscritti al P.C.I. di allora, insieme ad alcuni socialisti, ne furono gli artefici. Per collegare la strada da Vada a Rosignano gli Americani erano stati costretti a costruire un ponte sul fiume Fine per il quale impiegarono grandi tubi di cemento armato con tondini di ferro e di lamiere. Dopo il passaggio del fronte il ponte fu demolito perché era stato costruito per passaggi provvisori. Noi vadesi, operai della Solvay ci facemmo prestare, dal reparto montaggi della società, dei paranchi ed altri attrezzi. Riuscimmo a liberare questi grandi tubi dal greto del fiume: il cemento fu separato dal tondino di ferro e dalla lamiera; furono mobilitati muratori, disegnatori, elettricisti, tubisti, capimastro. La famiglia Bernini Saul e Leone ci avevano permesso di costruire sul terreno di loro proprietà. Vendemmo le lamiere e aprimmo una sottoscrizione nel paese alla quale aderirono moltissimi cittadini. Riuscimmo a costruire il nostro circolo in forma cooperativa della quale divennero soci tutti coloro che avevano contribuito in danaro o prestando manodopera.
(Vedi "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini scaricabile dal sito)  Successivamente, la gestione delle attività fu data all’Arci (con la presenza di due distinti consigli: per la struttura, e per le attività. Oggi il circolo conta circa 300 soci, ma a questi poi vanno aggiunti tutti coloro che sotto l’Uisp fanno sport, giocando a pallone, a pallavolo, a bocce o corrono in bicicletta.
Nel 2011 stop all’attività del circolo Arci Arena del Popolo.
È quanto scritto nel cartello affisso all’ingresso dello storico e glorioso locale di Vada. Ma la saracinesca abbassata dovrebbe essere una situazione provvisoria. I soci, infatti, sono al lavoro per formare un nuovo direttivo capace di risolvere i problemi finanziaria e riaprire i battenti al più presto. Questa è anche la speranza dei cittadini vadesi. «Passare davanti all’ingresso del Circolo Arena del Popolo e vedere un cartello con scritto “Chiusura del circolo per cessata attivita” desta sorpresa e sgomento in quanti hanno vissuto la storia, l’utilizzo e il ruolo che questo ente ha avuto nel paese nei suoi oltre sessanta anni di esistenza». Ripercorrendone la storia.
«Negli anni dell’insediamento della Repubblica in Italia e della ricostruzione morale e materiale del Paese, i cittadini di Vada, di diverse tendenze politiche ma sollecitati dai partiti locali della sinistra (Pci e Psi) aderirono all’idea di creare nel paese un luogo di aggregazione in cui potessero svilupparsi attività sociali, ricreative, sportive, culturali volte all’interesse collettivo e senza fini di lucro. I fratelli Leone e Saulo Bernini cedettero, ad un prezzo simbolico all’uopo costituita Cooperativa del Popolo, una porzione di terreno su cui vennero costruiti, in fasi successive le attuali strutture in uso al Circolo. L’edificazione fu fatta con manodopera volontaria, nel loro tempo libero, di lavoratori Solvay, muratori, contadini e barrocciai che con i loro carri e barrocci andavano alla ricerca di materiali utili alla costruzione. La struttura venne data in comodato d’uso gratuito al Circolo Arena del Popolo, appositamente costituitosi, che aderì prima all’Enal, poi all’Ends ed infine all’Arci. Successivamente (primi anni 50) la Cooperativa, ravvisando l’esigenza di dare al paese un servizio per i bambini, acquistò il lastrico solare di alcuni immobili in via Aurelia nelle adiacenza del Circolo. Lì, grazie al lavoro volontario di tanti cittadini e del contributo finanziario, a fondo perduto di altri, venne costruito l’Asilo “ I.Barontini”, peraltro il primo edificato nel Comune di Rosignano. Questa struttura nel periodo estivo fungeva da Colonia Marina per i bimbi della campagna. Il Circolo crebbe e con esso le attività che vi si svolsero: prima il bar, poi la sala da gioco, la sala biliardo, le serate danzanti estive, quando questo era l’unico luogo in cui svolgeva il ballo, gli spettacoli con cantanti ed artisti in voga all’epoca. Divenne punto di dibattito politico-culturale. Il Circolo divenne promotore di tante iniziative sportive e tornei popolari ed in questo ambito nacquero società sportive, tuttora esistenti, operanti in diverse discipline ed a diversi livelli di età, quali il calcio amatoriale, la pallavolo, il ciclismo (la squadra porta ancora il nome del Circolo). Con questa cessazione viene a mancare a Vada questo importante luogo di incontro, di discussione e di socializzazione di tante problematiche attuali, cancellando di fatto il lavoro prodotto dai fondatori. Ed allora ci possiamo immaginare quale sarebbe oggi, in questa situazione, lo stupore di quanti si attivarono all’epoca: di Paolo Bassanello incaricato di riscuotere gli impegni per la costruzione dell’asilo, o di Valente Melani presidente della Cooperativa, o di Ugo e Marino Ruggeri che si alternavano alla Presidenza del Circolo, o di quanti in quegli anni vi dedicarono parte della loro vita. C’è solamente ad augurarsi che, come nel 1947, un gruppo di cittadini si svegli ed abbia voglia di riprendere in mano questa idea.
Guai con la Finanza: storico circolo Arci azzera il consiglio
Fine di una storia lunga sessant’anni. Dopo tre assemblee straordinarie, organizzate dal consiglio dei soci del circolo Arci Arena del Popolo di Vada, martedì scorso alla presenza di altri cinquanta soci è stato fatto il primo passo verso una soluzione della controversia che attanaglia da tempo il circolo vadese e che ne sta condizionando l’attività e il futuro.
 L’assemblea. Il presidente dell’assemblea Moreno Sandrini e il segretario Walter Chesi hanno relazionato sulla decisione di cessare l’attività del circolo per poi ricostruirlo sulle basi solide di esperienze passate, che prevedono il cambiamento del nome (almeno in parte), il rinnovo del consiglio e una nuova partita iva. Lo stesso consiglio dovrebbe poi lavorare per eliminare il contenzioso economico che lo condiziona da tempo, magari ottenendo dilazioni ed eventuali rateizzazioni della cifra che pare sia in sospeso verso l’erario statale. Perciò l’assemblea ha approvato all’unanimità la cessazione dell’attività del circolo Arci Arena del Popolo. A breve una nuova assemblea straordinaria darà il mandato ad un gruppo responsabile per un esercizio provvisorio, per la chiusura del bilancio ed iniziare la nuova attività.
 I guai con la Finanza. Queste peripezie sono nate da un’irruzione della Finanza che una sera trovò, nei locali del circolo, quattro clienti senza la regolare tessera di socio. Da qui scaturì un contenzioso che con il passare del tempo si è ampliato fino a divenire un problema tributario molto grosso per il circolo. A questo punto si è fatto ricorso agli avvocati, che hanno cercato di attenuare le ripercussioni, fino ad obbligare gli oltre 200 soci a ricorrere alla cessazione dell’attività.
 Un circolo storico. Questo circolo Arci è forse il più vecchio della Toscana. Fu costruito nell’immediato dopoguerra su un terreno regalato dai fratelli Bernini. Gran parte dei cittadini vadesi (soprattutto quelli legati alla sinistra) partecipò, dando tempo e denaro, alla sua costruzione. Con la pista da ballo al centro del complesso richiamò nel periodo estivo molte persone, parenti dei soci, per passare le serate al suono dell’orchestra. Poi nacque il “pallaio” per il gioco delle bocce, la sala biliardi, la sala delle carte e delle riunioni e infine il grande gazebo per le feste di compleanno.
ANGELO MENGOZZI 28/2/2011
                                      Vada,
l'asilo
Negli ultimi anni del '40 i comunisti di Vada, insieme a larga parte del cittadini, dopo aver costruito il circolo ricreativo, iniziano la raccolta di fondi per costruire un asilo. I fratelli Saul e Leone Bernini ancora una volta aiutano concedendo di rialzare la struttura che era stata utilizzata come cinema. Un lavoro volontario e inoltre molti si impegnarono a versare 500 lire al mese per costruire l'opera, quando la paga mensile non superava 20.000 lire! L'asilo viene ultimato con il solo contributo del cittadini vadesi e la gestione è affidata all'Unione Donne Italiane di Vada. E' il primo asilo del Comune non diretto dalla Chiesa, ma dal contributo del cittadini che se ne fanno carico per molti anni, fino a quando il Comune ha potuto costruire un asilo comunale.
(Vedi "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini scaricabile dal sito) 
                                     Vada, la COOP

Anni 40. Comunisti e socialisti di Vada si ritrovano uniti per costruire insieme un locale dove collocare il negozio che sarà poi la COOP. In paese non c'è un fondo, nella piazza non vi sono disponibilità, allora il Comune da permesso di costruire in un angolo della piazza Garibaldi finché non si troverà un altro luogo. In poco tempo, operai e impresari locali, gratuitamente, prestano manodopera e aiuto. I mezzadri di Vada si distinguono in modo particolare in questa gara di emulazione e con i loro carri, trainati da buoi, portano i1 materiale per la costruzione in breve tempo. Gli abitanti, con entusiasmo, contributi, e lavoro volontario, in un anno realizzano così i locali del circolo, dell'asilo, della cooperativa, che hanno gestito autonomamente.
(Vedi "Ricordi di un operaio" di Emilio Lupichini scaricabile dal sito) 

Vada ieri