Vada la campagna
1914 - Trebbiatura del grano

          La mezzadria inizio secolo scorso
Al termine della Grande Guerra, l'agricoltura della provincia di Livorno, estesa in 114.804 ettari di terreno agricolo e forestale, era in gran parte posseduta dalla grande proprietà fondiaria. I proprietari di aziende agrarie con superfici superiori a 300 ettari erano 58; le aziende con superficie tra 50 e 300 ettari erano 201; quelle con superficie tra i 5 ed i 50 ettari erano 2.038; mentre le piccole aziende, o ditte catastali, con superfici inferiori ai 5 ettari, erano ben 6.843, prevalentemente site nell'Isola d'Elba. La ripartizione della superficie agricolo-forestale fra queste aziende era la seguente: le 58 aziende superiori a 300 ettari possedevano il 45% dell'intera superficie agraria; le 201 medie aziende il 24%, le piccole aziende il 22%; mentre le piccole proprietà coltivatrici solo il 9%. Detta ripartizione non era eguale in tutti i comuni della provincia. A Castagneto Carducci sette grandi aziende possedevano oltre 1'80% della superficie agricola e forestale dell'intero territorio comunale. La conduzione delle aziende agricole era essenzialmente del tipo mezzadrile. Nel 1944-45 si contavano 4.500 poderi condotti a mezzadria con contratti annuali per la durata di un'annata agraria, che aveva inizio il 1° febbraio di ogni anno e termine al 31 gennaio dell'anno successivo. La disdetta doveva essere comunicata alla controparte entro il 31 luglio di ogni anno. Le colture prevalenti, erano la cerealicoltura e la zootecnia. Gli allevamenti bovini, 24.000 capi adulti circa, erano presenti in tutte le aziende, in moltissime delle quali, prevalentemente i buoi, venivano utilizzati nei lavori agricoli, aratura, erpicatura, mietitura, trasporti ed altro. In alcune zone della provincia si praticavano anche le colture industriali: barbabietole da zucchero che venivano conferite allo zuccherificio di Cecina e pomodoro da conserva che veniva trasformato nei conservifici della zona come a Vada... La mezzadria classica toscana era quindi il tipo di conduzione predominante. Si andava dalla piccola mezzadria di un solo podere con un solo proprietario, a quelle di grosse aziende con numerosi poderi, organizzate in fattorie, con direzione tecnica e attrezzature aziendali quali cantine, frantoi, macchine trebbiatrici ed altre macchine. La mezzadria, ormai secolare, era fondata sul patto associativo tra proprietario e mezzadro, nel quale il proprietario, o concedente, conferiva la terra, le scorte, e sosteneva la metà delle spese di conduzione; ed il mezzadro conferiva la forza lavoro sua e della propria famiglia, sosteneva la metà delle spese di conduzione e tutte le spese di mano d'opera assunta eccezionalmente per la raccolta delle olive, per la vendemmia, per la mietitura e trebbiatura. Le spese venivano ripartite tra concedente e mezzadro. In questo patto associativo tutti i prodotti del fondo, dedotte le spese, venivano divisi a perfetta metà. Il contratto di mezzadria vincolava alla coltivazione del podere tutti i componenti la famiglia. La sottrazione di uno o più componenti la famiglia da questo impegno, senza l'autorizzazione del concedente, poteva comportare la risoluzione in tronco del contratto. In Toscana la mezzadria aveva rappresentato un indiscusso fattore di progresso per l'agricoltura. Specie nelle grandi aziende organizzate in fattorie, dove erano presenti una direzione tecnica ed un impegno nel miglioramento delle colture e degli allevamenti zootecnici. Uno dei limiti del patto di mezzadria era la durata annuale del contratto, la cui risoluzione poteva avvenire con la semplice volontà di una delle parti, principalmente la proprietà, ed alla quale il mezzadro non poteva opporsi. Conseguentemente questa precarietà del contratto non si conciliava con l'impegno che poteva dare il mezzadro nella conduzione del fondo, considerando che in agricoltura una buona coltivazione da i suoi frutti anche negli anni successivi, mentre col contratto annuale, specie in presenza di disdetta, si poneva l'obiettivo del massimo di raccolto col minimo degli investimenti. Già nel dopoguerra del 1915-18, grandi furono le lotte e le rivendicazioni dei mezzadri che chiedevano modifiche al contratto di mezzadria nel senso a loro più favorevole. E nel 1920 con il Patto Collettivo, stipulato in provincia di Pisa tra la proprietà fondiaria e le leghe dei contadini, si ottennero importanti risultati, quali premi e compensi speciali ed una maggiore spettanza al mezzadro nella ripartizione dei prodotti delle colture a carattere intensivo, in riconoscimento di un maggiore apporto di lavoro e di spese da parte dei mezzadri. In merito si tenga presente che all'epoca tutti i comuni della provincia, ad eccezione di Livorno, dell'Isola d'Elba e di Capraia Isola, facevano parte della provincia di Pisa. In quegli anni i mezzadri ottennero anche il riconoscimento del diritto alla pensione di vecchiaia, con il pagamento da parte dei proprietari della metà dei contributi relativi.
CONTINUA nella prossima
 
                              (Da: Mezzadria di Elvio Collu scaricabile dal sito)

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