La mezzadria
inizio secolo scorso
Al termine della Grande Guerra, l'agricoltura della provincia di Livorno, estesa
in 114.804 ettari di terreno agricolo e forestale, era in gran parte
posseduta dalla grande proprietà fondiaria. I
proprietari di aziende agrarie con superfici
superiori a 300 ettari erano 58; le aziende con superficie tra 50 e 300
ettari erano 201; quelle con superficie tra i 5 ed i 50 ettari erano
2.038; mentre le piccole aziende, o ditte catastali, con superfici
inferiori ai 5 ettari, erano ben 6.843, prevalentemente site nell'Isola
d'Elba. La ripartizione della superficie
agricolo-forestale fra queste aziende era la seguente: le 58 aziende
superiori a 300 ettari possedevano il 45% dell'intera superficie agraria;
le 201 medie aziende il 24%, le piccole aziende il 22%; mentre le piccole
proprietà coltivatrici solo il 9%. Detta ripartizione non era eguale in
tutti i comuni della provincia. A Castagneto Carducci sette grandi aziende
possedevano oltre 1'80% della superficie agricola e forestale dell'intero
territorio comunale. La conduzione delle aziende agricole era
essenzialmente del tipo mezzadrile. Nel 1944-45 si contavano 4.500 poderi
condotti a mezzadria con contratti annuali per la durata di un'annata
agraria, che aveva inizio il 1° febbraio di
ogni anno e termine al 31 gennaio dell'anno successivo. La disdetta doveva
essere comunicata alla controparte entro il 31 luglio di ogni anno. Le
colture prevalenti, erano la cerealicoltura e la zootecnia.
Gli allevamenti bovini, 24.000 capi adulti circa, erano presenti in tutte
le aziende, in moltissime delle quali, prevalentemente i buoi, venivano
utilizzati nei lavori agricoli, aratura, erpicatura, mietitura, trasporti
ed altro. In alcune zone della provincia si praticavano anche le colture
industriali: barbabietole da zucchero che venivano conferite allo
zuccherificio di Cecina e pomodoro da
conserva che veniva trasformato nei conservifici della zona come a Vada... La
mezzadria classica toscana era quindi il tipo di conduzione predominante.
Si andava dalla piccola mezzadria di un solo podere con un solo
proprietario, a quelle di grosse aziende con numerosi poderi, organizzate
in fattorie, con direzione tecnica e attrezzature aziendali quali cantine,
frantoi, macchine trebbiatrici ed altre macchine. La mezzadria, ormai
secolare, era fondata sul patto associativo
tra proprietario e mezzadro, nel quale il proprietario, o concedente,
conferiva la terra, le scorte, e sosteneva la metà delle spese di
conduzione; ed il mezzadro conferiva la forza lavoro sua e della propria
famiglia, sosteneva la metà delle spese di conduzione e tutte le spese di
mano d'opera assunta eccezionalmente per la raccolta delle olive, per la
vendemmia, per la mietitura e trebbiatura. Le spese venivano ripartite tra
concedente e mezzadro. In questo patto associativo tutti i prodotti
del fondo, dedotte le spese, venivano divisi a perfetta metà. Il contratto
di mezzadria vincolava alla coltivazione del podere tutti i componenti la
famiglia. La sottrazione di uno o più componenti la famiglia da questo
impegno, senza l'autorizzazione del concedente, poteva comportare la
risoluzione in tronco del contratto. In Toscana la mezzadria aveva
rappresentato un indiscusso fattore di progresso per l'agricoltura. Specie
nelle grandi aziende organizzate in fattorie, dove erano presenti una direzione
tecnica ed un impegno nel miglioramento delle
colture e degli allevamenti zootecnici. Uno
dei limiti del patto di mezzadria era la durata annuale del contratto, la
cui risoluzione poteva avvenire con la semplice volontà di una delle
parti, principalmente la proprietà,
ed alla quale il mezzadro non poteva opporsi.
Conseguentemente questa precarietà del
contratto non si conciliava con l'impegno che poteva dare il mezzadro
nella conduzione del fondo, considerando che in agricoltura una buona
coltivazione da i suoi frutti anche negli anni successivi, mentre col
contratto annuale, specie in presenza di disdetta, si poneva l'obiettivo
del massimo di raccolto col minimo degli investimenti. Già nel dopoguerra
del 1915-18, grandi furono le lotte e le rivendicazioni dei mezzadri che
chiedevano modifiche al contratto di mezzadria nel senso a loro più
favorevole. E nel 1920 con il Patto Collettivo, stipulato in provincia di
Pisa tra la proprietà fondiaria e le leghe dei contadini, si ottennero
importanti risultati, quali premi e compensi speciali ed una maggiore
spettanza al mezzadro nella ripartizione dei prodotti delle colture a
carattere intensivo, in riconoscimento di un maggiore apporto di lavoro e
di spese da parte dei mezzadri. In merito si tenga presente che all'epoca
tutti i comuni della provincia, ad eccezione di Livorno, dell'Isola d'Elba
e di Capraia Isola, facevano parte della
provincia di Pisa. In quegli anni i mezzadri ottennero anche il
riconoscimento del diritto alla pensione di vecchiaia, con il pagamento da
parte dei proprietari della metà dei
contributi relativi.
CONTINUA nella prossima
(Da: Mezzadria di Elvio Collu scaricabile dal sito) |