Vada la campagna
         1914 - Trebbiatura del grano, donne al lavoro

   CONTINUAZIONE dalla nota precedente...   
                               La mezzadria ed il fascismo

... Con l'andata al governo del fascismo, le cose tornarono al punto di prima e non solo. Nel 1924, con un provvedimento del governo fascista, fu annullato il diritto alla pensione di vecchiaia per i mezzadri. Nel 1926 furono annullate le conquiste contrattuali ottenute dai mezzadri con la libera contrattazione, e fu imposto loro un nuovo "Capitolato Colonico" concordato tra i proprietari fondiari ed i Sindacati fascisti. Capitolato che poi fu sostituito dal Contratto Collettivo, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 9 aprile 1929 n. 83, con il quale si riconfermavano tutte le vecchie norme contro le quali i mezzadri avevano a lungo lottato. Si riconfermavano gli obblighi colonici per gli allevamenti di bassa corte per i suini e si ripristinavano antiche servitù. Durante il periodo fascista ci furono inoltre alcuni peggioramenti, per quanto riguarda la condizioni dei mezzadri. Primo fra tutti l'accordo per il conferimento delle scorte vive nella mezzadria toscana, del 31 ottobre 1938, che rasentò gli estremi di una vera e propria truffa ai danni dei mezzadri. Infatti, prendendo a pretesto le decisioni del governo fascista sulla parità aurea della lira, che già aveva indebitato i mezzadri che allevavano il bestiame di proprietà del concedente e concesso loro a stima, ed al fine di stimolare la formazione di un capitale della famiglia colonica, fu deciso da parte della proprietà terriera e dei Sindacati fascisti che: "Il capitale bestiame è conferito a metà fra concedente e mezzadro" e che la parte del colono-mezzadro, qualora non fosse pagata in contanti, venisse anticipata dal concedente e iscritta nel libretto delle partite a debito del colono. In merito va precisato che sul debito risultante dal saldo colonico il mezzadro doveva pagare un interesse del 3%, come stabilito dal Contratto Collettivo. Questa operazione che portò un indiscutibile vantaggio economico ai concedenti, non risultò di beneficio alcuno per i mezzadri. I prodotti della stalla, vitelli nati o incremento delle crescite, continuarono ad essere divisi a metà esattamente con le stesse modalità del bestiame concesso a stima (tutto di proprietà del concedente). Pertanto l'investimento fatto dai mezzadri non ebbe mai la possibilità di essere remunerativo e si rilevò un lucroso finanziamento a favore della proprietà terriera, a costo zero. La situazione contrattuale dei mezzadri restò immutata per tutto il ventennio fascista, con una sola eccezione. Durante la guerra si rese necessaria la proroga dei contratti agrari, proroga che si ripetè anche negli anni successivi alla Liberazione e che poi si rivelò un elemento determinante nelle lotte dei mezzadri. 
(Da: Mezzadria di Elvio Collu scaricabile dal sito)

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