Vada la bonifica
In questa immagine fine anni '40 troviamo in uso una serie di pompe alternative a pistone azionate da motore elettrico mediante cinghie di trasmissione che fanno ruotare il grande volano. (Immagine d'epoca tratta dal sito della Bonifica)

  Prima di intraprendere nuove e più imponenti operazioni di bonifica era  necessario raccogliere molti dati sul campo, con particolare riferimento a tutto ciò che riguardasse quanto era stata tentato in precedenza, affinchè se ne facesse tesoro per gli interventi futuri, che dovevano essere precisi e mirati. E' in questo contesto che si assiste all'avvicendarsi di numerosi tecnici che visitano i luoghi interessati dalla malaria e stendono una serie di relazioni poi direttamente trasmesse al Granduca perché potesse avere un quadro ampio ed esaustivo dell'argomento. Uno dei primi a visitare Vada fu Gaetano Giorgini, illustre studioso di idraulica, che nel 1827 sconsigliava per gli Stagnoli "gli scarichi annuali di materie terrose o sassose, fatti eseguire a spese del Governo dalla Mensa Arcivescovile" a causa del dispendio eccessivo dovuto alla lontananza dei materiali e all'impossibilità di scavare nei campi vicini alla Torre per non deprimerne ulteriormente la superficie già bassa. Un metodo particolarmente risolutivo a suo avviso sarebbe stato rappresentato dalla deviazione del Fine "onde conservare una sufficiente caduta per trasportare negli Stagni le materie convogliate"; per il padule proponeva una soluzione analoga, utilizzando le acque del Cecina. Leggiamo la relazione.
  
Relazione della visita del Professor Gaetano Giorgini in Maremma, Firenze 2 marzo 1827.
- "Si trovano nella vasta pianura corrispondente a questo tratto di litorale diverse acque stagnanti più moleste alla salute degli abitatori tanto del piano quanto delle colline contigue di quello che la loro assai limitata superficie farebbe supporre. Nell'anno decorso segnatamente anche i Colli assai elevati come Rosignano, Gabbro, Castelnuovo della Misericordia che non sono andati esenti dalle Malattie di aria cattiva. E' stato però osservabile che per quanto grandissimo, segnatamente nel piano, sia stato il numero degli ammalati la mortalità non è stata quivi maggiore di quella degli anni meno cattivi secondo ho sentito più volte assicurare dalle persone del paese. Partendosi dal Forte di Castiglioncello dopo un tratto di spiaggia di scoglio, si trova un altro tratto d'arena e di minuta ghiaia sino allo sbocco della Fine, e da questo sino a quello del Botrello detto Pietra Bianca. A poca distanza seguitando verso la Cecina incomincia un tratto di litorale non solamente coperto dalle alighe, ma anzi dall'ammasso e deposizione di queste piante marine principalmente formato. E questa parte di lido, della lunghezza prossimamente di un miglio e mezzo, e di una concavità maggiore del resto della spiaggia. Questa corrisponde ad un seno di mare nel quale sembra che non arrivino le arene della Cecina, poiché esso si mantiene assai profondo, e serve di porto sicuro ai bastimenti mercantili. E' dovuta la maggior quiete del mare in questo sito ad un lungo banco di arena quasi scoperto posto in qualche distanza, che serve come di molo, in cui si rompono le onde prima di arrivare nel canale che resta tra esso e la spiaggia. Forse ancora questa quiete del mare rende più attiva nel suo fondo la vegetazione dell'aliga, che in gran quantità viene appoggiata alla riva. Lungo di questa e non separati dal mare da altro riparo furochè da un arginello formato naturalmente dai rigetti di aliga con un poco miscuglio di arena, sono posti i così detti Stagnoli di Vada che formano una striscia lunga quanto il lido aligoso le di cui emanazioni sono pestifere e si diffondono a distanze considerabili. Questi stagnoli comunicano ordinariamente col mare per mezzo di una o due bocche aperte nella parte più centrale della concavità, per le quali scolano in tempo di pioggia ed immettono invece le acque salse in tempo del flusso o delle marette. Per colmare questi stagnoli si usavano in addietro alcuni provvedimenti dai quali secondo le opinioni di molti si era già ricavato molto vantaggio. Consistevano questi negli scarichi annuali di materie terrose o sassose, fatti eseguire a spese del Governo dalla Mensa Arcivescovile posseditrice della contigua Tenuta, e nella colmata operata per mezzo del torrentello Tripesce, da cui era stato per l'indicato oggetto divertito un ramo detto il Tripesce nuovo. Ma questo trovavasi adesso quasi affatto ripieno ed inefficacie a produrre gli effetti vantaggiosi che i passati depositi promettevano. In quanto al primo mezzo di colmare gli stagnoli, io non saprei consigliare per la ragione che dovendosi andare ad una gran lontananza a cercare i materiali da scaricarvi onde non deprimere di troppo la superficie già molto bassa de'campi contigui, sarebbe questa operazione o troppo dispendiosa o troppo lenta in ragione de' vantaggi che se ne possono ottenere. Ma in quanto al secondo mezzo ritengo che qualora un più accurato esame dimostrasse impossibile o molto difficile di richiamare una più ricca quantità d'acque torbe, si dovesse tornare al compenso di andare lentamente ricolmandoli con quello del Tripesce, poiché veramente è tale la perniciosa natura di essi che non si può abbastanza raccomandare ogni rimedio che possa diminuirne 1' intenzione. Sebbene peraltro la scarsezza del tempo im­piegato in questo esame mi renda diffidente di un primo giudizio, non debbo tacere che io credo gli stagnoli di Vada suscettibili non solo di esser notabilmente migliorati di condizione, ma ricolmati pur anco intieramente, in un tempo non molto lungo, colle acque torbide della Fine. Il canale di deviazione dovrebbe essere staccato da un punto assai alto che stimerei potersi determinare nella steccaia stessa che serve alla presa dell'acqua del Molino del Conte Mastiani, onde conservare una sufficiente caduta per trasportare negli Stagni le materie convogliate dalla Fine. Per limitare poi dalla parte del mare il recipiente della Colmata e trattenere le torbide non sarebbe spesa eccessiva la costruzione di un riparo appoggiato ad una palizzata profondamente confitta nei depositi algosi che formano la ripa. La struttura di tal palizzata potrebbe variarsi in più modi, ed io credo non difficile il trovare tra i metodi praticabili quello che presentasse nelle circostanze speciali maggior economia. Dovrebbe il recipiente avere una sola apertura verso il mare nel punto più lontano dall'ingresso delle torbe, ed ove precisamente esiste adesso un fosso ripieno per contro alla punta detta di Capo Cavallo. E se si volesse impedire, come sarebbe desiderabile per ottenere anche prima della compita colmata un notabile miglioramento dell'aria, l'ingresso delle acque salse, ciò potrebbe ottenersi con una fabbrica di cateratte allo sbocco indicato. Ne la diversione di un notabile ramo di torbe dal Fiume Fine potrebbe mettere in apprensione per gl'interrimenti che lo smembramento delle acque cagionerebbe nell'alveo del fiume, poiché compiuta in pochi anni la colmata sarebbe restituito a tutto il corpo d'acqua il corso principale. Procedendo dagli stagnoli più oltre verso la Cecina si trovano altri non indifferenti ristagni di acque denominati il Padule di Vada, i quali sebbene non abbiamo probabilmente il loro fondo composto di ammassi considerabili di antichi depositi di alighe come indubbiamente è quello degli Stagnoli, e però non siano nell'estate soggetti ad una tanto attiva fermentazione, sono ciò nondimeno essi pure fonti d'infezione, e forse perché posti dentro terra e per la maggior vicinanza più dannosi alla Regia Tenuta di Cecina e alle pianure poste alla sinistra del fiume di questo nome. Ad accrescere notabilmente i perniciosi effetti di questi permanenti ristagni di acque si aggiungono al solito in tempo di flusso, o di marette le acque marine che si introducono per la foce del Pozzuolo, ordinario mezzo di scolo di quel padule. Chiudendo questa foce e portando con breve canale le acque del padule a scolare esse pure nello emissario di detta colmata, munito come ho detto di cateratte si toglierebbe il nocivo miscuglio senza pregiudicare alla facilità dello scolo. Resterebbe quindi da esaminarsi se non convenisse divertire dalla Cecina un canale di acque torbide per portarle a colmare l'indicato Padule di Vada, operazione che al primo aspetto si presenta assai facile e che colla colmata degli Stagnoli compirebbe il risanamento completo della pianura a sinistra della Cecina, col quale totale prosciugamento delle acque stagnanti, la di cui funesta influenza è nello stato attuale piuttosto dannosa per la loro maligna natura che per la loro estensione."
(I suggerimenti del Prof.Giorgini, deviazione del Fine e del Cecina rimasero lettera morta a favore del Tripesce, ma dimostrano quanto fossero diversificate le opinioni tecniche che gli esperti fornivano al Granduca per giungere alla soluzione del problema - N.d.R.)
Da:
"Le bonifiche del Granduca e le proteste del Papa - Vada e il suo territorio in età lorenese di GABRIELE PAOLINI scaricabile dal sito.

Vada la bonifica