Prima di intraprendere
nuove e più imponenti operazioni di bonifica era
necessario raccogliere molti dati sul campo, con particolare
riferimento a tutto ciò che riguardasse quanto era stata tentato
in precedenza, affinchè se ne facesse tesoro per gli interventi
futuri, che dovevano essere precisi e mirati. E' in questo
contesto che si assiste all'avvicendarsi di numerosi tecnici che
visitano i luoghi interessati dalla malaria e stendono una serie
di relazioni poi direttamente trasmesse al Granduca perché
potesse avere un quadro ampio ed esaustivo dell'argomento. Uno
dei primi a visitare Vada fu Gaetano Giorgini, illustre studioso
di idraulica, che nel 1827 sconsigliava per gli Stagnoli "gli
scarichi annuali di materie terrose o sassose, fatti eseguire a
spese del Governo dalla Mensa Arcivescovile" a causa del
dispendio eccessivo dovuto alla lontananza dei materiali e
all'impossibilità di scavare nei campi vicini alla Torre per non
deprimerne ulteriormente la superficie già bassa. Un metodo
particolarmente risolutivo a suo avviso sarebbe stato
rappresentato dalla deviazione del Fine "onde conservare una
sufficiente caduta per trasportare negli Stagni le materie
convogliate"; per il padule proponeva una soluzione analoga,
utilizzando le acque del Cecina. Leggiamo la relazione.
Relazione della visita del Professor Gaetano Giorgini in
Maremma, Firenze 2 marzo 1827.
- "Si trovano nella vasta pianura corrispondente a questo tratto
di litorale diverse acque stagnanti più moleste alla salute
degli abitatori tanto del piano quanto delle colline contigue di
quello che la loro assai limitata superficie farebbe supporre.
Nell'anno decorso segnatamente anche i Colli assai elevati come
Rosignano, Gabbro, Castelnuovo della Misericordia che non sono
andati esenti dalle Malattie di aria cattiva. E' stato però
osservabile che per quanto grandissimo, segnatamente nel piano,
sia stato il numero degli ammalati la mortalità non è stata
quivi maggiore di quella degli anni meno cattivi secondo ho
sentito più volte assicurare dalle persone del paese. Partendosi
dal Forte di Castiglioncello dopo un tratto di spiaggia di
scoglio, si trova un altro tratto d'arena e di minuta ghiaia
sino allo sbocco della Fine, e da questo sino a quello del
Botrello detto Pietra Bianca. A poca distanza seguitando verso
la Cecina incomincia un tratto di litorale non solamente coperto
dalle alighe, ma anzi dall'ammasso e deposizione di queste
piante marine principalmente formato. E questa parte di lido,
della lunghezza prossimamente di un miglio e mezzo, e di una
concavità maggiore del resto della spiaggia. Questa corrisponde
ad un seno di mare nel quale sembra che non arrivino le arene
della Cecina, poiché esso si mantiene assai profondo, e serve di
porto sicuro ai bastimenti mercantili. E' dovuta la maggior
quiete del mare in questo sito ad un lungo banco di arena quasi
scoperto posto in qualche distanza, che serve come di molo, in
cui si rompono le onde prima di arrivare nel canale che resta
tra esso e la spiaggia. Forse ancora questa quiete del mare
rende più attiva nel suo fondo la vegetazione dell'aliga, che in
gran quantità viene appoggiata alla riva. Lungo di questa e non
separati dal mare da altro riparo furochè da un arginello
formato naturalmente dai rigetti di aliga con un poco miscuglio
di arena, sono posti i così detti Stagnoli di Vada che formano
una striscia lunga quanto il lido aligoso le di cui emanazioni
sono pestifere e si diffondono a distanze considerabili. Questi
stagnoli comunicano ordinariamente col mare per mezzo di una o
due bocche aperte nella parte più centrale della concavità, per
le quali scolano in tempo di pioggia ed immettono invece le
acque salse in tempo del flusso o delle marette. Per colmare
questi stagnoli si usavano in addietro alcuni provvedimenti dai
quali secondo le opinioni di molti si era già ricavato molto
vantaggio. Consistevano questi negli scarichi annuali di materie
terrose o sassose, fatti eseguire a spese del Governo dalla
Mensa Arcivescovile posseditrice della contigua Tenuta, e nella
colmata operata per mezzo del torrentello Tripesce, da cui era
stato per l'indicato oggetto divertito un ramo detto il Tripesce
nuovo. Ma questo trovavasi adesso quasi affatto ripieno ed
inefficacie a produrre gli effetti vantaggiosi che i passati
depositi promettevano. In quanto al primo mezzo di colmare gli
stagnoli, io non saprei consigliare per la ragione che dovendosi
andare ad una gran lontananza a cercare i materiali da
scaricarvi onde non deprimere di troppo la superficie già molto
bassa de'campi contigui, sarebbe questa operazione o troppo
dispendiosa o troppo lenta in ragione de' vantaggi che se ne
possono ottenere. Ma in quanto al secondo mezzo ritengo che
qualora un più accurato esame dimostrasse impossibile o molto
difficile di richiamare una più ricca quantità d'acque torbe, si
dovesse tornare al compenso di andare lentamente ricolmandoli
con quello del Tripesce, poiché veramente è tale la perniciosa
natura di essi che non si può abbastanza raccomandare ogni
rimedio che possa diminuirne 1' intenzione. Sebbene peraltro la
scarsezza del tempo impiegato in questo esame mi renda
diffidente di un primo giudizio, non debbo tacere che io credo
gli stagnoli di Vada suscettibili non solo di esser notabilmente
migliorati di condizione, ma ricolmati pur anco intieramente, in
un tempo non molto lungo, colle acque torbide della Fine. Il
canale di deviazione dovrebbe essere staccato da un punto assai
alto che stimerei potersi determinare nella steccaia stessa che
serve alla presa dell'acqua del Molino del Conte Mastiani, onde
conservare una sufficiente caduta per trasportare negli Stagni
le materie convogliate dalla Fine. Per limitare poi dalla parte
del mare il recipiente della Colmata e trattenere le torbide non
sarebbe spesa eccessiva la costruzione di un riparo appoggiato
ad una palizzata profondamente confitta nei depositi algosi che
formano la ripa. La struttura di tal palizzata potrebbe variarsi
in più modi, ed io credo non difficile il trovare tra i metodi
praticabili quello che presentasse nelle circostanze speciali
maggior economia. Dovrebbe il recipiente avere una sola apertura
verso il mare nel punto più lontano dall'ingresso delle torbe,
ed ove precisamente esiste adesso un fosso ripieno per contro
alla punta detta di Capo Cavallo. E se si volesse impedire, come
sarebbe desiderabile per ottenere anche prima della compita
colmata un notabile miglioramento dell'aria, l'ingresso delle
acque salse, ciò potrebbe ottenersi con una fabbrica di
cateratte allo sbocco indicato. Ne la diversione di un notabile
ramo di torbe dal Fiume Fine potrebbe mettere in apprensione per
gl'interrimenti che lo smembramento delle acque cagionerebbe
nell'alveo del fiume, poiché compiuta in pochi anni la colmata
sarebbe restituito a tutto il corpo d'acqua il corso principale.
Procedendo dagli stagnoli più oltre verso la Cecina si trovano
altri non indifferenti ristagni di acque denominati il Padule di
Vada, i quali sebbene non abbiamo probabilmente il loro fondo
composto di ammassi considerabili di antichi depositi di alighe
come indubbiamente è quello degli Stagnoli, e però non siano
nell'estate soggetti ad una tanto attiva fermentazione, sono ciò
nondimeno essi pure fonti d'infezione, e forse perché posti
dentro terra e per la maggior vicinanza più dannosi alla Regia
Tenuta di Cecina e alle pianure poste alla sinistra del fiume di
questo nome. Ad accrescere notabilmente i perniciosi effetti di
questi permanenti ristagni di acque si aggiungono al solito in
tempo di flusso, o di marette le acque marine che si introducono
per la foce del Pozzuolo, ordinario mezzo di scolo di quel
padule. Chiudendo questa foce e portando con breve canale le
acque del padule a scolare esse pure nello emissario di detta
colmata, munito come ho detto di cateratte si toglierebbe il
nocivo miscuglio senza pregiudicare alla facilità dello scolo.
Resterebbe quindi da esaminarsi se non convenisse divertire
dalla Cecina un canale di acque torbide per portarle a colmare
l'indicato Padule di Vada, operazione che al primo aspetto si
presenta assai facile e che colla colmata degli Stagnoli
compirebbe il risanamento completo della pianura a sinistra
della Cecina, col quale totale prosciugamento delle acque
stagnanti, la di cui funesta influenza è nello stato attuale
piuttosto dannosa per la loro maligna natura che per la loro
estensione."
(I suggerimenti del Prof.Giorgini, deviazione del Fine e del
Cecina rimasero lettera morta a favore del Tripesce, ma
dimostrano quanto fossero diversificate le opinioni tecniche che
gli esperti fornivano al Granduca per giungere alla soluzione
del problema - N.d.R.)
Da:"Le bonifiche del
Granduca e le proteste del Papa - Vada e il suo territorio in età lorenese di GABRIELE PAOLINI
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