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		I Caraibi del Tirreno: spiagge, soda e gas 
		DOSSIER AMBIENTE. 
		Spiagge bianche e polo industriale: tra pini, ginepri e ciminiere 
		fumanti Rosignano s' interroga sulla difficile convivenza tra bagnanti e 
		chimica Da Vada a Castiglioncello da cinque anni il mare può vantare la 
		Bandiera blu. Ma i pescatori si lamentano: «Nelle nostre reti più soda 
		che pesci». Gli ambientalisti contro i progetti di nuovi impianti. La 
		Solvay: ci impegniamo per difendere l'ambiente. Il sindaco ds: «Non è 
		vero che noi permettiamo tutto e la mortalità è nella media». An: 
		referendum per capire dove si vuole andare. I Verdi: si scelga tra 
		spiagge e discariche. 
		C' è un posto in Italia che è quasi un paradosso. Si chiama Vada e vanta 
		una spiaggia spettacolare, bianca come ai Caraibi, così bianca che 
		l'abbronzatura a fine giornata è di massima soddisfazione per i 
		bagnanti, perché il sole ci batte sopra come fosse uno specchio. Così 
		bianca che in questi anni ci hanno girato un mucchio di film e spot 
		pubblicitari con le palme finte. Piccola Hollywood del Tirreno. Però non 
		è solo sabbia quella polvere magica che favorisce la tintarella. E' 
		anche carbonato di calcio. Residuo industriale della più grande sodiera 
		d'Europa, la sodiera Solvay, le cui torri fumanti si stagliano 
		gigantesche alle spalle della spiaggia bianca. La Solvay, dal 1912, qui 
		produce la soda e acqua ossigenata, il polietilene e il cloruro di 
		calcio, il bicarbonato e l'acido cloridrico. Ogni anno finiscono in mare 
		200 mila tonnellate di fanghi chimici. È questo, allora, il paradosso e 
		il dilemma: «Spiaggia caraibica o enorme discarica? Vogliamo 
		l'inquinamento, oppure difendere la natura? Vogliamo il mare bianco 
		oppure blu?» domanda provocatoria Mario Lupi, segretario regionale dei 
		Verdi della Toscana. Vada è una frazione del Comune di Rosignano 
		Marittimo, provincia di Livorno, 24 chilometri di costa e mezzo milione 
		di turisti all'anno. E' la Costa degli Etruschi: Vada, Rosignano, 
		Castiglioncello. Terra immortalata nei dipinti dei macchiaioli. Con le 
		ville a picco sul mare e il profumo intenso delle pinete. Qua, sull' 
		Aurelia, venne girato «Il sorpasso» di Dino Risi nel 1962 col grande 
		Vittorio Gassman. Qua, negli anni Sessanta, venivano in vacanza Sordi e 
		Mastroianni, con «La Barcaccina» che era famosa all' epoca almeno quanto 
		«La Bussola» di Viareggio: locali stra-cult della Dolce vita toscana, ma 
		da tempo ormai non c'è più partita, perché la Versilia ha schiantato 
		Castiglioncello. E' colpa delle fabbriche? Dell'inquinamento? Industria 
		e turismo sono così inconciliabili? Il tema oggi è quanto mai attuale, 
		perché il governo nei prossimi mesi sarà chiamato a decidere se 
		approvare o meno, nella zona, due nuovi progetti colossali: un deposito 
		di gas naturale liquido da 65 mila tonnellate, da impiantare ancora 
		vicino alle spiagge bianche (consorzio Solvay-Edison-British Petroleum) 
		e una piattaforma marina a 15 chilometri dalla costa, anche questa 
		destinata allo stoccaggio di 65 mila tonnellate di gas, proposta dal 
		gruppo Falck-Saipem-Eni. Non è un problema semplice. «Perché la Toscana 
		non può mica considerarsi un parco-giochi» avverte il governatore 
		Claudio Martini, dei Ds, che pure di recente è stato coi no-global a 
		Bombay. La Toscana è turismo sì, ma è anche lavoro. È natura, ma ha 
		anche bisogno di industria, produttività, sviluppo, occupazione. E la 
		Solvay, a pensarci bene, è tutto questo. È stato tutto questo da sempre. 
		La grande madre di Rosignano: negli Anni '60 almeno 4 mila persone (su 
		20 mila abitanti) lavoravano in fabbrica (oggi sono 650 su 30 mila). 
		Erano tute blu e colletti bianchi. Abitavano nelle case costruite dalla 
		Solvay, mandavano i figli a scuola negli edifici costruiti dalla Solvay, 
		si curavano all'ospedale Solvay, facevano i bagni al circolo canottieri 
		Solvay e andavano pure al teatro della Solvay. Sempre all'ombra delle 
		ciminiere. Una città e un mondo legati alla fabbrica. Un modo di essere 
		e di pensare. Un'identità forte confermata pure dai cartelli stradali: 
		la frazione del comune interessata dagli stabilimenti si chiama, 
		infatti, Rosignano Solvay. Un gruppo chimico e farmaceutico nato in 
		Belgio che oggi è attivo in 50 Paesi, conta 45 mila dipendenti e fattura 
		circa 8 miliardi di euro l'anno. Vallo a spiegare, però, a Pierluigi Riotti e agli altri pescatori di Vada, sempre più preoccupati: «Quando 
		buttiamo le reti - raccontano - assieme al pesce tiriamo su la soda 
		della Solvay. Non si trova più un gambero da qui fino a Cecina». E vallo 
		a dire a quelli di Medicina democratica, che da anni sono in trincea 
		perché temono che Rosignano un giorno possa diventare una nuova Seveso, 
		un altro Porto Marghera: «Ma questo forse al ministro Matteoli non 
		interessa - si sfoga Maurizio Marchi -. Perché il ministro Matteoli è di 
		Cecina e da giovane lavorava anche lui alla Solvay. Come il Papa in 
		Polonia, anche lui da ragazzo... Lo sapete però quanti bambini oggi 
		hanno problemi gravi al sistema nervoso nell'area compresa tra 
		Rosignano, Cecina e Castagneto? Almeno 700. E sapete qual è il nemico 
		peggiore del sistema nervoso dei bambini? Il mercurio». Già, il 
		mercurio. Utilizzato dalla Solvay in tutti questi anni nelle celle 
		elettrolitiche per scindere la molecola del sale e ottenere il sodio e 
		il cloro destinati ai cicli di produzione. «Davanti a Rosignano c'è il 
		più grande giacimento di mercurio d'Italia» accusa Marco Della Pina, 
		assessore provinciale all' Ambiente. «Con i rifiuti solidi scaricati in 
		questi anni dalla fabbrica - insiste - si sarebbe potuto costruire un 
		palazzo alto 20 metri e lungo 5 chilometri. Ora basta. Partiranno i 
		controlli pubblici e finchè non avrò un quadro più chiaro della 
		situazione non firmerò una nuova autorizzazione alla Solvay per gli 
		scarichi a mare». Quadro apocalittico, altroché chiaro. Ma la Solvay 
		contrattacca: «Non è corretto - dice Alessandro Malvaldi, ingegnere, 
		direttore dello stabilimento di Rosignano - sostenere che la nostra 
		industria non si occupa dell'ambiente. Le vecchie caldaie a gasolio sono 
		state già tutte sostituite e oggi le torri di raffreddamento emettono 
		solo vapore acqueo. E poi attenzione a considerare tossica la spiaggia 
		bianca di Vada: perché non è vero. Anche ai Caraibi c'è il carbonato di 
		calcio. Ma c' è dell'altro: nel luglio scorso abbiamo firmato un 
		importante accordo di programma al ministero dell'Ambiente che prevede 
		due passaggi fondamentali. Entro la fine del 2006 sparirà il mercurio 
		dal ciclo di produzione. E comunque il mercurio finito in mare fino a 
		oggi è confinato sotto strati di materiale inerte e non può entrare 
		nella catena alimentare dei pesci. Abbiamo fatto studi al riguardo. 
		Entro la fine del 2007, poi, verranno ridotti del 70 per cento i fanghi 
		bianchi scaricati oggi a mare. Mentre il restante 30 per cento sarà 
		finalizzato al ripascimento degli arenili. Vorrei infine ricordare che 
		la Solvay spende 20 milioni di euro all' anno per la sicurezza 
		ambientale...». Da cinque anni, piuttosto, il mare a Vada e 
		Castiglioncello può vantare la Bandiera Blu. Insomma è pulito, le 
		analisi degli esperti hanno dato responsi favorevoli sulla salute dell' 
		acqua. «Non è vero perciò che i controlli non ci sono, che noi 
		permettiamo tutto alla Solvay - si oppone il sindaco di Rosignano, 
		Gianfranco Simoncini, dei Ds -. Gli enti preposti, Asl, Arpat, hanno 
		svolto negli anni accurate indagini chimiche ed epidemiologiche e i dati 
		sulla mortalità della popolazione, ad esempio, sono nella norma rispetto 
		alle medie della Toscana. Un sondaggio condotto l'anno scorso dall' 
		Università di Siena tra 787 cittadini di Rosignano ha dato questi 
		risultati: il 58 per cento ha risposto che la Solvay è un grave pericolo 
		per l'ambiente, ma il 68 per cento ha aggiunto che l'industria è un bene 
		per l' economia locale». «Altro che sondaggio, qui ci vuole un 
		referendum per capire tutti insieme dove si vuole andare» protesta 
		Marcella Amadio, segretario provinciale di An. «Non si può certo 
		pretendere di sviluppare il turismo a Rosignano Solvay, dove c'è il 
		divieto di balneazione 50 metri al di qua e 50 al di là del fosso di 
		scarico - taglia corto l' ingegnere Malvaldi -. Sarebbe un' assurdità. 
		Però alla Conferenza sullo Sviluppo di Rosignano, nel giugno 2003, noi 
		stessi della Solvay riconoscemmo giusta la strada dello sviluppo 
		multipolare per i territori di Vada e Castiglioncello: non solo 
		industria, dunque, ma anche turismo, terziario, agricoltura». «Forse - 
		dicono Roberto Ganetti (Pro loco di Vada) e Gianfranco Martino (Pro loco 
		di Castiglioncello) - più che l'inquinamento il problema vero per il 
		turismo locale è stato la mancanza assoluta di programmazione, la miopia 
		politica, l'assenza di investimenti. Così in breve tempo il turismo 
		d'élite ha ceduto il posto a una torma di vacanzieri mordi-e-fuggi e 
		oggi la nostra costa è irriconoscibile. Le ville di Sordi e Mastroianni 
		sono state vendute. Castiglioncello è tutto un fiorire di seconde case 
		di fiorentini, romani e milanesi. Forse quando decollerà il nuovo porto 
		turistico da 650 posti-barca, finalmente costruito dopo 20 anni di 
		attesa, torneranno anche i vip. Già si son visti i primi segnali: 
		l'estate scorsa sono stati qui Alberto Tomba e lo stilista Roberto 
		Cavalli, il calciatore Coco e la sua fidanzata Manuela Arcuri...». 
		Dunque, non c'è più la Solvay al centro di Rosignano. Le torri civiche, 
		dicono qua, oggi vengono prima delle torri fumanti. Sarà per questo che, 
		quando il gruppo chimico di Bruxelles ha chiesto di potere raddoppiare 
		il serbatoio di etilene da 5 mila tonnellate dietro alla spiaggia di 
		Vada, il sindaco Simoncini ha subito risposto con un no: «Se volete, 
		interratelo» ha detto. Il bagno col bombolone alle spalle da queste 
		parti non vuole farlo più nessuno. 
		Fabrizio Caccia (ha collaborato 
		Marco Gasperetti) Corriere della Sera (17 febbraio 2004)    |