Rosignano Solvay oggi   

La chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù Interno. Ai lati dell'altare le statue lignee del 1933 restaurate Cappella di S. Teresa e tomba di Don Ezio Rivera Il ciborio ed il fonte battesimale della chiesa di S.Teresa
 Luglio 2006 - Le statue risistemate alle colonne laterali dell'altare. In alto la funzione solenne. In basso il donatore, al centro particolari delle vetrate laterali. La targa in bronzo a ricordo della visita di Giovanni Paolo II allo stabilimento Solvay il 19 marzo 1982 2005 La chiesa di Andrea Pescia con Paint 2010 La piazza della chiesa a Ferragosto 2010

La chiesa di S. Teresa consacrata nel 1931

    Foto 2 - L'epigrafe latina in alto a sinistra: QUESTO TEMPIO ERETTO CON GRANDE GENEROSITA' DALLA SOCIETA' SOLVAY, LA CUI PRIMA PIETRA ERA GIA' STATA BENEDETTA IL 29 DICEMBRE 1929, FU CONSACRATA DAL VESCOVO DI LIVORNO GIOVANNI PICCIONI IL GIORNO 11 LUGLIO 1931. L'epigrafe a destra è del 2-9-1996. Entrambi si trovano ai lati interni della porta di ingresso.                             Tornano le ceneri di Don Ezio Rivera
Foto 3 - La cappella dedicata a S.Teresa all'interno della chiesa lato sacrestia. Dal luglio 2007 custodisce le spoglie di Don Ezio Rivera primo parroco. A sinistra la precedente sepoltura nella tomba di famiglia e la lapide attuale nella cappella.

La chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù, è gremitissima di persone per la cerimonia di inumazione dei resti di don Ezio Rivera, primo parroco della comunità.
La cerimonia si svolge in concomitanza con il 76º anniversario della dedicazione a S. Teresa di Lisieux, e dopo la celebrazione eucaristica le spoglie del parroco sono state poste sotto l’altare della cappella dedicata alla santa.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dal coordinamento parrocchiale di Santa Teresa, sulla base di un desiderio espresso da un gran numero di parrocchiani, specie i tanti anziani che hanno avuto occasione di conoscere personalmente il sacerdote, che è stato la prima guida spirituale dell’allora costituendo paese di Rosignano Solvay.
I suoi resti mortali ora riposano tra le mura della chiesa che lui ha visto edificare e che ha voluto intitolata a Santa Teresa.
(Da "Il Tirreno" del 15/7/2007)
Biografia di don Ezio Rivera nella sezione PERSONE/Ecclesiastici.

                        Le statue del 1933 tornano a Santa Teresa

Foto 6 - Sono state ricollocate davanti alle colonne laterali dell'altare della chiesa di Santa Teresa le due statue lignee del XVII secolo, opportunamente restaurate. Una funzione solenne ha sottolineato il rilievo che la collocazione assume sia per la qualità artistica delle opere recuperate che per il significato storico-religioso delle due statue. Probabilmente raffigurano Teresa D’Avila, la santa cui è dedicata la chiesa, furono donate dal direttore della Solvay Roberto Gendebien nel 1933 dopo l’inaugurazione e sono certamente di scuola delle Fiandre del Seicento. Non avendo trovato un modello sufficientemente artistico di Via Crucis da donare alla chiesa, optò per due statue in legno dorato del 17° secolo, con base 42 per 34 cm ed altezza 160 cm, scolpite in legno s
econdo la tecnica di svuotamento di un tronco. Rappresentano due monache, in atto di offerta, con le ginocchia leggermente ripiegate in ampi panneggi che forniscono all’occhio un movimento lieve e rallentato a cui contribuisce la preziosa copertura aurea.
 Nel tempo le due figure erano state sistemate nella zona dell’altare, e verso alla fine del secolo scorso, fu valutata la necessità urgente di restauro. Si iniziò così nel 98 una delicata opera di cui si occupò economicamente l’ASA sotto il controllo della Sovrintendenza di Pisa. In particolare il presidente ASA di quel periodo, Paolo Rotelli, rosignanese, seguì la vicenda con cura, mentre l’esperta in restauro Anna Giulia Lippi ne eseguiva il pieno recupero.
Una volta restaurate le statue sono state restituite alla chiesa che per qualche tempo non le ha esposte, in attesa di trovare un’adeguata sistemazione.
Per le feste in onore di S.Teresa del 1947, la Solvay donò alla Chiesa un trittico "di soggetto religioso " che faceva parte della raccolta del Sig. Leone De Harven, già Direttore Commerciale a Milano". Il trittico, del 1500, di autore ignoto, ma appartenente alla scuola senese, aveva al centro, la Madonna con bambino e ai due lati San Giorgio con il drago e Santo Stefano; sotto, un basso-rilievo con Gesù ed i dodici Apostoli. L'opera, di notevoli
dimensioni (cm 150 per 160), è stata trafugata nel 1969 e mai più ritrovata.
Nel luglio 2008
Santa Teresa del Bambino Gesù registra la partenza di don Flavio Rosa che viene sostituito da don Osvaldo Williams Bianco, proveniente da Livorno. Nato il 5.11.1959 a Oliva (Cordoba-Argentina) e ordinato sacerdote il 2.6.1992 a Villa Maria (Cordoba). Fino a tale data era parroco don Flavio ROSA nato il 28.2.1963 a Bergamo, e ivi ordinato sacerdote il 8.6.1991. E' collaboratore a S. Teresa del Bambin Gesù: don Cornel Adrian Benchea nato a Bucarest (Romania) il 2.11.1976 - Ordinato sacerdote il 29.06.2001 a Bucarest. (Fonte: www.diocesi.livorno.org) Da maggio 2020 don Bianco passa a Livorno a Banditella e viene sostituito da don Matteo Seu nato a Rosignano, proveniente da Nibbiaia.
2 dicembre 2025 - Inaugurata una statua dedicata a Giacomo Matteotti in piazza Santa Teresa.

Un blocco di marmo bianco di Carrara. Una grande pietra scolpita e ruvida proveniente dal monte Altissimo, dalla quale emergono il profilo di un volto e cinque mani. Elementi, questi ultimi, realizzati in bronzo.  Cinque mani di fascisti, una per ciascuno dei cinque assassini, quelli che tolsero la vita a Giacomo Matteotti, accoltellandolo più volte con ferocia.
Era il giugno del 1924, poco più di cento anni fa. La pietra è stata scolpita e le parti in bronzo modellate dalla sapienza e manualità di Franca Frittelli, insegnante, un’artista a tutto tondo. Dalla scultura al teatro, che nel tempo ha forgiato opere intrise di alto senso civico. Come questa dedicata a Giacomo Matteotti, la cui firma smaltata in rosso e incisa nel bianco splendente sul retro del blocco di marmo, insieme alle date di nascita (1885) e di morte (1924). Dell’arte di Franca Frittelli ha parlato al microfono in piazza Santa Teresa, nei cui giardini è stato posizionato il monumento, lo storico dell'arte Gianfranco Ferlisi, prima di dare la parola a Frittelli che ha ringraziato e si è detta orgogliosa che ci sia in un luogo pubblico a Rosignano Solvay una scultura realizzata da una donna. Questa è stata l'ultima parte della cerimonia, che era cominciata con l'intonazione da parte del Coro Anpi di una canzone dedicata a Matteotti a cui subito dopo è seguita la scopertura dell’opera che era stata avvolta in un drappo rosso.
È stato il sindaco Claudio Marabotti, insieme a Giacomo Luppichini dell'Anpi, all'onorevole Valdo Spini presidente della Fondazione Circolo Rosselli presente l’autrice Franca Frittelli a tirare la cordicella che ha svelato l'opera. Poi Marabotti ha raggiunto la postazione microfonica fasciata nel tricolore e a fianco del Gonfalone del Comune di Rosignano ha pronunciato un discorso che è stato al tempo stesso politico, storico e di esortazione per il futuro, soprattutto quello dei ragazzi della scuola superiore Mattei che sono arrivati con alcuni docenti nella piazza dove si è svolta la cerimonia, presenti anche rappresentanti della polizia di Stato, dei carabinieri, della Marina Militare (Guardia Costiera) e della polizia locale. Nell'ultima parte del suo discorso il sindaco ha sostenuto che “tenere viva l'eredità di Matteotti significa oggi resistere alle semplificazioni ideologiche di chi vuole convincere gli europei che dobbiamo prepararci ad una guerra. Significa usare il lume della ragione per riconoscere le fallacie radicali del pensiero ottusamente bellicista che viene sparso da tutti i canali di informazione e tenere tenacemente accesa la fiamma della speranza verso una soluzione dei conflitti basata sul dialogo, sulla diplomazia, sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione”.
Ma cosa significa oggi inaugurare un monumento dedicato a Matteotti? «Il significato intanto è che gli appuntamenti continuano ben oltre il 2024 in cui si celebrava il centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti - ha detto Valdo Spini- Perché riferirsi a quest'uomo che ha sempre dedicato la sua vita alla difesa della democrazia e delle libere istituzioni parlamentari rappresenta un elemento di rafforzamento della nostra convivenza repubblicana. Sono forti quelle democrazie - ha sostenuto Spini- che sanno coltivare la memoria, deboli quelle che la cancellano. Con questo evento il Comune di Rosignano Marittimo dà un bel contributo a quanto sostenuto poco fa».
Molti, durante gli interventi, gli inviti ai giovani studenti a elaborare un proprio pensiero e a confrontarsi con la democrazia che deve essere salvaguardata. Fra gli inviti anche quello di "pensare con la propria testa" e non farsi trascinare da pensieri dominanti o dalla Rete.  Soddisfazione ha dimostrato a Cristina Grieco, dirigente scolastica, nel vedere - invitandoli anche ad una riflessione in classe con gli insegnanti - studentesse e studenti prendere parte alla cerimonia. Successivamente ha preso brevemente il microfono un insegnante e scrittore. Pardo Fornaciari, quindi Graziano Luppichini referente locale dell’Associazione Socialista Liberale. Parlando di Matteotti ha indicato il suo essere martire “per affermare i valori del socialismo che stava dando all'Italia un riscatto dopo la prima guerra mondiale e il rispetto di chi lavorava in condizioni precarie. Matteotti - ha indicato Graziano Luppichini - non era un operaio, veniva una famiglia borghese. Ma era un uomo illuminato, che guardava agli ultimi. Era un uomo che conosceva le aspettative delle popolazioni, di coloro che avevano meno. Era un uomo che portava avanti la fede del socialismo per cui nessuno deve rimanere indietro. (Il Tirreno)

L'inaugurazione della statua dedicata a Matteotti. Nella foto Valdo Spini, Franca Frittelli e il sindaco Claudio Marabotti.

Nella sezione "Rosignano Solvay ieri" trovi notizie storiche relative alla costruzione della chiesa consacrata nel 1931, mentre su Scaricolibri puoi scaricare: "Quella chiesina del mare..." di Carlo Mancini dedicato alla costruzione ed all'opera di don Ezio Rivera e "Sono uno di voi" sulla  visita di Giovanni Paolo II allo stabilimento Solvay e Livorno il 19 marzo 1982

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