1914 - Lungo
la Via del Littorale, accanto alla locanda "Paese Novo" di
Colombo Conforti (vedi),
vengono costruite rapidamente numerose altre case, destinate a
diventare esercizi pubblici per far fronte alle pressanti nuove
esigenze. A Palazzo Civico le richieste di licenze commerciali
diventano una valanga, tanto che viene usato alla fine un metro
di insolito stile:
«concessione a tutti i richiedenti,
raccomandando di costruire allineati».
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Nuove strade
Nel 1925 si è
inaugurato il Viale Trieste e nel 1928 l'odierno viale della Repubblica
che unisce in modo diretto e veloce la frazione col
capoluogo...Costanzo Ciano ha rifiutato di dare il suo nome alla strada.
Via della Cava resta ora un'appendice verso Castiglioncello. La
cava di tufo e sabbia che ha dato il nome alla strada si trovava
all'altezza di Poggi Paoli in corrispondenza dell'attuale via
Filangeri e zone adiacenti.
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Comune di Rosignano Marittimo - L’anno millenovecentoventisette
e questo venti di aprile
Il Commissario
Prefettizio
Veduto che il nuovo
caseggiato di Solvay-Rosignano non ha la denominazione a molte
strade sorte con la costruzione di fabbricati avvenuta dopo il
censimento 1921; veduto che all’epoca del
censimento stesso fu dato il nome delle seguenti strade:
via Ernesto
Solvay |
via Bruxelles |
via Parigi |
via Roma |
via Marna |
via Piave |
via Liegi |
via Dante |
via Re Alberto |
|
ritenuto che tali nomi siano
stati ben scelti, e che debbono essere ritenuti, a completamento
della denominazione della rete stradale
Delibera
Di dare i seguenti nomi alle
diverse strade di Solvay-Rosignano secondo l’unito grafico:
viale
Vittorio Emanuele III |
viale Savoia |
via del
Fante |
viale Cesare
Battisti |
via
Giovanni Fattori |
via Nazario
Sauro |
via Verdi |
via XX settembre
|
via Dino
Leoni |
via Mazzini |
via del
Fascio |
via XXI Aprile |
via
Balilla |
via della
Quercioletta |
via
Tripoli |
viale Carducci |
viale
XXVIII Ottobre |
viale Garibaldi |
viale
Vittorio Veneto |
|
Il Commissario Prefettizio
Vacca Strambio
Il Segretario Neri Lulli
Rosignano Marittimo 20 aprile 1927
Certificasi che la presente
deliberazione è stata pubblicata all’albo municipale il 21
aprile 1927 per essere giorno festivo e che contro la medesima
non è stata prodotta opposizione.
Rosignano Marittimo, 22
aprile 1927.
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Foto 14 - Biciclette sull'Aurelia:
i mezzi di locomozione che ci
potevamo permettere prima del boom industriale del dopoguerra.
Biciclette e passanti; non si vede un'auto, neppure
parcheggiata. In lontananza, solo
qualche raro passante. Colpisce in quest'immagine lo spazio
libero da ingombri, tanto che più ampia sembra la dimensione
della strada. Questa zona, per'altro, si è venuta edificando
al di fuori della «pianificazione»
Solvay e, di fatti, non si assiste
più all'alternanza giardini/edifici, orti/palazzoni,
ma ci troviamo di fronte ad una contiguità di costruzioni
assiepate lungo l'Aurelia. Resterà
all'incirca così fino
ad oggi. (Il
Tirreno)
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Traffico, tutti a destra
Negli anni Trenta il traffico automobilistico anche nelle grandi
città era scarso e disordinato, figuriamoci in provincia. Pochi rispettavano le regole. Il
pedone non era abituato a fare attenzione alle poche auto
che sopraggiungevano, nemmeno quando scendeva dal marciapiede e
si accingeva ad attraversare la strada, magari leggendo con
tutti i comodi il giornale. Non c’era nessun tipo di educazione
stradale essendo il traffico a base di carrette tirate dalle
bici o dai muli. L'educazione civica ancora tutta da inventare. Gli italiani non
perdevano il vizio di sputare per terra, sia in strada sia nei
locali pubblici. Nei luoghi pubblici era comparsa la scritta:
«Vietato sputare».
Di fronte al disordine generale il regime impartiva lezioni di
educazione stradale o almeno cominciava a provarci...diceva un avviso agli utenti:
«È vostro
interesse essere reciprocamente cortesi, prudenti, tolleranti.
Lo esigono la dignità fascista e la facilità di circolazione. La
strada è per tutti e non è monopolio di nessuno». Ma la campagna
di sensibilizzazione non diede risultati apprezzabili. Nel 1925
a Milano era apparso il primo semaforo luminoso installato ad un
incrocio. Ma i colori che si alternavano per dare il via libera
o arrestare il traffico non furono ben capiti e si creò a lungo una
confusione indescrivibile e in certi casi la paralisi totale.
Gli automobilisti si fermavano incerti per decifrare l’enigma e
bloccavano il traffico e i pedoni raccolti sui marciapiedi si
godevano lo spettacolo. Nel 1926
da Roma era arrivato l’ordine che all’alba del 3 agosto tutti i
veicoli dovevano abbandonare la circolazione a sinistra, come in
Inghilterra, o al centro della strada come da noi, per tenere
la destra. Nelle città all’inizio d’ogni via venne affisso
un cartello con la scritta: «Veicoli a destra». Ma come non si
rispettava la sinistra si continuò a non rispettare la destra.
Gli incidenti più gravi si registravano a causa del mancato
rispetto della norma più elementare: quella di dare la «mano».
Specialmente i furgoni, i carretti a trazione animale, le
biciclette procedendo davanti alle vetture, all’improvviso
sterzavano da destra a sinistra senza segnalare il cambio di
mano, obbligando gli automobilisti a brusche frenate, ma più
spesso a scontri con esiti mortali. Dal 1 luglio 1937 divenne
obbligatorio l’uso dei dispositivi di segnalazione visiva e in
particolare delle frecce per il cambiamento di direzione; per le
motociclette divenne obbligatorio l’uso del silenziatore, ovvero
della marmitta per ridurre il rumore (in
Italia circolavano 150.000 motociclette); venne fatto espresso
divieto ai ciclisti e ai conducenti di furgoni e carretti di
portare grossi ingombri o un eccesso di bagagli che ostacolavano
e rendevano pericolosa la manovra. Non si potevano portare
persone sulla bicicletta. Sempre per motivi di sicurezza, per le
migliaia di biciclette usate per lo più per motivi di lavoro
dagli operai delle fabbriche divenne obbligatoria la
verniciatura di bianco del parafango posteriore, l’applicazione
della gemma catarifrangente rossa e di un fanale anteriore a
luce gialla. I contravventori erano puniti con una multa da 25
lire a 100.
A partire dalla sera del 10 giugno 1940, primo giorno di guerra,
il governo ordinò l’oscuramento parziale ai fini della
protezione aerea. Dopo il tramonto non dovevano circolare le
carrozzelle per bambini, e i cani anche se al guinzaglio. I
bambini piccoli dovevano essere tenuti in collo, o ben fermi per
mano. I locali pubblici chiudevano alle 23. I ciclisti dovevano
camminare sempre in linea retta e tenendo rigorosamente la mano
prescritta; non marciare mai uno a fianco al l’altro, ma sempre
in fila indiana. Per le autovetture la velocità massima
consentita era di 40 chilometri orari fuori città e 20 in città.
Con l’oscuramento totale anche le lampade azzurrate
dovevano essere spente e l’illuminazione delle case non doveva
risultare visibile dall’esterno. I trasgressori erano passibili delle sanzioni contemplate dal Codice penale, che prevedeva la pena dell’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 2000 lire. Automezzi, biciclette e veicoli dovettero uniformarsi alle norme
della schermatura dei fari; le frecce direzionali dovevano restare rosse, ma anch’esse a luce attenuata o scurita. I fanalini
posteriori vennero aboliti.
Con i bombardamenti e la penuria di benzina, gli sfollati
cercavano scampo con i mezzi di fortuna; ricomparvero vecchi
carretti in disuso, barrocci, calessini, pariglie di cavalli.
(Da: "Otto milioni di biciclette" di Romano Bracalini) |