Rosignano S. ieri/Via Aurelia    
1915 - Poche case su via del Littorale sterrata. Vaporiera in arrivo Anni '20 - Le prime case sulla via del Littorale 1920 - L'Aurelia al passaggio a livello. A sx le prime case Solvay, più avanti la stazione in funzione dal 1916 1923 - L'Aurelia davanti la stazione, più avanti l'ospedale in costruzione 1923 - L'Aurelia dal primo 'Palazzone', manca ancora via Agostini, in primo piano il fabbricato dell'ospedale inaugurato a fine anno Anni '20 - Palazzoni in costruzione 1925 - L'Aurelia davanti la futura chiesa di S. Teresa Fine anni '20 - I palazzoni a mare sono in costruzione 1927 - L'Aurelia ancora da asfaltare come mostrano i classici montini di ghiaia laterali 1930 - Via Aurelia e via Agostini a sud della stazione, nell'angolo 'Sale e Tabacchi' 1932 - Traffico inesistente 1932 - L'Aurelia davanti ai 'Palazzoni' con i nuovi pini ai lati 1930 - Davanti alla Casa del Fascio 1932 - In 'centro' solo biciclette e un barroccio 1932 - L'albergo a sinistra davanti la stazione è dei Pellegrini, ma avrà vita breve 1932 - Sale e Tabacchi davanti la stazione all'angolo dell'odierna via O. Chiesa. 1932 - Davanti la stazione. In primo piano il bar Norge. Sul fondo i palazzoni Fine anni '30 - L'Aurelia dalla pesserella dell'ospedale Fine anni '30 - Il bar Norge di Tancredi (Arch. Baldini) Fine anni '30 - Il bar Norge di Tancredi (Arch. Baldini) Bar NORGE - Da dx Gina Gasparri in Tancredi e Pasquale Tancredi, l'inventore della Cassatina Dai Dai. (Arch.Antonia Pizzi) Bar NORGE - Pasquale Tancredi, su gli scalini le sorelle Tancredi (Arch.Antonia Pizzi) 1960 - Il presunto 'centro' del paese 1948 - Passeggio (arch.Andrea Meoli) Anni '50 Anni '60 - Davanti la Coop attuale Primi anni '70 (arch.Mafalda Guidi) Casa Bertini, poi Caravanserraglio. (Nelle stalle   alloggiavano i militari che venivano al concorso ippico a Castiglioncello) Anni '70 (Arch. Cristina Giannetti) Anni '70 (Arch.R. Becuzzii) Altre strade - Oggi via Moro Altre strade - L'odierna via Tripoli Altre strade - Via Fratelli Cervi Altre strade - Oggi via Berlinguer Altre strade - Oggi via del Popolo
 

Anni 1914 - 1980 - La via del Littorale poi via Aurelia
(Arch. Solvay, L. Gattini, P. Pagnini, A. Pastacaldi, R. Pardini, Comiedit, Baldini et altri)

1914 - Lungo la Via del Littorale, accanto alla locanda "Paese Novo" di Colombo Conforti (vedi), vengono costruite rapidamente numerose altre case, destinate a diventare esercizi pubblici per far fronte alle pressanti nuove esigenze. A Palazzo Civico le richieste di licenze commerciali diventano una valanga, tanto che viene usato alla fine un metro di insolito stile: «concessione a tutti i richiedenti, raccomandando di costruire allineati»
                                                            
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                                          Nuove strade
  Nel 1925 si è inaugurato il Viale Trieste e nel 1928 l'odierno viale della Repubblica che unisce in modo diretto e veloce la frazione col capoluogo...Costanzo Ciano ha rifiutato di dare il suo nome alla strada. Via della Cava resta ora un'appendice verso Castiglioncello. La cava di tufo e sabbia che ha dato il nome alla strada si trovava all'altezza di Poggi Paoli in corrispondenza dell'attuale via Filangeri e zone adiacenti.

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Comune di Rosignano Marittimo - L’anno millenovecentoventisette e questo venti di aprile

Il Commissario Prefettizio

Veduto che il nuovo caseggiato di Solvay-Rosignano non ha la denominazione a molte strade sorte con la costruzione di fabbricati avvenuta dopo il censimento 1921; veduto che all’epoca del censimento stesso fu dato il nome delle seguenti strade:

 

via Ernesto Solvay

via Bruxelles

via Parigi via Roma
via Marna via Piave
via Liegi via Dante
via Re Alberto  

 

ritenuto che tali nomi siano stati ben scelti, e che debbono essere ritenuti, a completamento della denominazione della rete stradale

Delibera

Di dare i seguenti nomi alle diverse strade di Solvay-Rosignano secondo l’unito grafico:
 

viale Vittorio Emanuele III

viale Savoia

via del Fante

viale Cesare Battisti

via Giovanni Fattori via Nazario Sauro

via Verdi

via XX settembre
via Dino Leoni via Mazzini
via del Fascio via XXI Aprile
via Balilla

via della Quercioletta

via Tripoli viale Carducci
viale XXVIII Ottobre

viale Garibaldi

viale Vittorio Veneto  

 

Il Commissario Prefettizio Vacca Strambio
Il Segretario Neri Lulli

                                             Rosignano Marittimo 20 aprile 1927

Certificasi che la presente deliberazione è stata pubblicata all’albo municipale il 21 aprile 1927 per essere giorno festivo e che contro la medesima non è stata prodotta opposizione.

Rosignano Marittimo, 22 aprile 1927.
                                                         
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Foto 14 - Biciclette sull'Aurelia: i mezzi di locomozione che ci potevamo permettere prima del boom industriale del dopoguerra. Biciclette e passanti; non si vede un'auto, neppure parcheggiata. In lontananza, solo qualche raro passante. Colpisce in quest'immagine lo spazio libero da ingombri, tanto che più ampia sembra la dimensione della strada. Questa zona, per'altro, si è venuta edificando al di fuori della «pianificazione» Solvay e, di fatti, non si assiste più all'alternanza giardini/edifici, orti/palazzoni, ma ci troviamo di fronte ad una contiguità di costruzioni assiepate lungo l'Aurelia. Resterà all'incirca così fino ad oggi. (Il Tirreno)   
                                          
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                                   Traffico, tutti a destra

Negli anni Trenta il traffico automobilistico anche nelle grandi città era scarso e disordinato, figuriamoci in provincia.  Pochi rispettavano le regole. Il pedone non era abituato a fare attenzione alle poche auto che sopraggiungevano, nemmeno quando scendeva dal marciapiede e si accingeva ad attraversare la strada, magari leggendo con tutti i comodi il giornale. Non c’era nessun tipo di educazione stradale essendo il traffico a base di carrette tirate dalle bici o dai muli. L'educazione civica ancora tutta da inventare. Gli italiani non perdevano il vizio di sputare per terra, sia in strada sia nei locali pubblici. Nei luoghi pubblici era comparsa la scritta: «Vietato sputare». Di fronte al disordine generale il regime impartiva lezioni di educazione stradale o almeno cominciava a provarci...diceva un avviso agli utenti: «È vostro interesse essere reciprocamente cortesi, prudenti, tolleranti. Lo esigono la dignità fascista e la facilità di circolazione. La strada è per tutti e non è monopolio di nessuno». Ma la campagna di sensibilizzazione non diede risultati apprezzabili. Nel 1925 a Milano era apparso il primo semaforo luminoso installato ad un incrocio. Ma i colori che si alternavano per dare il via libera o arrestare il traffico non furono ben capiti e si creò a lungo una confusione indescrivibile e in certi casi la paralisi totale. Gli automobilisti si fermavano incerti per decifrare l’enigma e bloccavano il traffico e i pedoni raccolti sui marciapiedi si godevano lo spettacolo. Nel 1926 da Roma era arrivato l’ordine che all’alba del 3 agosto tutti i veicoli dovevano abbandonare la circolazione a sinistra, come in Inghilterra, o al centro della strada come da noi, per tenere la destra. Nelle città all’inizio d’ogni via venne affisso un cartello con la scritta: «Veicoli a destra». Ma come non si rispettava la sinistra si continuò a non rispettare la destra. Gli incidenti più gravi si registravano a causa del mancato rispetto della norma più elementare: quella di dare la «mano». Specialmente i furgoni, i carretti a trazione animale, le biciclette procedendo davanti alle vetture, all’improvviso sterzavano da destra a sinistra senza segnalare il cambio di mano, obbligando gli automobilisti a brusche frenate, ma più spesso a scontri con esiti mortali. Dal 1 luglio 1937 divenne obbligatorio l’uso dei dispositivi di segnalazione visiva e in particolare delle frecce per il cambiamento di direzione; per le motociclette divenne obbligatorio l’uso del silenziatore, ovvero della marmitta per ridurre il rumore (in Italia circolavano 150.000 motociclette); venne fatto espresso divieto ai ciclisti e ai conducenti di furgoni e carretti di portare grossi ingombri o un eccesso di bagagli che ostacolavano e rendevano pericolosa la manovra. Non si potevano portare persone sulla bicicletta. Sempre per motivi di sicurezza, per le migliaia di biciclette usate per lo più per motivi di lavoro dagli operai delle fabbriche divenne obbligatoria la verniciatura di bianco del parafango posteriore, l’applicazione della gemma catarifrangente rossa e di un fanale anteriore a luce gialla. I contravventori erano puniti con una multa da 25 lire a 100.
A partire dalla sera del 10 giugno 1940, primo giorno di guerra, il governo ordinò l’oscuramento parziale ai fini della protezione aerea. Dopo il tramonto non dovevano circolare le carrozzelle per bambini, e i cani anche se al guinzaglio. I bambini piccoli dovevano essere tenuti in collo, o ben fermi per mano. I locali pubblici chiudevano alle 23. I ciclisti dovevano camminare sempre in linea retta e tenendo rigorosamente la mano prescritta; non marciare mai uno a fianco al l’altro, ma sempre in fila indiana. Per le autovetture la velocità massima consentita era di 40 chilometri orari fuori città e 20 in città. Con l’oscuramento totale anche le lampade azzurrate dovevano essere spente e l’illuminazione delle case non doveva risultare visibile dall’esterno. I trasgressori erano passibili delle sanzioni contemplate dal Codice penale, che prevedeva la pena dell’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 2000 lire. Automezzi, biciclette e veicoli dovettero uniformarsi alle norme della schermatura dei fari; le frecce direzionali dovevano restare rosse, ma anch’esse a luce attenuata o scurita. I fanalini posteriori vennero aboliti. Con i bombardamenti e la penuria di benzina, gli sfollati cercavano scampo con i mezzi di fortuna; ricomparvero vecchi carretti in disuso, barrocci, calessini, pariglie di cavalli.
(Da: "Otto milioni di biciclette" di Romano Bracalini)

Rosignano Solvay ieri