Per
far fronte al fabbisogno di acqua, oltre alla utilizzazione di nuovi
pozzi artesiani, la Società acquista dal Monte dei Paschi di Siena
l'area dove si estendevano coltivazioni cerealicole. Il lago viene
realizzato tra il 1958 e il 1960
sul corso del fiume Fine a 14 km dalla foce. Il grande bacino idrico
artificiale del "Lago di S.Luce"
ha la capacità di circa 5,5 milioni di metri cubi con una
superficie di 105 ettari di lago e 10 di fascia circostante,
il tutto con il costo di oltre un miliardo di lire di allora.
La diga sul Fine viene realizzata completamente in argilla
a circa 10 km di distanza dalla sorgente che trovasi nella regione
settentrionale della dorsale Chianni-Riparbella. Oltre al Fine anche
i torrenti Sabbiena, Botro dei Rotini e il Botro dei Riseccoli, sono
immissari nella parte orientale del lago. L'opera è assistita da
complessi sistemi di strumentazione e controllo e fornisce un approvvigionamento
idrico garantito e costante utile soprattutto nel periodo estivo. E' stato inaugurato dal Ministro dell'Industria Giuseppe Togni, nei
primissimi anni '60. Per il raffreddamento degli impianti della Sodiera viene
usata anche una notevole
quantità di acqua di mare (circa 80.000 mc/anno) prelevata direttamente dall'apposito canale in
zona Lillatro e restituita al mare attraverso il "fosso
bianco". Dal 1992 questo bacino è parte integrante di un’Oasi naturale gestita dalla
LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e fa parte delle Riserve
Naturali della Provincia di Pisa. Infatti negli anni il lago è diventato
habitat di una ricca vegetazione palustre e rappresenta un’importante
stazione di sosta per le migrazioni di numerose specie di uccelli (oltre
150 quelle osservabili durante l’anno).
Problematiche legate alla risorsa idrica: prelievo in falda nel subalveo
del bacino del Fine e del Cecina, prelievo superficiale da Lago di
S. Luce, sbarramento del Fine e da invasi superficiali (ex Magona di
Cecina). Il censimento
del 1980 segnalava ben il 28% delle acque ad uso industriale, il 46% uso
agricolo, il 26 % civile. Nel 2006 il prelievo totale di acqua dolce
supera i 15,5 milioni di mc. Acque di raffreddamento prelevate dal mare e
restituite calde ed inquinate. Altre problematiche connesse: penetrazione del
cuneo salino, ridotto apporto di sedimenti fluviali e impoverimento del
Fine.
Progetto Aretusa
I processi produttivi dello stabilimento Solvay necessitano di ingenti
quantità d’acqua che viene impiegata soprattutto nella sodiera,
nell’elettrolisi e nella produzione di acqua ossigenata. Viene
utilizzata anche una grande quantità di acqua di mare (circa 80 milioni
di m3 all’anno) prelevata dal fosso di punta Lillatro, che tornando in
mare ad una temperatura maggiore di quella ambiente, causa seri problemi
agli ecosistemi marini.
L’acqua dolce viene prelevata in parte dal bacino del fiume Cecina, in
parte dal bacino del fiume Fine e dall’invaso di Santa Luce alimentato
dal Fine, con prelievi sia in falda che in superficie. Un tentativo per
affrontare il problema
è stato il Progetto Aretusa, teso a riutilizzare le acque reflue
dei depuratori civili di Cecina e Rosignano con conseguente riduzione dei prelievi
industriali da pozzi. Scopo di Aretusa era di ridurre i prelievi di
acque sotterranee a scopo industriale, per attenuare la pressione sulla
risorsa idrica, soggetta ad un preoccupante processo di salinizzazione a
causa degli eccessivi emungimenti dalla fascia costiera.
Il Consorzio Aretusa, costituito da Solvay, ASA (Azienda Servizi
Ambientali) e Termomeccanica, è sorto allo scopo di trattare le acque
“di risulta” dei depuratori di Rosignano e Cecina per riciclarle a fini
industriali presso lo stabilimento di Rosignano Solvay. ASA e Solvay
hanno studiato la fattibilità dell’impianto e la sua messa in opera
insieme a Termomeccanica che ne ha curato la realizzazione tecnica.
Conclusi i lavori, che hanno comportato un investimento di circa 9
miliardi di Euro, finanziati al 60% da fondi pubblici DOCUP 2000-2006,
la fase di avviamento ed il riciclaggio progressivo di acqua è
partita alla fine di agosto 2005, ma l'inaugurazione è del 30 maggio
2006.
Le acque reflue provenienti dagli impianti di depurazione di Rosignano e
Cecina, pari a circa 4 milioni di m3/anno, dopo un apposito trattamento,
sono riutilizzate da Solvay per usi industriali. A fronte di questa
quantità recuperata dai depuratori e riciclata tramite l’impianto Aretusa, Solvay non emungerà dai propri pozzi della zona costiera della
Bassa Val di Cecina un pari quantitativo di acqua pregiata di falda
dalle proprie concessioni, che
in tal modo potrà essere utilizzato da ASA per usi civili (in realtà
l'azienda cederà ad ASA un quantitativo di acqua di falda inferiore a
quello delle acque reflue ricevute). La rilevante valenza ambientale
del progetto Aretusa, si concretizza nelle
seguenti azioni:
- Diminuzione degli emungimenti a fini industriali, che permette sia di
migliorare la qualità delle risorse idriche utilizzate a fini idropotabili, sia di aumentare la disponibilità di acqua per usi civili
e la ricarica delle falde di più 4.000.000 m3/ anno circa.
Diminuzione di meno di 4.000.000 m3/anno di effluenti scaricati a mare
dai depuratori di Cecina e Rosignano con conseguente miglioramento della
qualità delle acque marine antistanti la costa.
(Fonte: Osservatorio
dell'Accordo di Programma Solvay e Provincia di Pisa su dati 2007)
Il guardiano del lago
Vigila su cinque milioni di metri cubi di acqua.
E’ addetto alla sorveglianza e alla custodia del lago
artificiale di Santa Luce che è alimentato dal Fiume Fine e dal
torrente Savolano e fornisce acqua per usi industriali allo
stabilimento di Rosignano. La sua vita, e quella dalla sua
famiglia, si svolge sulle rive dal lago ove ha la sua casa.
Gastone Nari ha trentacinque anni, è alla Solvay dal 1965. Nella
casa sul lago abita con la moglie, Marina, e la figlia Federica
che proprio quest’anno va a scuola per la primo volta. I compiti
di Gastone Nari sono molti; alcuni di grande responsa bilità. Di
prima mattina deve controllare pressione e livello del lago, con
rilievi per mezzo di manometri in quarantatrè pozzi lungo tutto il perimetro del bacino. Inoltre aiuta il personale tecnico
della Solvay che continuamente controlla l’assestamento della
diga. In pratica sul lago il lavoro non cessa mai: «bisogna
tenere sempre orecchi e occhi bene aperti, rendersi conto subito
di ogni variazione» dice Gastone Nari il quale, tra l’altro,
manovra le saracinesche per regolare il deflusso delle acque.
Inoltre deve vigilare per allontanare nere i pescatori abusivi,
evitare incendi, impedire che siano tagliati alberi. C’è molto
da fare, ma a volte la solitudine diventa un pò pesante, anche
se i centri abitati sono abbastanza vicini. E se arrivano spesso
i giovani canottieri del Cral aziendale della Solvay, che sul
lago di Santa Luce si allenano. Uno dei passatempi di tutta la
famiglia Nari è quello di raccogliere francobolli e monete: le
collezioni sono già abbastanza ampie, e metterle in ordine aiuta
a fare dimenticare la solitudine.
(Solvay notizie 1976)
PROTEZIONE CIVILE: PARTE
ANCHE A VADA IL RILEVAMENTO DEI DATI DELLA POPOLAZIONE NELL'AREA
DI RISCHIO PER IL PIANO DEL LAGO DI S. LUCE
Nell’ambito delle procedure
di aggiornamento del Piano di emergenza esterno di Protezione
Civile relativo al lago di Santa Luce e alla sua diga, a Vada –
la cui popolazione risiede nella zona a rischio e potrebbe
quindi essere interessata da un’emergenza, seppure davvero
improbabile, legata al lago – i rilevamenti della popolazione.
Per i bacini artificiali
delle dimensioni di quello di Santa Luce è prevista dalle norme
vigenti la redazione di un Piano di Emergenza Esterno di
Protezione Civile, che comprende una serie di procedure e
attivazioni che coinvolgono soggetti statali, locali e singoli
cittadini, al fine di minimizzare i danni e ridurre al minimo i
disagi della popolazione.
Per le procedure di
aggiornamento del Piano è stato creato un tavolo di lavoro
congiunto e coordinato delle Province di Livorno e Pisa, del
Centro Intercomunale Colline Marittime e Bassa Val di Cecina e
dei Comuni di Castellina Marittima, Rosignano Marittimo e Santa
Luce. Una fase importante è la realizzazione di un censimento
della popolazione e delle aziende agricole, artigianali e
produttive potenzialmente a rischio, in modo da aggiornare il
Piano tenendo conto che negli anni (il Piano attuale risale al
2005) il territorio subisce progressive modificazioni sia da
parte dell’uomo che da parte degli elementi naturali. Per
mantenere la propria efficacia i piani devono infatti essere
aggiornati.
“E’ importante – ha
sottolineato l’Assessore alla Protezione Civile Daniele Donati –
che l’attività di prevenzione venga svolta costantemente. Per
garantire la buona riuscita dell’aggiornamento è indispensabile
la disponibilità di tutti i soggetti interessati che, concedendo
solo pochi minuti del proprio tempo, dovranno fornire i dati che
permetteranno di ottenere uno strumento efficace in caso di
necessità, seppur davvero remota. Vi è da parte nostra una
grande attenzione per garantire sempre un sistema che sia in
grado di essere operativo in tutte le eventuali emergenze. E qui
è da sottolineare la preziosa sinergia che si è creata tra
Istituzioni e mondo del volontariato. Insieme abbiamo creato un
sistema organizzato ed efficiente che vogliamo ulteriormente
potenziare. Infatti – ha concluso Donati – al termine del
rilevamento, nel mese di settembre, verrà organizzata a
Rosignano una esercitazione di Protezione Civile a livello
regionale che avrà tra gli obiettivi anche quello di testare il
nostro sistema di attivazione”.
(Fonte CRM 8-2011) |