Rosignano Marittimo  oggi

Pozzo chiuso presso il podere Macchiaverde Pozzo e abbeveratoio in località Orzalesi Pozzo in località Cerbonche Pozzo con copertura in Eternit alle Fabbriche Pozzo presso il podere S.Anna (via Emilia) Pozzo presso la Maestà. La chiusura esterna e' identica a quella della cisterna di P.za Gramsci prima della modifica del secolo scorso.(Foto inizio pag.) A dx l'a vasca abbeveratoio, sempre abbinato ai pozzi di campagna.
Pozzo dell'acquedotto gestito dall'ASA in zona Grotti sul Fine. A dx l'acquedotto comunale.

Pozzi chiusi e acquedotto ASA

  L'acqua, elemento indispensabile alla vita di uomini, piante ed animali, ha sempre assunto, in tutte le civiltà contadine, un carattere di vera e propria sacralità. Per soddisfare i bisogni della famiglia colonica, abbeverare il bestiame e annaffiare l'orto, era necessario che il contadino avesse l'acqua vicino al resedio rurale. In corrispondenza dell'abitazione si trovavano così pozzi o cisterne, di diverso stile e forma, con una vasta gamma di coperture (cupoliformi, piramidali, a capanna, ecc.), ed una zona organizzata con particolari attrezzature per l'uso dell'acqua stessa (es. il lavatoio e l'abbeveratoio). Dal pozzo, che captava la falda del sottosuolo, si attingeva acqua potabile per bere. Dalla cisterna, che raccoglieva e conservava l'acqua piovana caduta sui tetti delle case vicine, quella per fare il bucato e per lavarsi. All'occorrenza, il sistema degli approvvigionamenti idrici utili al podere, poteva essere integrato dal borro selvatico, dalle fonti e dai lavatoi pubblici. (Da: "I segni storici del paesaggio rurale" di Roberto Branchetti)
                                        Il pozzo-cisterna

Il pozzo cilindrico in muratura entro e fuoriterra era una struttura comunemente usata nell'800. Occorre non dimenticare che il pozzo era quasi sempre l'unica risorsa di acqua potabile in alternativa alle fonti naturali spesso assai distanti o alle cisterne di raccolta dell'acqua piovana (vedi Vada campagna/Casone Nuovo). In pratica il pozzaiolo rivestiva lo scavo dal diametro di circa 1-1,3 metri con pietre o mattoni solitamente posizionati a secco, appena raggiunta la profondità di circa 1,5 metri, mettendolo così in sicurezza dal pericolo di frane. Poi continuava a scavare mezzo metro per volta, prima al centro e poi con cautela lungo la circonferenza, inserendo sempre nuovo materiale sotto quello gia posizionato in modo che la parete non scendesse verso il basso. Praticamente un muro fatto alla rovescia. Raggiunta la falda acquifera il lavoro interno era terminato dopo una accurata pulizia. All'esterno il rivestimento del pozzo veniva rialzato con una struttura cilindrica in muratura che chiusa superiormente a volta e munita di sportello di accesso presentava diversi importanti vantaggi:
-stabilizzazione dell'insieme edilizio
-protezione dalla caduta di animali e vegetali all'interno al fine di garantire la qualità dell'acqua ed evitare frequenti pulizie
-sicurezza per cadute accidentali di bambini all'interno
-facilità di applicazione della carrucola in alto sotto la volta per il sollevamento con corda del secchio, di solito in legno.
Nei primi decenni del '900 la struttura in mattoni è stata sostituita con quella in lastra di cemento o Eternit assai più leggera come si vede nelle foto successive. Oggi purtroppo sono sempre più rari i pozzi-cisterna di questo tipo sparsi nelle nostre campagne. Tuttavia quando la falda è poco profonda si fanno ancora oggi pozzi-cisterna usando la stessa tecnica, ma materiali diversi, non più mattoni o pietre, ma anelli in cemento dal diametro opportuno alti 0,5 m. Gli anelli vengono calati con l'escavatore nella fossa cilindrica scavato dalla macchina stessa e dopo nuovo scavo ne viene aggiunto un secondo sopra il primo che viene spinto in basso e così via. Un lavoro rapido e sicuro senza persone all'interno del pozzo. Il tutto è chiuso da una lastra di cemento con tombino. Sopra la lastra viene montata la pompa per l'aspirazione dell'acqua. Se invece l'acqua è profonda si preferisce il pozzo "artesiano" ovvero un tubo metallico o in plastica provvisto di fori laterali, che viene inserito nel terreno da una macchina apposita detta "battipali" fino al raggiungimento della falda. In questo caso la pompa di tipo "a immersione" viene calata a poca distanza dal fondo collegata ad una tubazione che esce dall'alto.

                Acquedotto del Comune di Rosignano Marittimo  (2005)

Le acque di questo acquedotto, lungo circa 267 km, servono il comune di Rosignano. Esse sono captate tramite 15 pozzi ubicati nella pianura costiera di Vada e da 13 pozzi nella valle del Fine, che drenano i depositi ghiaiosi e sabbiosi marini e quelli alluvionali dei fiumi Cecina e Fine, mentre 2 di essi drenano le rocce del substrato. La sorgente di Bucafonda integra l’erogazione idrica nella frazione collinare di Gabbro. Queste acque sono convogliate in 8 serbatoi e rilanciate da 10 centrali di sollevamento. In totale, per l’acquedotto di Rosignano vengono impiegati 34 pozzi, 2 sorgenti, 10 impianti di sollevamento e 13 serbatoi. Trattamenti eseguiti: disinfezione con ultravioletti e a ipoclorito tramite 14 impianti. Nel luglio 1990 dopo la gestione diretta da parte del comune di Rosignano, l'acquedotto passò all'ASEM poi ASA. 
(Fonte ASA)
Nel ‘92 vi fu l’accordo tra Comune e Solvay per lo scambio delle acque: la Società cedeva all’ acquedotto acqua di fonte, utilizzata, fino allora nel ciclo industriale, in cambio di quella del depuratore centralizzato, costruito negli anni ‘87-’88 nella zona a mare.
Nel 1994, fu definito il nuovo progetto per il nuovo acquedotto da parte dell’ASA, che, oltre alla riduzione ed al miglioramento di parametri chimici ed alla riduzione degli sprechi, puntava a garantire la stessa quantità di acqua in ogni punto della rete: è stato completato nel 2000.
                      
Manutenzione acquedotto e problematiche gestionali del 1942
          

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