Il paese dal 1500...
1551
- POPOLAZIONE
Rosignano non aveva che 516 abitanti, compresi nella parrocchia
che allora si estendeva a Vada, mentre quelli della Comunità salivano a
664. Nel 1745, la popolazione in quasi due secoli era aumentata di poco:
N.° 544 per la parrocchia e N.° 852 per la Comunità. Quasi un secolo
più tardi, cioè nel 1833, di balzo gli abitanti, erano ascesi a 2605 e
3928 rispettivamente; nel 1840 a 2959 e 4360.
Al censimento del 1881 la popolazione complessiva della Comunità era di
N. 7383 individui e nell'ultimo censimento del 1921, di N.° 12316, cosi
ripartiti:
Frazione di Rosignano 4638 abitanti con 1017 famiglie.
Frazione di Castelnuovo 2117.
Frazione di Vada 2166.
Frazione di Castiglioncello 1456.
Frazione del Gabbro 1291.
Frazione di Nibbiaia 648.
La frazione del Gabbro, che prima apparteneva al Comune di Collesalvetti,
venne aggregata al Comune di Rosignano nel 1910.
La superfìce totale del Comune e di circa ettari 15000.
Il territorio Comunale confina a maestro col Comune di Livorno, a
tramontana con i Comuni di Collesalvetti ed Orciano, a levante con
quelli di Santa Luce e Castellina Marittima, a scirocco con quello di
Cecina e a libeccio col mare Tirreno.
Rosignano è distante dal Capoluogo della Provincia, Pisa, Km. 39,82; da
Livorno Km. 26; da Riparbella Km. 19,95; da Castellina Km. 11,77; da
Orciano Km. 17,70; da Lari Km. 35,49; da Pontedera Km. 50,48.
Fino a che durò la trasformazione agricola dei terreni, la popolazione
di Rosignano era costituita nella massima parte da braccianti. Dopo,
siccome la proprietà dell'agro Rosignanese è scarsamente divisa,
inquantochè solo pochissimi possidenti dispongono di quasi tutto il
territorio, così, non essendo il paese più in grado di dare
sostentamento agli accresciuti suoi abitanti, questi in gran parte, o si
fecero contadini, od emigrarono per trovar lavoro negli stabilimenti
industriali di fuori, nei cantieri di costruzioni portuali e
ferroviarie, od in altri campi della umana attività.
Da quando però sono sorte le locali industrie già ricordate, molti
degli abitanti sono diventati operai industriali, in massima parte degli
stabilimenti Solvay e C. i quali hanno richiamato anche tanti operai di
fuori. Un discreto numero di figli del popolo si dedicò ad impieghi;
coloro che poterono studiare raggiunsero anche posizioni ragguardevoli
nell'insegnamento, nelle libere professioni, nella milizia, e nelle
amministrazioni statali e private.
L'indole della, popolazione è mite; nei dissidi d'ordine politico dominò
sempre uno spirito di tolleranza, rari furono i reati comuni, rarissimi
quelli di sangue.
Gli abitanti sono intelligenti e in complesso costumati. Come in tutta
la Toscana anche qui la bestemmia, oltre tutto, porge anche la
sensazione di una deficenza di educazione e di non gentilezza nel popolo;
doti che invece costituiscono il fondo della sua anima.
(Monografia storica del comune di Rosignano Marittimo
di P. Nencini
1925 scaricabile dal sito)
E'del 1506 la più antica delibera emessa dal gonfalone del Comune di
Rosignano
I documenti più antichi
conservati all'interno dell'archivio comunale preunitario
risalgono al Cinquecento. La più vecchia deliberazione è del 27
settembre 1506 ed appartiene al Comune di Rosignano, mentre è
datata 20 dicembre 1579 la più antica delibera dei Comuni di
Castelnuovo e Castelvecchio della Misericordia, che solo a partire
dal 1776, a seguito della riforma amministrativa applicata da
Pietro Leopoldo, furono inglobati nella comunità di Rosignano. Il
nuovo Comune nato da questa fusione era retto dal magistrato
comunitativo, composto dal gonfaloniere (l'attuale sindaco) e due
priori. L'assetto sancito dalla riforma del 1776 rimase invariato
fino al 1808, al momento dell'annessione all'impero napoleonico.
Ecco spiegata anche la presenza di numerosi documenti in francese
sullo stato della popolazione, sugli affari di polizia e sulla
predisposizione di nuove tasse, oltre alle lettere del «maire»,
ovvero il primo cittadino di allora secondo il termine usato
ancora oggi in francese. Con la restaurazione avvenne il
ripristino dell'organizzazione granducale e Rosignano tornò ad
essere sede di comunità, servita dalla cancelleria di Lari. Nel
1826 poi un'ulteriore riforma che a Rosignano Marittimo portò alla
costituzione di una cancelleria di terza classe che serviva le
comunità di Rosignano, Orciano, Castellina, Riparbella, Bibbona,
Casale, Guardistallo e Montescudaio. Ancora una modifica nel 1848:
fu soppressa la cancelleria e vennero istituiti gli istituti del
censo, responsabili della tenuta e della conservazione di tutti i
documenti censuari e degli archivi, che furono poi soppressi nel
1865 con notevole dispiacere della comunità locale. Restano
comunque conservati ancora oggi nell'archivio preunitario una
serie vastissima di documenti: deliberazioni, entrate ed uscite e
saldi dei camarlinghi (una sorta di ragionieri), dazzaioli -
ovvero i registri - delle imposte, statuti, tasse, lettere,
circolari, atti di contabilità, di stato civile e di arruolamento
militare, editti, leggi, bandi, inventari, atti magistrali e
documenti dell'ingegnere del circondario, che si occupava di acqua
e strade.
Doloroso passaggio dei Medici da Rosignano
Nell’ottobre 1562 Eleonora seguì Cosimo dei Medici in un viaggio
verso la Maremma, per vedere come procedevano i lavori di
bonifica da lui iniziati; da lì si sarebbero in parte imbarcati
per la Spagna per andare a trovare il primogenito Francesco
Maria che vi si trovava già da circa un anno. Eleonora soffriva
da tempo di emorragie polmonari e i dottori le avevano
raccomandato di passare l’inverno nel mite clima della costa.
Con lei erano partiti tre dei suoi figli: Giovanni, Garzia e
Ferdinando nonostante la regione fosse infestata dalla malaria.
Durante una sosta nel castello di Rosignano però Giovanni e
Garzia morirono a distanza di poco tempo colpiti da forti
febbri, ed anche Eleonora si ammalò e morì nello spazio di un
mese, a Pisa: aveva quarantatré anni. Per non farla soffrire,
dopo la struggente disperazione provata per la morte di
Giovanni, sul letto di morte le fu taciuta la morte di Garzia,
avvenuta sei giorni prima che anch’essa morisse. Ferdinando, che
sarebbe diventato prima cardinale e poi granduca, fu il solo che
si salvò. (Arch.
dr. Mario Manca) |