Il paese ieri...noi che...divagazione storica
di G. Zanoboni
Noi che andavamo a rubare la frutta dentro gli orti in via della
Lombarda o al Vignone.
Noi che ci portavano all’asilo e poi scappavamo perché dopo
mangiato si doveva fare il pisolino sui banchi di legno.
Noi che sentivamo lo stridio della moltitudine delle rondini che
giravano intorno alla Scuola o alla chiesa e che ci facevano
assordire.
Noi che andavamo a riscontrare il babbo che tornava dal lavoro
col camion della Solvay.
Noi che quando ci davano i soldi falsi si cambiavano al Bar
Sport in piazza delle Scuole!
Noi che entravamo nei cunicoli o dentro le fogne del paese per
vedere dove finivano.
Noi che quando ci portavano al mare allo Scoglietto la mattina
presto si chiappavano i polpi con le mani.
Noi che la sera al tramonto si tornava a casa sulla canna della
bici del babbo e quando si trovava la salita si scendeva a
spingere, e ci si impolverava tutti quando passavano quelle
poche auto ed i radi torpedoni o camion.
Noi che si vedeva passare la ”Giava” il pulman per Castelnuovo
della Riocca (Misericordia).
Noi che raramente ci facevano mangiare un frate che vendeva ”al
burro” (Mario Polidori) lungo la spiaggia e che per farsi
pubblicità gridava: (Un frate 30 Lire 3 frati 100 Lire … e ci
stai bene!!! oppure “Piangi… piangi che mamma te lo compra!” A
quei tempi il concorrente Cesare il mentaio non c’era.
Noi che si ascoltava gorgheggiare il merlo chiuso in gabbia
davanti al negozio di giocattoli della Morina.
Noi che rubavamo una birra piccola dal magazzino dello Spaccio
Solvay, senza che il Salvini se ne accorgesse, e che poi si
sorseggiava in 4 o 5.
Noi che adoperavamo i Vespasiani del paese (ne ricordo solo 3)
Noi che giravamo tra le poltroncine del cinema all’aperto dietro
le scuole per recuperare semi salati, noccioline e monetine
(poche).
Noi che quando si trovava PIOMBO o VASCO (i mitici...) ci
scherzavamo o li prendevamo in giro.
Noi che ci mettevamo le maglie ed i calzini di vera lana di
pecora fatti a mano con i ferri, e che il prurito ci faceva
grattare per una settimana!
Noi che si giocava con le palline di terracotta (1 Lira a
pallina, 5 lire quelle di vetro) e con la cerbottana che sparava
i pifferi di carta di quaderno.
Noi che si compravano i caucciù con le figurine degli attori, da
ARGIA e poi si giocava a tutta o mezza o teste e parole.
Noi che si compravano le sorbe o le susine acerbe da ARGIA al
prezzo di 1 Lira ciascuna e quando eravamo in più ragazzi uno
rubava qualche cosa e poi si divideva!
Noi che si giocava con le trottole e chi perdeva pagava un pippo
al mattone fatto con il puntale dalla trottola vincente sul
corpo della perdente battendo con mezzo mattone per spaccarla in
due.
Noi che si giocava alla sassaiola intorno alla scuola di
Marittimo.
Noi che si giocava alla MULA (Cavallina) recitando una lunga
filastrocca fino al numero 10 e chi sbagliava andava sotto!
Noi che si giocava all'ARIGLIOZZO, 3 abbracciati ad un albero ed
altri 3 che saltavano sopra ai tre e contavano fino a 20 (od
oltre come pattuito all'inizio) e chi mollava prima andava
sotto.
Noi che ci prestavamo la bicicletta per fare un giro della
chiesa o delle scuole.
Noi che ci mettevano in castigo dietro la lavagna quando eravamo
indisciplinati a scuola.
Noi che se non sapevamo i verbi irregolari la maestra ci faceva
scrivere tutta la coniugazione 10, 20 30 volte e se la mattina
dopo non si portavano, la punizione veniva raddoppiata o
triplicata! Ma i verbi si sanno ancora e non si sbagliano!!
Noi che si andava a guardare la TV alla Pro Loco.
Noi che quando avevamo in casa la TV, si andava a letto dopo
Carosello, oppure si stava alzati a studiare per il giorno dopo.
Noi che ci mettevamo in riga e si faceva a chi faceva la pipì
più lontano.
Noi che si giocava con le 1,2,5 e le 10 lire a riga o muretto!
Noi che si saliva sui cipressi per vedere i nidi degli
uccellini.
Noi che si faceva il giro delle Cave Acquabona e si buttava dai
dirupi i sassi, e la guardiana tutte le volte che ci incontrava
ci brontolava perché non si doveva fare, ma non ci aveva mica
veduto quando si buttavano!
Noi che si rubava i soldi dal borsello della spesa di mamma per
andare a comprare il Mottarello Motta alla gelateria della MENCA!
Noi che si facevano i capannini nell'orto.
Noi che andavamo a vedere le BIMBE dalla Beppina del Caccialupi
che sul giardinetto davanti la porta di casa insegnava loro a
ricamare.
Noi che ci mandavano a ripetizione dal Maestro Bolognesi in via
della Villa che faceva fare la lezione ai bimbi dalla prima alla
quinta classe tutti insieme, dentro la stalla che puzzava di
muffa e dove una volta teneva il ciuco.
Noi che dal Maestro Bolognesi ci faceva fare il dettato con le
parole sue preferite “Anacleto, acqua, acquitrinio,
acquerugiola,acquazzone, Paracqua, Acquerta eccetera” e quando
sbagliavi a scrivere ti dava una bacchettata con un vettino
lungo di bambù.
Noi che si saliva sui tronchi dei grossi lecci sulla via dell'Acquabona
per discendere dai rami fino in terra e poi risalire da questi
nuovamente fino in cima.
Noi che andavamo a pescare alla Fine con i bachini di sego
prelevati dal mucchio degli scarti in putrefazione del Mattatoio
Comunale.
Noi che si friggevano i pesci pescati e si mangiavano sul greto
del fiume e poi si faceva anche il bagno.
Noi che avevamo costruito una canoa ricoperta con balle di juta
incatramate e si navigava la Fine al guado delle Fabbriche.
Noi che si facevano i missili con la polvere nera e si
lanciavano ai Poggetti, quando non scoppiavano!
Noi che si giocava con gli archi e le frecce, con i tamponi al
posto della punta, nel deposito delle presse di paglia, della
Fattoria Pertusati, disposte a forma di fortino con tanto di
feritoie.
Noi che si chiappavano i biacchi, si tenevano una mattinata e
poi si liberavano sani ed in ottimo stato quando ci eravamo
stufati di giocarci!
Noi che si scendeva la Via Lunga del Castello con i pattini a
rotelle.
Noi che si aiutava ad incollare la carta sui mascheroni dei
carri allegorici per la festa del paese e quando andava bene non
si prendevano pattoni!
Noi che si andava a prendere i secchi d’acqua alle fonti del
paese per il Santoni che poi ci regalava i biglietti per le
“macchinine a coccio”.
Noi che non andavamo a prendere i secchi d’acqua per i padroni
del “Calcio in Culo” che invece non regalavano un bel niente.
Noi che ne abbiamo fatte tante, siamo stati tanto al sole e
all’aria aperta, siamo stati sempre stati felici, divertendoci
con poco!!!!
Noi...che fortuna esserci stati... Gianfranco Zanoboni
(classe 1943)