Luglio 1944 - Rosignano e il passaggio del "fronte" pagato con
oltre 350 vittime civili, per l’ostinata resistenza da parte dei
tedeschi. |
Liberazione della “Piccola Cassino”
Il 1° Battaglione, cercò in un primo tempo di incalzare la
ritirata dalle truppe della “H. Gòring”, che scendendo dalla via
delle “Basse”, attraversarono il fiume Cecina, suddividendosi in
quattro gruppi principali. Infatti una parte prese la Via di
Niemo, che scende sul torrente “La Sterza”; un’altra parte
s’incanalò sulla via della Bacchettona, per Pontedera; una parte
ancora prendeva la via per Riparbella, Castellina M.ma e Chianni;
un altro consistente gruppo andava invece ad attestarsi sul
caposaldo di Rosignano M.mo. Verso la pianura le truppe tedesche
indietreggiarono gradatamente, opponendo una strenua resistenza.
I partigiani si portarono a Cecina, dove si trasferisce il
comando di Brigata e, quindi, rafforzati da elementi della
disciolta formazione “O. Chiesa”, attraversarono in avanguardia
tutta la zona, entrando e liberando il paese di Vada, dove
installarono, provvisoriamente, il Comando.
6-7 Luglio
L’Esercito Alleato, alle calcagna dei tedeschi in ritirata sulla
via di Riparbella-Castellina-Chianni, entra in Riparbella,
liberata dagli uomini della SAP locale, alcuni della quale
proseguono l’avanzata con le truppe, insieme alle quali entrano
in Castellina M.ma, unitamente ad elementi del 3° Distaccamento.
Il Gruppo della SAP di Chianni, al comando del Cap. Lener che
faceva parte del 3° Distaccamento, prende i primi contatti con
gli alleati che avanzano con molta circospezione, sviluppando
una intensa azione di bombardamento. E’ in questi giorni che,
con ripetuti e rischiosi passaggi attraverso le linee tedesche,
i partigiani della SAP forniscono alle truppe alleate tutte le
indicazioni sui concentramenti di truppe nemiche, sui punti
strategici vitali e sulle zone di rifugio della popolazione
civile, affinché quest’ultima non venisse inquadrata nel tiro
delle artiglierie. Il lavoro svolto fu duro ma proficuo, tanto
che gli uomini della SAP Chianni ottennero dagli Alleati
l’autorizzazione a procedere, con i propri mezzi,
all’occupazione dei paesi di Chianni e di Rivalto, attaccando le
ultime difese dei tedeschi in ritirata. Diverse squadre
partigiane, sotto l’efficace direzione dei comandanti Cappatelli
Bruno e Forli Jacopo, passano il Fiume “Fine” ed occupano gli
Stabilimenti “Solvay” e “Aniene”, senza dar tempo così, ai
tedeschi di far brillare le mine predisposte nei vari reparti. I
primi due carri armati americani raggiungono Rosignano Solvay
dal lato mare, sfondando nella zona prospiciente la Piazza della
Chiesa, protetti dal cannoneggiamento intenso di batterie medie
e leggere che, dalla prima linea, rimasta ferma nella zona degli
“Sfatticci” di Vada (Fattoria “Zolli”) colpivano, quasi a tiro
diretto, anche il Capoluogo di Rosignano M.mo, riducendolo
gradatamente in un cumulo di macerie. I Tedeschi, dalle tre
posizioni strategiche di “Trik-Troj”, “Le Case Nuove” e “Il
Giardinaccio”, con due mitragliatrici pesanti ed un cannone,
tenevano sotto tiro, incessantemente, tutta la zona sottostante
di Rosignano Solvay. I partigiani con azione diretta, decisa dal
Comando di Brigata, attaccano le posizioni predette, con due
squadre comandate da Ceppatelli Bruno e Aiello Umberto,
annientandole, dopo breve combattimento. Vengono uccisi sette
tedeschi e non vengono subite perdite da parte partigiana. Per
ordine del comandante Stefanini Alfredo, viene provveduto allo
sminamento dello Stabilimento “Solvay”, da parte del Maresciallo
artificiere Aiello Umberto, dietro avvertimento del Sig.
Patemoster Stanislao e delle guardie giurate Bandini e Giusti.
Vengono così rinvenute mine ad alta potenzialità alla Centrale
Elettrica, alla base della Ciminiera vicina alla Sala Macchine
ed alle fondamenta del Reparto Caldaia, che vengono rese
inoffensive.
8-9-10 Luglio
Le truppe alleate entrano in Castellina M.ma, unitamente ad
elementi delle SAP e quindi procedono alla liberazione di lacune
squadre del 3° Distaccamento, accerchiate dai tedeschi in
località “Le Pratacce”. Elementi della V Armata americana, dopo
un intenso cannoneggiamento, tentano per due volte di
impossessarsi del Caposaldo di Rosignano M.mo, ma falliscono
tutte e due le volte l’obiettivo per la tenace resistenza
opposta dai tedeschi. I comandanti partigiani Frangioni Livio,
Stefanini Alfredo e Ceppatelli Bruno, si recano al Comando
Americano proprio per rimarcare l’inutilità del cannoneggiamento
alleato su Rosignano M.mo e propongono al Maggiore di Fanteria
Carlo Kait, di tentare l’occupazione del caposaldo con elementi
partigiani.
11 Luglio
Viene raggiunto un accordo tra il Comando Americano ed il
Comando della Brigata partigiana e nella nottata le squadre di
resistenti si preparano per l’attacco. Alle ore 4,20, cessato il
martellamento delle artiglierie, a lungo ed a corto raggio, i
partigiani iniziano un’azione a ventaglio verso Rosignano
Marittimo.
12 Luglio
I plotoni dei partigiani, comandati da Stefanini Alfredo e
Ceppatelli Bruno, nonché con l’ausilio di Umberto Aiello, si
suddividono in squadre e creano una sacca, precludendo alle
truppe tedesche che presidiano la “Piccola Cassino”, ogni via di
scampo. Il 1° Plotone entra in azione a Nord, a fianco del
Castello, vecchia sede comunale, e della Fattoria “Poggetti”. Il
2° Plotone dalla posizione del “Mulino a Vento” e fattoria
“Vestrini” chiudeva l’accesso alle vie per Castelnuovo della
Misericordia, Via della Giunca e Via dell’Acquabona. Allo
spuntare dell’alba i partigiani aprono un nutrito fuoco di
fucileria ed armi automatiche al quale i tedeschi, colti di
sorpresa, cercano di replicare, sbandandosi in gruppi isolati.
Vengono subito presi di mira due carri armati “Tigre” che
contribuivano in modo determinante alla difesa del caposaldo in
mano tedesca: uno in posizione sulla Piazza Libero Turchi (ora
Piazza Pietro Gori) e l’altro sulla Via del Castello. Il primo
fu posto fuori combattimento con lancio di bombe a mano da parte
di due russi, Umberto Aiello e Vannini Mario, guidati sul posto
dal sappista Carli Giuliano. Il secondo riuscì a sfuggire
momentaneamente al fuoco incrociato delle squadre partigiane e
degli uomini della SAP, andando però ad incendiarsi nel basso
della Cava “Solvay”. Seguì quindi un’azione rapida di
rastrellamento durante la quale furono catturati numerosi
prigionieri, poi consegnati al Comando Americano, procedendo
così alla liberazione del paese. Successivamente le truppe
alleate entrarono in Rosignano M.mo al seguito dei gruppi
partigiani, senza colpo ferire e possono proseguire celermente
verso Castelnuovo della Misericordia. Nella liberazione della
“Piccola Cassino” rimase ucciso il partigiano della formazione
“Camicia Rossa”, comandante Picchianti Lio. Nell’avanzata
ulteriore verso il Nord, nuclei di partigiani affiancarono le
truppe alleate, sollevandone i compiti ed offrendo la propria
vita con eroico disinteresse. Prima dell’occupazione del Paese
di Castelnuovo della Misericordia, alla curva delle
“Capannacce”, nella loro preziosa opera di affrancamento alle
truppe alleate, cadevano sul campo due russi Stefano Basenko e
Morka Tarosck. Nella nottata del dodici, gli uomini della SAP
Chianni, al completo, liberano il paese ed entrano in Rivalto,
sorprendendo le truppe tedesche ed infliggendo loro pesanti
perdite in morti e feriti.
13 Luglio
Alle prime luci dell’alba le avanguardie dell’esercito degli
Alleati entrano in Chianni, ma già da diverse ore sulla Caserma
dei Carabinieri, ormai sede del Comando Militare dalla SAP,
sventola la bandiera italiana. Il Comando di Brigata viene
trasferito da Vada a Rosignano Solvay e cessa le proprie
mansioni, mettendo i partigiani a disposizione del nuovo CLN
locale, composto dai rappresentanti di tutti i Partiti politici.
Il Comandante Stefanini Alfredo “Wando”
(Da: Ivan
Tognarini, "Là dove impera il ribellismo. Resistenza e guerra
partigiana dalla battaglia di Piombino (10 settembre 1943) alla
liberazione di Livorno (19 luglio 1944), Napoli Edizioni
Scientifiche Italiane, 1988, pp. 45 1-471)
La 34a Divisione Americana nel Comune di Rosignano
Esaurita la battaglia per Cecina la 34a Divisione fu rafforzata
con l'aggregazione del 363° Rgt di fanteria della 91^ Divisione
e dell'804° Battaglione anticarro. A reparti riuniti la
Divisione riprese l'avanzata verso Rosignano cittadina eretta a
vera e propria roccaforte del sistema difensivo tedesco.
(Per espugnare Rosignano occorsero otto giorni di duri scontri
prima di avere ragione della resistenza germanica).
La disposizione in avanzata dei reggimenti, previde l'impiego
lungo il litorale del 135° Rgt supportato dall'804° Battaglione
anticarro con il 133° Rgt di riserva. Il 442° Rgt ed il 100°
Battaglione Hawaiano posizionati al centro (sul lato delle
colline) e a copertura del fianco destro dello schieramento, il
168° Rgt coadiuvato dal 363° Rgt e dal 776° Battaglione
anticarro.
Nella giornata del 3 luglio Riparbella e Rosignano Solvay furono
liberate dal 168° Rgt mentre il 135°Rgt conquistò la cittadina
di Vada. Sulle colline attorno a Rosignano il 442° Rgt ed il
100° Bn eliminarono, con poche perdite, alcuni nidi di
mitragliatrici.
Le perdite subite dagli americani nei combattimenti del 3 luglio
furono di 16 caduti.
100° Bn.:2 caduti. 442° Rgt.:3 caduti. 133° Rgt.:1 caduto. 135°
Rgt.:4 caduti. 168° Rgt.:6 caduti. Anche il 109° Engineer
Battalion registrò nello stesso giorno una perdita.
L'attenzione del comando americano era comunque rivolta verso la
conquista della cittadina di Rosignano che di fatto, essendo
posizionata su di un' altura a ridosso della via Emilia,
rappresentava un notevole sbarramento all'accesso verso il
litorale livornese e alla stessa città di Livorno. Per la grande
concentrazione della resistenza tedesca e per la durezza dei
combattimenti occorsi alla sua conquista Rosignano (Hill 140)
diverrà famosa nella storia degli Stati Uniti come “The little
Cassino” (la piccola Cassino). Il 4 luglio iniziò
l'avvicinamento alla cittadina e mentre il 135°Rgt procedeva ad
un saggio delle difese della città, il 363° Rgt, il 168° Rgt e
il 442° Rgt si scontravano ferocemente ma con pochi successi,
sulle alture collinari del fianco destro della via Emilia.
Numerosi furono i singoli atti di valore e molte furono le
ricompense al valore soprattutto fra le file dei soldati
nippo-americani. In quel giorno di furiosi combattimenti le
perdite subite complessivamente dai reggimenti assommarono a 30
caduti. 135° Rgt.:9 caduti. 168° Rgt.:4 caduti. 442° Rgt.:17
caduti
(Le perdite subite dal 363°Rgt della 91^ Divisione non sono note
in quanto non riportate nel diario storico della 34^ Divisione).
La tenace resistenza tedesca impose, anche nei successivi giorni
5 e 6 luglio, violenti combattimenti prima di essere vanificata.
Molti furono i fanti della 34^ che persero la vita in quei
giorni, soprattutto fra i Nisei del 442° Rgt che faticosamente
si stavano aprendo la strada nelle colline ad est della via
Emilia. 135° Rgt.:15 perdite. 168° Rgt.:9 perdite. 442° Rgt.:22
perdite.
Il giorno 6 luglio anche il 125° Rgt Field Artillery registrò 1
perdita.
Nei giorni 7 e 8 luglio gli scontri si fecero ancora più
pesanti, con i reggimenti americani che continuarono a premere
intorno e a est di Rosignano. Il giorno 8 alle ore 17, con
diverse perdite, la cittadina fu liberata. Contemporaneamente
anche i Nisei occuparono Castellina.
Complessivamente nei due giorni di battaglia, le perdite
americane furono di 58 uomini.
Sul litorale, lungo il mare, il giorno 9 luglio fu occupata
Castiglioncello dove il comandante della 5^ Armata, Generale
Mark W. Clark, installò il suo Quartier Generale. Livorno
distava soli 20 chilometri e sembrava ormai facilmente
raggiungibile, ma non fu così, occorsero per raggiungerla ancora
molti combattimenti che provocarono altre numerose vittime.
L'abitato di Nibbiaia venne raggiunto il giorno 10 mentre le
retroguardie tedesche continuarono ad opporre una forte
resistenza a Castelnuovo della Misericordia e nella zona del
Gabbro dove solo il giorno 12 luglio, con il loro annientamento,
la resistenza fu vanificata.
(Dal forum: La
34^ Divisione Americana da Salerno alla linea dell'Arno).
Gli eventi dell’11 luglio 1944
Dal resoconto redatto dal Colonnello Schildroth e dal Capitano
Nabity del Comando dell’Esercito degli Stati Uniti. “(…) La
battaglia per la cattura di Rosignano si aprì il 3 luglio con il
3° ed il 1° Battaglione che avanzarono attraverso Vada. I primi
contatti con il nemico dimostrarono che i tedeschi avevano
deciso di fare una salda resistenza sulla città. Piccoli fuochi
d’armi si svilupparono in intensi combattimenti ed il nemico con
una posizione di osservazione eccellente fece largo uso di
pistole s/p, artiglieria e mortai. (…) Dopo una forte
opposizione nemica e difficoltà causate dal terreno, gli uomini
che guidavano il terzo battaglione entrarono in città con
successo, con i carrarmati che guidavano l’attacco; ma le
perdite furono pesanti. (…) La battaglia per la città divenne
via via più pesante man mano che il nemico, organizzando i
rinforzi, si raggruppava e contrattaccava. I cecchini
abbondavano. Un numero considerevole di civili era rimasto in
città, dato che i violenti combattimenti impedivano ogni fuga.
Molti vennero uccisi e feriti e i Partigiani che aiutavano i
nostri nei combattimenti ne rimuovevano il più possibile. Al
tempo della cattura della città c’era infatti la paura che i
numerosi morti sparsi sulle strade potessero causare un’epidemia
e Rosignano venne interdetta a tutte le truppe, tranne quelle
costrette a rimanervi. I nostri attacchi furono rinnovati l’11
luglio e, dal tardo pomeriggio, il nemico fu respinto. Prendemmo
prigionieri, infliggemmo pesanti perdite e ci impadronimmo di un
po’ di materiale, incluso pezzi di artiglieria. (…) L’11 luglio
il Generale Clark, accompagnato dal Generale Ryder, visitò il
Reggimento dove il Generale Clark appuntò personalmente l’aquila
d’argento al colletto del Comandante del 135° Reggimento di
Fanteria Colonnello Ashton H. Manhart”.
Le azioni belliche e le
distruzioni nel territorio del comune.
Il Comune è attraversato da nord a sud, lungo la costa tirrenica
dalla Statale N.1 “Aurelia" e dalla ferrovia Livorno-Roma, ad
est lungo la vallata del fiume Fine è attraversato dalla via
provinciale “Emilia” Pisa-Cecina e dall’attigua ferrovia
Pisa-Vada; lungo queste direttrici si svolgeva il traffico
militare e contro queste linee di rifornimento si svolse
l’attività offensiva aerea alleata sia con continui
mitragliamenti che con massicci bombardamenti; particolarmente
offese furono le zone vicine ai ponti sulla Fine, sul Quercetano
a Castiglioncello e sul Chioma al confine con il comune di
Livorno. Infine un violentissimo bombardamento sconvolse le
frazioni di Rosignano Solvay e di Castiglioncello nelle popolose
località di Portovecchio e Caletta. Conseguenza poi di azioni
belliche fu lo scoppio delle polveriere della R.Marina nella
zona ad sud di Vada, dove tutto per un raggio di circa un
chilometro fu distrutto e travolto. Alle azioni aeree seguì il
passaggio delle operazioni militari, che di intensità misurata
lungo la costa, assunsero carattere di violenta battaglie nelle
zone collinose; per circa 12 giorni infuriò continua ed
incessante l’azione demolitrice dei cannoni sul capoluogo di
Rosignano M.mo, che subì forti danni specialmente alle parti
superiori delle case; Castelnuovo M.dia situato lungo la via
traversa Livornese fu semidistrutto dai tedeschi in ritirata con
mine; lungo tutte le strade, gravi furono i danni per gli
incendi appiccati e per l’esplosione delle mine collocate sotto
i frequenti ponti delle ferrovie e delle strade statali,
provinciali o comunali.
Da statistica eseguita subito dopo il passaggio delle operazioni
belliche, come rilevamento dei danni di guerra, oltre ai danni
arrecati alle opere pubbliche, alle chiese, ai cimiteri e alla
distruzione di tutti i ponti, risultarono i seguenti dati
relativi alle case d’abitazioni private:
Abitanti del comune (popolazione stabile al giugno 1944) N.
20.216 |
Appartamenti
esistenti |
N.3.160 |
|
Vani
d’abitazione esistenti |
N.14.630 |
|
Appartamenti
distrutti
|
N.80 |
percentuale 2,5
|
Appartamenti
gravemente danneggiati |
N.370 |
percentuale 11,5
|
Appartamenti leggermen.
danneggiati
|
N.972
|
percentuale 31 |
Totale
appartamenti danneggiati
|
N.1422
|
percentuale 45
|
Vani distrutti
|
N.938 |
percentuale 6,4
|
Vani gravemente
danneggiati |
N.1759 |
percentuale 12
|
Vani lievemente
danneggiati |
N.4687 |
percentuale 32,8
|
Totale vani
danneggiati
|
N.7384 |
percentuale 50,4 |
Dalla bozza del
"Piano di ricostruzione del Comune di Rosignano Marittimo"
pubblicato sul volume: "La libertà è vicina al mare" di Fabio Incatasciato (1996)
scaricabile dal sito alla sezione Scaricolibri/Rosignano M.m
Dicembre 1943 - Sono presenti nel Comune 8.435 sfollati.
Marzo
1943 - Adozione di bambini sfollati.
Maggio
1943 - Protezioni per incendi causati da bombe.
Luglio 1944 - luglio 2008
Foto 2 -
Sessantaquattro anni non hanno cancellato la memoria di quei
tragici giorni del ’44 che portarono alla Liberazione di
Rosignano Marittimo. Memoria che è riemersa in Piazza Carducci. E’ qui che Carlo Mochi, uno dei superstiti del gruppo di
giovani partigiani ritratti nella gigantografia inaugurata
l'11 luglio 2008, ha ricordato quei giorni. Tanta gente ha seguito
la serata che, otre alla testimonianza di Mochi, ha visto
l’intervento del sindaco A. Nenci ed una performance
dell’attore Massimo Grigò, che ha letto brani e poesie legate al
tema della Liberazione. «La nostra gioventù - ha
sottolineato Mochi - fu segnata dalla sofferenza, dalla fame e
dalla violenza. Eravamo ragazzi, ma abbiamo lottato duramente
per non dover vedere più persone picchiate o costrette a bere
l’olio di ricino a causa delle loro idee. Nei giorni della
Liberazione, andavamo, sotto il fuoco tedesco, a recuperare i
morti ed i feriti e a portare il cibo nei rifugi. Ai nostri
occhi si presentavano tutti i giorni immagini strazianti.
Pensare che soltanto a Rosignano i morti furono 186». E infine
ha ricordato uno per uno, nome e cognome, i giovani partigiani
che insieme a lui vissero quei giorni terribili.
Una lunga scia di sangue accompagnò le truppe tedesche nella
lenta ritirata da sud a nord: da Castellaneta a Bolzano, sono
state oltre 400 le stragi compiute contro i civili italiani tra
l’8 settembre del 1943 e l’aprile del 1945, 15 mila le vittime.
I rifugi di Rosignano Marittimo
In previsione del passaggio del fronte fu la popolazione stessa
ad attivarsi per la costruzione di rifugi.
A Rosignano Marittimo ne furono scavati nei pressi dell’ex
oratorio di Sant’Antonio, nelle ex cave Solvay all'Acquabona e
sul poggio di San Rocco. In via Cesare Battisti, molte cantine
esistenti, scavate nella collina furono collegate l’una con
l’altra, e consentendo di rifugiare più di cento persone. Fu
realizzato anche un tunnel, fatto scavare da certi cavatori
d’alabastro, che dall’interno di questi rifugi porta a Via delle
Grotte: una via di fuga praticabile in caso di emergenza o di
crolli; tunnel che è al suo posto ancora oggi.
(Da "Guerra a
Castiglioncello" di Gabriele Milani)
Il bimbo che nacque nella botte
Erano i giorni del tragico passaggio del fronte a
metà luglio 1944, ed in un rifugio di Rosignano M.mo, in zona
"La Villa" una donna era prossima a partorire. Impensabile
portarla all'ospedale Solvay. Fu allora avvertito un ufficiale
medico dei tedeschi, che senza farsi troppo notare, assicurò
l'assistenza medica alla donna, facendo la spola fra il fronte
ed il rifugio della "Villa", fino al momento fatidico. Momento
tanto atteso che puntualmente arrivò e l'ufficiale presente nel
rifugio, improvvisò una sala parto in una botte trovata li
vicino e...nacque il bambino. Fu chiamato Antonio (Tony), Rossi
di cognome, ed abita a Livorno. Ricordo l'episodio perché lo
raccontava Corallina Ferrucci, ora deceduta, presente quel
giorno nel rifugio dove i nemici si abbracciarono e piansero
stringendo fra le mani una nuova vita, in un momento nel quale
c'erano morti ovunque.
(Per gentile concessione
della sig.ra M. Grazia Coviello)
Il passaggio del fronte
La guerra era perduta, non c’era altro da fare che chiedere
l’armistizio e Badoglio lo chiese: fu firmato il 3 settembre
1943 a Cassibile (Siracusa). Il fascismo era crollato; l’Italia
usciva sconfitta dalla guerra, ma per essa il peggio doveva
ancora venire.
Infatti appena fu conosciuta la resa dell’Italia, subito i
Tedeschi occuparono il paese, reprimendo con spietata durezza la
resistenza dei pochi reparti italiani rimasti ai loro posti dopo
lo sfasciamento dell’esercito. Fu quello un periodo triste e
terribile: migliaia di italiani furono uccisi, altri vennero
catturati e deportati in Germania. Ma fu proprio in quei giorni
che soldati e patrioti si ritirarono sui monti, si unirono in
gruppi e organizzarono la Resistenza contro i nazisti.
Il passaggio del fronte a Rosignano M.mo fu devastante. Gli
alleati erano fermi a Vada, perché sulla collina di Rosignano
c’era un notevole numero di Tedeschi che opponeva una forte
resistenza. Verso i primi di luglio del 1944 iniziò verso
Rosignano M.mo un notevole cannoneggiamento da parte degli
alleati. Questo attacco colse tutti gli abitanti di sorpresa e
iniziarono i primi morti e feriti. Un uomo e sua figlia di 20
anni morirono nel cortile vicino a casa mia. Noi ci rifugiammo
in una grotta in cantina. Le cannonate colpirono anche casa mia.
Alcuni vicini ci chiamarono, ci chiesero se eravamo sempre vivi
e ci offrirono di andare nelle loro cantine che sembravano più
sicure. Trascorremmo molti giorni di paura perché intorno a noi
avvenivano continuamente esplosioni e frane di case. Non c’erano
rifornimenti di generi alimentari e di acqua. Il paese era nel
caos perché mancava un medico per curare i feriti in quanto il
dottor Caprilli aveva abbandonato la popolazione ed era fuggito
a Montevaso. Una figura fulgida di questo periodo fu il
sacerdote don Giovanni Nardini che si prodigò per aiutare i
feriti e noncurante del pericolo, portò aiuto e conforto a tutta
la popolazione. A Lui ora è intestato il teatro del paese.
Finalmente dopo una decina di giorni, gli alleati conquistarono
tutta la zona vicino alla chiesa, entrarono nel nostro rifugio e
ci dissero di abbandonare il paese perché, se i Tedeschi non
lasciavano le postazioni che avevano alla fattoria Vestrini e
all’inizio di via dell’Acquabona, avrebbero raso al suolo
Rosignano M.mo.
Fuggimmo verso Vada attraverso la campagna tra lo scoppio delle
cannonate e il crepitio delle mitragliatrici. Nonna dalla paura,
correva più svelta di tutti. Mentre scappavamo vedevamo morti e
distruzione. Il giorno 11 luglio 1944 il paese finalmente venne
liberato.
Quando tornammo da Vada la mia casa era quasi tutta distrutta da
molte cannonate, di 21 stanze erano abitabili soltanto 2. Il
paese era ridotto ad un cumulo di macerie e persero la vita
circa 200 abitanti. Alcuni morirono sotto le cannonate, altri
furono fucilati dai Tedeschi; la famiglia Ricciarelli di 7
persone venne trucidata.
Da: "Come
eravamo..." di Anna Maria Raigi scaricabile dal sito. |
Rosignano Marittimo -
Ieri |
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