Rosignano Marittimo ieri   

Luglio 1944 - Due soldati alleati ed un partigiano risalgono verso il castello. In basso la stessa foto esposta nello stesso luogo dal 25 aprile 2005. (Foto Artam-V Armata USA) Luglio 1944 - Partigiani di Rosignano Marittimo fotografati in Piazza Carducci nei giorni successivi alla liberazione (Foto archivio ANPI) Luglio 1944 - Soldati della 34a divisione Toro consumano un veloce rancio nella chiesa di Rosignano M.mo danneggiata dai cannoneggiamenti. Sul tavolo a sx si nota la 'Ration K': polvere di calcinacci e polvere di piselli. REG.US.PAT.OF.OZ.NET WEIGHT. La maxifoto è stato messa in piazza della Chiesa sul lato dx  il 25 aprile 2008. (Foto tratta da 'Cecina anni di guerra' ed. Il Fitto pag.245) Luglio 1944 - Batteria del 522° Field Artillery Battalion in azione sul fronte di Rosignano. Rosignano luglio 1944. Soldati del 442° Rgt ispezionano un automezzo nemico distrutto. 12 luglio 1944. Batteria del 522° Rgt Field Artillery fa fuoco sulle linee tedesche di Castelnuovo della M.dia e del Gabbro. 2014 - Celebrazioni per i 70 anni della liberazione.
 
 

Luglio 1944 - Rosignano e il passaggio del "fronte" pagato con oltre 350 vittime civili, per l’ostinata resistenza da parte dei tedeschi.

                    Liberazione della “Piccola Cassino”
Il 1° Battaglione, cercò in un primo tempo di incalzare la ritirata dalle truppe della “H. Gòring”, che scendendo dalla via delle “Basse”, attraversarono il fiume Cecina, suddividendosi in quattro gruppi principali. Infatti una parte prese la Via di Niemo, che scende sul torrente “La Sterza”; un’altra parte s’incanalò sulla via della Bacchettona, per Pontedera; una parte ancora prendeva la via per Riparbella, Castellina M.ma e Chianni; un altro consistente gruppo andava invece ad attestarsi sul caposaldo di Rosignano M.mo. Verso la pianura le truppe tedesche indietreggiarono gradatamente, opponendo una strenua resistenza. I partigiani si portarono a Cecina, dove si trasferisce il comando di Brigata e, quindi, rafforzati da elementi della disciolta formazione “O. Chiesa”, attraversarono in avanguardia tutta la zona, entrando e liberando il paese di Vada, dove installarono, provvisoriamente, il Comando.

6-7 Luglio

L’Esercito Alleato, alle calcagna dei tedeschi in ritirata sulla via di Riparbella-Castellina-Chianni, entra in Riparbella, liberata dagli uomini della SAP locale, alcuni della quale proseguono l’avanzata con le truppe, insieme alle quali entrano in Castellina M.ma, unitamente ad elementi del 3° Distaccamento. Il Gruppo della SAP di Chianni, al comando del Cap. Lener che faceva parte del 3° Distaccamento, prende i primi contatti con gli alleati che avanzano con molta circospezione, sviluppando una intensa azione di bombardamento. E’ in questi giorni che, con ripetuti e rischiosi passaggi attraverso le linee tedesche, i partigiani della SAP forniscono alle truppe alleate tutte le indicazioni sui concentramenti di truppe nemiche, sui punti strategici vitali e sulle zone di rifugio della popolazione civile, affinché quest’ultima non venisse inquadrata nel tiro delle artiglierie. Il lavoro svolto fu duro ma proficuo, tanto che gli uomini della SAP Chianni ottennero dagli Alleati l’autorizzazione a procedere, con i propri mezzi, all’occupazione dei paesi di Chianni e di Rivalto, attaccando le ultime difese dei tedeschi in ritirata. Diverse squadre partigiane, sotto l’efficace direzione dei comandanti Cappatelli Bruno e Forli Jacopo, passano il Fiume “Fine” ed occupano gli Stabilimenti “Solvay” e “Aniene”, senza dar tempo così, ai tedeschi di far brillare le mine predisposte nei vari reparti. I primi due carri armati americani raggiungono Rosignano Solvay dal lato mare, sfondando nella zona prospiciente la Piazza della Chiesa, protetti dal cannoneggiamento intenso di batterie medie e leggere che, dalla prima linea, rimasta ferma nella zona degli “Sfatticci” di Vada (Fattoria “Zolli”) colpivano, quasi a tiro diretto, anche il Capoluogo di Rosignano M.mo, riducendolo gradatamente in un cumulo di macerie. I Tedeschi, dalle tre posizioni strategiche di “Trik-Troj”, “Le Case Nuove” e “Il Giardinaccio”, con due mitragliatrici pesanti ed un cannone, tenevano sotto tiro, incessantemente, tutta la zona sottostante di Rosignano Solvay. I partigiani con azione diretta, decisa dal Comando di Brigata, attaccano le posizioni predette, con due squadre comandate da Ceppatelli Bruno e Aiello Umberto, annientandole, dopo breve combattimento. Vengono uccisi sette tedeschi e non vengono subite perdite da parte partigiana. Per ordine del comandante Stefanini Alfredo, viene provveduto allo sminamento dello Stabilimento “Solvay”, da parte del Maresciallo artificiere Aiello Umberto, dietro avvertimento del Sig. Patemoster Stanislao e delle guardie giurate Bandini e Giusti. Vengono così rinvenute mine ad alta potenzialità alla Centrale Elettrica, alla base della Ciminiera vicina alla Sala Macchine ed alle fondamenta del Reparto Caldaia, che vengono rese inoffensive.

8-9-10 Luglio

Le truppe alleate entrano in Castellina M.ma, unitamente ad elementi delle SAP e quindi procedono alla liberazione di lacune squadre del 3° Distaccamento, accerchiate dai tedeschi in località “Le Pratacce”. Elementi della V Armata americana, dopo un intenso cannoneggiamento, tentano per due volte di impossessarsi del Caposaldo di Rosignano M.mo, ma falliscono tutte e due le volte l’obiettivo per la tenace resistenza opposta dai tedeschi. I comandanti partigiani Frangioni Livio, Stefanini Alfredo e Ceppatelli Bruno, si recano al Comando Americano proprio per rimarcare l’inutilità del cannoneggiamento alleato su Rosignano M.mo e propongono al Maggiore di Fanteria Carlo Kait, di tentare l’occupazione del caposaldo con elementi partigiani.

11 Luglio

Viene raggiunto un accordo tra il Comando Americano ed il Comando della Brigata partigiana e nella nottata le squadre di resistenti si preparano per l’attacco. Alle ore 4,20, cessato il martellamento delle artiglierie, a lungo ed a corto raggio, i partigiani iniziano un’azione a ventaglio verso Rosignano Marittimo.

12 Luglio

I plotoni dei partigiani, comandati da Stefanini Alfredo e Ceppatelli Bruno, nonché con l’ausilio di Umberto Aiello, si suddividono in squadre e creano una sacca, precludendo alle truppe tedesche che presidiano la “Piccola Cassino”, ogni via di scampo. Il 1° Plotone entra in azione a Nord, a fianco del Castello, vecchia sede comunale, e della Fattoria “Poggetti”. Il 2° Plotone dalla posizione del “Mulino a Vento” e fattoria “Vestrini” chiudeva l’accesso alle vie per Castelnuovo della Misericordia, Via della Giunca e Via dell’Acquabona. Allo spuntare dell’alba i partigiani aprono un nutrito fuoco di fucileria ed armi automatiche al quale i tedeschi, colti di sorpresa, cercano di replicare, sbandandosi in gruppi isolati. Vengono subito presi di mira due carri armati “Tigre” che contribuivano in modo determinante alla difesa del caposaldo in mano tedesca: uno in posizione sulla Piazza Libero Turchi (ora Piazza Pietro Gori) e l’altro sulla Via del Castello. Il primo fu posto fuori combattimento con lancio di bombe a mano da parte di due russi, Umberto Aiello e Vannini Mario, guidati sul posto dal sappista Carli Giuliano. Il secondo riuscì a sfuggire momentaneamente al fuoco incrociato delle squadre partigiane e degli uomini della SAP, andando però ad incendiarsi nel basso della Cava “Solvay”. Seguì quindi un’azione rapida di rastrellamento durante la quale furono catturati numerosi prigionieri, poi consegnati al Comando Americano, procedendo così alla liberazione del paese. Successivamente le truppe alleate entrarono in Rosignano M.mo al seguito dei gruppi partigiani, senza colpo ferire e possono proseguire celermente verso Castelnuovo della Misericordia. Nella liberazione della “Piccola Cassino” rimase ucciso il partigiano della formazione “Camicia Rossa”, comandante Picchianti Lio. Nell’avanzata ulteriore verso il Nord, nuclei di partigiani affiancarono le truppe alleate, sollevandone i compiti ed offrendo la propria vita con eroico disinteresse. Prima dell’occupazione del Paese di Castelnuovo della Misericordia, alla curva delle “Capannacce”, nella loro preziosa opera di affrancamento alle truppe alleate, cadevano sul campo due russi Stefano Basenko e Morka Tarosck. Nella nottata del dodici, gli uomini della SAP Chianni, al completo, liberano il paese ed entrano in Rivalto, sorprendendo le truppe tedesche ed infliggendo loro pesanti perdite in morti e feriti.

13 Luglio

Alle prime luci dell’alba le avanguardie dell’esercito degli Alleati entrano in Chianni, ma già da diverse ore sulla Caserma dei Carabinieri, ormai sede del Comando Militare dalla SAP, sventola la bandiera italiana. Il Comando di Brigata viene trasferito da Vada a Rosignano Solvay e cessa le proprie mansioni, mettendo i partigiani a disposizione del nuovo CLN locale, composto dai rappresentanti di tutti i Partiti politici.
                                                  Il Comandante Stefanini Alfredo “Wando”
(Da: Ivan Tognarini, "Là dove impera il ribellismo. Resistenza e guerra partigiana dalla battaglia di Piombino (10 settembre 1943) alla liberazione di Livorno (19 luglio 1944), Napoli Edizioni Scientifiche Italiane, 1988, pp. 45 1-471)
                 La 34a Divisione Americana nel Comune di Rosignano

Esaurita la battaglia per Cecina la 34a Divisione fu rafforzata con l'aggregazione del 363° Rgt di fanteria della 91^ Divisione e dell'804° Battaglione anticarro. A reparti riuniti la Divisione riprese l'avanzata verso Rosignano cittadina eretta a vera e propria roccaforte del sistema difensivo tedesco.
(Per espugnare Rosignano occorsero otto giorni di duri scontri prima di avere ragione della resistenza germanica).
La disposizione in avanzata dei reggimenti, previde l'impiego lungo il litorale del 135° Rgt supportato dall'804° Battaglione anticarro con il 133° Rgt di riserva. Il 442° Rgt ed il 100° Battaglione Hawaiano posizionati al centro (sul lato delle colline) e a copertura del fianco destro dello schieramento, il 168° Rgt coadiuvato dal 363° Rgt e dal 776° Battaglione anticarro.
Nella giornata del 3 luglio Riparbella e Rosignano Solvay furono liberate dal 168° Rgt mentre il 135°Rgt conquistò la cittadina di Vada. Sulle colline attorno a Rosignano il 442° Rgt ed il 100° Bn eliminarono, con poche perdite, alcuni nidi di mitragliatrici.
Le perdite subite dagli americani nei combattimenti del 3 luglio furono di 16 caduti.
100° Bn.:2 caduti. 442° Rgt.:3 caduti. 133° Rgt.:1 caduto. 135° Rgt.:4 caduti. 168° Rgt.:6 caduti. Anche il 109° Engineer Battalion registrò nello stesso giorno una perdita.
L'attenzione del comando americano era comunque rivolta verso la conquista della cittadina di Rosignano che di fatto, essendo posizionata su di un' altura a ridosso della via Emilia, rappresentava un notevole sbarramento all'accesso verso il litorale livornese e alla stessa città di Livorno. Per la grande concentrazione della resistenza tedesca e per la durezza dei combattimenti occorsi alla sua conquista Rosignano (Hill 140) diverrà famosa nella storia degli Stati Uniti come “The little Cassino” (la piccola Cassino). Il 4 luglio iniziò l'avvicinamento alla cittadina e mentre il 135°Rgt procedeva ad un saggio delle difese della città, il 363° Rgt, il 168° Rgt e il 442° Rgt si scontravano ferocemente ma con pochi successi, sulle alture collinari del fianco destro della via Emilia. Numerosi furono i singoli atti di valore e molte furono le ricompense al valore soprattutto fra le file dei soldati nippo-americani. In quel giorno di furiosi combattimenti le perdite subite complessivamente dai reggimenti assommarono a 30 caduti. 135° Rgt.:9 caduti. 168° Rgt.:4 caduti. 442° Rgt.:17 caduti
(Le perdite subite dal 363°Rgt della 91^ Divisione non sono note in quanto non riportate nel diario storico della 34^ Divisione).
La tenace resistenza tedesca impose, anche nei successivi giorni 5 e 6 luglio, violenti combattimenti prima di essere vanificata. Molti furono i fanti della 34^ che persero la vita in quei giorni, soprattutto fra i Nisei del 442° Rgt che faticosamente si stavano aprendo la strada nelle colline ad est della via Emilia. 135° Rgt.:15 perdite. 168° Rgt.:9 perdite. 442° Rgt.:22 perdite.
Il giorno 6 luglio anche il 125° Rgt Field Artillery registrò 1 perdita.
Nei giorni 7 e 8 luglio gli scontri si fecero ancora più pesanti, con i reggimenti americani che continuarono a premere intorno e a est di Rosignano. Il giorno 8 alle ore 17, con diverse perdite, la cittadina fu liberata. Contemporaneamente anche i Nisei occuparono Castellina.
Complessivamente nei due giorni di battaglia, le perdite americane furono di 58 uomini.
Sul litorale, lungo il mare, il giorno 9 luglio fu occupata Castiglioncello dove il comandante della 5^ Armata, Generale Mark W. Clark, installò il suo Quartier Generale. Livorno distava soli 20 chilometri e sembrava ormai facilmente raggiungibile, ma non fu così, occorsero per raggiungerla ancora molti combattimenti che provocarono altre numerose vittime.
L'abitato di Nibbiaia venne raggiunto il giorno 10 mentre le retroguardie tedesche continuarono ad opporre una forte resistenza a Castelnuovo della Misericordia e nella zona del Gabbro dove solo il giorno 12 luglio, con il loro annientamento, la resistenza fu vanificata.
(Dal forum: La 34^ Divisione Americana da Salerno alla linea dell'Arno).
                             Gli eventi dell’11 luglio 1944

Dal resoconto redatto dal Colonnello Schildroth e dal Capitano Nabity del Comando dell’Esercito degli Stati Uniti. “(…) La battaglia per la cattura di Rosignano si aprì il 3 luglio con il 3° ed il 1° Battaglione che avanzarono attraverso Vada. I primi contatti con il nemico dimostrarono che i tedeschi avevano deciso di fare una salda resistenza sulla città. Piccoli fuochi d’armi si svilupparono in intensi combattimenti ed il nemico con una posizione di osservazione eccellente fece largo uso di pistole s/p, artiglieria e mortai. (…) Dopo una forte opposizione nemica e difficoltà causate dal terreno, gli uomini che guidavano il terzo battaglione entrarono in città con successo, con i carrarmati che guidavano l’attacco; ma le perdite furono pesanti. (…) La battaglia per la città divenne via via più pesante man mano che il nemico, organizzando i rinforzi, si raggruppava e contrattaccava. I cecchini abbondavano. Un numero considerevole di civili era rimasto in città, dato che i violenti combattimenti impedivano ogni fuga. Molti vennero uccisi e feriti e i Partigiani che aiutavano i nostri nei combattimenti ne rimuovevano il più possibile. Al tempo della cattura della città c’era infatti la paura che i numerosi morti sparsi sulle strade potessero causare un’epidemia e Rosignano venne interdetta a tutte le truppe, tranne quelle costrette a rimanervi. I nostri attacchi furono rinnovati l’11 luglio e, dal tardo pomeriggio, il nemico fu respinto. Prendemmo prigionieri, infliggemmo pesanti perdite e ci impadronimmo di un po’ di materiale, incluso pezzi di artiglieria. (…) L’11 luglio il Generale Clark, accompagnato dal Generale Ryder, visitò il Reggimento dove il Generale Clark appuntò personalmente l’aquila d’argento al colletto del Comandante del 135° Reggimento di Fanteria Colonnello Ashton H. Manhart”.

             Le azioni belliche e le distruzioni nel territorio del comune.

Il Comune è attraversato da nord a sud, lungo la costa tirrenica dalla Statale N.1 “Aurelia" e dalla ferrovia Livorno-Roma, ad est lungo la vallata del fiume Fine è attraversato dalla via provinciale “Emilia” Pisa-Cecina e dall’attigua ferrovia Pisa-Vada; lungo queste direttrici si svolgeva il traffico militare e contro queste linee di rifornimento si svolse l’attività offensiva aerea alleata sia con continui mitragliamenti che con massicci bombardamenti; particolarmente offese furono le zone vicine ai ponti sulla Fine, sul Quercetano a Castiglioncello e sul Chioma al confine con il comune di Livorno. Infine un violentissimo bombardamento sconvolse le frazioni di Rosignano Solvay e di Castiglioncello nelle popolose località di Portovecchio e Caletta. Conseguenza poi di azioni belliche fu lo scoppio delle polveriere della R.Marina nella zona ad sud di Vada, dove tutto per un raggio di circa un chilometro fu distrutto e travolto. Alle azioni aeree seguì il passaggio delle operazioni militari, che di intensità misurata lungo la costa, assunsero carattere di violenta battaglie nelle zone collinose; per circa 12 giorni infuriò continua ed incessante l’azione demolitrice dei cannoni sul capoluogo di Rosignano M.mo, che subì forti danni specialmente alle parti superiori delle case; Castelnuovo M.dia situato lungo la via traversa Livornese fu semidistrutto dai tedeschi in ritirata con mine; lungo tutte le strade, gravi furono i danni per gli incendi appiccati e per l’esplosione delle mine collocate sotto i frequenti ponti delle ferrovie e delle strade statali, provinciali o comunali. Da statistica eseguita subito dopo il passaggio delle operazioni belliche, come rilevamento dei danni di guerra, oltre ai danni arrecati alle opere pubbliche, alle chiese, ai cimiteri e alla distruzione di tutti i ponti, risultarono i seguenti dati relativi alle case d’abitazioni private:

Abitanti del comune (popolazione stabile al giugno 1944) N. 20.216
Appartamenti esistenti N.3.160  
Vani d’abitazione esistenti N.14.630  
Appartamenti distrutti N.80 percentuale 2,5
Appartamenti gravemente danneggiati N.370 percentuale 11,5
Appartamenti leggermen. danneggiati N.972 percentuale 31
Totale appartamenti danneggiati N.1422 percentuale 45
Vani distrutti N.938 percentuale 6,4
Vani gravemente danneggiati N.1759 percentuale 12
Vani lievemente danneggiati N.4687 percentuale 32,8
Totale vani danneggiati N.7384 percentuale 50,4

Dalla bozza del "Piano di ricostruzione del Comune di Rosignano Marittimo" pubblicato sul volume: "La libertà è vicina al mare" di Fabio Incatasciato (1996) scaricabile dal sito alla sezione Scaricolibri/Rosignano M.m
  Dicembre 1943 - Sono presenti nel Comune 8.435 sfollati.

Marzo 1943 - Adozione di bambini sfollati.

Maggio 1943 - Protezioni per incendi causati da bombe.

                                                                Luglio 1944 - luglio 2008
Foto 2 - Sessantaquattro anni non hanno cancellato la memoria di quei tragici giorni del ’44 che portarono alla Liberazione di Rosignano Marittimo. Memoria che è riemersa in Piazza Carducci. E’ qui che Carlo Mochi, uno dei superstiti del gruppo di giovani partigiani ritratti nella gigantografia inaugurata l'11 luglio 2008, ha ricordato quei giorni. Tanta gente ha seguito la serata che, otre alla testimonianza di Mochi, ha visto l’intervento del sindaco A. Nenci ed una performance dell’attore Massimo Grigò, che ha letto brani e poesie legate al tema della Liberazione. «La nostra gioventù - ha sottolineato Mochi - fu segnata dalla sofferenza, dalla fame e dalla violenza. Eravamo ragazzi, ma abbiamo lottato duramente per non dover vedere più persone picchiate o costrette a bere l’olio di ricino a causa delle loro idee. Nei giorni della Liberazione, andavamo, sotto il fuoco tedesco, a recuperare i morti ed i feriti e a portare il cibo nei rifugi. Ai nostri occhi si presentavano tutti i giorni immagini strazianti. Pensare che soltanto a Rosignano i morti furono 186». E infine ha ricordato uno per uno, nome e cognome, i giovani partigiani che insieme a lui vissero quei giorni terribili
. Una lunga scia di sangue accompagnò le truppe tedesche nella lenta ritirata da sud a nord: da Castellaneta a Bolzano, sono state oltre 400 le stragi compiute contro i civili italiani tra l’8 settembre del 1943 e l’aprile del 1945, 15 mila le vittime.
                              I rifugi di Rosignano Marittimo

In previsione del passaggio del fronte fu la popolazione stessa ad attivarsi per la costruzione di rifugi
. A Rosignano Marittimo ne furono scavati nei pressi dell’ex oratorio di Sant’Antonio, nelle ex cave Solvay all'Acquabona e sul poggio di San Rocco. In via Cesare Battisti, molte cantine esistenti, scavate nella collina furono collegate l’una con l’altra, e consentendo di rifugiare più di cento persone. Fu realizzato anche un tunnel, fatto scavare da certi cavatori d’alabastro, che dall’interno di questi rifugi porta a Via delle Grotte: una via di fuga praticabile in caso di emergenza o di crolli; tunnel che è al suo posto ancora oggi. (Da "Guerra a Castiglioncello" di Gabriele Milani)
                              Il bimbo che nacque nella botte
Erano i giorni del tragico passaggio del fronte a metà luglio 1944, ed in un rifugio di Rosignano M.mo, in zona "La Villa" una donna era prossima a partorire. Impensabile portarla all'ospedale Solvay. Fu allora avvertito un ufficiale medico dei tedeschi, che senza farsi troppo notare, assicurò l'assistenza medica alla donna, facendo la spola fra il fronte ed il rifugio della "Villa", fino al momento fatidico. Momento tanto atteso che puntualmente arrivò e l'ufficiale presente nel rifugio, improvvisò una sala parto in una botte trovata li vicino e...nacque il bambino. Fu chiamato Antonio (Tony), Rossi di cognome, ed abita a Livorno. Ricordo l'episodio perché lo raccontava Corallina Ferrucci, ora deceduta, presente quel giorno nel rifugio dove i nemici si abbracciarono e piansero stringendo fra le mani una nuova vita, in un momento nel quale c'erano morti ovunque.
(Per gentile concessione della sig.ra M. Grazia Coviello) 
                                                                                   
Il passaggio del fronte
La guerra era perduta, non c’era altro da fare che chiedere l’armistizio e Badoglio lo chiese: fu firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile (Siracusa). Il fascismo era crollato; l’Italia usciva sconfitta dalla guerra, ma per essa il peggio doveva ancora venire.
Infatti appena fu conosciuta la resa dell’Italia, subito i Tedeschi occuparono il paese, reprimendo con spietata durezza la resistenza dei pochi reparti italiani rimasti ai loro posti dopo lo sfasciamento dell’esercito. Fu quello un periodo triste e terribile: migliaia di italiani furono uccisi, altri vennero catturati e deportati in Germania.  Ma fu proprio in quei giorni che soldati e patrioti si ritirarono sui monti, si unirono in gruppi e organizzarono la Resistenza contro i nazisti.
Il passaggio del fronte a Rosignano M.mo fu devastante. Gli alleati erano fermi a Vada, perché sulla collina di Rosignano c’era un notevole numero di Tedeschi che opponeva una forte resistenza. Verso i primi di luglio del 1944 iniziò verso Rosignano M.mo un notevole cannoneggiamento da parte degli alleati. Questo attacco colse tutti gli abitanti di sorpresa e iniziarono i primi morti e feriti. Un uomo e sua figlia di 20 anni morirono nel cortile vicino a casa mia. Noi ci rifugiammo in una grotta in cantina. Le cannonate colpirono anche casa mia. Alcuni vicini ci chiamarono, ci chiesero se eravamo sempre vivi e ci offrirono di andare nelle loro cantine che sembravano più sicure. Trascorremmo molti giorni di paura perché intorno a noi avvenivano continuamente esplosioni e frane di case. Non c’erano rifornimenti di generi alimentari e di acqua. Il paese era nel caos perché mancava un medico per curare i feriti in quanto il dottor Caprilli aveva abbandonato la popolazione ed era fuggito a Montevaso. Una figura fulgida di questo periodo fu il sacerdote don Giovanni Nardini che si prodigò per aiutare i feriti e noncurante del pericolo, portò aiuto e conforto a tutta la popolazione. A Lui ora è intestato il teatro del paese. Finalmente dopo una decina di giorni, gli alleati conquistarono tutta la zona vicino alla chiesa, entrarono nel nostro rifugio e ci dissero di abbandonare il paese perché, se i Tedeschi non lasciavano le postazioni che avevano alla fattoria Vestrini e all’inizio di via dell’Acquabona, avrebbero raso al suolo Rosignano M.mo.
Fuggimmo verso Vada attraverso la campagna tra lo scoppio delle cannonate e il crepitio delle mitragliatrici. Nonna dalla paura, correva più svelta di tutti. Mentre scappavamo vedevamo morti e distruzione. Il giorno 11 luglio 1944 il paese finalmente venne liberato.
Quando tornammo da Vada la mia casa era quasi tutta distrutta da molte cannonate, di 21 stanze erano abitabili soltanto 2. Il paese era ridotto ad un cumulo di macerie e persero la vita circa 200 abitanti. Alcuni morirono sotto le cannonate, altri furono fucilati dai Tedeschi; la famiglia Ricciarelli di 7 persone venne trucidata.
Da: "Come eravamo..." di Anna Maria Raigi scaricabile dal sito.

Rosignano Marittimo - Ieri