Marcello Bartoletti
classe 1924 è uno che nella "vita" di Castiglioncello ha
lasciato una forte impronta personale, avendo segnato
indelebilmente un periodo molto fervido dello sviluppo del
paese, dal dopoguerra ai giorni nostri. Senza dubbio dotato di
quella genialità imprenditoriale che ne ha fatto un «creatore
d'ambienti», perché là dove ha messo le mani lui, è nato un
punto di ritrovo, di svago, di divertimento.
Nel
1946, passata la guerra, l'Unione Sportiva si ritrova a carico
il circolo del tennis da riaprire. Ormai è chiuso da alcuni anni
e gli americani, che si sono accampati nella pineta, proprio sui
campi
hanno costruito un baraccone con le cucine per la truppa e sulla
terra rossa è stato steso un massetto di cemento. Marcello Bartoletti e la moglie Matilde ottengono in gestione l'ex
tennis e la prima operazione è quella di far rimuovere il cemento chiamando il Bientinesi con aratro e bovi. Da qui parte
quella meravigliosa storia che ancora continua a 60 anni di
distanza.
Ha solo 22 anni e fino ad allora ha esercitato
tutta una serie di altri e svariati mestieri, fra cui il
camionista e certamente ha tutto da imparare per quanto
riguardava la gestione di un circolo tennistico: ebbene, l'aiuto
gli viene proprio dai clienti. A quel tempo Castiglioncello è
frequentata dalle grandi famiglie di Roma, Milano e Firenze,
abituate a vivere la vita dei prestigiosi circoli di quelle
città ed è la stessa clientela a prodigarsi in consigli, a dare
suggerimenti e a offrire idee per migliorare la conduzione del
locale. Marcello in questo senso è estremamente ricettivo e
capisce che assecondare i desideri di quel pubblico
è per lui un affare. Poi arrivano i primi anni
Cinquanta in cui l'Italia cominciava a vivere la sua ripresa
economica. Anche le estati di Castiglioncello risentono di
questo clima e il lavoro del Bartoletti inizia a funzionare
con buone soddisfazioni. Inoltre, durante i mesi
invernali, si imbarca come barman sulle grandi navi che
fanno le crociere oceaniche e queste esperienze sono
fondamentali per la sua formazione professionale. In una di
queste traversate ha occasione di conoscere anche Ernest
Hemingway con il quale stringe una buona amicizia tanto che più
tardi è suo ospite nella sua bella casa di Cuba. Intanto Castiglioncello
è diventata la meta delle vacanze, preferita
dal mondo del cinema e naturalmente tutti si danno appuntamento
ai tavolini o sulle panchine del Tennis. E non soltanto
attori, registi, produttori e sceneggiatori, ma anche musicisti
come Trovaioli, giornalisti come Montanelli e come Spadolini,
grandi finanzieri come Paoncelli, gioiellieri come Bulgari,
industriali come Pandozy, eminenti medici come Scaglietti,
Stefanini, Monticelli, politici come Pella, Gronchi, Fanfani.
Marcello Bartoletti è amico di tutti e per tutti è diventato un
punto di riferimento. I campi di gioco sono superfrequentati
dalle prime ore del mattino fino a notte inoltrata, ospitando
spesso incontri di altissimo livello: Marcello, grazie alla sua
amicizia con l'organizzatore sportivo Carlo Della Vida, riesce
a far ammirare al suo pubblico i diritti e i rovesci di campioni
come Drobny, Merlo, Gardini, Pietrangeli, Buchol, Nicla Migliori
e Lea Pericoli. E mentre sulla terra rossa si confrontano le
racchette, sui tavoli verdi, sotto l'ampia veranda,
s'incrociano i più brillanti cervelli del bridge nazionale e
internazionale: Benito e Marisa Bianchi, Paolo e Anna Valenti,
Umberto Barsotti, i fratelli Sbarigia, Mondolfo, Gianni Brogi,
Franco Di Stefano. Ma lo scenario nel quale opera Marcello non
è soltanto il Tennis.
Dal '49 Matilde e Marcello gestirono per alcuni anni l'albergo
che c'è a villa Celestina.
Nel
58 e 59 è la volta del mitico Chioma Beach, un delizioso
ristorante-night alla foce del Chioma dove le notti estive
scivolano via fra bella musica e prelibate specialità
gastronomiche. Nel 1960 utilizzando la terrazza già
esistente,
Marcello inventa "il fazzoletto", un grande piccolo locale di
meno di 25 metri quadrati, pieno di quei fazzoletti che la gente
di campagna chiama "pezzòle" e che le persone sofisticate di
oggi chiamano bandane. L'allestimento scenico è fatto di
niente, ma l'effetto è sicuramente piacevole e l'atmosfera
quella della bomboniera. E infine
il "Cacciatore" una specie di trattoria, a Portovecchio,
arredata con i pezzi in scuro legno massiccio e pellicce
bicolori.
In seguito apre un ristorante sopra la buca dei Corvi, il
"Poggetto", poi, improvvisamente, si ritira sulle colline. Ma dopo un po' ritorna a macinare
idee e, al Poggetto, apre un piccolo locale ben
frequentato con un panoramico bar-ristorante arrampicato sulla
collina che domina il golfo del Sorriso mentre il suo figlio,
Tony, crea una fabbrica di gelati dove produce la famosa cassatina Dai-Dai dal nome di un locale che nel dopoguerra
esisteva sopra la galleria della ferrovia nel parco del
castello. Insomma Marcello Bartoletti, grazie alla
professionalità che mette nel suo lavoro, al buon gusto che
ha nell'arredare i locali, alla competenza acquistata nei
suoi giri intorno al mondo e anche ad una buona dose di innato
carisma, può essere considerato un operatore di primo piano per
quanto riguarda il settore turistico del nostro territorio.
Negli ultimi
anni è possibile incontrarlo sulla passeggiata o in piazza, un signore
distinto ed elegante che ti parla con aria tranquilla e un po'
distaccata. Muore all'ospedale di Livorno, all'età di 78 anni il
12 maggio 2002, lasciando la moglie Matilde che tanto lo ha
aiutato, e tre figli: Valter, Antonio ed Edoardo. Matilde
Volterrani è deceduta a 87 anni il 13 febbraio 2013.
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Dal mitico Circolo del tennis fino al Poggetto, le idee di
Bartoletti furono il motore del turismo.
E
stata un'ottima idea quella di assegnare una targa in memoria di
Marcello Bartoletti, un personaggio che allo sviluppo turistico
di questa zona ha dato il suo tutt'altro che trascurabile
contributo. E oggi vale forse la pena di ricordare con qualche
particolare in più la figura di questo imprenditore. Ma dunque,
chi era veramente Marcello Bartoletti? Certo, un uomo come gli
altri, con i suoi vizi e le sue virtù, le sue luci e le sue
ombre, ma senza dubbio dotato di quella genialità
imprenditoriale che ne faceva un personaggio che potrebbe essere
definito un "creatore d'ambienti", perché dove metteva le mani
lui, diventava un punto di ritrovo, di svago, di divertimento.
Cominciò nel 1946, a soli 22anni, insieme alla moglie Matilde,
con la gestione del Circolo Tennis, immerso nel verde della
pineta Marradi. Fino ad allora Marcello aveva esercitato tutta
una serie di altri e svariati mestieri, fra cui persino il
camionista e certamente aveva tutto da imparare per quanto
riguardava la gestione di un circolo tennistico: ebbene, l'aiuto
gli venne proprio dai clienti. Infatti a quel tempo
Castiglioncello era frequentata soprattutto dalle grandi
famiglie di Roma, Milano e Firenze, abituate a vivere la vita
dei prestigiosi circoli di quelle città e fu quindi la stessa
clientela a prodigarsi in consigli, a dare suggerimenti e a
offrire idee per migliorare la conduzione del locale. Marcello
in questo senso era estremamente ricettivo ed inoltre capiva che
assecondare i desideri di quel pubblico sarebbe stato per lui un
affare. Poi arrivarono i primi anni Cinquanta in cui l'Italia
cominciava a vivere la sua ripresa economica. Anche le estati di
Castiglioncello risentirono di questo clima e il lavoro di
Bartoletti iniziò a funzionare dando buone soddisfazioni.
Inoltre egli, durante i mesi invernali, si imbarcava come barman
sulle grandi navi che facevano le crociere oceaniche e queste
esperienze furono fondamentali per la sua formazione
professionale. In una di queste traversate ebbe occasione di
conoscere anche Ernest Hemingway con il quale strinse una buona
amicizia tanto che più tardi fu suo ospite nella sua bella casa
di Cuba. Intanto Castiglioncello era diventata la meta delle
vacanze preferita dal mondo del cinema e naturalmente tutti si
davano appuntamento ai tavolini o sulle panchine del Tennis. E
non c'erano soltanto attori, registi, produttori e
sceneggiatori, ma anche musicisti come Trovaioli, giornalisti
come Montanelli e come Spadolini, grandi finanzieri come
Paoncelli, gioiellieri come Bulgari, industriali come Pandozy,
eminenti medici come Scaglietti, Stefanini, Monticelli, politici
come Pella, Gronchi, Fanfani. Marcello Bartoletti era amico di
tutti e per tutti era diventato un punto di riferimento. I campi
di gioco erano superfrequentati dalle prime ore del mattino fino
a notte inoltata, ospitando spesso incontri di altissimo
livello: Marcello, grazie alla sua amicizia con l'organizzatore
sportivo Carlo Della Vida, riusciva a far ammirare al suo
pubblico i diritti e i rovesci di campioni come Drobny, Merlo,
Gardini, Pietrangeli, Buchol, Nicla Migliori e Lea Pericoli. E
mentre sulla terra rossa si confrontavano le racchette, sui
tavoli verdi, sotto l'ampia veranda, s'incrociavano i più
brillanti cervelli del bridge nazionale e internazionale: Benito
e Marisa Bianchi, Paolo e Anna Valenti, Umberto Barsotti, i
fratelli Sbarigia, Mondolfo, Gianni Brogi, Franco Di Stefano. Ma
lo scenario nel quale operava Marcello non fu soltanto il
Tennis. Alla fine degli anni Cinquanta, egli, utilizzando la
terrazza già esistente, creò il Fazzoletto, un locale che ebbe
un enorme successo. Più tardi fu la volta del mitico Chioma
Beach, un delizioso ristorante-night alla foce del Chioma dove
le notti estive scivolavano via fra bella musica e prelibate
specialità gastronomiche. E infine costruì il Poggetto, un
panoramico bar-ristorante arrampicato sulla collina che domina
il golfo del Sorriso. Insomma Marcello Bartoletti, grazie alla
professionalità che metteva nel suo lavoro, al buon gusto che
aveva nell'arredare i locali, alla competenza acquistata nei
suoi giri intorno al mondo e anche ad una buona dose di innato
carisma, può essere considerato un operatore di primo piano per
quanto riguarda il settore turistico del nostro territorio, un
settore che, salvo rarissime eccezioni, non brilla oggi per
presenze di un certo rilievo. Dino Dini |