Cantiere Navale
Marco Faccenda



Costruttore e maestro d'ascia, ha sempre avuto una grande passione per le barche a vela conquistando anche sette titoli mondiali.
 
    Marco Faccenda e quell'oro del Coni «La mia vita dedicata a cantiere e regate»
 
Il Cantiere navale Faccenda, che nel suo genere - quello delle derive - è uno dei più importanti al mondo, sta per chiudere un altro anno memorabile. Per la soddisfazione del titolare, oltreché costruttore e maestro d'ascia, pluricampione iridato (nella classe Vaurien). Geometra, sessantacinquenne (a dicembre), Marco Faccenda è stato premiato più volte ai Fori Imperiali dal Coni con la medaglia d'oro per meriti sportivi. La produzione di imbarcazioni da regata, da scuola di vela, o per semplici appassionati, nasce dalle due distinte sedi operative di 500 metri quadri ciascuna che si trovano nella zona artigianale Le Morelline.
Faccenda, ma come è sbocciato il suo amore per il mare, per le barche?
«Praticamente sono nato in un cantiere, perché mio zio Luciano Gavazzi negli anni Sessanta a casa mia a Castiglioncello aveva un cantiere navale dove costruiva barche di legno, a fasciame. Fin da piccolo ho assimilato i lavori degli adulti. In quegli anni passavano molti artisti e molte personalità dal cantiere a comprare le barche dallo zio, il quale mi chiamava sempre ad aiutare a preparare i banchi per la costruzione degli alberi di legno. Poi piano piano mi portò a fare le regate con i Vaurien e da qui è nata la mia passione».
Ha mosso precocemente i primi passi anche a livello agonistico.
«Ho fatto la mia prima regata quando avevo 12 anni. Mi squalificarono perché non avevo ancora l'età per partecipare. Ho sempre continuato a stare nel cantiere e fare le regate, pur continuando gli studi».
Poi la svolta.
«Dopo tanti anni decisi di dedicarmi solamente alla vela come costruttore e misi su un cantiere con il mio nome. Mi sento orgoglioso di aver portato il Vaurien in avanti, perché la classe si stava esaurendo, in quanto con una barca nuova in vetroresina si otteneva una velocità superiore ad un prezzo di produzione minore».
E le gare?
«Negli anni '80-'90 ho regatato con Renato Benetti con cui ho vinto 2 campionati italiani e subito dopo ho vinto 4 mondiali insieme a Marco Cerri. E da qui ho deciso di costruire anche altre tipologie di barche»
Quali, oltre al Vaurien?
«Optimist, 420, 470, Marta 5.10 e per ultimo Flying Junior. Con tutte ho conseguito sempre grossi risultati. Nella classe Vaurien, negli ultimi 30 anni, in tutti i Mondiali si sono imposti regatanti con le mie barche, anche Juniores e femminile. Con gli Optimist sono stati vinti molti campionati italiani e 5 europei. Ora lo scafo Optimist Faccenda è riconosciuto come l'imbarcazione più veloce del mondo».
Gli altri allori?
«Il 420 del mio cantiere ha vinto due campionati italiani e ottenuto un terzo posto al Mondiale; nel 2019 si è classificato primo con equipaggio misto nel campionato italiano. Il 470 del cantiere ha vinto due campionati italiani di classe e un CICO, Campionato Italiano Classi Olimpiche. Il FJ ha fatto due primi al Mondiale e un primo e un quarto nell'ultimo campionato italiano. La lista è lunga, ma non abbiamo intenzione di fermarci. Stiamo cercando sempre di migliorare, supportati anche da tanti regatanti che si affidano a noi sempre di più per consigli e soluzioni per far crescere la velocità delle loro barche».
Ha sempre rivolto lo sguardo all'innovazione. Come sono cambiate le derive da quando ha iniziato a costruirle?
«Dalle barche in legno alle barche super tecnologiche, in resina vinilestere, con tessuti speciali, cotte al forno, la differenza c'è. Le barche sono completamente cambiate».
Quanto ha contribuito la sua esperienza agonistica, di sportivo, alla realizzazione di barche vincenti?
«Tutta la mia vita è stata dedicata al cantiere e alle regate. Le due attività si sono fuse insieme e la mia specialità è quella di trovare continuamente soluzioni nuove per essere più veloce e usare le mie capacità per capire la strategia da usare nel lavoro e nelle regate».
Qualcosa sul suo primo natante di legno che gelosamente conserva.
«La barca si chiama Mare, dalle iniziali di Marco e Renato. L'abbiamo costruita insieme allo zio nel 1977. Era stata venduta, ma l'ho ricomprata e restaurata. E ora è nel mio capannone; a volte la uso perché è molto bella e di esse rimangono pezzi rari. Veleggiare con questa barca di legno è un'emozione speciale e ti fa sentire unito alla natura». Qual è il segreto alla base di tutti gli allori che ha conquistato nelle gare?
«La caparbietà. La volontà di voler ottenere il risultato. Magari non puoi sapere quando verrà, ma ti prepari sempre meglio. Per questo ho vinto 7 campionati del mondo».
Il ricordo più bello?
«Il più bello rimane sempre quello del primo Mondiale, nel 1989 a Uberlinghen, in Germania, 107 barche partecipanti. A quei tempi sulle derive non c'era nessun italiano che vinceva. Alla premiazione ci fu un'esplosione di gioia da parte degli immigrati italiani, tanto che ci vennero a salutare e ci portarono dei fiori. Questa cosa è indimenticabile».
Anche nel 2020 le barche Faccenda hanno vinto molto.
«Molte nostre barche sono arrivate sul podio. Abbiamo vinto il campionato del mondo e italiano classe Vaurien, il campionato italiano FJ, quello europeo Optimist, il campionato misto 420».
Nello scorso settembre ha gareggiato in coppia con Nicola Brunotti al campionato tricolore Vaurien accolto a Rosignano Solvay.
«Sì, ma non ho fatto una bella figura».
Perché?
«Sono arrivato secondo».
Ma a - quasi - 65 anni, non c'è da accontentarsi?
«Voglio sempre vincere».

Fabrizio Cavallini per Il Tirreno 25/11/2020.

 
                   Una vera dinastia iniziata con lo zio Luciano

Lo zio di Marco Faccenda, Luciano Gavazzi (classe 1931, deceduto nel 2014) è stato un grande maestro d'ascia. Non ancora ventenne fu assunto al Cantiere navale di Donoratico dei nobili Della Gherardesca. Nel 1955 si mise in proprio e sino al 1990 fu l'unico costruttore autorizzato in Italia alla realizzazione del Vaurien. Ha prodotto altri tipi di (plurivittoriose) derive, ma anche le pregevoli pilotine Nostromo che costruì una volta trasferitosi (nel 1974) dal cantiere di Castiglioncello a quello di Rosignano Solvay, sulla via Aurelia, vicino al Fine. Velista di talento, ha collezionato tante vittorie. (f.c.)

2022 - Ai Vaurien World Championship di Vigo, Marco Faccenda, già sette volte campione del mondo, si era presentato con un inedito prodiere in prua, Marcello Miliardi, classe 2003, proveniente dal mondo 420 e cresciuto in quella straordinaria fucina di velisti che è la costa tra Livorno e Rosignano. Quarantotto anni di differenza fra i due ma evidentemente una intesa perfetta e una ineffabile voglia di non dare nulla per scontato di fronte al gruppo delle quasi 40 barche spagnole presenti. E soprattutto, i due si presentano con la nuova barca del "Facce", Rio delle Acacie, costruita nei suoi cantieri, con l'ormai mitologico ITA 21 sulla randa, ammiraglia della sparuta compagine italiana fatta di 8 agguerriti equipaggi, dato che la distanza e la lunghezza di questo mondiale, tra stazze e giorni di riposo, ha tenuto a casa tanti equipaggi in ranking, tutti Amatori. Partono non benissimo i due, in un inizio di campionato confuso, con una non perfetta organizzazione in acqua (a dispetto della straordinaria organizzazione a terra e della magnificenza del Real Club de Vela di Vigo): dopo 5 prove hanno collezionato un 7°, un 6°, un 4°, un 8° e addirittura un UFD (ma nella quarta prova, finita quasi di notte nel secondo giorno, con la quasi totalità delle barche considerate squalificate dalla giuria, a dimostrazione di una certa confusione che regna in inizio mondiale), prendendo anche una bandiera gialla su una raffica a 30 nodi di vento (giurano per tenere la barca, non per pompare). I campi di regata, nel fiordo della ria di Vigo, sono molto difficili, vento rafficato, onda sporcata dal continuo attraversamento dei battelli turistici, data la vicinanza della costa, l'intensità e la direzione del vento è mutevole e tutta da interpretare. Poi, mettono in bolla le cose e iniziano una sequenza di primi, secondi e terzi posti. All'ultima prova Zampacavallo, l'altro Grande (di Spagna, anche se livornese doc come Faccenda), si becca una squalifica in partenza e Faccenda-Miliardi fanno primi, inseguiti da una muta di spagnoli. Niente da fare. Sono primi in classifica e Faccenda diventa campione del mondo per l'ottava volta. Gli altri italiani sono stati sempre sul pezzo, a cominciare da Maurizio Raffaelli e Matteo Maiano, elegante e preciso in barca come sempre, Maurizio, presidente del Comité International du Vaurien, è tornato in acqua per questo mondiale e ha portato "Uffa... Ohh, Ecco!" al diciannovesimo posto. Marco Crecchi e Giorgia Sironi, 17 anni al suo primo mondiale, chiudono trentaduesimi e da segnalare Matteo Calandrelli e Irene Chimenti, nonostante gli "infortuni" alla loro barca hanno poi raggiunto in quinto e un undicesimo poto. Tutti gli italiani presenti sono stati comunque molto bravi perché è stato un Campionato molto difficile, tecnicamente complesso, stancante, anche psicologicamente. I migliori in classifica hanno sicuramente prevalso con merito. «Un mondiale bellissimo e sorprendente - racconta Maurizio Raffaelli, Presidente del Comité International du Vaurien - organizzato benissimo dall'associazione di Classe spagnola e dal Real Club di Vela di Vigo, con una nutrita partecipazione, ben 85 barche in acqua, tanti equipaggi juniores, regatanti da ben 14 nazioni e tre continenti, incluso un equipaggio statunitense, ovvero una varietà di provenienze fondamentale per mantenere alla classe il suo status mondiale presso World Sailing. Il campo di regata, nonostante alcuni capricci del vento, ha permesso di concludere ben dodici prove sulle dodici in programma e di mostrare, nel corso di una lunga e intensa competizione, l'alto livello agonistico mantenuto dalla Classe nonostante due anni di forzata inattività. La felicità per la vittoria assoluta di Marco Faccenda e Marcello Miliardi la condivido personalmente con tutta la squadra italiana presente a Vigo e con tutta l'Associazione nazionale che ci ha seguiti con affetto. Mi auguro che l'anno prossimo a Le Havre sapremo bissare questo successo straordinario con uno squadrone variegato, agguerrito e numeroso».Insomma un Mondiale che rilancia lo "Spirito del Vaurien", dove appassionati da tutto il mondo, di tutte le età, si ritrovano mescolando esperienza, energie nuove e passione, sportività e cultura velica e che, alla fine, tornano a casa accresciuti in tutti i sensi. La vittoria di Faccenda e del suo giovane prodiere è l'emblema di questa meravigliosa saga che ormai in Italia ha 60 anni. Infatti, dal 19 al 21 di agosto presso il Circolo Canottieri Solvay di Rosignano, là dove il primo Vaurien italiano è stato varato, avrà luogo la "Vaurien Wooden Experience", tre giorni di regate, esclusivamente dedicate ai Vaurien Storici in Legno, tutti da ammirare, con due serate a tema: il 19 l'incontro "Viva il Vaurien" con la storia della barca, dal mitico primo varo ai nuovi Vaurien con l'aggressivo piano velico di oggi, passando per i leggendari Vaurien rossi di Caprera (tra gli altri sarà presente Monica Colnaghi, figlia del fondatore del CVC); il 20 l'incontro "Vela, passione condivisa" sarà l'occasione per capire cos'è lo "Spirito del Vaurien". 6/8/22
 

 
          

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