Abbinato
al commercio, prima del 1945, prosperava in Gabbro, un fiorente
artigianato. Si distingueva, in questo settore, la famiglia Quochi Luigi
Umberto, i cui componenti facevano i fabbri ferrai; le loro botteghe si
trovavano al n. 49 e 51 di Via Ricasoli. Per le loro capacità nel ferrare
cavalli, ciuchi, ecc. e per la loro straordinaria competenza a fare attrezzi
agricoli e da taglio e nel dare a quest'ultimi la giusta tempera,
richiamavano utenti anche dai paesi limitrofi.
Prima
dell'anno 1920, per scaldare il ferro usavano soffiare nel carbone acceso,
al centro della forgia, con il mantice sostituito, dopo da una ventola
meccanica ambedue azionati a mano principalmente dal ragazzo di bottega o,
d'inverno, da qualche vecchietto che sostava nel locale per scaldarsi.
Nel 1979 continua ancora questa attività il fabbro Ferrero Quochi,
mentre gli altri fratelli fanno lavori in ferro battuto. Dopo il 1945 cessò
pure l'attività un'altra famiglia di fabbri ferrai, quella di Alberto
Quochi e figli, la cui bottega era in via delle Capanne n. 45.
Altri
bravi artigiani erano: lo stagnino Emilio Grassi e il figlio Gaddino, che
facevano e riparavano principalmente macchine per
ramare e utensili per cucina. Con la loro morte la
bottega fu chiusa.
Da:"Il
mio paese Gabbro" di Jacopo Cadore Quochi 1979, scaricabile dal
sito. |