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              Tra i vari componenti del resedio, la casa colonica è certamente 
              la più duratura nel tempo ed insieme al suo variegato universo di 
              forme, rappresenta uno degli elementi più caratterizzanti del 
              paesaggio agrario. La difformità continuata nel tempo e nello 
              spazio è la caratteristica principale delle case coloniche, il 
              risultato di uno straordinario adattamento all'ambiente 
              circostante, alle necessità del lavoro e della famiglia. I vani 
              principali (cucina, camere, stalle o magazzini),  rispondevano 
              sempre all'esigenza della sistemazione più conveniente e 
              funzionale, così come i locali secondari, che trovavano sempre il 
              posto e il punto più adatto. Inoltre, scale, scalette e balconi, e 
              perfino botole, permettevano al colono di spostarsi rapidamente 
              entro il fabbricato. In collina, per dominare il circostante 
              podere, la casa colonica era sempre edificata  alla sommità del 
              poggio ed orientata in modo tale da  sfruttare al meglio la 
              radiazione solare nelle diverse stagioni, così da riscaldare i 
              locali durante l’inverno quando il sole è basso sull’orizzonte e 
              tenerli più freschi in estate quando è alto. Due sole fornaci, 
												entrambe da calcina, sono state 
												censite nel territorio 
												circostante. 
                                   
												   
												Fornace da calce di Casa Trik 
												Troi 
				 
												La fornace fu costruita da 
												Biagio Giovanni nel 1907 e venne 
												tassata a partire dal 1° gennaio 
												1908. Accatastata come “Fornace 
												da calcina a fuoco continuo”, 
												aveva una consistenza di piani 1 
												e vani 1 ed era ubicata vicino 
												alla casa che il Biagio 
												possedeva in località Trik Troi 
												(sulla strada che da Via 
												Lungomonte sale a Pel di Lupo. 
												Comprata da Niccolai Giovanni 
												nel 1916 e passata per 
												successione agli eredi nel 1934, 
												la fornace cessò di funzionare 
												prima della guerra per 
												esaurimento della cava di sasso 
												da calce che la riforniva. 
												L’impianto, ancora presente nel 
												catasto moderno (1942), era 
												censito nel foglio 67 di 
												Rosignano alla particella 63. 
												Oggi l’area dove si trovava 
												l’opificio (probabilmente 
												demolito o trasformato) ricade 
												all’interno della proprietà di 
												Villa degli Ulivi.  
                                                        
												***** 
												
												
												                                   
												Perchè Trik 
												Troi ? 
				La 
				Selvadonica, dunque, a confine con la strada per Castiglioncello, 
				insieme alla selva o valle di Ribuoni (oggi località Riboni) 
				fece parte del pascolo di Castiglioncello e della tenuta del 
				Monte alla Rena. Il botro Cotone, detto anche Botro di Ridonino, 
				(botro del comune o Rivum dominicum, dominicum era 
				detta, nell'antichità, quella proprietà regia o abitata da un 
				signore che, in seguito, fu frazionata in parti ed assegnata a 
				livellari) che attraversava il bosco del comune, a partire dal 
				territorio del Monte alla Rena, verso il Bargingo, lungo il 
				Poggio Cotone, (Cotone, da cotus, vassallo, 
				custode degli orti, dei campi e delle vigne del castello) 
				incrociava, nel suo percorso, la via di Castiglioncello. Vicino 
				a tale botro, si trova la località Bargingo, l'antica corte 
				regia, di fronte alla quale, sulla collinetta, c'era Richitroi , 
				(Richitroi, forse da richtrones, richter, aiutante del 
				giudice) zona di grande importanza in epoca barbarica, 
				l'odierna Trik Troi (che in arabo, vuoi dire, appunto, 
				strada del bosco). Dagli estimi del XVI secolo, veniamo a sapere 
				che esisteva la presa e pastura del Monte alla Rena che 
				inglobava Cotone, Richitroi, ed arrivava alla via di Popogna o 
				via per Serra. (Da "Monte 
				alla Rena fra scienza e leggenda" 
				di Leo 
				Gattini - Carlo Mancini - Renzo Mazzanti - Stefano Rossi 
				scaricabile 
				dal sito) 
				                                                         
				***** 
                                        
				
												  
												Fornace da calce di Chioma 
				 
												Nei primi decenni del Novecento 
												una “Fornace da calce a fuoco 
												continuo con capannone e stanza 
												annessa” era ubicata all’inizio 
												della salita che da Chioma 
												conduce a Nibbiaia (S.P. del 
												Vaiolo). L’area dove sorgeva è 
												oggi occupata da una recente 
												urbanizzazione. L’impianto, di 
												cui non si conosce l’anno di 
												costruzione, fu accatastato nel 
												1914 fra le proprietà di Virgili 
												Giulia in Juvert, per passare 
												nel 1917 a Francesco Menicanti 
												proprietario della fattoria di 
												Campolecciano. Dai riferimenti 
												relativi alla consistenza 
												catastale ed alla rendita 
												accertata, si evince che le 
												capacità produttive della 
												fornace non potevano limitarsi 
												ai soli fabbisogni della 
												fattoria, ma dovevano rivolgersi 
												ad un mercato locale più ampio. 
												Ricordiamo che nei primi decenni 
												del Novecento si ampliava il 
												villaggio di Nibbiaia con il 
												successivo disporsi di nuovi 
												edifici lungo le strade 
												principali (Via del Vaiolo, Via 
												dei Cavalleggeri) e lungo la 
												costa (fra Castiglioncello e 
												Quercianella) sorgevano le prime 
												ville. Si realizzavano anche 
												opere edili attinenti al tratto 
												della ferrovia Livorno-Vada 
												(1910) e venivano costruiti gli 
												impianti per la lavorazione 
												della magnesite estratta nelle 
												vicine miniere di 
												Castiglioncello (1914) e di 
												Campolecciano (1919). Negli anni 
												Trenta del Novecento la fornace 
												era ancora esistente (e forse 
												funzionante) tanto da essere 
												rappresentata nella mappa del 
												catasto moderno (1942) al Foglio 
												31 di Rosignano M.mo, particella 
												12, sub. 2. L’anno della sua 
												demolizione non è noto, tuttavia 
												dovrebbe essere avvenuta durante 
												l’ultima guerra o subito dopo, 
												come risulterebbe dalle 
												testimonianze orali raccolte in 
												loco e da una annotazione 
												(scritta a lapis, forse nei 
												primi anni Sessanta), rinvenuta 
												su uno dei registri catastali 
												consultati dove si legge: 
												“fornace demolita da molti 
												anni”. 
				(Da "Antiche 
												manifatture del territorio 
												livornese" di 
												Taddei-Branchetti-Cauli-Galoppini, 
												scaricabile dal sito) 
                                                          
												21 novembre 1953 - Inaugurato 
												lago naturale a Castiglioncello 
Nel primo pomeriggio si è svolta presso la fattoria Case Nuove di 
												Caletta di Castiglioncello di 
												proprietà del conte dr. Eugenio 
												Millo di Casalgiate, presidente 
												dell'Unione Provinciale 
												Agricoltori, una riunione di 
												tecnici agricoli e di 
												agricoltori, invitati alla 
												inaugurazione di una importante 
												opera di miglioramento 
												fondiario. Nella fattoria Case 
												Nuove, con l'assistenza dei 
												tecnici dell'Ispettorato 
												Compartimentale e 
												dell'Ispettorato Provinciale 
												dell'Agricoltura è stato 
												costruito, nella parte collinosa 
												sottostante il paese di 
												Rosignano M.Mo., un lago 
												artificiale di circa 38.000 mc 
												di invaso allo scopo di rendere 
												irrigui i terreni sottostanti e 
												trasformare così radicalmente le 
												possibilità di coltivazione e le 
												condizioni di vita dei coloni 
												insediati nei fondi. Si tratta 
												del primo esperimento del genere 
												eseguito nella nostra provincia. 
												Ideatore del nuovo sistema è il 
												prof. Massacesi, Ispettore 
												Compartimentale 
												dell'Agricoltura, che ha 
												illustrato ai numerosi 
												intervenuti i concetti 
												fondamentali cui si ispira la 
												progettazione e la esecuzione 
												dei laghi artificiali da lui 
												ideati e da lui dinamicamente e 
												vivacemente propugnati. Fra gli 
												intevenuti: il dr Garbari della 
												Confederazione Generale 
												dell'Agricoltura Italiana, il 
												prof. Luchi, ispettore agrario 
												provinciale, il dr Masini, 
												presidente del Consorzio 
												Olivicoltura, il marchese 
												Berliri Zoppi presidente 
												dell'Unione Agricoltori di 
												Grosseto, il dr. Cionini, 
												vicepresidente dell'Unione 
												Agricoltori di Pisa, l'ing. 
												Cancellieri, vicepresidente 
												dell'Unione Agricoltori di 
												Livorno, il dr. Bonomi, 
												direttore dell'Unione 
												Agricoltori di Pisa, il dr. 
												Moschini, della locale Unione 
												Agricoltori, l'ing. Soresina, 
												dell'Unione Industriali di 
												Livorno e moltissimi altri 
												tecnici, proprietari agricoli e 
												direttori di aziende. 
(Il Tirreno Livorno nov. 1953) 
				   13 febbraio 1960 
				- Sta crollando una diga presso Castiglioncello - Quindici 
				famiglie abbandonano le loro case. 
				Una diga che tratteneva oltre ventimila metri cubi d'acqua sta 
				crollando a Caletta di Castiglioncello. Appena ci si è accorti 
				che i sostegni della piccola diga stavano franando, sono state 
				prese misure di sicurezza. Una  quindicina di famiglie 
				hanno abbandonato le loro case in prossimità di Caletta, 
				Casalino, Crepatura e Trik Troi 
				Nella zona a monte vi sono tre laghetti, il più piccolo dei 
				quali, chiamato lago della Macchia, ha rotto lo sbarramento, 
				provocando qualche allarme. Tuttavia la massa di acqua 
				trattenuta dalla diga non è tale da preoccupare eccessivamente e 
				si spera che il torrente alimentato dal laghetto possa contenere 
				le acque che defluiscono ora con abbondanza. Tale è anche il 
				giudizio dei tecnici dei Genio Civile. Da Livorno sono giunti 
				sul 
				posto vigili del fuoco e forze di polizia, con camionette e 
				autocarri muniti di attrezzi. Il deflusso delle acque viene 
				seguito con costante attenzione anche perchè a un paio di 
				chllometrl dalla diga passa la ferrovia Pisa- Roma. 
(Corriere della Sera) 
				2024 - Per il laghetto delle Spianate fino a 25 anni di 
				gestione. Ok alle linee guida per il bando volto all'affidamento 
				del complesso. 
				L'obiettivo resta 
				quello di dare in gestione l'intero complesso. Con una 
				concessione che non potrà essere superiore ai 25 anni. Ed è con 
				l'obiettivo di procedere all'assegnazione entro l'estate che la 
				giunta ha approvato le linee di indirizzo per il bando volto 
				all'affidamento del laghetto alle Spianate. Nella delibera si 
				specifica che le attività oggetto della gestione saranno 
				proposte dall'operatore economico «coerentemente con il bene 
				oggetto dell'affidamento, con previsione di un utilizzo gratuito 
				da parte dell'amministrazione per attività e iniziative 
				turistico-ricreative e culturali di vario genere, per almeno tre 
				giornate all'anno». Inoltre «l'aggiudicazione dovrà avvenire 
				secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa 
				con applicazione dei criteri di valutazione». Cioè, per esempio, 
				«canone offerto; modalità di gestione che consentano la massima 
				fruibilità dell'immobile da parte della collettività e coerenza 
				tra l'attività che si intende svolgere, le caratteristiche 
				estetiche e funzionali dell'immobile».Il laghetto alle Spianate, 
				lo ricordiamo, è in stato d'abbandono e degrado dal 2017. 
				L'invaso del lago e la rete idrica dell'area hanno da sempre 
				rappresentato una criticità importante soprattutto per il 
				territorio a valle delle Spianate. Proprio per questo il Comune 
				ha avviato nel 2021 una serie di interventi di messa in 
				sicurezza del laghetto dal punto di vista idrogeologico. Un 
				cantiere particolarmente lungo e complesso che è stato ultimato 
				soltanto nelle scorse settimane. Nello specifico è stata 
				completata la realizzazione di una diga ed è stata risistemata 
				l'area verde. L'intervento, complessivamente, è costato circa 
				600mila euro. Fatto questo, adesso l'attesa è per l'affidamento 
				vero e proprio. 
(Il Tirreno 28 marzo 2024) 
				                                    
				
                                                
              									Laghetti collinari  
              									Elementi d'indubbio valore 
												paesaggistico, i laghetti 
												collinari svolgono anche 
												un'importante funzione ecologica 
												costituendo preziose riserve 
												d'acqua per la fauna selvatica, 
												specie durante l'estate quando 
												gran parte dei botri e torrenti 
												presenti nelle nostre colline 
												rimangono asciutti. Questi 
												modesti invasi, realizzati nella 
												maggior parti dei casi negli 
												anni '40-'50 del secolo scorso 
												per esigenze connesse alla 
												pastorizia, per certi versi 
												ricordano le antiche "pescine" 
												raffigurate nel plantario 
												allegato all'Estimo di 
												Castelnuovo (1795).   |