Il judoka di
bronzo Michele Monti stroncato a 48 anni da una malattia.
Cintura nera 6º dan di judo, ha partecipato a due Olimpiadi.
Gli amici lo ricorderanno come un esempio di vita e di sport: la sera di
sabato 8 è morto a Roma Michele Monti, all'ospedale Sant'Andrea dov'era
ricoverato per un male incurabile. Cintura nera 6º dan di judo, ha
partecipato a due Olimpiadi, Sidney 2000 e Atene 2004, dopo avere vinto più
volte i campionati italiani assoluti e preso parte a prestigiose gare
internazionali. Capitano della nazionale azzurra, nato a Rosignano il 5
giugno 1970, era vice brigadiere della Guardia di finanza e aveva 48 anni.
Allievo del maestro Renato Cantini, lascia la sorella Monica e i genitori
Mario e Marta. I funerali si svolgeranno in settimana nella capitale, poi il
feretro tornerà a Rosignano per l'ultimo saluto degli amici prima di essere
cremato. Le ceneri saranno disperse in mare. Dalla prima mattina di domenica
9 la notizia si è subito diffusa in città. A Rosignano e a Cecina, Monti era
molto conosciuto e aveva tanti amici. Praticava le arti marziali da bambino
e, insieme all'amico Marco Tarchi, aveva ampliato il proprio bagaglio
tecnico a colpi di vittorie allenandosi nella palestra del Judo Rosignano.
«L'ho preso ragazzino - racconta Cantini piangendo al telefono - e seguito
fino ai 18 anni, quando entrò nelle Fiamme gialle. Era un uomo meraviglioso,
apprezzato dai colleghi e dagli avversari con cui aveva combattuto. Lo
ricordo come una persona benvoluta da tutti. Con Giuseppe Pino Maddaloni
aveva stretto un rapporto che proseguiva ben oltre il tatami». Peso medio,
si è formato negli anni'80 e poi ha conquistato la scena internazionale del
judo vincendo l'oro ai Giochi del Mediterraneo di Bari del 1997 nella
categoria 86 chilogrammi, la stessa in cui centra il bronzo ai Mondiali
militari di Parigi. L'occasione più grande arriva con le prime olimpiadi del
Terzo Millennio in Australia e soprattutto con quelle successive,
organizzate in Grecia. Ad Atene avrebbe meritato il podio. I successi sono
tanti e le statistiche ricordano che in bacheca è chiuso anche un bronzo
ottenuto agli Europei di Bucarest. «Per me era un grande amico - dice Tarchi,
maestro di judo a Rosignano - oltre che un ottimo atleta e tecnico. Uscivamo
spesso in mare con la barca. A Michele piaceva pure pescare i ricci vicino a
riva. Siamo cresciuti insieme: in palestra eravamo una squadra affiatata e
composta da Tania Paparoni, Daniele Fagiolini, Andrea Baldi, Tiziana Simeoni,
Barbara Favilli e Paride Franchi. Mi scuso con chi non volendo ho
dimenticato. Sì, Monti ha vinto tanto, crescendo grazie anche al preparatore
atletico livornese Vittoriano Romanacci». A Roma Michele era andato giovedì
6. «Non ha mai perso la voglia di vivere - sono le parole della sorella
Monica Monti -, era unico. Ci ha dato una grande lezione di vita, lottando
per tre anni contro il male. Una parte di noi se ne è andata via con lui».
L'ultimo ricordo è di Giulia Quintavalle, oro olimpico a Pechino nel 2008.
«Era un grande uomo, introverso ma capace di volere tanto bene alle persone.
Sembrava distaccato, ma in realtà non lo era. Forse era un modo per
nascondere la sua timidezza. Era buono e quando si rilassava era dolce e
simpatico. Sì, mi ha dato consigli preziosi: dal 2004 al 2015 ha allenato il
gruppo sportivo delle Fiamme gialle a Castelporziano.
L'ho conosciuto al rientro dalla Grecia: credeva in quello che faceva, era
un atleta completo con valori veri».
Michele Falorni per il
Tirreno del 10/12/2018.
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Nato a Rosignano
Marittimo, in provincia di Livorno, inizia a praticare il judo a 6 anni.
Durante la carriera gareggia nelle categorie di peso degli 86 e dei 100 kg
(pesi medi e pesi mediomassimi).
Nel 1997 è negli 86 kg ai Giochi del Mediterraneo di Bari, dove batte in
finale il francese Stéphane Nomis, e bronzo, sempre negli 86 kg, ai Mondiali
di Parigi.
A 30 anni partecipa ai Giochi olimpici di Sydney 2000, nei 90 kg, uscendo ai
sedicesimi contro l'argentino Eduardo Costa.
Passato ai 100 kg, vince un bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Tunisi
2001.
Tre anni dopo ottiene un bronzo agli Europei di Bucarest e prende parte per
la seconda volta alle Olimpiadi, quelle di Atene 2004, dove nei 100 kg viene
eliminato agli ottavi, dall'israeliano Ariel Zeevi, poi bronzo.
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Gli allievi in
lacrime «Abbiamo perso un allenatore di vita non solo un judoka»- I ricordi dei
ragazzi che Michele Monti seguiva al Kodokan «Anni fa ha voluto allenarci
anche la mattina di Natale»
Michele Monti, un
atleta signore e non solo un signor atleta. Bisogna ascoltare le voci
armoniose dei suoi allievi, pronti a svelarne il lato meno conosciuto e
visibile: quello umano. Pochi forse sanno che dietro al personaggio svettava
la persona, intelligente e colta, amante della lettura e del cinema,
appassionata di calcio e tennis. Un uomo fuori dagli schemi, che ogni fine
settimana lasciava Roma e la divisa della Guardia di Finanza per raggiungere
la palestra Kodokan di via Verdi a Cecina e allenare un gruppo di ragazzi,
prima ascoltandoli e poi consigliandoli. «Era rispettoso e affettuoso»,
hanno detto a una voce. Nel judo, le cinture non identificano soltanto il
grado, ma sono un attestato di merito. Anita Cantini, nera 2° dan e vice
campionessa italiana assoluta in carica, è la prima a parlare. «Ci ha dato
tanto, spiegandoci quanto è necessario faticare per raggiungere un
obiettivo, soffrendo e mettendoci l'anima. Era severo e ci convocava il
sabato e la domenica mattina. Prima che arrivasse, avevo quasi perso la
voglia. Mi ha riacceso la luce, perché credeva in noi e noi in lui». Marco
Cavallini è un altro componente della pattuglia che, all'inizio di questo
decennio, ha condiviso l'esperienza insieme a Pietro Graziani, nipote di
Michele. «Un esempio per tutti - dice - che ci aveva scelto perché lo
seguivamo con entusiasmo. Aveva la capacità innata di trasformare uno sport
individuale in uno di squadra. Renato Cantini lo citava come esempio insieme
a Giulia Quintavalle. Sì, è vero, ci siamo allenati la mattina di Natale del
2010 correndo in pineta a Marina e tuffati in mare a novembre. Mi ha
insegnato il rispetto degli altri e a informarmi bene prima di
parlare». Cavallini conferma che Monti tifava Liverpool. Una scelta non
comune, perché la squadra di calcio inglese è conosciuta non soltanto per i
risultati sportivi, ma per l'inno che da sempre la accompagna. "Non
camminerai mai da solo", ne riassume lo spirito e la spinta a non fermarsi
mai. Il credo del maestro. «Faticava a nascondere alcune sue preferenze -
ricorda Alice Favero - ed io ero tra quelle. Lui sceglieva le persone e non
gli atleti. Era speciale: con nessun altro avremmo mai sacrificato le
mattine del 24 e 25 dicembre. Per lui sì. Una volta ci portò sulle montagne
vicino all'Abetone e, a fine seduta, pranzammo al rifugio. Di quel giorno ho
un ricordo bellissimo. Dei suoi successi non ci parlava, preferiva
concentrarsi su di noi e valorizzarci. Se siamo cresciuti dal lato
caratteriale e umano dobbiamo dirgli grazie. Ho perso un allenatore di vita,
non di judo». Monti, schietto e riservato, ha coltivato la non trascurabile
capacità di rimanere sempre se stesso. Partito da Rosignano, aveva scalato
il mondo e, alle Olimpiadi di Atene del 2004, avrebbe meritato una medaglia.
Non gli mancavano certo la preparazione e l'esperienza. «Unico. Noi lo
abbiamo amato - sono le parole di Giacomo Santini - perché ci ha formato
correggendo gli errori in modo deciso e preciso. Non obbligava nessuno,
sceglieva senza forzare, insegnando il valore del sacrificio e della
determinazione. Certo, fuori dal tatami ci siamo visti per un aperitivo,
ridendo e scherzando. È arrivato solitario e silenzioso e così è rimasto
durante la malattia. Aveva voglia di vivere. Mai dimenticherò i carichi di
lavoro e gli esercizi in pineta. Riconosceva i problemi e suggeriva il modo
di affrontarli. Ho perso uno zio». Incontrarsi il 31 dicembre, a Pasqua e
Pasquetta per ripassare la tecnica non è comune. Ma Michele sapeva quanto
costanza e fiducia nei propri mezzi servissero a scavare la differenza. «Ci
motivava e ci seguiva - conclude Benedetta Capponi - e una sua parola valeva
la presenza in palestra. Mi ha accompagnato al campionato under 23 a Bari
nel 2011, avevo 16 anni. Ricordo bene che, durante i viaggi in macchina, si
inventava un gioco di parole affinché non ci annoiassimo. In estate, alla
fine del lavoro in pineta, facevamo il bagno in mare vestiti. Teneva sempre
tutti d'occhio: correvamo e lui chiudeva la fila in bicicletta, senza
permettere a nessuno di mollare. Un episodio mi è rimasto in mente: sempre a
gennaio del 2011 ci trovammo a Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine,
per un raduno. Erano i primi giorni dell'anno e Michele decise di tuffarsi
in mare. Nevicava. Passò qualche minuto e non lo vedemmo più. Aveva
dimenticato le chiavi di camera ed era rimasto sulla porta dell'albergo in
accappatoio ad aspettarci». Senza chiedere niente a nessuno. I suoi allievi
lo hanno dipinto così: un atleta di talento, un uomo al quale non mancavano
i valori e la comprensione verso chi, onorando la cintura, sbagliava. Ha
sempre riso con loro e mai di loro, ascoltandone le confidenze e
apprezzandone la riconoscenza. Michele Falorni per il
Tirreno dell'11/12/2018
La comunità è incredula per la scomparsa di un uomo
apprezzato anche per i grandi valori che lo contraddistinguevano. Commossa
la Federazione judo. Il messaggio del Comune
Michele
Monti era molto conosciuto e stimato. Dalla prima mattina di domenica,
quando la notizia si è sparsa in città, la commozione è stata grande. Il
mondo dello sport e delle istituzioni, addolorato per la morte di un grande
campione e di un uomo sensibile, ha scritto messaggi partecipando al dolore
della famiglia. Il Comune di Rosignano con un comunicato stampa ha espresso
cordoglio per la scomparsa del judoka di Rosignano Michele Monti, che si è
spento per un male incurabile sabato 8 dicembre. Da Rosignano, dove era nato
nel 1970, era entrato in palestra a soli sei anni avviando una carriera che
lo avrebbe portato a livelli di eccellenza atletica e tecnica, diventando
cintura nera 6º dan di judo. Monti, proveniente da una famiglia molto
conosciuta a Rosignano, tornava spesso a casa dove amava ritrovare gli amici
e uscire in mare. «Vogliamo ricordarlo tra i nostri atleti d'eccellenza, non
solo per la sue virtù di campione ma anche per i valori etici che ha
testimoniato nella vita - ha detto il sindaco Alessandro Franchi - infatti
la sua dedizione totale allo sport, il rispetto della disciplina, la serietà
e la lealtà unite alla riservatezza, fanno di lui oltre che un atleta di
primo livello un cittadino esemplare, un modello da indicare ai nostri
giovani per partecipare alla vita civile anche attraverso la pratica
sportiva». La federazione. «Ci ha lasciati Michele Monti, toscanaccio
sensibile e gentile che ha vissuto il judo in maniera totale. Michele è
stato uno dei grandi del judo italiano, una carriera che da atleta è
culminata con la medaglia di bronzo al campionato del mondo a Parigi nel
1997 per arrivare poi alla finale per il terzo posto anche nel 2003 ad
Osaka. È stato una colonna portante della squadra maschile campione d'Europa
nel 2001 a Madrid. I riscontri della sua capacità sono stati moltissimi e
non solo da atleta, ma anche da tecnico, percorso che ha sviluppato prima
nell'ambito delle Fiamme Gialle, ma pure successivamente. Anche in questi
anni, sebbene fosse malato, è stato capace di reagire e rispondere alle
diverse chiamate per tenere stage e lezioni. Sembrava aver superato anche la
battaglia più dura, ma nei mesi scorsi la malattia si era ripresentata. Ai
famigliari va il cordoglio di tutta la famiglia federale». I veterani dello
sport di Cecina. La sezione presieduta da Enrico Cerri «si unisce al dolore
dei familiari e di tutti gli atleti per scomparsa di Michele Monti.
Vivissimi i ricordi di quando da bambino iniziò a praticare il judo con il
maestro Renato Cantini. Sentite condoglianze».
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